Personalmente
mi chiedo come faccia: sono ormai due mesi e mezzo abbondanti che mi
chiedo come Siena riesca sempre a vincere. Ad onor del vero bisogna
ricordare come nel derby toscano a Pistoia e contro Caserta la Mens
Sana non abbia raccolto punti ma, considerando le 11 giornate che
intercorrono tra la terza e la quattordicesima di campionato
(l’ultima disputata), Siena per ben nove volte è uscita vincitrice
dal campo. Fino all’anno scorso questa non sarebbe stata una
notizia ma in questa stagione forse nessuno si attendeva una squadra
così caparbia e abile a portare a casa il referto rosa per un numero
di partite così elevato, in particolare dopo l’addio di Hackett.
La
cessione a Milano del play di Forlimpopoli ha fatto sì che i
meneghini, già strafavoriti, diventassero quasi imbattibili e così
è stato dal momento che i ragazzi di coach Banchi hanno dominato il
campionato e vinto la regular season con facilità e con tre turni
d’anticipo. Da questa cessione Siena, dopo un momento di
sbandamento, sembra aver fatto quadrato e iniziato a giocare in
maniera diversa. Alcune voci non meglio identificate dello
spogliatoio mensanino avrebbero addirittura dichiarato che senza
Hackett il clima nella squadra sarebbe migliorato.
Coach
Marco Crespi sta compiendo quella che considero una sorta di impresa:
certo, la squadra non è scarsa, ma essere al secondo posto in
classifica al pari di una squadra potenzialmente più forte come
Cantù e dietro solamente all’inarrivabile Milano non è cosa da
poco. Uno dei segreti delle squadre vincenti è quello del gruppo e a
capo di un gruppo c’è sempre una persona con un carisma
particolare e nello sport molto spesso questa persona è
l’allenatore. La scorsa stagione “gruppo” era una delle parole
chiave della Cimberio Varese, che non a caso arrivò fino a gara 7
della semifinale scudetto contro Siena dopo aver vinto la stagione
regolare. Quello che coach Crespi è riuscito a costituire è stato
un gruppo affamato di vittorie e che riesce a giocare sempre al
limite delle proprie possibilità. Credo che questo discorso
sull’importanza del gruppo non sia inutile o banale visti gli
esempi che quest’anno si sono avuti nella nostra Serie A; il più
eclatante credo sia quello di Avellino dove una squadra costruita per
vincere non ha saputo nemmeno arrivare ai playoff e per una buona
parte dell’anno ha avuto lotte intestine allo spogliatoio a causa
(sembrerebbe) degli americani. Chi invece si spinge al limite delle
proprie possibilità è la Sutor Montegranro che, nonostante i molti,
troppi, problemi societari e l’abbandono di molti giocatori a causa
degli stipendi non pagati, ogni domenica mette in campo tutto ciò
che gli è rimasto (in primis l’onore). Tornando a Siena credo che
il gruppo che si è costituito sia un’arma fondamentale per restare
in alto e vincere, che magari culla anche quel sogno impossibile
chiamato scudetto.
Ma
se ci fosse solo il gruppo senza i buoni giocatori la Mens Sana non
si troverebbe al secondo posto. Othello Hunter è forse uno dei
giocatori più devastanti dell’intero campionato e, se in giornata
di grazia, con la sua forza e la sua atleticità può mettere in
seria difficoltà tutti i lunghi del nostro campionato. Da
evidenziare è inoltre la crescita di Erick Grenn: il play/guardia,
classe ’91, aveva a lungo balbettato nella prima parte della
stagione ma nelle ultime uscite si è tolto dalle scarpette parecchi
sassolini. In cabina di regia si alternano Haynes e Cournooh, che nel
loro quarto d’ora di media riescono a dare velocità alla manovra e
da seguire è soprattutto la crescita del ragazzo di Villafranca di
Verona. Janning e Carter hanno conservato una buona mano e in
particolare l’ala di Dallas riesce a mantenere un buon 40% da tre
punti, nonostante molte prestazioni siano state sotto la media. Jeff
Viggiano non è certo un fenomeno ma in questa Siena riesce a trovare
uno spazio adeguato alle sue potenzialità. Il reparto centri vede la
coppia forse meglio mixata di tutto il campionato: Ben Ortner e Tomas
Ress. Il primo può contare su una stazza che gli permette di essere
il dominatore dell’area e poter affrontare senza nessun timore i
pivot avversari; il secondo invece può vantare una mano assai
morbida, un’intelligenza tattica eccezionale e tanta tanta
esperienza, tutte caratteristiche che lo rendono un centro temuto
soprattutto per il suo gioco che si sviluppa anche al di fuori della
linea dei 6,75.
Il
gioco che Siena ha sviluppato è un vero e proprio gioco di squadra:
sembra inutile dirlo visto che a pallacanestro si gioca 5 contro 5,
ma passare da un Hackett che palla in mano penetrava e, se andava
male, si prendeva due liberi, a un gioco in cui si attende di
smarcare l’uomo migliore per poter tirare in un certo tipo di
attacco non è cosa semplice e immediata. Non esiste un tipo di gioco
giusto e uno sbagliato ma sta all’allenatore capire, in base agli
uomini che ha a disposizione, come la squadra può rendere al
meglio.
Siena,
che ha blindato il secondo posto in classifica con la vittoria su
Varese può a questo punto pensare di poter acciuffare la finale
scudetto dal momento che si troverà nella parte opposta del
tabellone rispetto all’EA7, in questo momento imbattibile per tutte
squadre del campionato. In ogni caso comunque la stagione di Siena è
da voto alto in pagella anche se non si concluderà con lo scudetto,
come da anni ormai erano abituati i frequentatori del PalaEstra.
Questa è la dimostrazione di come una squadra normale, come ce ne
sono tante nel nostro campionato, grazie all’allenatore giusto e
alle motivazioni riesca a rimanere nelle posizioni nobili della
classifica per molto tempo, nonostante i fasti di qualche mese fa
siano lontani ricordi e tra qualche mese forse una piccola realtà di
provincia.
Ultima
nota, che aggiungo dopo aver visto la partita del PalaWhirlpool e che
(malignamente, lo ammetto) mi ha fatto pensare a una delle ragioni
per cui Siena sia al secondo posto nonostante una squadra non scarsa
ma modesta, è quella relativa all’arbitraggio: il metro arbitrale
contro le squadre che affrontano la Mens Sana è sempre quello visto
a Varese?
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