sabato 8 giugno 2013

L'ANGOLO DEL FOLKRORE - VERDE, BIANCO E ROSSO SUL TETTO DEL MONDO : L'ITALIA E' CAMPIONE PER LA QUARTA VOLTA!

Avete presente quel momento in cui tutto sembra perduto, in cui ogni speranza sembra destinata a sfumare, ogni sogno costretto a finire? Quel momento in cui, nei fumetti, entra in scena un supereroe che salva magicamente la situazione con le sue doti strabilianti e fuori dal comune, conducendo i suoi protetti fuori dal pericolo e a un successo che prima sembrava solo utopia. Nel caso dell'Italia calcistica, quel momento, durante la finale Mondiale 2006 contro la Francia, arriva al 103' minuto. Siamo ai supplementari e, dopo una partita non emozionante, ma intensa di sacrifici e giocata alla pari nei tempi regolamentari, la superiorità transalpina si sta facendo schiacciante, la nazionale azzurra resta nella propria trequarti, non riesce più a trovare il pallino del gioco. Zidane costruisce magistralmente l'azione sulla destra, Willy Sagnol crossa perfettamente e parte una frustata, letteralmente una frustata, dalla testa del genio calcistico di Marsiglia. Sembra quasi colpita col collo del piede quella palla da quanto è veloce e precisa sotto la traversa. L'Italia, nazionale e nazione, unita intorno ad essa, sembra stia per crollare sotto gli scarpini francesi. Ecco però che arriva il nostro supereroe, quello di cui si parlava all'inizio e che, nel caso azzurro ha un nome e cognome ben preciso: Gigi Buffon. Con un balzo felino il nostro portiere allunga la manona e mette il pallone in calcio d'angolo. Zidane, come un malvagio antagonista sconfitto, urla la sua disperazione e, pochi minuti dopo, abbandonerà il campo nel peggiore dei modi, espulso. L'Italia vince il suo quarto Mondiale ai rigori e il suo supereroe, quel Buffon considerato dai più il miglior portiere della storia del calcio, può alzare al cielo la coppa più bella e desiderata per un calciatore.

Basterebbero le 7 partite di quel Mondiale a definire che portiere sia Gigi Buffon, nella sua totalità. L'Italia incassa solamente 2 gol in tutta la rassegna, una su autorete e una su rigore, e il suo estremo difensore dimostra una grinta e un'energia quasi al limite dell'esuberanza ma sempre controllata nei suoi sfoghi, oltre a parate incredibili e a un talento che non ha davvero limiti. Sembra le possa prendere proprio tutte, possa arrivare su qualsiasi pallone in qualsiasi momento, il nostro Buffon. Diamo spazio però anche ad una difesa quasi perfetta, orchestrata magistralmente dal capitano Fabio Cannavaro. È un Mondiale vinto nella nostra metà campo, prima ancora che in quella avversaria, con protagonisti assoluti, che resteranno indelebili nella memoria italiana di quei giorni. Il capitano raggiunge l'apice della sua carriera, già di per sé straordinaria, nelle battaglie della rassegna tedesca, con chiusure perfette, contrasti quasi sempre vinti, un'attenzione spasmodica per le punte avversarie durante tutto l'arco del match, che tocca il suo culmine massimo con l'uscita dalla nostra area palla al piede, in semifinale, contro la Germania al 120' minuto, che avvia l'azione del 2-0 azzurro e che ci porta a Berlino. Sono loro i due migliori giocatori della nostra formazione, a pari merito per molti, anche se il mio personale parere è che, senza il nostro supereroe, non saremmo andati oltre tutti gli ostacoli posti sul nostro cammino.

Materazzi e Grosso sono altri due protagonisti, inattesi, ma indispensabili, con la loro energia e con una verve realizzativa non indifferente per due uomini del reparto arretrato: il primo apre le marcature contro la Repubblica Ceca, gara fondamentale per il passaggio agli ottavi di finale, il secondo mette il sigillo nei supplementari contro i padroni di casa a 2 minuti dal termine, quando eravamo ormai tutti proiettati verso i calci di rigore, segnando il meraviglioso gol del vantaggio azzurro. Soprattutto, però, entrambi risultano decisivi per il trionfo nella finale contro la Francia: dopo il vantaggio iniziale dei transalpini con Zidane, Materazzi risponde di testa sugli sviluppi di un corner e incorna l'1-1 “finale” prima dei penalties, tra cui si ricorderà per sempre il quinto e ultimo tirato proprio da Fabio Grosso, che decide il Mondiale a nostro favore, insaccandosi alle spalle di Barthez. Degni di nota sono anche Andrea Barzagli, entrato di colpo nella rassegna iridata per giocare i quarti contro l'Ucraina, dopo l'infortunio ad Alessandro Nesta e l'espulsione agli ottavi di Materazzi, che ha giocato una signora partita a fianco di Cannavaro al centro della difesa, e Gianluca Zambrotta, esterno destro che ha garantito una spinta costante sulla fascia e, con le sue falcate, ha portato a cross pericolosi nell'area avversaria, oltre ad averci messo lo zampino nel vantaggio iniziale contro l'Ucraina, nei quarti di finale, utilissimo a sbloccare subito un match non facile come sembrava. Un gradino sotto questi, non per demeriti, quanto più sfortunati, sono stati Nesta, che ha giocato solo una partita e mezzo a causa di un infortunio che non gli ha dato tregua e che ha chiuso il suo Mondiale contro i cechi, e Cristian Zaccardo, umile e capace difensore, che è stato tradito da un liscio incredibile nell'autogol del pareggio statunitense nella seconda partita del girone eliminatorio, chiusa con un pareggio che poteva anche costarci il passaggio del turno.
Il centrocampo di mister Marcello Lippi è un concentrato di grinta e fantasia, alterna sprazzi di gioco spettacolare a lunghi tratti di gioco rude, ma efficace. Pirlo garantisce una manovra sempre fluida e geometrica ed è l'uomo che può decidere le partite da solo, come dimostra il gol che apre il nostro Mondiale contro il Ghana e che, di fatto, è fondamentale per la nostra vittoria, tanto quanto la magia che smarca Grosso, su azione da calcio d'angolo, nella semifinale di Dortmund a pochi spiccioli dallo scadere. Gattuso è il Ringhio che tutti si aspettano, gioca le migliori partite in nazionale e trova molto spazio anche a causa dell'espulsione che mette fuori gioco De Rossi per 4 partite dopo gli Stati Uniti. Se il centrocampo ha retto all'urto degli agili cechi, dei pungenti ucraini, dei panzer tedeschi e dei tenaci francesi, gran parte del merito va al centrocampista calabrese. De Rossi ha iniziato il suo Mondiale nel peggior modo possibile, con la gomitata che ci poteva costare carissimo contro gli americani, ma ha il merito di entrare nel mezzo della partita decisiva con la Francia, dando ordine al centrocampo, e ha il privilegio di tirare il nostro terzo rigore, magistralmente messo a segno. Perrotta e Camoranesi sono i classici due che forse non ti ricorderai quando racconterai delle imprese di Germania 2006 (se non dei capelli di Mauro German, indimenticabili nel loro nuovo look post-vittoria), ma che hanno dato un contributo fenomenale e fondamentale alla squadra azzurra, perfetti nelle geometrie del centrocampo e propositivi verso le punte, ottimi sia nel supportare gli attaccanti che nel difendere dagli assalti avversari.
Due degli eroi nazionali, due bandiere assolute, due dei più forti giocatori italiani di sempre, hanno meritato più di tutti, come consacrazione alla loro carriera di fuoriclasse, questo Mondiale: Francesco Totti e Alessandro Del Piero. Oltre alla saggezza e al talento senza confini, questi due assi del pallone hanno messo in campo una voglia incredibile, un'energia inaspettata, una forza di volontà e di sacrificio lodevoli, uniti alle solite giocate straordinarie che li hanno sempre contraddistinti. Totti decide la gara degli ottavi contro l'Australia su rigore, dopo l'ennesima sgroppata di Grosso che si era procurato il penalty in maniera strepitosa, all'ultimo minuto dei tempi regolamentari, mandando a casa i canguri che pure giocavano con l'uomo in più da diversi minuti e che sognavano in grande in vista dei quarti. Del Piero invece chiude il match di semifinale, all'ultimo secondo, contro la Germania, dopo la già citata chiusura di Cannavaro e l'assist smarcante di Gilardino, con un interno destro sul secondo palo, tanto pregevole quanto prezioso per eliminare i tedeschi e preparare le valigie verso Berlino. Giocano metà finale a testa, i due, con Totti utile nel ritrovare subito il pareggio dopo il vantaggio avverso iniziale e Del Piero che invece segna con freddezza il quarto e penultimo rigore che fa pregustare a tutti gli italiani la coppa tanto ambita.
I nostri centravanti ci hanno fatto penare non poco, soprattutto nei gironi eliminatori, ma si sono distinti per forza di volontà e, in molti casi, si sono rivelati decisivi, soprattutto in fase di appoggio oltre che di finalizzazione. Non è stato il Mondiale più florido per le segnature azzurre, 12 in totale, ma la maggior parte sono comunque arrivate dai nostri bomber. Luca Toni, presentatosi alla rassegna dopo 31 gol in campionato e due in Coppa Italia, che gli sono valsi la Scarpa d'Oro (primo giocatore italiano a vincerla) come miglior cannoniere europeo, è perfetto nel lavoro di sponda e aiuta a tenere alta la squadra, anche se l'umiltà spesso non è ripagata dai numeri. Segna solo due gol l'ariete emiliano, entrambi contro l'Ucraina nei quarti, utili per chiudere definitivamente il match e proiettarci alla semifinale contro i tedeschi. Alberto Gilardino trova poco spazio nel modulo a 1 sola punta voluto da Lippi, ma riesce sempre a farsi trovare prontissimo, come dimostra il bel gol del vantaggio azzurro contro gli Stati Uniti, e l'assist pregevole per Del Piero in semifinale che ci permette di estromettere i padroni di casa dalla competizione. Iaquinta e Inzaghi meritano di essere ricordati, il primo per la rete del 2-0 definitivo all'esordio contro il Ghana e il secondo per il 2-0 finale contro la Repubblica Ceca, terzo e ultimo match del girone, che porta la nostra nazionale a qualificarsi al primo posto, evitando così lo spettro del Brasile, per un più agevole, almeno sulla carta, ottavo contro l'Australia.
Oltre ad Angelo Peruzzi, Marco Amelia, Massimo Oddo e Simone Barone, gli ultimi 4 protagonisti della rosa vincitrice, è più che doveroso citare il nostro tecnico, Marcello Lippi. Il mister si è ritrovato a dover tranquillizzare e amalgamare un gruppo scosso dalle tensioni di Calciopoli, che, di colpo, aveva gettato nel fango il calcio italiano, colpito dagli scandali di partite truccate e arbitri corrotti dai dirigenti di alcune squadre. Quando la rosa sembrava pronta a sfaldarsi, ecco che Lippi ha calmato le acque e ha infuso nei suoi ragazzi una carica ed un'energia anche superiore a prima, così che fossero pronti ad attraversare qualsiasi ostacolo. Dopo un girone in cui l'Italia ha giocato bene ma non benissimo, trovando i successi per 2-0 contro Ghana e, soprattutto, Repubblica Ceca, ed il pareggio polemico 1-1 contro gli USA, la nazionale ha faticato non poco agli ottavi contro gli australiani e sembrava quasi il nostro Mondiale potesse finire lì, salvo poi vincere 1-0 su rigore al 94'. La vittoria convincente contro l'Ucraina ci ha portati carichi alla sfida contro la Germania che sembrava, però, persa in partenza, contro i fortissimi padroni di casa. Lippi ha caricato ancora una volta lo spogliatoio e, sia per alcune parate strepitose di Buffon, sia per un gioco a tratti schiacciante degli azzurri, la pratica si è chiusa sul 2-0 alla fine del secondo tempo supplementare.
La sera più bella della carriera sportiva di Marcello Lippi e dei 23 ragazzi della sua, nostra, Nazionale, è quell'11 luglio 2006 che nessun italiano scorderà mai. A Berlino la Francia, eterna nemica azzurra, è sconfitta nel modo più beffardo, ai calci di rigore, dopo un 1-1 nel complesso giusto, vista la superiorità azzurra nei tempi regolamentari ma la ripresa transalpina nei supplementari. Dopo 7 partite indimenticabili, dopo essersi divisi e ritrovati nel giro di qualche giorno, dopo le fatiche del girone eliminatorio, dopo le meravigliose gare fino alla finale, dopo la testata di Zidane a Materazzi, episodio clou di tutto il Mondiale, dopo 5 calci di rigore uno più preciso, sudato, decisivo dell'altro, Fabio Cannavaro alza la Coppa del Mondo per l'Italia, per la nostra 4° volta sopra tutti gli altri, sopra le nostre paure, sopra le nostre gioie, sopra il mondo intero. “Il cielo è azzurro sopra Berlino”!



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