mercoledì 14 agosto 2013

TRA ANONIMATO E GLORIA - STORIA DEI SEATTLE SUPERSONICS




20 dicembre 1966, Los Angeles. A Seattle è stato assegnato il franchise NBA e l'imprenditore Sam Schulman con Eugene Klein e altri soci di minoranza prepararono il progetto per iniziare la stagione successiva e portare alla città la sua prima squadra professionistica. Chiamarono il team SuperSonics in onore di un'idea della Boeing per un suo aereo, che sarebbe poi stato cancellato.

2 luglio 2008, Oklahoma City. Dopo aver ottenuto diversi rifiuti dallo Stato di Washington per migliorare la Key Arena, casa dei Sonics, la squadra si sposta nella suddetta città previo pagamento di 45 milioni di dollari. La storia del team di Seattle si divide da quelli che diventano ora gli Oklahoma City Thunder, in attesa di ottenere di nuovo il franchise e poter continuare da dove aveva iniziato.

I SuperSonics iniziarono a giocare nella stagione 1967 nella NBA (da quell'anno divisa dalla ABA fino al 1976), esordendo con una sconfitta per 116-144 e terminando la stagione con un record di 23-59 che sarebbe, però, migliorato ben presto. La mossa chiave fu lo scambio dell'All Star Walt Hazzard, cardine della squadra, con Lenny Wilkens, proveniente dagli Hawks. Nonostante il suo gioco egregio sui due lati del campo con 22 punti, 8 rimbalzi e 6 assist di media e nonostante il miglioramento esponenziale di Bob Rule per 24 punti e 11 rimbalzi a partita, il record non cambiò di molto e Wilkens venne eletto al ruolo di allenatore-giocatore di Seattle. 

Nonostante l'infortunio che mise fuori gioco Rule, grazie a Wilkens, MVP dell'All Star Game 1971, e al nuovo acquisto Spencer Haywood, miglior rookie e miglior giocatore della ABA, i Sonics riuscirono a conquistare il loro primo record positivo, 47-35, nella stagione 1972-73. L'anno successivo sfiorarono quindi i playoff, fermati solo dagli infortuni, salvo poi tornare nell'anonimato a seguito della trade che portò Wilkens a Cleveland. 

Nel 1975, però, con il leggendario Bill Russell in panchina e guidati da uno straripante Haywood, i Sonics conquistarono i loro primi playoff e vinsero anche al primo turno contro i Pistons, salvo poi perdere in 6 gare contro i Warriors. Dopo un'altra apparizione ai playoff, guidati da Fred Brown e Tommy Burleson, Wilkens riprese il suo posto alla guida del team e chiuse la stagione con il record di 47-35. Raggiunti i playoff, dopo un inizio di stagione disastroso, Seattle vinse contro i Lakers 2-1, contro i Trail Blazers 4-2 e contro i Nuggets ancora per 4-2, guadagnandosi l'accesso alle Finals, dove si trovò di fronte i Washington Bullets. Nonostante il vantaggio iniziale di 3-2, che portò i Sonics vicinissimi al primo anello della loro storia, i Bullets vinsero nettamente le ultime due partite e la squadra di Wilkens perse la serie e il titolo.

La rosa rimase però quasi completamente intatta e i Sonics conclusero la stagione 1978-79 al primo posto ad Ovest con il record di 52-30. Ai playoff vinsero poi 4-1 contro i Lakers e 4-3 contro i Suns in una serie molto combattuta. Le Finals li aspettavano per il secondo anno consecutivo, ancora una volta contro i Bullets. Dopo la sconfitta iniziale, Seattle dominò la serie, vincendo quattro partite consecutive e aggiudicandosi il primo e, tuttora, unico titolo della sua storia. Il roster comprendeva l'MVP delle finali Dennis Johnson, Gus Williams, Jack Sikma, John Jonhson e Lonnie Shelton in quintetto, oltre alle fondamentali riserve Fred Brown e Paul Silas. L'allenatore Lenny Wilkens era riuscito nell'impresa di diventare ancor più importante come coach che come giocatore nell'allora ancora breve storia dei SuperSonics.





Dopo che la stagione successiva si chiuse con molti traguardi individuali, tra cui quello di Brown miglior tiratore da 3 della NBA, ma con una sconfitta in finale di Conference 1-4 contro i Lakers, le stagioni successive furono di cambiamento per il team e i Sonics ottennero ben pochi successi. Nel 1983 Schulman cedette la squadra a Barry Ackerley, un anno prima del ritiro di Fred Brown che, grazie alle sue 13 stagioni sempre ad altissimo livello nei primissimi anni della franchigia, vide il suo numero ritirato. Wilkens lasciò nell'84 e l'anno successivo l'ultimo dei reduci del titolo, Sikma, abbandonò la squadra, lasciandola in un lungo periodo di mediocrità, non foss'altro per un'incredibile marcia verso la finale di Conference nel 1987, in cui furono demoliti dai Lakers con uno sweep.

Con la scelta di Shawn Kemp nel 1989 e della guardia Gary Payton nel 1990, ma soprattutto con l'arrivo in panchina di George Karl nel 1992 i Sonics tornarono in quota, perdendo in 7 soffertissime gare la finale di Conference del 1993. L'anno successivo ottennero il miglior record in tutta la NBA, 63-19, ma furono incredibilmente eliminati al primo turno dai Nuggets, primi di sempre ad essere estromessi da numeri uno di Conference contro l'ottava classificata. L'anno dopo una nuova eliminazione ai playoff precedeva il ritorno alla Key Arena, che fu rinominata così proprio a partire da quella stagione, dopo un anno di ristrutturazioni. 

Il 1995-96 fu l'anno in cui Seattle ebbe probabilmente il miglior team della sua storia: Kemp e Payton, più Detlef Schrempf, il centro Sam Perkins e le guardie Hersey Hawkins e Nate McMillan. Dopo aver chiuso la regular season con un record di 64-18, i Sonics batterono i Kings 3-1, i Rockets 4-0 e in finale di Conference Utah (che avrebbe dominato le stagioni successive ad Ovest) per 4-3. Le Finals erano state raggiunte per le terza volta, ma la partenza non fu delle migliori contro i Bulls, tanto che Seattle perse le prime 3 partite contro Jordan e compagni. Dopo due vittorie incoraggianti alla Key Arena, i Sonics capitolarono in gara 6 e il mito di Michael potè continuare. Quando Karl nel 1998 lasciò la squadra, il suo sostituto Paul Westphal non seppe continuare il suo egregio lavoro.
Dopo diversi anni in ombra e la trade di Payton, ecco che solo nel 2004-05 i SuperSonics tornarono alla ribalta, guidati da Ray Allen e Rashard Lewis. Il settimo titolo di Division, con il record di 52-30, portò per l'ultima volta la squadra di Seattle ai playoff. La corsa al titolo, cominciata con il deciso successo 4-1 contro i Kings, si interruppe però subito dopo, 2-4 contro i futuri campioni NBA, i San Antonio Spurs. L'ultimo sussulto, prima dello spostamento a Oklahoma City, si ebbe nel 2007 con la seconda scelta del Draft, Kevin Durant. Il fenomeno dall'University of Texas vinse il premio di Rookie of the Year, il che salvò parzialmente una stagione comunque disastrosa, la peggiore della storia di Seattle. 

Nel 2008, dopo diverse peripezie e una mancanza di fondi per sistemare la casa dei Sonics, la città perse il suo franchise, dando vita alla nuova formazione dei Thunder. La voglia di sport e di basket NBA di Seattle, però, non si è mai fermata. Nel 2009, alcuni registi della zona, che si facevano chiamare "Seattle SuperSonics Historical Preservation Society", produssero un documentario critico dal titolo "Sonicsgate - Requiem For A Team", che affronta in dettaglio la nascita e la morte del team. Il lungometraggio focalizza l'attenzione in particolare sugli aspetti scandalosi dello spostamento della squadra da Seattle, e vinse il Webby award del 2010 come 'Miglior lungometraggio sullo sport.

Il 17 settembre 2012 il consiglio comunale di Seattle stanzia dei nuovi fondi ed è disposto a fare il suo ritorno alla ribalta NBA, a patto che ci sia una squadra disposta a cambiare città. I Sacramento Kings vennero indiziati e l'offerta, intorno ai 500 milioni di dollari, avrebbe dovuto riportare i Sonics in campo già dalla stagione che sta per iniziare. Il 15 maggio 2013, però, la NBA ha votato contro la proposta di spostare i Kings e i suoi proprietari hanno subito promesso di dare una nuova arena ai loro beniamini. Seattle dovrà aspettare ancora qualche anno per tornare a vedere il grande basket tra le sue strade. La sua storia, però, nel frattempo continuerà a vivere negli occhi dei suoi tifosi e degli appassionati NBA.



See you soon SuperSonics!

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