C’è
da ammetterlo, la classe dei rookie di quest’anno ha deluso anche
le scarne attese della vigilia. E’ sembrato un antipasto, non
particolarmente succulento, in attesa del banchetto eccelso della
prossima estate, in cui vedremo davvero una serie di talenti
cristallini fare il salto in NBA, alla ricerca di gloria e successi.
Nell’attesa, però, un giocatore su tutti ha richiamato a sé la
maggior parte delle attenzioni, nella sua stagione d’esordio nella
Lega. In una squadra in crisi di gioco e risultati come i Sixers di
quest’anno, Michael Carter-Williams ha mostrato al mondo delle doti
da non sottovalutare. Se contiamo che l’anno prossimo scenderà in
campo Nerlens Noel e Philadelphia avrà, con tutta probabilità, una
scelta tra le prime tre, allora forse colui che ha vinto più che
meritatamente il più recente premio di Rookie of the Year, avrà una
squadra di livello attorno a sé. E ci sarà da divertirsi nella
Città dell’Amore Fraterno.
La
stagione dell’undicesima scelta dello scorso Draft comincia con una
partita che tutti avrebbero sognato di giocare al loro esordio in
NBA: la sfida contro i due volte campioni in carica, gli Heat di
LeBron James. E Carter-Williams stupisce il mondo con una prestazione
leggendaria: 22 punti, con 4/6 da oltre l’arco, 7 rimbalzi, 12
assist e 9 rubate, a soli quattro passi da quella che sarebbe stata
la più incredibile quadrupla doppia della storia del basket.
Philadelphia già sente di avere in mano lo steal of the Draft, ma,
ovviamente, il ragazzo deve confermarsi ad altissimi livelli.
Arrivano tre vittorie consecutive per i 76ers nelle prime giocate,
per la maggior parte frutto del talento di MCW, anche perché, per il
resto, il roster sembra davvero di basso profilo. Evan Turner e
Spencer Hawes si danno da fare per aiutare il neonato prodigio della
franchigia della Pennsylvania, ma arriva un infortunio a tenerlo
fermo ai box, prima per una decina di giorni a novembre, poi per
quasi tutto il mese di dicembre. Le statistiche comunque dicono che,
nell’arco di questi due mesi, Carter-Williams segna 18 punti a
partita, conditi per altro da 5.5 rimbalzi, 7.5 assist e poco meno di
tre rubate a partita. Le quasi quattro palle perse a partita e le
scarse percentuali al tiro sono auspicabili da un ragazzo del 1991 al
suo primo anno in NBA. I Sixers chiudono l’anno con lo score di
9-21, già lontanissimi dalle posizioni per i playoff, nonostante un
MCW tra le migliori guardie non solo ad Est, ma addirittura
dell’intera Lega.
Il
2014 si apre con tre vittorie consecutive, ma è un fuoco di paglia.
A Philadelphia una posizione nelle prime tre della lottery fa troppa
gola e la squadra non fa nemmeno molto per nasconderlo. Fino
all’ultima partita di gennaio, vittorie e sconfitte, comunque, si
alternano in maniera ponderata (7-10) e il rookie da Syracuse si
guadagna il premio di Rookie of the Month, risultato già ottenuto a
novembre e che otterrà nuovamente nei mesi a seguire, nonostante lo
scempio che i Sixers compiono nel finale di stagione. Le sue medie
restano altissime: 16.5 punti, 5.6 rimbalzi e 5.6 assist. Per tutto
il mese di febbraio e fino al 29 marzo i 76ers, però, si abbandonano
al tanking selvaggio e non conoscono più la parola “vittoria”.
Arrivano la bellezza di 26 sconfitte consecutive, che eguagliano il
record per la peggior striscia negativa di sempre dei primi Cavs post
partenza di James verso la Florida. Le medie di MCW si abbassano
vistosamente e non potrebbe essere altrimenti. Nonostante questo
vince il premio di Rookie of the Month del mese di marzo (e questo
rende l’idea del livello bassissimo degli “avversari” al primo
anno). Aprile vede Philadelphia tornare al successo, anche se c’è
davvero poco da festeggiare quest’anno. Carter-Williams segna 17.6
punti di media, con 7.5 rimbalzi e 6.4 assist, per altro con il 52.5%
dal campo e il 42.9% da oltre l’arco. E’ forse la paura di poter
perdere il premio di Rookie of the Year a smuovere nuovamente le
ambizioni e la voglia di dare il meglio di MCW, che sfodera delle
grandi prestazioni, pur nel disastro collettivo.
I
Sixers chiudono a quota 19-63, penultimi tanto nella Eastern
Conference quanto nel complessivo della Lega, ottenendo una posizione
privilegiata per il prossimo Draft. Era questo, probabilmente, il
primo e unico obiettivo stagionale della franchigia, oltre che di far
crescere i suoi giovani e rimettere in sesto Noel per la prossima
stagione. Carter-Williams chiude una stagione comunque eccellente a
16.7 punti, 6.2 rimbalzi e 6.3 assist di media, unico rookie insieme
ad Oscar Robertson ed Alvan Adams a guidare tutti i giocatori al
primo anno nelle tre principali statistiche. Inoltre MCW ha guidato i
rookie anche nelle rubate (1.86 a partita, sesto complessivamente in
NBA). Nella sua settimana d’esordio è stato nominato miglior
giocatore della Eastern Conference, unico a riuscire nell’impresa
insieme a Shaquille O’Neal. Con 17 doppie-doppie e 2 triple-doppie,
accompagnate da 25 partite da oltre 20 punti e una serie di
prestazioni straordinarie e di livello assoluto, la guardia ha
dominato tra i rookie in quasi ogni aspetto del gioco. Alla fine i
voti per ottenere l’ambito premio sono stati ben 569, con 104 primi
posti su 124 esperti chiamati a giudicare. Secondo è stato Victor
Oladipo (Orlando Magic) con 364 punti e 16 primi posti, terzo invece
è arrivato Trey Burke (Utah Jazz) con 96 punti.
L’importante
per Michael Carter-Williams, forse ancor più che far bene nella sua
prima stagione in NBA, sarà confermarsi l’anno prossimo quando,
con tutta probabilità, i Sixers torneranno ad essere competitivi ad
alti livelli e potranno lottare davvero per le posizioni che contano.
D’altronde, da uno che, all’esordio nella Lega, ha messo insieme
una prestazione del genere davanti alla miglior squadra e al miglior
giocatore di basket al mondo, ci si può aspettare qualsiasi cosa.
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