La
differenza tra Jamal Crawford e molti altri vincitori del premio di
Sixth Man of the Year, primo tra tutti quello dello scorso anno, J.R.
Smith, è che la guardia dei Clippers, dopo aver vinto il premio per
la prima volta nel 2010 in maglia Hawks, ha giocato anche le stagioni
a venire da miglior sesto uomo in NBA. La sua costanza di rendimento,
il suo essere sempre o quasi tra i migliori giocatori della Lega in
uscita dalla panchina, ne hanno fatto un’autentica icona del sesto
uomo ideale. Fino a questo secondo titolo, record assoluto, condiviso
con Kevin McHale, Ricky Pierce e Detlef Schrempf.
Alla
sua seconda stagione a Los Angeles, Crawford si è trovato in un
roster davvero ricco e profondo nel ruolo, grazie all’arrivo di
giocatori del calibro di J.J. Redick e Darren Collison, oltre,
ovviamente, al fenomenale Chris Paul. Nonostante questo, la sua
stella è continuata a brillare. La guardia di Seattle ha iniziato la
sua stagione con 16.5 punti di media nei mesi tra ottobre e dicembre,
con il 42.9% al tiro e il 39% da oltre l’arco. I Clippers
cominciano l’annata come peggio non potevano, perdendo il derby
contro i Lakers, ma già dal match successivo contro i Warriors
dimostrano tutto il loro valore. Il 2013 si chiude con un ottimo
score di 21 vittorie e 12 sconfitte. Nella Western Conference nessun
posto per i playoff è assicurato fino a quando la stagione entra nel
vivo, ma i Clips si elevano tra le papabili favorite per chiudere la
regular season tra le migliori ad Ovest, in vista della post-season.
Il meglio, per loro e per Crawford, però, deve ancora venire.
Le
medie della guardia di Seattle si alzano a 22 punti di media nei
primi due mesi del nuovo anno, tirando, per altro, con percentuali
eccezionali (43.6% dal campo e 38% da oltre l’arco). E’
incredibile come, nel computo finale, Crawford giochi meglio in
trasferta, segnando 20.7 punti con il 45% dal campo e il 40% da tre
punti, oltre a sfornare 3.3 assistenze a partita, rispetto a quanto
faccia in casa, dove le medie scendono a 16.4 punti, sotto il 40% in
entrambe le statistiche di tiro. Questo è uno dei sintomi di come
Crawford non tema alcun avversario e riesca sempre a dare il meglio.
I Clippers vincono 19 partite e ne perdono soltanto 8 a cavallo tra
gennaio e febbraio, portandosi tra le primissime forze ad Ovest. Le
ultime tre vittorie del mese vengono seguite da oltre otto
consecutive, a chiudere una striscia di undici successi consecutivi,
che issa Los Angeles al terzo posto in Western Conference.
Terza
piazza che verrà confermata a fine stagione, con un record storico,
il migliore di sempre per la franchigia, di 57-26. Non solo numeri,
però, anche e soprattutto prestazioni maestose come la terzultima e
penultima nei derby contro i Lakers, da record per lo scarto portato
(+36 e +48 rispettivamente) contro i rivali storici. In casa la
squadra della City of Angels è un rullo compressore. Subisce sole 7
sconfitte a fronte di ben 34 vittorie, mentre il 23-18 in trasferta
resta l’unico dato parzialmente allarmante in vista dei playoff.
Crawford chiude la sua regular season con ottime medie: 18.6 punti,
2.3 rimbalzi e 3.2 assist. L’insolito status di titolare per un
terzo delle gare giocate non ha modificato lo splendido rendimento
della guardia da sesto uomo, tanto che la squadra ha vinto 31 delle
45 partite in cui Jamal è uscito dalla panchina.
Con
421 punti Crawford si è aggiudicato, dunque, il premio di Sixth Man
of the Year, con 57 primi e 41 secondi tra tutti gli esperti votanti,
finendo davanti a Taj Gibson, che ha chiuso a quota 395, con 49 primi
posti e 45 secondi. Terzo, molto staccato, Manu Ginobili a quota 138.
Nei playoff, tanto la guardia quanto i Clippers, stanno facendo
benissimo e, dopo la difficile vittoria per 4-2 nell’ostica serie
contro i Warriors, ora sono in parità (2-2) contro i Thunder di
Kevin Durant. Servirà un’impresa per volare alle finali di
Conference e, magari, sognare anche le Finals NBA. E’ stata una
stagione ricca di prime volte per i Clippers, chissà che non ce ne
siamo delle altre, ben più importanti.
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