sabato 29 giugno 2013

L'ANGOLO DEL FOLKLORE – SUICIDIO BRUINS AL TD GARDEN : I BLACKHAWKS CONQUISTANO LA STANLEY CUP


Come il 26 maggio 1999, sotto di un gol al 90°, il Manchester United riuscì a rimontare e vincere 2-1 in maniera incredibile al supplementare contro il Bayern Monaco, aggiudicandosi l'incontro e la Champions League. Come i Miami Heat il 18 giugno scorso, sotto di 5 a 22 secondi dal termine con la serie sul 3-2 per San Antonio, sono riusciti a recuperare lo scarto e a portare la gara all'overtime, per poi vincerla e conquistare il titolo NBA nella successiva sfida. Così i Chicago Blackhawks, con un gol da recuperare con 1 minuto e 18 rimasti sul cronometro, hanno dapprima pareggiato il match sul 2-2 e poi hanno segnato ancora nell'azione successiva, portandosi a casa la gara, la serie (4-2) e con esse la Stanley Cup 2013.

In una porta alta poco più di un metro (122 cm) e larga quasi due (183 cm), quasi interamente coperta dal portiere avversario, segnare non è semplice. Perciò, nonostante il campo sia relativamente piccolo (60x26 mt) e i tiri scoccati verso la porta avversaria siano molti nel computo dei 60 minuti di gioco (circa 30 per squadra), non altrettante sono le segnature a fine partita. Per questo l'hockey è uno sport di squadra, uno dei pochi in cui un giocatore, per quanto fenomenale possa essere, non può giocare per sé stesso e non può vincere una partita da solo. C'è un motivo quindi se gol e assist valgono pressoché allo stesso modo nella valutazione di un atleta, in quanto uniti danno vita al suo score di punti totali. Nessuno può prescindere dall'una o dall'altra categoria, perché le due vanno sempre sommate e, per definire la grandezza di un hockeista, si guarda sempre e solo ai suoi punti totali. Il gioco è quindi tra i più studiati, ragionati e complessi tra i tanti sport non individuali. Se a questo aggiungiamo la tensione del momento, quello decisivo per salire sul trono NHL, capiamo ancor meglio il valore dell'impresa dei Chicago Blackhawks.

Gli hockeisti della Città del Vento avevano iniziato i playoff con la testa di serie numero 1 ad Ovest e il miglior record di tutta la NHL, con 77 punti, che era valso loro il President's Trophy, un premio abbastanza importante, seppur quest'anno di un minor valore a causa di una stagione regolare “accorciata” dal lockout a 48 partite al contrario delle 82 pianificate inizialmente. Dopo aver sconfitto i Minnesota Wild abbastanza agevolmente, nonostante gara 1 in casa si sia chiusa sul 2-1 Chicago solo in overtime, è grazie soprattutto alla netta vittoria in trasferta per 3-0 di gara 4 che hanno superato il turno. I successivi avversari si presentavano abbastanza alla portata dei Blackhawks, vista la sconfitta dei numero 2 di Conference, gli Anaheim Ducks, in 7 partite contro i Detroit Red Wings, che si erano qualificati alla post season con la settima testa di serie. La serie, però, non fu così scontata, tanto che gli uomini di Motown si erano portati sul 3-1 abbastanza nettamente, salvo poi perdere gara 5 allo United Center per 1-4. E' però in gara 6 che Detroit getta al vento la serie, perdendo tra le mura amiche 3-4 e ridando a Chicago il fattore campo, sfruttato alla grande dai Falchi Neri con la vittoria, comunque sofferta, per 2-1 in overtime di gara 7. Più facile la vita nelle finali di Conference contro la testa di serie #5, i Los Angeles Kings, sconfitti nelle prime due gare in casa e in gara 4, prima di chiudere la serie alla quinta partita tra le mura amiche, al secondo supplementare, per 4-3. I favoriti a Ovest hanno quindi mantenuto le attese, arrivando in finale.

Non altrettanto si può dire a Est, dove i Boston Bruins, testa di serie #4, hanno raggiunto le finali. Al primo turno la prova più ardua per i beniamini del Massachusetts è stata piegare le resistenze dei Toronto Marple Leafs in gara 7, dopo essere stati avanti 3-1 nella serie e aver poi rischiato seriamente di perdere nella partita decisiva, sotto 2-4 a 2 minuti dalla fine dei regolamentari. Dopo questa incredibile vittoria, però, i Bruins si sono sbarazzati abbastanza agevolmente dei New York Rangers in 5 partite, tutte abbastanza combattute, ma che hanno visto 4 vittorie di Boston a fronte di una sola degli uomini della Grande Mela. La vera impresa però si compie nelle finali di Conference, contro i favoriti e numeri 1 a Est: i Pittsburgh Penguins. In sole 4 partite, con due vittorie devastanti in trasferta, fatte di 9 gol realizzati e solo 1 subito, e due successi casalinghi più sofferti, Boston chiude la serie con uno sweep che a Pittsburgh non si vedeva dal 1979. Sarà finale contro Chicago.

Con il fattore campo nelle mani, i Blackhawks hanno faticato non poco in gara 1 per avere ragione degli avversari, sconfitti dopo ben 3 overtime (è solo la quinta partita nella storia delle Finali NHL a finire dopo 3 supplementari) per 4-3 con un gol di Andrew Shaw, dopo che gli uomini di casa allo United Center erano stati sotto per 1-3 nel terzo e ultimo periodo. Ecco però che in gara 2 David Paille rimette la serie in parità, segnando il gol decisivo nel primo overtime, dopo che il match si era concluso 1-1, con un netto predominio iniziale tutto a marca Chicago (19 tiri a 4 nel primo tempo!) e il recupero decisivo per Boston. Sempre Paille, coadiuvato dal fenomenale Patrice Bergeron, ha deciso poi anche gara 3, finita 2-0 per gli uomini del TD Garden, dando la possibilità di mantenere il fattore campo e portandosi a condurre la serie, ora sul 2-1. Dopo che erano stati segnati solo 12 gol in 3 partite, eccone arrivarne 11 solo in gara 4, una partita davvero emozionante e senza un attimo di tregua. Chicago prova a scappare 4 volte, ma non andando mai oltre le 2 reti di vantaggio e si fa raggiungere da Boston nel terzo periodo, salvo poi sconfiggere i rivali in overtime con un gol di Brent Seabrook, che decide la partita sul 6-5 finale. Riacquistato il fattore campo, i Blackhawks fanno loro abbastanza agevolmente anche gara 5 in casa, grazie alla doppietta di Patrick Kane, che fissa il risultato sul 3-1 e porta Chicago ad avere 2 match point per raggiungere la tanto agoniata Stanley Cup. Ci si sposta però a Boston per gara 6.

I Bruins, sospinti dal pubblico delle grandi occasioni al TD Garden, dominano il primo quarto, con tante occasioni portate alla porta di Corey Crawford e il gol del vantaggio di Chris Kelly con un assist “alla mano”di Tyler Seguin per l'1-0, meritato e spettacolare allo stesso tempo. Boston continua ad attaccare, spreca 4 penalties a suo favore, che estromettono un giocatore avversario dal ghiaccio, e, sul finire dell'ultima di queste defezioni contro i Blackhawks, subisce incredibilmente il pareggio, nonostante l'uomo in più. Jonathan Toews infila Tuukka Rask tra le gambe dopo un ingaggio ed è 1-1. La partita sembra ora nelle mani di Chicago, che si riversa in avanti, ma le parate del portiere avversario sono decisive per impedire la fuga degli hockeisti in trasferta. Quanto la serie sembra essere diretta verso Windy City ecco però la rete di Milan Lucic che punisce il primo errore di Crawford in tutta la partita. Il portiere dei Blackhawks prima tocca troppo corto il passaggio per il compagno e favorisce il recupero avversario e poi si fa infilare da un tiro ravvicinato, ma non irresistibile di Lucic. È il 2-1 Boston e, nonostante il pressing e gli attacchi di Chicago, tutto sembra finito quando la partita scivola ed entra negli ultimi due minuti di gioco.



Ecco però che accade l'incredibile: nella sua prima azione con il “portiere volante”, a cercare di creare superiorità numerica nell'area Bruins, Chicago colpisce. È una grandissima azione quella degli uomini in bianco, costruita magistralmente e terminata dall'assist Toews e Duncan Keith per la rete del pareggio di Bryan Bickell a porta (quasi) sguarnita. Manca solo un minuto e spiccioli alla fine del terzo quarto, la gara sembra diretta verso l'overtime, ma i Blackhawks hanno in mente di iniziare subito la loro festa. L'azione successiva recuperano il disco, che staziona nella zona del centrocampo quando Johnny Oduya si inventa un tiro incredibile, deviato dal difensore sul palo e poi ribadito in rete dal tap-in di Dave Bolland. 2 gol in soli 17 secondi e Chicago è davanti nel punteggio, che non cambierà più, decretando il 3-2 finale e la vittoria in 6 match della serie finale da parte dei Blackhawks.


Vincere la Stanley Cup è il sogno di ogni ragazzino che inizia a giocare a hockey, è il massimo traguardo nel massimo campionato al mondo. Vincerla così, però, con due gol in un attimo, decisivi, nell'ultimo terzo di gioco, è anche meglio, se possibile. Dave Bolland ha portato con la sua rete Chicago a vincere il suo quinto titolo e il successo della sua squadra resterà per sempre nella storia NHL. La coppa vola nella Città del Vento, dunque, e speriamo di vedere ancora imprese del genere, non solo nell'hockey, ma nello sport in generale.


Nessun commento:

Posta un commento