martedì 22 ottobre 2013

NBA MARKET: EASTERN CONFERENCE




Per molti anni, dalla fine dell’era Jordan a Chicago, la Western Conference è sempre stata considerata più competitiva della Eastern Conference. Le prime otto-dieci squadre dell’Ovest avevano, e hanno tutt’ora, un record superiore al 50% di vittorie, mentre all’Est spesso e volentieri, solamente le prime sei-sette squadre arrivano ai play-off con un record vincente. Ultimamente però stiamo assistendo ad un’inversione di tendenza, l’Est si sta rafforzando parecchio e, dopo quest’ultima free-agency, appare sempre più pronto per sottrarre all’Ovest lo scettro di conference più vincente.

Analizziamo i movimenti di ciascun team della Eastern conference e proviamo a capire se sono migliorati o peggiorati.  

Atlanta Hawks: dopo anni di mediocrità, in cui non superavano mai il primo turno di playoff, bisognava rifondare pesantemente, invece i Falchi hanno deciso di puntare su un giocatore di sistema come Paul Millsap. Il prodotto di Louisiana Tech è si un solido rimbalzista ed ottimo difensore, ma non un perno intorno a cui costruire un team vincente. In Georgia è arrivato anche Elton Brand, giocatore ormai sul viale del tramonto. Il colpo potrebbe rivelarsi il rientro di Lou Williams, che tanto bene stava facendo prima dell’infortunio al ginocchio. Mike Budenholzer, delfino di Popovich, avrà il compito di portare la mentalità vincente appresa agli Spurs per trarre il massimo da un team senza superstar e condurlo ai playoff.

Boston Celtics: il vero acquisto è il coach: Brad Stevens. Firmato con un contratto di sei anni, l’allenatore prodigio da Butler University è chiamato a risollevare le sorti di una franchigia che, in estate, ha visto andare via giocatori storici come Pierce e Garnett. Il mercato non è stato scoppiettante, nella trade imbastita coi Nets sono arrivati Gerald Wallace, Keith Bogans, Kris Humpries e MarShon Brooks, nomi non proprio esaltanti. I Celtics punteranno moltissimo sul recupero di Rondo e l’esplosione di Green e Bradley. Il gruppo è giovane e promettente, difficilmente “tankeranno” per prendere una scelta alta al draft 2014, più probabile che, partendo da sfavoriti, vengano sottovaluti e facciano molti sgambetti a squadre, sulla carta, più forti. Il 50% di vittorie è alla portata.

Brooklyn Nets: Forse i padroni del mercato NBA 2013. Ma, forse, non hanno spiegato a Prokhorov che non si vince con i soldi. Sicuramente la squadra è da copertina: Williams, Johnson, Pierce, Garnett e Lopez sono un quintetto di All-Star, Terry, Kirilienko, Evans e Blatche una panchina che offre quantità e qualità, ma permangono dubbi sulla guida tecnica. Jason Kidd ha appena terminato la sua carriera da giocatore e viene messo a capo di questo super team senza un minimo di esperienza, una scelta che potrebbe rivelarsi problematica. L’obbiettivo è quello di vincere subito, i playoff arriveranno sicuramente, avanzare in postseason, però, sarà dura se non verrà costruita una chimica di squadra efficiente. E poi, se fino all’anno scorso Garnett e Pierce erano dati come bolliti, perché ora, sono tornati di colpo dei favoriti per l’anello? Molti dubbi e poche certezze sui Nets. 



Charlotte Bobcats: un po’ di luce in fondo al tunnel sembra intravedersi. Al Jefferson, anche se strapagato, è un uomo di esperienza che garantisce punti e rimbalzi sotto canestro e, per una squadra con poco appeal come i Bobcats, è l’elemento giusto. Michael Jordan pare intenzionato a continuare sulla strada tracciata con le scelte di Kemba Walker e Michael Kidd-Gilchrist allo scorso draft e, se i due faranno vedere i miglioramenti attesi, allora si potrà anche sperare in un futuro migliore. Per ora rimangono nella parte più bassa della conference, ma qualche prospettiva di sviluppo c’è e si nota.

Chicago Bulls: il vero colpo è il rientro, atteso allo spasmo da tutti gli abitanti di Windy City, di Derrick Rose, l’unico uomo capace di sottrarre lo scettro di MVP della Lega a King James. Mike Dunleavy sostituisce il “nostro” Marco Belinelli come tiratore da oltre l’arco, mentre il resto del roster non ha subito modifiche. Rose comunque basta per rendere i Bulls competitivi ai piani alti della lega e far paura agli Heat campioni in carica.

Cleveland Cavaliers: tanta fortuna e un ottimo mercato. Pescare ancora con la prima chiamata al draft significa molto, ma forse la scelta è stata un po’ sprecata. Anthony Bennett è un ragazzo di prospettiva, pronto difensivamente e che potenzialmente potrebbe diventare un incubo per le difese avversarie, ma è ancora molto acerbo ed inoltre va ad inserirsi in un reparto già completo con Thompson e Varejao. Sarebbe stato meglio scegliere uno swing man puro, che avrebbe dato maggior qualità sul perimetro. Gli acquisti di Earl Clark, Jarret Jackson e Andrew Bynum sono colpi eccellenti. Se i primi due vanno a rafforzare la panchina, il terzo è una scommessa che, dovesse essere vinta, può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Il fulcro rimane Irving, atteso ad una grandissima stagione da leader di un gruppo giovane e ambizioso che guarda ai playoff per risollevarsi dagli anni bui del dopo James.

Detroit Pistons: finalmente a Motown si respira un’aria diversa. Dumars ha deciso di spendere tanto per riportare i Pistons ai fasti della prima metà degli anni duemila. Josh Smith è il giocatore atletico e versatile che completa uno dei più promettenti reparti lunghi della lega. Monroe e Drummond sono due giovani che possono dominare i tabelloni della lega se crescono bene e, per aiutarli, la dirigenza ha assunto la vecchia gloria Rasheed Wallace nelle vesti di assistente allenatore. Il backcourt, molto carente finora, ha visto l’arrivo in cabina di regia di Brendon Jennigs, play veloce e con tanti punti nelle mani, e del veterano Chauncey Billups, che ritorna nella città che l’ha consacrato campione NBA portando esperienza e leadership. Degno di nota, soprattutto per noi italiani, l’arrivo di Gigi Datome, quarto nostro connazionale nella lega. Se saprà giocarsi bene le sue carte, l’ex Roma potrà ritagliarsi uno spazio importante nelle rotazioni, in un ruolo che non vede una grandissima concorrenza. L’orgoglio di risollevare una città in grande crisi, economica e di risultati sportivi, potrebbe essere la leva che porterà i Pistons ai playoff dopo quattro anni di assenza.

Indiana Pacers: la contender numero uno di Miami nella conference sono ancora i Pacers. Al team, già ottimo, della scorsa stagione si è aggiunto Luis Scola, uno che ha pochi rivali in quanto a fondamentali e tecnica. Il suo acquisto garantirà minuti di buona qualità quando saranno in panchina il confermatissimo West e il sempre più dominante Roy Hibbert. Acquisto potremmo definire anche il ritorno di Danny Granger che, però, si trova in una squadra non più sua, ma di Paul George, il nuovo leader dei giallo-blu. Se saprà adattarsi ad un ruolo di minor importanza senza arrecare danno al team, i ragazzi di Vogel avranno un biglietto prenotato per la finale di conference, se, invece, dovesse provocare grane nello spogliatoio, rischiano di implodere e perdere una grande opportunità.

Miami Heat: the Champions. E, molto probabilmente, lo saranno ancora. Il team di Pat Riley ha registrato solo due movimenti: uno in uscita ed uno in entrata. Si tratta di Mike Miller, tagliato via amnesty per risparmiare qualche milione sul salary cap, e di Greg Oden, che qualora sano, potrebbe rappresentare il tassello mancante che garantirebbe difesa e compattezza sotto le plance. I favori del pronostico sono tutti dalla loro parte, a James e compagni il compito di confermarsi per la terza volta consecutiva.



Milwaukee Bucks: la vita in Wisconsin sarà abbastanza dura la prossima stagione. O.J. Mayo e la sua vena realizzativa non basteranno per raggiungere i playoff. Il roster in sé non è male, ma mancano i grandi nomi per competere con le altre squadre. Potrebbero decidere di “tankare” e ripartire da un buon gruppo l’anno prossimo con l’aggiunta di qualche ottimo rookie.

New York Knicks: come i rivali cittadini dei Nets, anche i Knicks hanno un roster da copertina. I problemi sono sostanzialmente simili all’anno passato. Anthony e Stoudemire possono convivere nello stesso sistema di gioco? Molto difficile. Anthony pretende troppi possessi e troppi tiri, motivo per il quale la chimica di squadra è decisamente carente. La panchina è stata migliorata, Metta World Peace è il difensore perimetrale che mancava e, nella sua città natale, vorrà dimostrate tutto ciò che può ancora dare, Bargnani è il lungo tiratore che può aprire gli spazi sul campo e attirare fuori i lunghi avversari per le penetrazioni di Anthony o per il gioco in post di Stat e Beno Udrih è un discreto play di riserva che darà un buon cambio a Felton. Se Anthony diventasse più altruista e costruisse l’intesa con l’altra superstar del roster i Knicks potrebbero facilmente arrivare a giocarsela con Miami, altrimenti al Madison vivranno un’altra stagione a metà.

Orlando Magic: la strada per riemergere è molto, molto lunga. Vucevic e il talento Oladipo, chiamato alla numero 2 al draft, non bastano per evitare una stagione che si preannuncia nera. Sul mercato non sono stati fatti movimenti significativi che possano far sperare. “Tankeranno” sicuramente, perché ne hanno bisogno e perché è la soluzione migliore per il loro futuro.

Philadelphia 76ers: altra squadra pronta a “tankare” per una scelta alta al draft. Abbandonato il progetto Bynum e spedito Holiday a New Orleans, si punta tutto su Nerlens Noel, disponibile solo da gennaio però, e su Evan Turner, atteso al grande salto già da qualche anno. L’obbiettivo, non dichiarato, è l’estate 2014.

Toronto Raptors: Rudy Gay vuole far sognare i tifosi canadesi, ma i vuoti del roster non sono stati riempiti. DeRozan sarà pronto a spalleggiare il suo capitano con la sua rapidità e la sua vena realizzativa, ma entrambi predicano in mezzo al deserto.

Washington Wizards:  la vera sorpresa ad Est. Sottovalutati da tutti, con gli occhi puntati su compagini più blasonate, John Wall è pronto a ricordare al mondo come e perché è stato Rookie of the Year. Otto Porter è una signora pescata, Beal una guardia che sta facendo intravedere sprazzi di grande talento e il canestro è ben protetto da due solidi difensori come Nenè e Okafor. Passando sotto traccia, si insinueranno nella corsa alla postseason. 



In conclusione, l’’Est appare molto più competitivo rispetto alle stagioni passate. Stilando un’ipotetica classifica potremmo dire che il vertice è occupato da Miami, Indiana, Chicago, New York, e Brooklyn. La lotta per i playoff si svolgerà serrata tra Cleveland, Atlanta, Detroit, Washington e Boston, ognuna con buone probabilità di successo. Destinati invece alla bassa classifica vedremo Charlotte, Philly, Toronto ed Orlando. Solo il campo saprà dirci se i General Manager di questi team avranno agito nella maniera corretta e avranno migliorato il loro roster, quel che è certo è che noi ci godremo il grande basket che solo la NBA è in grado di offrirci.

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