martedì 29 ottobre 2013

NBA PREVIEWS - MOST INTERESTING TEAMS

Ballin' anticipa sogni e obiettivi di due team che cercano grandi risultati quest'anno, per migliorare ancora e puntare dritti alle Finals. Ce la faranno? Difficile a dirsi per ora, ma per noi saranno le sorprese ad Est e ad Ovest di questa NBA. Oltre a queste trovate i link alle nostre precedenti preview estive su altre franchigie ricche di talento e tutte da scoprire in vista del tip off di stanotte. Enjoy!


Chicago Bulls

Quando i Bulls, il 6 maggio scorso, vinsero 93-86 all'American Airlines Arena, in casa dei campioni in carica e tutt'ora titolari del titolo di campioni NBA, tutti gridarono al miracolo. Non tanto per la vittoria in sé che, per quanto Miami fosse la più forte compagine della Lega e giocasse in casa, è comunque possibile. Quanto perché a disposizione dello stratega e motivatore Tom Thibodeau mancavano all'appello Derrick Rose, Luol Deng, Richard Hamilton e Kirk Hinrich ovvero il più grande e abile talento della squadra, uno dei suoi migliori tiratori, il veterano di mille battaglie e una delle migliori e più esperte riserve della panchina. Eppure, nonostante gli Heat fossero al completo, i 9 leoni utilizzati dal coach portarono a casa la partita, con 27 punti di Nate Robinson. Fu un fuoco di paglia, perché Miami vinse le successive quattro partite, la serie, la Conference e il titolo, ma quel 6 maggio i Bulls diedero un segnale forte, fortissimo a tutta la Lega. Quando sarebbero rientrati i suoi uomini migliori, allora Chicago avrebbe dato filo da torcere a tutti e sarebbe seriamente tornata tra le grandi per ambire il titolo. Quel giorno sta per arrivare. All'esordio, stanotte contro, sempre loro, gli Heat, ci saranno tutti.

Tutti tranne proprio quel Robinson che era stato eroico nella notte di Miami e Marco Belinelli, grande protagonista della serie vinta precedentemente 4-3 contro i Nets, volati rispettivamente a Denver e San Antonio. Il rientro più atteso tra quelli citati prima è, senza alcun dubbio, quello di Rose. Unico giocatore in grado di "scippare" il titolo di MVP della Lega a LeBron e più giovane ad averlo mai vinto, Derrick è un talento cristallino e, potenzialmente, il playmaker più forte della Lega. Il ragazzo però non scende in campo da quel maledetto 28 aprile 2012 quando, in gara 1 di playoff contro Philadelphia, il legamento crociato anteriore sinistro ha fatto crack, lasciando Chicago senza la sua punta di diamante. Da allora nella Città del Vento è stato un continuo chiedersi quando sarebbe tornato in campo e la risposta è giunta solo al termine di quella famosa serie contro Miami. Rose si è preso un anno "sabbatico", senza giocare neppure un match né in regular season né nei playoff, per allenarsi al massimo, riprendere al meglio dall'infortunio comunque molto grave e tornare sul parquet al 100%, pronto a dominare nuovamente con la sua velocità nei movimenti, la sua agilità nello stretto e il suo primo passo a dir poco fulmineo. La differenza con e senza Derrick Rose è presto detta: nel 2010/11 Chicago ha chiuso la regular season col miglior record di tutta la NBA (62-20) ed è arrivata in finale di Conference perdendo solo dagli Heat; nel 2011/12 il record in prospettiva non è cambiato (50-16 causa lockout), ma appena hanno perso il loro miglior giocatore nella serie d'apertura contro i Sixers, i Bulls sono usciti mestamente in 6 match; nel 2012/13 la squadra ha chiuso con il modesto, ma non di certo ottimo, risultato di 45-37 e il quinto posto a Est e solo un miracolo contro Brooklyn ha permesso a Chicago di arrivare alla semifinale di Conference, con il risultato già stato esplicitato in precedenza. Si può dire con certezza che la squadra dell'Illinois sia da titolo con Rose tornato sul parquet? Difficile dirlo, dipende da molte variabili legate al suo infortunio e al feeling che ritroverà con il campo e con i suoi compagni, soprattutto considerato il suo gioco molto veloce ed esuberante, ma che deve fondarsi su basi fisiche solide. Il suo rientro non è però l'unica variabile positiva in casa Bulls.



Deng durante tutta la sua carriera è stato falcidiato da diversi infortuni che ne hanno compromesso le prestazioni a livello di costanza di rendimento, ma nonostante ciò si è sempre rivelato un'ala piccola di alto livello e con molti punti nelle mani. Benché sia stato spesso valutato assai meno delle sue reali capacità, tanto da essere definito the most underrated player in the League dal giornalista Eric Bressman di Dime Magazine, Luol è sempre stato molto considerato da Thibodeau, che lo considera il collante che tiene insieme la squadra di Chicago e le permette di esprimere il suo miglior basket. Colpito dall'ennesimo infortunio negli scorsi playoff, che gli ha permesso di giocare solo 5 partite su 12 disputate, ora sembra essere recuperato al meglio e pronto per tornare in campo a fianco di Rose e compagni. E se la sua stagione sarà alla stregua delle ultime, visto che Deng diventerà free agent l'estate prossima, in quanto non ha trovato un accordo a livello economico-contrattuale con la società, saranno molte le squadre che metteranno gli occhi su di lui. I Bulls, benché sembra siano interessati a bigger fishes nel vasto prospetto dei free agents che verranno liberati a fine stagione, faticheranno non poco a sostituire un uomo del suo calibro che comunque, nell'organico ricco e di qualità di Chicago di quest'anno, può fare la differenza nella strada verso l'anello.

Due da cui ci si aspetta una gradita conferma nella città del Vento sono senza dubbio Noah e Boozer. Joakim è uno dei rimbalzisti migliori della Lega, non ha una gran mano, ma mette l'anima in ogni partita, ha posizione e forza sotto canestro e non ha paura di fronteggiare nessuno. Carlos, dopo le iniziali difficoltà a seguito del suo trasferimento tre anni fa Utah, è entrato ormai a pieno nei meccanismi di Chicago, unendo un ottimo contributo nel pitturato a un tiro dalla media molto preciso. Senza dubbio come peso specifico e apporto di rimbalzi e stoppate i Bulls non hanno nulla da invidiare a nessuno, grazie alle eccellenti prestazioni di Noah (11.1 rimbalzi e oltre 2 stoppate di media) e Boozer (9.8 rimbalzi a partita oltre a 16.2 punti). Questi sono due pilastri da cui la franchigia non può prescindere se vuole tornare a vincere con continuità e ad essere una degna rivale degli Heat per il titolo di Conference.

Ceduto Belinelli agli Spurs, a succedergli nel ruolo di guardia tiratrice è arrivato Mike Dunleavy dai Bucks. L'ex terza scelta del Draft 2002 sembra aver ormai passato i suoi anni migliori nei Pacers ed essere in lento declino, ma sa sempre essere molto utile alla causa quando è inspirato nel tiro da 3 punti. Tra i giocatori più sottovalutati della Lega, ha tenuto comunque statistiche molto buone nell'ultimo anno a Milwaukee, con 10.5 punti e quasi 4 rimbalzi e 2 assist di media a partita, che ne fanno un'aggiunta assai utile a sopperire la mancanza di energia e vivacità d'azione che garantiva Marco in partita.

L'anno scorso ha piacevolmente stupito Jimmy Butler, scelto con la numero 30 nel Draft del 2011 e cresciuto in maniera esponenziale soprattutto nel finale di stagione (ne avevi messi 21 nella partita citata nel primo paragrafo e non sono pochi), che ora è un cardine fisso negli schemi e nelle rotazioni del coach, tanto da meritarsi ben 40.8 minuti sul campo negli ultimi playoff. Certo molto è dovuto all'infortunio di Deng e all'assenza di ricambi tra i piccoli di Chicago, ma molto anche alle sue qualità indiscutibili e al suo talento che si è dimostrato essere non indifferente. Poco potevano fare e poco hanno fatto invece i Bulls al Draft 2013, aggiudicandosi l'ala piccola Tony Snell da New Mexico con la 20° scelta, un numero non imprescindibile, ma che aveva già visto passare tutti i migliori e l'ala grande Erik Murphy con la 49° scelta da Florida State (dove era stato il 49° giocatore con 1000+ punti con la maglia dei Gators). Per il resto in squadra sono stati confermati Taj Gibson, un giocatore dall'elevazione e dall'agilità paurosa, ma troppo discontinuo e incostante, Kirk Hinrich, sempre utile come play di riserva, che porterà esperienza e qualche prestazione super come suo solito alla causa di Chicago e Nazr Mohammed, che ha impressionato positivamente durante l'assenza di Noah per infortunio per alcuni tratti della stagione passata anche se è giunto ormai alla 15° stagione nella Lega e non può avere troppi minuti nelle gambe. Completano il roster Daequan Cook, Vladimir Radmanovic e Marquis Teague.

Tom Thibodeau è sulla panchina dei Bulls dal 2010 quando, finita la sua carriera vice alle spalle di Doc Rivers, gli è stata per la prima volta in carriera affidata la panchina di una franchigia come head coach. E a Chicago tutti ancora ringraziano che abbia scelto la Città del Vento per iniziare: 157-73 è il suo score finora, ha già vinto il titolo di allenatore dell'anno (2011) ed è diventato il più rapido a vincere 100 partite su una panchina NBA, in soli 130 incontri. Solo gli infortuni eccellenti già descritti lo hanno fermato dall'ambire e lottare per il titolo, ma siamo sicuri che, se quest'anno la fortuna guarderà anche in casa Bulls, potrà dire la sua e in maniera vigorosa, dall'alto dei suoi perfetti schemi difensivi, che ne fanno uno dei top coaches nella Lega.

Chicago ha dunque tutte le carte in regola per stupire e ritornare dove si era fermata ai playoff del 2010/11 e, chissà, anche più in alto, su quei livelli toccati per l'ultima volta quando con la casacca rossa c'era un certo Michael Jordan. Ci sarà da fare i conti con i due volte campioni in carica dei Miami Heat, una sorta di bestia nera per i Bulls negli ultimi anni.

Nessuno però, dopo quel 6 maggio, sembra avere più paura. 

Los Angeles Clippers

La maledizione dei San Diego Clippers, poi trasferitisi nella City of Angels, dura ormai dal lontano 1976, anno in sui usurparono i Buffalo Braves del posto in NBA per la miseria di 6 milioni di dollari con una serie di fortunate coincidenze. Dagli infortuni eccellenti appena vestita la casacca dei Clips, come quelli di Bill Walton e Blake Griffin, ai pessimi scambi pre-Draft che hanno portato lontano da LA gente come Charles Barkley, Arvidas Sabonis e Kyrie Irving, sembra che nessuno possa guarirli dal malocchio.

Eppure nel dicembre 2011 è arrivato il fenomenale Chris Paul a fare compagnia alla prima scelta del 2009, Blake Griffin, rientrato alla grande dall'infortunio alla rotula. Il roster inizialmente sembrò incompleto e mancante, benché i Clippers raggiunsero le semifinali di Conference, dopo il 4-3 ai Grizzlies, dove persero con uno sweep dagli Spurs. La squadra di Los Angeles però l'anno scorso si presentava ai blocchi di partenza pronta a essere la sorpresa della stagione e anche con qualche velleità e sogno per il titolo. Gli innesti di Crawford, Hill, Odom e Barnes, oltre ai già citati Paul e Griffin e all'attesa esplosione di DeAndre Jordan con la mina vagante Bledsoe dovevano garantire un ottimo score in stagione e l'hanno effettivamente prodotto, un 56-26 record per la franchigia, con titolo divisionale annesso, il primo nella storia dei Clippers. Memphis però si prese una bella rivincita estromettendoli subito dalla post season con un perentorio 4-2, dopo il 2-0 LA iniziale.


In tanti hanno puntato il dito contro il coach, Vinny del Negro, incapace di far rendere al massimo un roster davvero ricchissimo di talento, ma ancora troppo immaturo per vincere. Per questo, esonerato il coach di Springfield, si è scelto di puntare su un tecnico ex campione NBA, l'ultimo capace di vincere l'anello con i Celtics, e NBA Coach of the Year nel 2000: Doc Rivers. Doc troverà nell città degli Angeli un playmaker molto simile a Rondo ed altrettanto forte, fonte per irradiare il gioco a tutti i compagni. Come lui stesso ha dichiarato, l'importante sarà trovare una perfetta alchimia tra titolari, riserve e giocatori poco impiegati, perché ogni tassello è fondamentale se si vuole vincere un titolo. Senza dubbio uno dei migliori e più esperti allenatori nella Lega, Rivers sarà sicuramente in grado di amalgamare un gruppo che sembra quest'anno ancora più florido di abilità e talenti, ma con ancora qualche defezione.

L'acquisto dell'estate è stato il rinnovo del contratto di Chris Paul per 107 milioni di dollari nei prossimi 5 anni. Come guardie, il reparto sembra senza dubbio il più completo nella Lega: oltre a Paul, i Clippers possono schierare Crawford e Green, i neo-acquisti Collison e Redick e il rookie Reggie Bullock. Sembra invece che manchi qualche ricambio di livello dietro a Griffin e Jordan, che per altro si sono dimostrati due ottimi giocatori ed atleti straordinari, ma hanno peccato non poco di discontinuità nelle loro prestazioni, per altro solo a tratti a livelli eccellenti. Barnes l'anno scorso ha giocato alla grande, ma i soli innesti di Dudley, Jamison e Amudson come ali forti e di Mullens come centro non è detto che basteranno per giocarsela ad alti livelli.

Sicuramente non mancano i tiratori, con Redick e Dudley su tutti, l'atletismo, con Griffin e Jordan spesso fonte di numerosi highlights da copertina, e un attacco competitivo, viste e considerate le spiccate doti offensive di quasi tutti i componenti del roster. Un punto su cui invece ci sarà molto da lavorare, oltre ai tiri liberi per i lunghi, su cui sicuramente Blake deve migliorare moltissimo e DeAndre dovrebbe almeno avvicinarsi maggiormente alla segnatura, è la difesa. I due appena citati, nei 1,810 minuti giocati insieme la scorsa stagione, hanno concesso 104.2 punti ogni 100 possessi, un dato che renderebbe i Clippers ventesimi nella Lega. Con le defezioni di Turiaf e Odom, con cui la statistica migliorava e molto, ci sarà da non poco su cui riflettere per coach Rivers.

Le possibilità di migliorare ancora per questi Clippers ci sono tutte e ora si attendono risultati importanti anche nella post season perché gli elementi per sperare in una grande stagione non mancano. Se vorranno confermarsi come prima squadra di Los Angeles e arrivare in fondo, però, non bisognerà mai abbassare la guardia e lottare fino alla fine.
Golden State Warriors


Minnesota Timberwolves


Houston Rockets 


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