mercoledì 28 maggio 2014

PAGELLE DI STAGIONE - PARTE 1

Terminata la stagione regolare è tempo di pagelle. Qualcuno potrà obiettare che ci sono ancora i playoff da disputare e non sarebbe corretto tirare le somme prima della parte più calda e importante della stagione. La soluzione migliore dunque è quella di pagellare solamente le 8 squadre che non sono approdate ai playoff.


PASTA REGGIA CASERTA: voto 7

Nonostante condivida i 30 punti con Reggio Emilia e Pistoia è la squadra che è rimasta esclusa dai playoff. La stagione dei campani è stata assai positiva dal momento che è rimasta all’interno della zona playoff per interi mesi e per questo l’esclusione dalla post season brucia parecchio. Jeff Brooks è stato il l’uomo in più dei bianconeri che hanno trovato comunque negli altri americani Chris Roberts e Cameron Todd Moore tanti punti importanti. Coach Molin ha svolto un ottimo lavoro probabilmente spremendo al massimo i suoi giocatori.

CIMBERIO VARESE: voto 5

Una squadra che per gran parte della stagione ha vissuto con i problemi dovuti alla costruzione iniziale, sia per quanto riguarda il tecnico che certi giocatori. La Cimberio ha praticamente mancato tutti gli obiettivi stagionali anche se dopo l’arrivo di Banks e la sostituzione di Frates con Bizzozi gioco e clima intorno alla squadra sono sensibilmente migliorati e la possibilità di approdare ai playoff è rimasta viva fino alla penultima partita contro Siena. Dalle stelle di una stagione fa alle stalle di questa: per la prossima si è deciso di ripartire dai giovani e (si spera) da Banks, cambiando anche a livello societario.

UMANA VENEZIA: voto 4,5

Più ricca e più ambiziosa delle suddette squadre è stata tra le più brutte sorprese di stagione: gli sfavillanti acquisti Andre Smith, Donell Taylor e, in ultimo, Sasa Vujacic, non hanno reso quanto sperato da Brugnaro & co., anche se dopo l’arrivo di Markovski le cose sembravano essere migliorate, in un secondo tempo le prestazioni sono calate e, con esse, le vittorie. Se si vorrà investire sulla Reyer i soldi sembrano esserci e la gente appassionata anche. I giovani interessanti in Veneto non sono mai mancati, guardarsi un pochino intorno per tirare fuori qualche prospetto interessante come Akele potrebbe essere una buona base, anche se per fare crescere i ragazzi bisognerà investire su giocatori già maturi cercando di puntare sui profili migliori per la Reyer.


SIDIGAS AVELLINO: voto 4,5

Un allenatore mai dimenticato che torna da vincente, una squadra costruita con criterio e con buoni giocatori (anche se l’accoppiata Lakovic-Spinelli in regia non ha mai troppo convinto) e le possibilità economiche di cui in questa stagione non ci si doveva preoccupare sembravano il biglietto da visita migliore per una stagione in cui i Lupi dovevano rilanciarsi. Ma non è stato così. I tanti, troppi, problemi tecnici e tattici hanno minato la stagione di una squadra che l’anno prossimo ripartirà ancora da Vitucci, non volendosi far sfuggire un’altra volta il “Sindaco” che, come i giocatori su cui probabilmente punterà, avrà una gran voglia di riscatto.

GRANAROLO BOLOGNA: voto 4,5

Stagione strana per le Vu Nere che dopo un inizio scintillante si sono ritrovati a dover lottare per la salvezza fino a poche settimane prima della fine della stagione regolare. La squadra ai nastri di partenza non era certo scarsa ma per qualche motivo il meccanismo si è inceppato e la Virtus si è vista scavalcare da una squadra dopo l’altra. Walsh è stata la bella sorpresa di stagione, Hardy la conferma e Warren l’uomo giusto. Ma gli altri hanno fatto meglio, forse perché il gruppo bolognese non era tra i più coesi, tanto che gli allenamenti di notte voluti da coach Valli avevano anche quello di cementificare un gruppo che si stava sfaldando dopo le tante sconfitte e il taglio di Ware. Valli ci sarà anche l’anno prossimo e con lui si spera anche i giovani, anche se non tutti quest’anno hanno dato quanto ci si aspettava da loro.

VANOLI CREMONA: voto 6

Nonostante sia arrivata più indietro rispetto alle squadre fin qui presentate la Vanoli si merita la sufficienza soprattutto per il carattere mostrato e il filotto di vittorie conquistate dopo l’arrivo di Cesare Pancotto. Purtroppo l’infortunio di Chase ha compromesso un po’ gli obiettivi dei cremonesi che comunque si sono appoggiati alla vena realizzativa di Jason Rich e Jarrius Jackson. Quello da cui Cremona ripartirà sarà il coach, sperando per l’anno prossimo di imbroccare una stagione positiva in cui l’obiettivo non sia solo la salvezza.


VICTORIA LIBERTAS PESARO: voto 6,5

Una rincorsa durata tutta l’anno e un obiettivo che sembrava impossibile alla fine raggiunto. Questa è stata la stagione della Vuelle che ha occupato l’ultimo posto dalla prima alla penultima giornata, mentre al suono dell’ultima sirena si è ritrovata quindicesima e, quindi, salva. Anosike è stato il perno della squadra anche se molte sue buonissime prestazioni non sono bastate per portare a casa i 2 punti. La buona mano di Turner e l’acquisto azzeccato di Petty Perry hanno aiutato i marchigiani a ricucire pian piano lo strappo con la penultima. La società cercherà ad ogni modo di trattenere il suo centro (non sarà facile) per poi cercare di costruire una squadra che l’anno prossimo metta meno a dura prova le coronarie dei tifosi.

SUTOR MONTEGRANARO: voto 7

Più di così non si poteva fare. Una squadra che man mano ha perso pezzi e che, al completo, avrebbe potuto salvarsi per quello che i giocatori rimasti hanno dimostrato. Purtroppo la società è mancata e non si sa quale sarà il futuro della Sutor dal momento che non sembrano più esserci soldi nelle casse gialloblu. Daniele Cinciarini è stato il faro della squadra e ha dimostrato forse come non mai tutto il suo valore mentre la vecchia volpe di Recalcati stava per mettere appunto un vero e proprio miracolo. Peccato per la Sutor che, dopo 9 anni di Serie A, la abbandona senza un futuro certo. I giocatori, il coach e lo staff questa stagione hanno fatto tutto ciò che era umanamente possibile, sta ai signori dietro la scrivania ora pensare almeno un po’ al bene della società.


lunedì 19 maggio 2014

JAMAL CRAWFORD - THE PERFECT SIXTH MAN

La differenza tra Jamal Crawford e molti altri vincitori del premio di Sixth Man of the Year, primo tra tutti quello dello scorso anno, J.R. Smith, è che la guardia dei Clippers, dopo aver vinto il premio per la prima volta nel 2010 in maglia Hawks, ha giocato anche le stagioni a venire da miglior sesto uomo in NBA. La sua costanza di rendimento, il suo essere sempre o quasi tra i migliori giocatori della Lega in uscita dalla panchina, ne hanno fatto un’autentica icona del sesto uomo ideale. Fino a questo secondo titolo, record assoluto, condiviso con Kevin McHale, Ricky Pierce e Detlef Schrempf.


Alla sua seconda stagione a Los Angeles, Crawford si è trovato in un roster davvero ricco e profondo nel ruolo, grazie all’arrivo di giocatori del calibro di J.J. Redick e Darren Collison, oltre, ovviamente, al fenomenale Chris Paul. Nonostante questo, la sua stella è continuata a brillare. La guardia di Seattle ha iniziato la sua stagione con 16.5 punti di media nei mesi tra ottobre e dicembre, con il 42.9% al tiro e il 39% da oltre l’arco. I Clippers cominciano l’annata come peggio non potevano, perdendo il derby contro i Lakers, ma già dal match successivo contro i Warriors dimostrano tutto il loro valore. Il 2013 si chiude con un ottimo score di 21 vittorie e 12 sconfitte. Nella Western Conference nessun posto per i playoff è assicurato fino a quando la stagione entra nel vivo, ma i Clips si elevano tra le papabili favorite per chiudere la regular season tra le migliori ad Ovest, in vista della post-season. Il meglio, per loro e per Crawford, però, deve ancora venire.

Le medie della guardia di Seattle si alzano a 22 punti di media nei primi due mesi del nuovo anno, tirando, per altro, con percentuali eccezionali (43.6% dal campo e 38% da oltre l’arco). E’ incredibile come, nel computo finale, Crawford giochi meglio in trasferta, segnando 20.7 punti con il 45% dal campo e il 40% da tre punti, oltre a sfornare 3.3 assistenze a partita, rispetto a quanto faccia in casa, dove le medie scendono a 16.4 punti, sotto il 40% in entrambe le statistiche di tiro. Questo è uno dei sintomi di come Crawford non tema alcun avversario e riesca sempre a dare il meglio. I Clippers vincono 19 partite e ne perdono soltanto 8 a cavallo tra gennaio e febbraio, portandosi tra le primissime forze ad Ovest. Le ultime tre vittorie del mese vengono seguite da oltre otto consecutive, a chiudere una striscia di undici successi consecutivi, che issa Los Angeles al terzo posto in Western Conference.


Terza piazza che verrà confermata a fine stagione, con un record storico, il migliore di sempre per la franchigia, di 57-26. Non solo numeri, però, anche e soprattutto prestazioni maestose come la terzultima e penultima nei derby contro i Lakers, da record per lo scarto portato (+36 e +48 rispettivamente) contro i rivali storici. In casa la squadra della City of Angels è un rullo compressore. Subisce sole 7 sconfitte a fronte di ben 34 vittorie, mentre il 23-18 in trasferta resta l’unico dato parzialmente allarmante in vista dei playoff. Crawford chiude la sua regular season con ottime medie: 18.6 punti, 2.3 rimbalzi e 3.2 assist. L’insolito status di titolare per un terzo delle gare giocate non ha modificato lo splendido rendimento della guardia da sesto uomo, tanto che la squadra ha vinto 31 delle 45 partite in cui Jamal è uscito dalla panchina.


Con 421 punti Crawford si è aggiudicato, dunque, il premio di Sixth Man of the Year, con 57 primi e 41 secondi tra tutti gli esperti votanti, finendo davanti a Taj Gibson, che ha chiuso a quota 395, con 49 primi posti e 45 secondi. Terzo, molto staccato, Manu Ginobili a quota 138. Nei playoff, tanto la guardia quanto i Clippers, stanno facendo benissimo e, dopo la difficile vittoria per 4-2 nell’ostica serie contro i Warriors, ora sono in parità (2-2) contro i Thunder di Kevin Durant. Servirà un’impresa per volare alle finali di Conference e, magari, sognare anche le Finals NBA. E’ stata una stagione ricca di prime volte per i Clippers, chissà che non ce ne siamo delle altre, ben più importanti.

MONTEGRANARO, UN ALTRO MIRACOLO SOLO SFIORATO

La Sutor Montegranaro, si sa, è una delle squadre del nostro campionato con maggiori problemi economici. I marchigiani, nella massima serie dalla stagione 2006-2007, dopo una serie di buoni piazzamenti negli ultimi anni è sempre finita tra le ultime delle classe. Quest’anno la squadra ha galleggiato sempre tra le ultime tre posizioni in classifica e ha dovuto attendere l’ultima partita per sapere quale sarebbe stato il suo destino nella prossima stagione. Infatti era chiaro ormai settimane che la salvezza se la sarebbero giocata Montegranaro e Pesaro, dopo che Cremona ha avuto uno scatto d’orgoglio dopo l’arrivo di coach Pancotto. Pesaro ha avuto una differenza canestri positiva rispetto alla Sutor ma è possibile che l’ultimo posto in classifica conquistato sul campo non significhi retrocessione dal momento che, per gravi problemi economici, rischiano di fallire e di ripartire dalla Promozione, come già successo qualche anno fa a Treviso e Teramo, la Mens Sana Siena e, appunto, Montegranaro. 


La situazione della Sutor è abbastanza complicata: che la società non navigasse nell’oro lo si sapeva sin da inizio stagione ma quello che nei col passare dei mesi è accaduto forse non ha dell’incredibile ma sicuramente non è uno spot positivo per tutto il movimento cestistico nazionale.
Il coach Carlo Recalcati, dopo una salvezza che sembrava impossibile nella passata stagione, è stato il punto di partenza per la costruzione di una squadra il cui obiettivo era, ancora una volta, la salvezza. Il play Josh Mayo e l’ala Mardy Collins sarebbero dovuti essere i punti di forza di un roster che, sulla carta, era forse il più scarso dell’intera Serie A (ma bisogna tenere sempre in conto il fattore-Recalcati, fattore che può portare parecchi punti in una stagione e vittorie insperate). Il campionato della Sutor non ha smentito le attese per quanto riguarda i risultati raggiunti sul campo ma è necessario parlare di tutte le vicende extracestistiche che hanno condizionato la stagione dei marchigiani e condizioneranno ad ogni modo anche la prossima.

La prima questione, quella più spinosa è relativa agli stipendi. Daniele Cinciarini, il capitano, ha dichiarato che sono ormai 5 mesi che non riceve più lo stipendio ed è facile immaginare come ciò valga anche per tutti i suoi rimanenti compagni. Rimanenti, perché del roster che aveva iniziato la stagione molti hanno tolto le tende dalle Marche: Josh Mayo è andato a Roma, mentre Mardy Collins si è accasato all’Olympiacos. Dunque i due uomini intorno cui la squadra è stata costruita sono migrati verso altri lidi, lì dove lo stipendio arriva con regolarità (si spera).

Ma il problema stipendi non è l’unico per la Sutor che la prossima stagione, se rimarrà in Serie A, partirà con 3 punti di penalizzazione per i mancati pagamenti Comtec. Ma, come già detto, l’anno prossimo non è escluso che la Sutor giochi in Promozione ma anche nel caso in cui rimanesse in Serie A o in Lega Gold tutto dovrà essere ricostruito: Recalcati molto probabilmente allenerà a Venezia (altra realtà dove ci saranno grandi cambiamenti) mentre molti giocatori non vorranno certamente giocare ancora gratuitamente. Il coach più volte si è lamentato di come le condizioni in cui è costretto a lavorare con i suoi ragazzi non siano minimamente accettabili e più volte ha richiamato l’attenzione della società che però non sembra essere troppo attenta ai richiami del coach milanese. Voci di corridoio affermano che imprenditori a cui i soldi non mancano all’interno della società sono presenti, ma gli stessi non vogliono investire nel basket e così le condizioni in cui i gialloblù si ritrovano sono quelle visibili a tutti. 


Ma la squadra, nonostante tutto, ha continuato a giocare e a fornire sul campo delle prestazioni a volte veramente impronosticabili. Quello che i giocatori della Sutor hanno fatto in queste settimane è degno di nota e, se la salvezza fosse arrivate sul campo, i ragazzi di Montegranaro avrebbero potuto festeggiare il risultato come un vero e proprio scudetto. Le vittorie interne a scapito di Brindisi e Avellino sono stati due importanti colpi che hanno rafforzato le speranze dei marchigiani di rimanere in Serie A, ma che purtroppo non sono bastate. Con una squadra infarcita di giovani e di giocatori con esperienza che ormai hanno passato i loro anni migliori, le vittorie (ma anche le prestazioni convincenti come quella offerta contro Milano) hanno avuto come denominatore comune un giocatore su tutti: Daniele Cinciarini.

Quello che il capitano ha fatto in questa stagione è qualcosa di straordinario: il ragazzo di Cremona ha viaggiato a 15,6 punti di media ed è una delle belle sorprese di questo campionato dal momento che non si era mai reso protagonista di prestazioni di questo livello, nemmeno negli anni in cui era nel giro della Nazionale (chiamato per la prima volta ad indossare la maglia azzurra della Nazionale maggiore da Recalcati). Sempre Cinciarini si è spesso lamentato della gestione societaria ma non si è mai tirato indietro in campo e anzi ha sempre dimostrato grande professionalità e attaccamento alla maglia; probabilmente il suo futuro sarà lontano da Montegranaro e, sulla base delle cifre personali ottenute quest’anno, potrebbe essere una delle pedine su cui si concentrerà il mercato degli italiani della prossima stagione.



Credo che la Sutor se avesse conquistato la salvezza anche quest’anno avrebbe fatto un autentico miracolo. Il coach e i giocatori, con in testa Cinciarini, sarebbero stati i veri artefici di questo miracolo anche perché la società, purtroppo, a livello nazionale ha fatto veramente una brutta figura. Questa è la dimostrazione di come nel basket e nello sport in generale non siano solo i soldi a muovere gli atleti ma anche la passione. Credo che il bello del basket e uno dei fattori della crescita del movimento (almeno in termine di spettatori) sia proprio questa passione, percepibile dall’interno del palazzetto più che dalla tv, che spinge i giocatori ad avere un rapporto non di amicizia ma sicuramente di vicinanza con il pubblico. E il pubblico l’amore per la squadra lo nota e lo sa apprezzare. Si rimane con l’amaro in bocca nel pensare che una realtà così amata dovrà, forse, scomparire. Sono sicuro che la gente di Montegranaro non abbandonerà la squadra nel bene e nel male anche perché una squadra che per tanti anni ha giocato nel massimo campionato nazionale non merita di essere abbandonata, come hanno fatto coloro che stanno dietro a una scrivania.