venerdì 17 maggio 2013

PORTLAND ROOKIES BIG (per una volta!)


Quando a Portland si parla di Draft NBA le prime reazioni sono un misto tra sconforto e inquietudine, ma, a ben guardare le scelte dei Trail Blazers nel corso della loro storia, il tutto assume un'aria tra il grottesco e l'incubo. 3 draft sono bastati per lasciarsi scappare 7 mostri sacri, di cui 6 hall of hamer, del basket a stelle e strisce, 9 titoli di MVP delle finali e uno tra i top 3 della lega, attualmente. Pensate a un quintetto Stockton, Jordan, Durant, Barkley, Olajuwon. Ok e come “riserve” mettiamoci Mc Adoo ed Erwing, solo per lasciare spazio alle leve più recenti. Bene, al posto di costoro, i Trail Blazers hanno usato le loro scelte per La Rue, Bowie e Oden. Ecco, ora è più chiaro l'incubo di cui parlavo?

Eppure sembra proprio che quest'anno gli scout dell'Oregon ci abbiamo visto giusto e con la sesta scelta si sono assicurati un playmaker di grandi speranze e, finalmente, non solo quelle. Damian Lillard, da Weber State, ha iniziato la stagione col botto, andando subito in doppia doppia contro i Lakers, per punti (23) e assist (11), diventando solamente il terzo giocatore della storia a riuscire nell'impresa di metterne 20+10 assistenze a referto nella prima gara nella Lega. E non si è fermato alle apparenze, ma ha continuato ad inanellare ottime prestazioni per tutto il corso dell'anno tanto da tenere Portland nelle zone calde per i playoff fino quasi alla fine, quando gli infortuni che hanno falcidiato la squadra e, soprattutto, il quintetto titolare hanno portato ad un filotto negativo che ad Ovest non è ammissibile per chi punta alla post season. Eppure siamo sicuri che senza questi inconvenienti il Rose Garden avrebbe di certo visto i suoi beniamini nelle 8 prescelte.

Dotato di un ottimo tiro dalla distanza e di un gioco inside out altrettanto all'altezza, Lillard è anche un egregio passatore, come dimostra la media di 6.5 assist a partita in regular season. Era dai tempi di Allen Iverson che un playmaker non metteva in scena almeno 1500 punti conditi da almeno 500 assist nella sua stagione d'esordio nella Lega. E The Answer non è proprio uno sconosciuto. La scelta con il numero 6 di un ragazzo così talentuoso poteva portare a pensare a comportamenti indisciplinati o a una scarsa adattabilità al gioco una volta giunto sui parquet che più contano, ma Lillard si è mostrato un ottimo giocatore, pronto per sfondare e per grandissime giocate, come quel buzzer beater al Rose Garden che i tifosi degli Hornets ben ricordano.

Portland, prima degli infortuni a Hickson e Batum, aveva dato filo da torcere a tutti ed era in lotta con Lakers, Jazz e Mavericks per un posto tra le prime 7/8 a Ovest. Il gioco dei Blazers era orchestrato a meraviglia da Lillard, che non ha mai disdegnato nemmeno il tiro da fuori o la penetrazione solitaria, assicurando punti per sé e per gli altri. Accompagnato da un Aldridge per lunghi tratti superlativo, che ha chiuso la stagione ai margini della doppia doppia di media, da un Hickson che ha assicurato centimetri e vitalità sotto canestro anche senza LBJ come compagno e da un Batum energico e spesso decisivo, il rookie da Weber State ha trovato il posto adatto in cui esprimere tutte le sue capacità agonistiche. Però, mentre Matthews come al solito è stato un giocatore fondamentale, in grado con le sue triple di spaccare la partita, gli altri rincalzi non sono stati certamente all'altezza le numerose volte in cui sono stati chiamati in causa, lasciando tutto il peso dell'attacco in mano a Lillard e Aldridge, che hanno fatto del loro meglio per tappare le falle, senza però ottenere un pass per i playoff.

La maledizione dei Trail Blazers per il draft sembra quindi essersi conclusa quest'anno, abbandonati i timori di non essersi lasciati scappare qualche futura leggenda e assicurandosi invece un ragazzo dalle potenzialità enormi che potrà fare ciò che i suoi predecessori non avevano fatto, unendo delle prestazioni concrete alle speranze della partenza. E un paio di settimane fa è arrivata la notizia che tutti, al Rose Garden, aspettavano, per mettere un po' da parte le paure di un incubo iniziato nel 1972: Portland ha il suo rookie dell'anno, Damian Lillard!

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