domenica 29 dicembre 2013

DANIEL ADONGO: UNSTOPPABLE



Cincinnati, domenica 8 dicembre, week 14 della NFL. Si sta giocando una partita di regular season con importanti implicazioni per i playoff. Sono in campo gli special team di Indianapolis Colts e Cincinnati Bengals. La palla viene calciata in aria da Mike Nugent, kicker dei Bengals, compie tutta la sua parabola, fino a cadere nella mani di un ragazzo del Kenya che, appena quattro mesi prima, non sapeva nemmeno come indossare il paraspalle: Daniel Adongo. 



Daniel ha compiuto una delle trasformazioni più emozionanti che il football americano abbia mai visto. Grazie ad un’impressionante etica lavorativa, un’enorme forza di volontà ed un fisico che sembra sia stato scolpito nel marmo, è passato, in soli quattro mesi, dall’essere una stella del rugby professionistico ad un linebacker NFL. Nessuno avrebbe pensato che potesse mettere piede in campo in questa stagione, eppure Adongo, lavorando costantemente per reprimere i suoi istinti da rugbista, è riuscito in un’impresa davvero storica.  

Il ventiquattrenne keniota ha visto premiati i suoi sforzi in allenamento proprio in un match importante come Colts – Bengals, nel quale ha giocato una dozzina di snap negli special team, in situazioni di kickoff, kickoff return e punt return. Ha mostrato buoni blocchi, una notevole forza fisica e una grande reattività quando ha recuperato il calcio sopracitato che gli stava scivolando tra le braccia.     

Il general manager Ryan Grigson ha sempre creduto nelle potenzialità di Daniel e non si è mai spaventato di fronte al fatto che non avesse mai giocato a football. Quando, a luglio inoltrato, è arrivato al training camp dei Colts per il primo allenamento, direttamente dalle visite mediche, i coach non sapevano cosa fare con un ragazzo che faceva fatica a catturare la palla, che non conosceva nemmeno uno schema e tantomeno sapeva lanciare l’ovale. I giocatori lo guardavano con curiosità, avevano sentito parlare della sua forza bestiale, quasi distruttiva, ma sorridevano nel vederlo vestito con una maglietta coloratissima, arancione e gialla. I coach, per verificare le sue capacità, decisero di fargli provare i test basici, di tipo fisico. Sul salto in lungo da fermo ha fatto registrare 3.35 metri, una misura che sarebbe valsa la top 10 nel Combine 2013. Il secondo test a cui fu sottoposto fu il “3 cone drill”, uno slalom tra i coni per testare i cambi di direzione e la velocità dei piedi. Coach Chuck Pagano, osservando la potenza di Adongo, disse stupefatto a Grigson che i Colts potevano ritenersi fortunati ad averlo firmato, perché chiunque l’avesse visto avrebbe voluto accaparrarsi un’atleta di tal genere.



E ora dopo un lungo lavoro, iniziato nella practice squad dei Colts, Adongo è finalmente sceso in campo. I suoi compagni affermano che è sempre uno dei primi ad arrivare al campo di allenamento e sempre uno degli ultimi a lasciarlo, ha passato tutti i giovedì (suo giorno libero) al campo a guardare filmati delle partite e i suoi compagni provare gli schemi, il venerdì sera rimaneva fino a tardi coi coach della difesa per imparare il gioco il più velocemente possibile. Ha lavorato molto in palestra e ha aumentato la sua massa muscolare di 14 kg. Il suo tablet è pieno di highlights di altri giocatori da emulare, l’obbiettivo è quello di rendere Adongo un temibile pass rusher, veloce e mostruosamente forte.

E’ rispettato dai suoi compagni e riceve tutto l’aiuto di cui necessita, è un ragazzo onesto e disponibile per tutta la squadra. Bisogna pensare che oltre a non conoscere le regole ad inizio anno, scendere in campo a dicembre significa giocare con temperature basse, ma anche contro gli elementi Daniel ha dato prova di essere un ragazzo preparato. Prima della partita contro i Bengals si è allenato tutta settimana con una maglia a maniche corte sotto i paraspalle, anche se una tempesta di neve si stava abbattendo su Indianapolis. Il suo obbiettivo era quello di acclimatare il suo corpo alle temperature più basse mai provate.

Prima del match un suo compagno, Da’Rick Rogers, lo ha caricato dicendogli di mettere in campo la stessa intensità che metteva in allenamento, di giocare duro, giocare veloce e che nessuno avrebbe potuto fermarlo. Adongo arrivato allo stadio, ha trovato posto nello spogliatoio, si è seduto in disparte ascoltando la musica, pensando e ripensando a milioni di cose. 


 
La partita è stata fruttuosa, sarebbe stato bello se fosse sceso in campo come outside linebacker, per provare a sackare Dalton, ma ha dato comunque il suo importante contributo negli special team. Sulla sideline ha parlato spesso coi veterani, ammettendo come il gioco andasse molto più veloce che in allenamento. Finita la partita si è tolto casco e paraspalle e si è rimesso i suoi vestiti colorati. Sulla strada di casa sembrava tra le nuvole, aveva recuperato un calcio, schiantato a terra due avversari coi blocchi ed era entrato nel libro delle statistiche NFL.

Quello che doveva essere solo un sogno, si è materializzato. Siamo solo agli inizi, ma Daniel Adongo potrebbe diventare davvero un giocatore devastante, semplicemente: unstoppable.  

venerdì 27 dicembre 2013

WEEK 16 : COLORI, EPISODI ED EMOZIONI

Se ne va anche la penultima settimana di questa regular season NFL ed arriva anche qualche verdetto in più su questa stagione dai tratti sorprendenti ed esaltanti. Partiamo subito!
 

Incredibile ciò che succede nella NFC South. I Saints buttano al vento un vantaggio di due partite sui Panthers, perdendo lo scontro diretto, che significa seconda sconfitta consecutiva e perdita conseguente della leadership divisionale. La partita è noiosa nel primo quarto, che si chiude 0-0, ma vede i brutti infortuni a Steve Smith e Kenny Vaccaro, pessima notizia per entrambe le squadre. La difesa di Carolina è spaventosa su Drew Brees e lo costringe a due intercetti, oltre a produrre ben 6 sack, di cui tre con Greg Hardy, e un quasi record NFL per numero di tackle prodotti (24, il record è 25 di Brian Urlacher) con Luke Kuechly. Cam Newton, però, non è in formissima (13/22 per 181 yard con 1 TD pass e 1 INT) e viene aiutato inizialmente solo da un grande DeAngelo Williams (12 portate per 67 yard e 1 touchdown), che con la sua segnatura porta i Panthers avanti 7-6 all’intervallo. Lo svantaggio cresce con un field goal di Graham Gano, ma è Jimmy Graham (5 ricezioni per 73 yard e 1 touchdown) a guidare il drive che sembra decisivo per la vittoria dei Saints e a mettere a segno i punti del 13-10. Con 55 secondi sul cronometro e senza timeout rimasti, ci pensa Newton a risolvere la pratica per Carolina. Un passaggio da 37 yard per Ted Ginn spiana la strada alle successive ricezioni di Greg Olsen e, soprattutto, Domenik Hixon. Il receiver sigla il primo, pesantissimo touchdown dell’anno a la partita si chiude sul 17-13 per i Panthers, che volano ai playoff, sicuri almeno di una wild card. New Orleans dovrà vincere nell’ultimo match contro i Buccaneers per assicurarsi la post-season.


Sono già ai playoff anche Seahawks e Niners, nonostante Seattle perda contro i Cardinals. Vittoria invece di San Francisco contro i Falcons. Russell Wilson perde la sua prima partita NFL tra le mura amiche, anche per colpa di una delle sue peggiori prestazioni in carriera (11/27 per 108 yard con 1 TD pass e 1 INT). Poco male che Carson Palmer dall’altra parte faccia molto peggio (13/25 per 178 yard con 1 TD pass e 4 INT), fermato dalla fortissima Legion of Boom. L’attacco di Seattle non è però all’altezza e produce appena 10 punti in tutta la partita, anche per colpa di Steven Hauschka, che prende il palo su un field goal semplicissimo per un kicker del suo livello. Zach Miller segna comunque i punti del vantaggio Seahawks sul 10-9 a sei minuti dalla fine. Palmer, però, si sveglia giusto in tempo per guidare il drive della vittoria, concluso con il touchdown da 31 yard del sempre decisivo Michael Floyd. I Cardinals devono vincere la restante partita contro i 49ers e sperare in una sconfitta dei Saints, mentre ai Falchi Marini tocca vincere contro i Rams se non vogliono perdere la testa della propria Division. Che partita l’ultima di sempre giocata a Candlestick Park! Lo storico stadio dei Niners vede la vittoria che li porta dritti ai playoff, non senza qualche difficoltà, però. Matt Ryan (37/48 per 348 yard con 2 TD pass e 2 INT) prova in tutti i modi a portare i suoi Falcons ad una grande vittoria, ma sbatte contro la grande difesa avversaria oltre a un Colin Kaepernick che ha ripreso a correre forte (6 portate per 51 yard e 1 touchdown) in aggiunta a passare più che discretamente (13/21 per 197 yard con 1 TD pass). Michael Crabtree (5 ricezioni per 102 yard) e Anquan Boldin (6 ricezioni per 72 yard e 1 touchdown), a cui c’è da agiungere la segnatura su corsa di Kaep, scavano un distacco di dieci lunghezze a favore di Frisco. Roddy White (12 ricezioni per 141 yard e 1 TD) segna uno splendido touchdown, ma ci pensa Frank Gore (21 portate per 97 yard e 1 TD) a riportare la distanza in doppia cifra. A due minuti dalla fine Ryan trova Tony Gonzalez e il risultato è sul 27-24 per i Niners. Atlanta tenta l’ultima carta disponibile, quella dell’onside kick e va a segno, conquistando nuovamente il possesso. Il quarterback dei Falcons però non è fortunato e su una carambola il pallone viene recuperato da NaVorro Bowman, che lo riporta in touchdown per 89 yard. Finisce così 34-24 per Frisco, ora per lo meno sicura di una wild card per i playoff. Undicesima sconfitta stagionale per Atlanta.


 Patriots, Colts e Bengals festeggiano i playoff con una vittoria, rispettivamente conto Ravens, Chiefs e Vikings. Baltimore non entra in partita fino all’ultimo periodo, quando è troppo tardi. Tom Brady (14/26 per 172 yard con 1 TD pass) gioca un primo quarto stellare e guida la sua squadra sul 14-0, punteggio ampliato da due field goal di Stephen Gostkowski a cavallo dell’intervallo. Joe Flacco, che forse non avrebbe dovuto giocare per i postumi dell’infortunio della scorsa settimana, inizia malissimo, ma finirà decentemente la sua partita (22/38 per 260 yard con 2 INT), siglando anche il touchdown che apre le marcature dei Ravens e li porta sul 7-20. Ecco però che il touchdown di LeGarrette Blount, il fumble recuperato in end zone da Chandler Jones e il ritorno da 74 yard di intercetto di Tavon Wilson mettono altri 21 punti a tabellone in un amen per i Pats e la vittoria si fa schiacciante: 41-7. New England quasi sicura della seconda piazza in AFC, Baltimore deve vincere contro i Bengals e sperare di uscire vincitrice dalla contesa con Chargers e Dolphins . Il solito, dominante Jamaal Charles (13 portate per 106 yard e 1 TD oltre a 5 ricezioni per 38 yard) sblocca il punteggio a favore di Kansas City contro i Colts, con un touchdown da 31 yard su corsa. L’attacco dei padroni di casa, però, si spegne poi incredibilmente, guidato in maniera sciagurata da Alex Smith (16/29 per 153 yard con 2 INT e un fumble). Per Indianapolis si scatenano Andrew Luck (26/37 per 241 yard e 1 TD pass), ma soprattutto Donald Brown (10 portate per 79 yard e 1 touchdown oltre a 2 ricezioni per 31 yard e un secondo touchdown) e per gli avversari non c’è più nulla da fare. L’ottima difesa, guidata da Jerrell Freeman, autore dei due intercetti a Smith, fa il resto e gli ospiti vincono 23-7. Entrambe le squadre già sicure di una wild card ai playoff. Quale versione di Andy Dalton vedremo ai playoff, quando la palla scotterà di più? Quella meravigliosa dell’Offensive Player of the Month di ottobre o quella terribile delle partite successive al premio ricevuto? Per restare al presente, quella pallida di settimana scorsa o quella assolutamente impeccabile (27/38 per 366 yard con 4 TD pass) di questa? Mistero. Per ora i Bengals mettono in tasca la wild card schiacciando i Vikings con una grandissima prestazione dell’attacco, che mette a bersaglio 35 punti, ed una ancor migliore della difesa, che concede la miseria di 209 yard guadagnate agli avversari e produce una delle peggiori prestazioni di Matt Cassel viste finora (13/27 per 114 yard con 1 TD pass, un fumble e 3 INT, di cui uno ritornato in touchdown da Vincent Rey). La vittoria è nettissima, 42-14 per Cincinnati. Minnesota alla decima sconfitta stagionale.

Cowboys e Eagles si danno un botta e risposta, vincendo contro Redskins e Bears, in attesa dello scontro diretto decisivo della prossima settimana per determinare chi andrà alla post-season. Ancora in corsa i Packers, nonostante la sconfitta con gli Steelers, mentre fuori dalla contesa playoff i Lions. Dallas rischia di buttare al vento due ottimi quarti iniziali, in cui DeMarco Murray (22 portate per 96 yard e 1 TD) e Dez Bryant (4 ricezioni per 73 yard e 1 TD) festeggiano le marcature che portano i texani avanti 14-6 all’intervallo. Kirk Cousins (21/36 per 197 yard con 1 TD pass e 1 INT) trova una connection a dir poco efficace con un devastante Pierre Garcon (11 ricezioni per 144 yard, più della metà di tutti gli altri receiver messi insieme, e 1 touchdown) e Washington riapre incredibilmente la partita sul 14-13 Cowboys. Alfred Morris sigla il touchdown del sorpasso e gli spettri di Dallas tornano a farsi vivi. Tony Romo gioca però un grande ultimo periodo, per altro colto da un mezzo infortunio, e guida i suoi dapprima in raggio da field goal per riaprire il match e poi, nel drive decisivo, al touchdown della vittoria. Decisivo il passaggio per Terrence Williams da 51 yard che apre il campo alla successiva segnatura di Murray. Finisce 24-23 per gli ospiti, che tengono vive le speranze di post-season, mentre i Redskins sono alla dodicesima sconfitta stagionale. L’attacco degli Eagles è semplicemente fenomenale. Al lancio Nick Foles è precisissimo (21/25 per 230 yard con 2 TD pass) e trova i receiver con grande facilità ed efficacia, mentre palla alla mano LeSean McCoy (18 portate per 133 yard e 2 touchdown) e Bryce Brown (9 portate per 115 yard e 1 touchdown) dominano la contesa e portano Philadelphia a segnare ben 47 punti, a cui si aggiungono i 7 guadagnati da Brandon Boykin con l’intercetto a Jay Cutler riportato in end zone. E se Devin Hester provoca il suo primo fumble dopo quattro anni senza palle perse, significa che è davvero una nottataccia. Finisce 54-11 per gli Eagles, che dovranno vincere settimana prossima contro i Cowboys, così come i Bears contro i Packers, per assicurarsi i playoff. Eli Manning non gioca una gran partita (23/42 per 256 yard con 1 TD pass e 1 INT, oltre a una safety subita), ma peggio di lui fa Matthew Stafford (25/42 per 222 yard con 2 INT) e la difesa di New York guida la squadra alla vittoria in overtime. È Will Hill a intercettare il quarterback avversario e riportare il pallone in touchdown per 38 yard per i punti della parità a quota 20, poi nel supplementare ci pensa Manning a portare i suoi in raggio da field goal e Josh Brown mette a segno i punti del 23-20 finale. Detroit dice addio al sogno playoff, che sembrava quasi realtà fino a poche settimane fa, Giants alla sesta vittoria stagionale. Una grande partita di LeVeon Bell (26 portate per 124 yard e 1 touchdown) e Antonio Brown (6 ricezioni per 105 yard), guidati da un buon Big Ben (16/28 per 167 yard con 1 TD pass e 1 INT) portano Pittsburgh alla vittoria contro Green Bay. Non basta il toro dell’Alabama Eddie Lacy dall’altra parte (15 portate per 84 yard e 2 touchdown) ed arriva la settima sconfitta stagionale per i Packers, che dovranno obbligatoriamente vincere contro i Bears per andare alla post-season. La partita è sul 31-31 a pochi secondi dal termine quando Matt Flynn, dalla sua redzone, decide di portare palla alla mano per guadagnare un primo down. Perde però il possesso, con un fumble recuperato da Brett Keisel, e per Roethlisberger è un gioco da ragazzi sul successivo short drive dare palla a Bell per il 38-31 finale.



I Dolphins continuano a cullare il sogno playoff, nonostante la sconfitta contro i Bills, mentre i Chargers fanno un grande passo avanti verso la post-season con la vittoria contro i Raiders. I Broncos, si assicurano un posto tra le prime due di AFC con la vittoria contro i Texans. L’attacco, ma soprattutto l’offensive line, di Miami resta a casa e produce la “bellezza” di 0 punti contro una difesa non certo trascendentale come quella di Buffalo. Le yard prodotte a fine partita saranno 103, quasi la metà di quelle prodotte dalla terribile coppia di runningback dei Bills, composta da Fred Jackson (19 portate per 111 yard e 1 touchdown) e C.J Spiller (20 portate per 77 yard). Il resto lo fa Dan Carpenter, che mette a segno quattro field goal su quattro tentati e chiude la partita sul 19-0 per i suoi. Miami è nella mischia con i Ravens e San Diego per la post-season. I Chargers regolano Oakland, nonostante i due primi quarti siano molto fallosi e la squadra perda ben tre palloni, due con fumble di Philip Rivers e Keenan Allen e uno intercettato da Mike Jenkins allo stesso Rivers. Tutt’altra musica dopo l’intervallo, con Allen che sigla l’ennesimo touchdown della stagione e Nick Novak che porta a quattro i suoi field goal a segno in giornata. I Raiders escono invece dal match e vengono battuti 13-26 per la loro undicesima sconfitta stagionale. I Texans provano in tutti i modi a fare un brutto scherzo a Denver, ma è troppo grande la differenza tra l’attacco guidato superbamente da Peyton Manning (32/51 per 400 yard con 4 TD pass), coadiuvato dagli ottimi Eric Decker (10 ricezioni per 131 yard e 2 touchdown) e Demariyus Thomas (8 ricezioni per 123 yard e 1 touchdown), e quello malamente condotto da Matt Schaub (18/37 per 176 yard con 1 TD pass e 2 INT). Nonostante tutto, i Texans sono sotto solamente di tre lunghezze a fine terzo periodo. Ci pensa però il neo-recordman della Lega per numero di passaggi da touchdown in una sola stagione (51) a portare i Broncos alla vittoria. Un parziale di 21-0 nell’ultimo periodo schiaccia le pretese di rimonta e chiude la sfida sul 37-13 per Denver, alla dodicesima vittoria stagionale. Tredicesima sconfitta in fila per Houston.


Vittorie per Jets, Titans e Rams in tre partite quasi senza pretesa contro Browns, Jaguars e Buccaneers. Non basta un sempre efficiente Josh Gordon (6 ricezioni per 97 yard oltre a una portata per 22 yard) a Cleveland per superare un ottimo Geno Smith (20/36 per 214 yard con 2 TD pass oltre a 10 portate per 48 yard e 1 touchdown), aiutato da Chris Ivory (20 portate per 109 yard) e David Nelson (4 ricezioni per 33 yard e 2 touchdown) a guidare l’attacco dei Jets fino alla vittoria. Un ultimo quarto da 14-3 è abbastanza per superare la fioca resistenza dei Browns e New York vince 24-13 la sua settima partita stagionale. Undicesima sconfitta per gli ospiti. Chad Henne gioca una delle sue migliori partite di quest’anno (24/34 per 237 yard con 2 TD pass e 1 INT), ma i Jags vengono surclassati dalle corse di Shonn Greene (19 portate per 91 yard e 1 touchdown) e Chris Johnson (22 portate per 90 yard), oltre alle ottime ricezioni di Nate Washington (6 per 117 yard e 1 touchdown). 20-16 il finale in favore di Tennessee, che vince la sua sesta partita stagionale, mentre è undicesima sconfitta per Jacksonville. Robert Quinn aggiunge altri tre sack alla sua straordinaria stagione e guida i suoi alla vittoria. Kellen Clemens è preciso (16/20 per 158 yard), Zac Stacy una mina vagante nella difesa di Tampa Bay (33 portate per 103 yard e 1 touchdown) e Greg Zuerlein mette tre field goal su altrettanti tentativi per siglare la vittoria Rams. Non bastano ai Bucs la segnatura di Bobby Rainey e i field goal di Ryan Lindell. Finisce 23-13 per St. Louis, alla settima vittoria stagionale, che condanna Tampa Bay all’undicesima sconfitta.

Broncos, Patriots, Colts, Bengals e Chiefs già ai playoff in AFC, con Dolphins, Ravens, Chargers e Steelers ancora nella contesa. Dall’altra parte Seahawks e Panthers già alla post-season, tante altre slot disponibili da decidersi nell’ultima gara dell’anno. Siamo quasi alla fine, ma manca ancora il meglio di questa stagione NFL!



giovedì 26 dicembre 2013

HACKETT A MILANO: CAMBIO DI EQUILIBRI

Daniel Hackett è forse il maggior talento della nostra Serie A, il play più incisivo del nostro campionato grazie anche alle sue caratteristiche fisiche (199 cm x 94 kg), un giocatore che farebbe la fortuna di molte squadre anche all’estero, il regista di una nazionale che, con i 4 NBA, vale molto di più dell’ottavo posto conquistato agli Europei in Slovenia. 


Daniel Hackett nasce a Forlimpopoli nel dicembre del 1987, figlio d’arte (suo padre Rudy è stato un pivot che negli anni ’80 ha giocato a Forlì, Livorno, Reggio Emilia e Porto San Giorgio), cresce a Pesaro e si trasferisce in America per l’high school. Dopo tre anni di college a South California decide di rendersi eleggibile per l’NBA nel draft 2009 ma non viene scelto da nessuna franchigia, nonostante l’ultima buona stagione in maglia Trojans. Non potendo per regolamento ritornare al college decide di sposare il progetto Benetton e così sbarca a Treviso, dove rimane per una sola stagione non facendo registrare cifre esaltanti, ma sprazzi di talento vengono notati dai dirigenti della Victoria Libertas Pesaro, squadra nella quale si trasferisce e in cui disputerà 2 eccellenti stagioni. Il passaggio a Siena è dell’estate 2012 e nella città toscana Daniel si mette subito in mostra disputando un ottimo campionato culminato con la vittoria dello scudetto e il titolo di MVP Finale scudetto. Nonostante la Mens Sana si sia ridimensionata economicamente Hackett quest’estate ha deciso di rimanere tra le fila bianco-verdi per rivestire il ruolo di leader e guidare la squadra di coach Crespi al nono scudetto, l’ottavo consecutivo. Dopo pochi mesi di campionato però iniziano a circolare voci di mercato sul ragazzo di Forlimpopoli, che viene accostato al Galatasaray. Si parla di un passaggio in Turchia già nel mese di gennaio ma durante una fase di stallo della trattativa (conseguente al rifiuto di un biennale) tra il ragazzo e i leoni di Turchia si inserisce l’Olimpia Milano che, dal punto di vista economico, non deve guardare le spalle di molte altre squadre del nostro continente. È di questi giorni la notizia del passaggio ufficiale tra le file dell’EA7, una notizia che certamente i tifosi senesi non avranno preso a cuor leggero ma che risulta essere un bene per il basket italiano che non deve subire l’addio di un altro campione. 


Perché Hackett ha lasciato la Mens Sana? Una domanda questa a cui si potrebbero dare molte risposte ma a cui solo il diretto interessato può rispondere con verità assoluta. Dati e informazioni alla mano c’è chi parla addirittura di una scomparsa della compagine toscana dal massimo campionato nella prossima stagione per i già citati problemi economici. Non va dimenticata inoltre la presunta multa di 23 milioni di euro comminata alla società dalla Guardia di Finanza a causa di “fatture gonfiate”; il presidente Lazzeroni ha subito dichiarato che questa notizia è frutto di una trovata giornalistica e che in Viale Achille Schiavo non è arrivato nessun avviso a riguardo. La vicenda presenta molti punti oscuri e forse anche una tale questione ha portato il buon Daniel a rivedere i suoi piani di inizio stagione. Per concludere la lunga parentesi legata al denaro è poi vero che i rumors prima dell’ufficialità del trasferimento parlano di una somma pari a circa 500 mila euro che l’Olimpia verserà, una manna per le casse mensanine, aspetto che il giocatore ha peraltro sottolineato nelle parole di ringraziamento alla società. Il numero 23 percepirà una cifra vicina ai 2 milioni di euro netti fino al termine del suo contratto, diventando così il secondo paperone del campionato dietro al suo nuovo compagno Langford. Lo stesso giocatore ha dichiarato in effetti che quello che era in procinto di firmare sarebbe stato il “contratto della vita”, anche se è difficile credergli vista la volontà non troppo nascosta del play di volare negli USA. Una delle questioni principali è stata infatti quella relativa all’NBA escape, la clausola che permette ai giocatori di uscire dal contratto nel momento in cui arriva la chiamata di una delle 30 franchigie d’oltreoceano. Dopo che per alcune ore si è discusso sulla possibilità che il nuovo contratto non prevedesse tale clausola, in realtà questa è stata sottoscritta ma per l’estate 2015. 

Chi ci perde e chi ci guadagna:
La risposta è ovvia: Milano nonostante il grande sforzo economico ha scritturato tra le sue fila il play decisivo che da inizio anno cercava. Haynes e Jerrels non hanno convinto e già da mesi si parlava di una loro sostituzione. Se all’inizio si prospettava il taglio del secondo, negli ultimi giorni a rischiare maggiormente è il ragazzo naturalizzato georgiano, dal momento che in cabina di regia non è arrivato un extracomunitario. Nella città meneghina Hackett ritroverà i vecchi compagni di squadra Kangur (che sembra essersi definitivamente rimesso dal lungo infortunio che l’ha tenuto fuori dai giochi fino a questo momento) e Moss (giocatore dalla grande esperienza, oggi implicato in una storia di violenza sessuale per cui ha recentemente chiesto il rito abbreviato) e coach Luca Banchi, che ne ha saputo sfruttare tutto il valore nella passata stagione. Probabilmente Milano cambierà qualche aspetto del suo gioco e punterà di più sulle qualità individuali del nuovo arrivato che in questa stagione risulta migliorato in tutte le cifre, anche nel tiro da 3, suo tallone d’Achille. Ad inizio anno l’EA7 era data sulla carta come favorita per lo scudetto, la partenza non brillantissima non ne aveva comunque compromesso i piani, con l’acquisto di un giocatore capace di cambiare l’inerzia della partita, particolarmente potente dal punto di vista fisico rispetto a molti pari ruolo, vede il tricolore come un obiettivo ancora difficile da conquistare vista la lunga strada da percorrere ma con la consapevolezza di avere un roster che raccoglie una buona parte della crème che il nostro campionato può offrire. 



Siena si priva invece del suo giocatore fondamentale, di colui che fino a questo momento più degli altri aveva tirato il carretto. Rimane vera l’equazione per cui il singolo è importante ma non fondamentale, però è lampante che, perdendo Hackett, la Mens Sana ha perso l’artefice di molte vittorie di questa stagione. Erick Green ha iniziato a giocare in maniera dignitosa solo da poche partite a questa parte e l’augurio migliore per lui dal punto di vista sportivo è quello di iniziare l’anno nuovo così come sta chiudendo il 2013. Rochestie nelle 16 partite giocate a Biella la scorsa stagione ha dimostrato di avere i requisiti necessari per poter far bene e anche quest’anno quando è stato chiamato in causa ha steccato raramente. Ma Siena non è Biella e le due piazze hanno blasone e obiettivi diversi, non potrà più limitarsi al lavoro svolto fino a questo momento ma è chiamato a fare parecchi straordinari. L’occasione migliore la può sfruttare David Cournooh, giovane play italiano messosi in luce l’anno scorso alla Fortitudo Bologna in Legadue e quest’estate con la selezione giovanile della Nazionale. Nelle ultime partite coach Crespi gli ha concesso più minuti (complice anche l’infortunio e la rinuncia ad Hackett) e il ragazzo di Villafranca di Verona lo ha ripagato con ottime prestazione sia dal punto di vista della regia sia da quello realizzativo. Tra questi 3 playmaker nessuno si avvicina ad Hackett dal punto di vista dell’equilibrio e della mole di gioco creata dalla squadra e bisognerà vedere se la coppia Lazzeroni – Minucci con la cifra incassata si butterà su un play di maggiore esperienza. La possibilità sembra remota (parere strettamente personale) visto che la Mens Sana ha dato l’addio all’Euroleague con la sconfitta patita contro Malaga. Anche quest’ultimo aspetto non è da lasciare in secondo piano nel cammino di avvicinamento Hackett-EA7 visto che proprio la squadra di coach Banchi si è qualificata per la seconda fase del massimo torneo continentale. È vero che non si può parlare di una Siena Hackettdipendente e probabilmente la squadra della città del Palio farà bene sia in Coppa Italia che in campionato qualificandosi per i play-off. Il bello verrà in quel momento, quando alla resa dei conti e con molte partite ravvicinate la freschezza e la caparbietà di Daniel Hackett, come già dimostrato la scorsa stagione, avrebbero fatto comodo.

Aggiornamento Live: esordio di Hackett in maglia Olimpia contro Cremona : 5 punti, 2 rimbalzi e 6 assist nella vittoria 81-66 sulla Vanoli.

mercoledì 25 dicembre 2013

TOP & WORST NBA - EPISODE 8 (16/12 - 24/12)

Best of the East

Best Team: Charlotte Bobcats


Ma che succede in Eastern Conference? A furia di prendere in giro i Bobcats succede che, nella giungla degli orrori capitati finora ad Est, tra i pochi salvi (o almeno salvabili), c'è anche Charlotte. Il record (14-15) non è ancora sopra il 50% di vittorie, ma tanto basta per avere la quinta piazza di Conference. Kemba Walker segna (18.7 punti di media) con regolarità, Al Jefferson è un fattore sotto canestro (16.7 punti e 9.6 rimbalzi) e Gerald Henderson sta giocando ottimamente. In settimana sono arrivate quattro vittorie molto importanti contro Kings, Raptors, Pistons e Bucks, oltre ad un'evitabilissima sconfitta contro i Jazz. Starete pensando che ci sia poco da esultare nell'aver superato solo avversari di medio-basso valore, ma andate ad analizzare, ad esempio, la stagione delle newyorkesi. Se sono così in basso è soprattuttto per le sconfitte contro le franchigie minori. Da cui i Bobcats stanno cercando, a tutti i costi, di uscire.

Best Player: LeBron James

25.4 punti, 6.9 rimbalzi, 6.6 assist di media con un PIE di 21.4% (10% sopra la media) dovrebbero bastare da soli per presentare il Prescelto. In settimana, però, i numeri sono stati anche migliori: 27.5 punti, con il 66% al tiro, conditi da 8 rimbalzi e 7.5 assist di media sono statistiche semplicemente inumane. LeBron si sta confermando il solo padrone di questa Lega, l'unico in grado di decidere le sorti di una squadra praticamente da solo. Miami, dopo un inizio per lo meno balbettante, sta mettendo in fila un successo dopo l'altro. Cinque vittorie consecutive, sette nelle ultime otto giocate, e secondo posto ad Est con il record di 21-6, che sembra destinato a salire sempre di più. Per ritrovare lo scettro di Conference ci sarà da faticare e non poco contro questi Pacers stellari, ma James e compagni sono pronti a battagliare con tutte le loro armi per raggiungerli. E superarli, ovviamente.

Best of the West

Best Team: Los Angeles Clippers

Che bella squadra, questi Clippers. Blake Griffin sta diventando un'infallibile arma da efficaci doppie-doppie (20.9 punti e 10.5 rimbalzi di media), Chris Paul lo era già, ma non ha perso di certo perso il vizio (19.2 punti e 11.3 assist a partita), Jamal Crawford è sempre un fattore in uscita dalla panchina (16.7 punti) e i nuovi arrivati, J.J Redick, Jared Dudley e Darren Collison si stanno dando da fare alla grande. Doc Rivers ha a disposizione un'ottima squadra e sa come farla fruttare al meglio. Negli ultimi sette giorni, solo vittorie per la squadra di Los Angeles. Spurs, Pelicans, Nuggets e T-Wolves sono stati spazzati via con un passivo, tranne nell'ultimo caso, sempre superiore ai 10 punti di distacco. Il record finora (20-9) è ottimo e, tra le eccellenze ad Ovest, vale per ora il quarto posto. Ma è destinato a crescere ancora.

Best Player: Russell Westbrook


Se qualcuno ancora si stesse chiedendo cosa ha fatto la differenza negli scorsi playoff dei Thunder per procurarne un'eliminazione anticipata, beh ha già avuto più di una risposta. Westbrook sta tenendo delle medie incredibili dal suo rientro (21.6 punti, 5.7 rimbalzi e 6.8 assist) e il record di Oklahoma City (22-5) ne giova non poco. In particolare, nella striscia di nove vittorie consecutive, interrottasi solo contro i Raptors la scorsa notte, Russell ha alzato non di poco il suo rendimento e, negli ultimi sette giorni, il play ha segnato 23.8 punti, raccogliendo 8 rimbalzi e smazzando 7.4 assist. Numeri da capogiro, che fanno di lui uno dei giocatori più completi della Lega, oltre che uno delle guardie più forti nel complesso. Se la condizione fisica lo supporterà fino alla fine questa volta, ci saranno anche i Thunder per l'anello.

Best of the Rest

1. Clutching Damian: che Lillard sia uno dei migliori play in circolazione nella squadra più in forma della Lega è ormai assodato. Segnare due canestri vincenti in due partite consecutive, però, è qualcosa di straordinario. Prima il jumper quasi sulla sirena per placare le pretese di vittoria dei Pistons, poi la tripla che sigla il successo contro i Cavs, davanti agli occhi increduli della Quicken Loans Arena. Chapeau.


2. Wizards being magic: li chiamavano i castigatori della Atlantic Division. Knicks, Nets e Celtics fatti fuori una dopo l’altra dalle magie di John Wall e compagni. I ritorni in campo di Bradley Beal, Trevor Ariza e Nenè hanno giovato e non poco nell’economia di gioco di Washington, che ora può veramente sperare nella post-season e, forse, anche in qualcosa in più.

Worst of the East

Worst Team: Brooklyn Nets

Non si può iniziare a complimentarsi per la prima serie di tre successi consecutivi in stagione, che subito i Nets danno una ragione per pentirsi di averlo fatto. Dopo la roboante vittoria del Barclays Center contro i Sixers, con 36 punti di passivo inflitti e una prestazione di squadra finalmente convincente, ecco tre sconfitte in fila a cancellare i progressi fatti. Wizards e 76ers non dovrebbero essere avversari nemmeno preoccupanti per una squadra che ha a roster Deron Williams, Joe Johnson, Paul Pierce, Kevin Garnett e compagnia. Eppure Washington vince anche abbastanza nettamente, mentre Philadelphia, che arrivava alla sfida in striscia negativa da sette gare, resta in partita, forza l'overtime e riesce a portare a casa il match. La sconfitta contro i Pacers non è nemmeno da considerare, Indiana è di un altro livello finora. Lo score di Brooklyn è tragico (9-18), ma il proseguio, se qualcosa non cambia, potrebbe anche essere peggiore.

Worst Player: Victor Oladipo


Vista la nullità giunta finora da Anthony Bennet ai Cavs, gli occhi di tutti sono sull'ex Hoosiers per determinare il Rookie of the Year di quest'anno. La prima parte di stagione non era stata niente male, ma ultimamente Oladipo sta deludendo e non poco. Cinque sconfitte nell'ultima settimana e una sola vittoria contro i Bulls, ma dalla guardia nessuna risposta convincente. 8 punti di media con con un terribile 15/53 al tiro in 28 minuti di impiego sono davvero troppo poco per chi aspira a entrare nel novero dei migliori Rookie della Lega. I Magic sono rimasti sul fondo del barile (8-20) a pari merito con Philadelphia e davanti solo ai Bucks, sono in striscia negativa da tre partite e non sembrano ancora in grado di poter uscire dal tunnel. A meno che Oladipo non decida di svegliarsi e dimostrare a tutti quanto vale.

Worst of the West

Worst Team: Denver Nuggets

Quattro sconfitte consecutive, sette nelle ultime dieci giocate, sono davvero troppe per chi aspira ai playoff ad Ovest. Il record piange (14-13 da 11-6 che era) e ora Denver è a due vittorie di distanza dall'ottavo posto utile, occupato da Golden State. Proprio con i Warriors è arrivata l'ultima debacle di una striscia che comprende Clippers, Suns e Thunder. Nella recente settimana l'unica gioia è capitata contro i Pelicans, poi solo insuccessi in casa Nuggets. Ty Lawson è l'unico che sta giocando a buon livello (17.6 punti e 7.9 assist di media), mentre J.J Hickson e Nate Robinson non sembrano in grado di produrre il salto di qualità in un team ancora senza Danilo Gallinari e con un Kenneth Faried in grande difficoltà. Serve invertire la rotta già dalle prossime due contro Pelicans e Grizzlies se non si vuol lasciar scappare il treno playoff.

Worst Player: Rudy Gay

Quando i Grizzlies si sono liberati di lui, sembrava che dovesse diventare l'uomo franchigia ai Raptors, ma nemmeno in Canada le cose sono andate come ci si sarebbe aspettati. Memphis lo lasciò andare basandosi sui dati statistici di un esperto, il quale sosteneva che guadagnasse troppo per quanto produceva. Sembra che la tendenza non sia cambiata nemmeno nella sua nuova casa, ai Kings. Non è un caso che due delle tre volte che Gay è stato sopra i 20 punti in settimana, tirando in maniera quanto meno decente, siano arrivate due vittorie contro Rockets e Magic, mentre nella pessima prestazione contro i Bobcats (4 punti con 1/6 al tiro), o in quelle non all'altezza contro Heat e Pelicans, Sacramento abbia raccolto solo sconfitte. La domanda che si fanno tutti è: quando troverà una continuità di gioco?

Worst of the Rest

1. Conference Difference (again?): si, di nuovo. Basiamoci però su altri dati. Escludendo per un attimo le prime tre squadre ad Est e ad Ovest abbiamo un tabellino di 123 vittorie e ben 207 sconfitte nella prima, mentre dall'altra parte sono 167 le vittorie a fronte di "sole" 169 sconfitte. Analizzando le prime tre (Pacers, Heat e Hawks; Blazers, Thunder e Spurs) abbiamo invece un record di 59-24 nella Eastern e 67-16 nella Western. Ha ancora senso tenere le Conference divise in questo modo ed escludere tante ottime squadre dai playoff solo perché a Ovest?



2. Not clutching Bucks: Milwaukee quest'anno ha ben poco da chiedere alla sua stagione, se non tanta pazienza ai suoi tifosi in vista del Draft estivo. Eppure in settimana i Bucks hanno offerto delle buone prestazioni, raccogliendo molto meno di quanto avrebbero meritato. La vittoria coi Sixers poteva essere accompagnata da quelle con Knicks, Cavs e Bobcats. In tutti e tre i casi, però, la squadra ha perso dopo aver raggiunto i tempi supplementari. Manca qualcuno che tenga la palla quando scotta di più per tornare, quanto meno, a sorridere. 

venerdì 20 dicembre 2013

WEEK 15 : COLORI, EPISODI ED EMOZIONI

Tantissime emozioni anche in questa Week 15 di NFL, ricchissima di momenti da rivivere! Cadono Broncos, Patriots e Saints, volano Panthers, Seahawks e Chiefs, ma non solo!


Il match sicuramente più elettrizzante è quello tra Packers e Cowboys. Dallas comincia alla grandissima sull'asse Tony Romo (29/48 per 358 yard con 2 TD pass e 2 INT) – Dez Bryant (ricezioni per 153 yard e 1 touchdown), oltre che grazie alle corse di uno scatenato DeMarco Murray (18 portate per 134 yard e 1 touchdown). All'intervallo i texani sono avanti 26-3, punteggio soddisfacente, ma che avrebbe potuto anche essere molto più ampio come dimostrano i quattro, poi diventati cinque nel terzo quarto, field goal messi a segno da Dan Bailey. Nella ripresa si sveglia però anche con Green Bay, soprattutto con Eddie Lacy (21 portate per 141 yard e 1 touchdown) e con la grandissima segnatura di Jordy Nelson, che toglie il pallone dalle mani del difensore in end zone per mettere 7 punti fondamentali a tabellone. Uno scatenato Matt Flynn (26/39 per 299 yard con 4 TD pass e 1 INT) trova poi in Andrew Quarless e James Starks mani sicure a cui affidare due passaggi da touchdown per diminuire ancora lo svantaggio. Quando però si ricompone la connection dei Cowboys e Dez Bryant riallunga splendidamente sul 36-24 la partita sembra finita. James Jones riporta i suoi a cinque lunghezze di distanza, ma ci pensa Romo a regalare il match ai Packers. Con tre minuti sul cronometro, il quarterback lancia in bocca a Sam Shields invece di lasciare che Murray vada palla alla mano per far scorrere il cronometro. Intercetto e Green Bay costruisce magistralmente con Flynn il drive che Lacy convertirà nel touchdown del sorpasso. 37-36, con Dallas che ha un'ultima chance di recuperare. Romo però completa il suo film dell'orrore lanciando nuovamente un intercetto, splendidamente recuperato da Tramon Williams. Finisce così, settima vittoria per Green Bay, settima sconfitta per i Cowboys.

Come detto, grandi vittorie per Chiefs, Seahawks e Panthers su Raiders, Giants e Jets. Che partita che costruiscono ad Oakland un super Alex Smith (17/20 per 287 yard e 5 TD pass), ma soprattutto un indemoniato Jamaal Charles (8 ricezioni per 195 yard e 4 touchdown oltre a 8 portate per 20 yard e un altro touchdown), primo nella storia della Lega a segnare quattro touchdown nel solo primo tempo di gioco. Nei quarti centrali, entrambi chiusisi sul 14-14, i Raiders provano a battagliare con Rashad Jennings (23 portate per 91 yard e 2 touchdown), Andre Holmes e Mychail Rivera, ma un Matt McGloin a corrente fin troppo alternata (18/36 per 297 yard con 2 TD pass i ben 4 INT) spegne la luce nel quarto periodo, regalando un netto successo a Kansas City sul 56-31. Undicesima vittoria per i Chiefs, ora sicuri di un posto ai playoff, decima sconfitta per i Raiders. La Legion of Boom massacra un pessimo Eli Manning (18/31 per 156 yard e 5 INT) e ai Seahawks basta un minimo sforzo per aver ragione di New York. Tre field goal di Steven Hauschka e i touchdown di un Marshawn Lynch in versione beast e di Doug Baldwin non ricevono alcuna risposta dall'attacco dei Giants, soprattutto per colpa delle troppe palle perse dal loro quarterback. A fare la parte dei leoni ci pensano Richard Sherman, due intercetti e un terzo propiziato, e Bryor Maxwell, anch'egli a quota 2 INT. 23-0 il punteggio finale, che vale a Seattle la dodicesima vittoria stagionale, mentre è la nona sconfitta per i Giants. Ci pensa DeAngelo Williams (15 portate per 81 yard oltre a 3 ricezioni per 87 yard e 1 touchdown) a chiudere la pratica Jets per Carolina, aiutato splendidamente da un Cam Newton molto efficace al lancio (16/24 per 273 yard e 1 TD pass). New York è in crescita e lotta fino alla fine per portare a casa la partita, ma il punt bloccato di Ryan Quigley, che di fatto regala un touchdown ai Panthers, e l'intercetto a Geno Smith, che porta Captain Munnerlyn in end zone, non permettono alla squadra di mettere in difficoltà gli ostici avversari. Il finale è 30-20 per Carolina, alla decima vittoria stagionale, mentre arriva l'ottava sconfitta per i Jets.


Gravi sconfitte per Broncos, Patriots e Saints, tre delle formazioni con il record migliore della Lega, al cospetto di Chargers, Dolphins e Rams. Keenan Allen si guadagna una gran fetta del possibile premio di Offensive Rookie of the Year con i due fantastici touchdown segnati a Denver. Dall'altra parte, vista l'assenza di Wes Welker, ci pensa Andre Caldwell a ricevere due volte in end zone i passaggi di un Peyton Manning (27/41 per 289 yard con 2 TD pass e 1 INT) leggermente sotto i suoi standard di eccellenza. Chi spacca la partita a favore di San Diego è però Ryan Mathews (29 portate per 127 yard e 1 touchdown), che porta i suoi avanti 24-10. Caldwell accorcia, ma Manning si fa intercettare nel successivo buon drive offensivo e la partita di fatto termina. 27-20 il finale, Chargers alla settima vittoria stagionale, terza sconfitta per i Broncos. Una meravigliosa presa a una mano di Michael Hoomanawanui, che porta i Patriots avanti 10-0 su Miami, fa dimenticare per un attimo l'assenza di Rob Gronkowski, che però peserà tantissimo poi nell'economia della partita. Tom Brady (34/55 per 364 yard con 2 TD pass e 1 INT) trova in uno scatenato Julian Edelman (13 ricezioni per 139 yard e 1 touchdown) e in un finalmente efficiente Danny Amendola (10 ricezioni per 131 yard) due compagni d'attacco formidabili, ma non riesce a prendere il controllo della partita. È Ryan Tannehill (25/37 per 312 yard e 3 TD pass) a risultare il fattore decisivo nel match, in collaborazione specialmente con Mike Wallace (6 ricezioni per 105 yard e 1 touchdown). Il quarterback porta i suoi a recuperare due volte lo svantaggio subito. A tre minuti dal termine New England è avanti 20-17, ma Tannehill guida magistralmente l'ultimo drive offensivo fino al passaggio decisivo per Marcus Thigpen, che ribalta la situazione e porta avanti Miami. Brady come al solito non molla e porta i suoi nuovamente a ridosso della end zone. È qui che l'assenza di Gronk si fa sentire come un macigno e il quarterback finisce per farsi intercettare da Michel Thomas. Finisce 24-20 per i Dolphins, all'ottava vittoria stagionale, mentre è quarta sconfitta per i Pats. Drew Brees (39/56 per 393 yard con 1 TD pass, 2 INT e 1 fumble) si sveglia solo nel finale e l'attacco dei Saints viene surclassato dalla difesa arcigna dei Rams. In particolare Robert Quinn aggiunge 2 sack (15 totali finora, il migliore in NFC) e un fumble recuperato a una stagione straordinaria finora. Zac Stacy (28 portate per 133 yard e 1 touchdown) aggiunge esplosività ad un attacco ben guidato da Kellen Clemens (14/20 per 158 yard e 2 TD pass) e il gioco è fatto. New Orleans prova a tornare sotto, ma è troppo tardi. Finisce 27-16 per la sesta vittoria Rams finora, Saints alla quarta sconfitta.

Vincono Colts, Niners e Ravens, facendo passi in avanti verso il raggiungimento dei playoff. Che stagione disastrosa quella dei Texans. La dodicesima sconfitta consecutiva arriva a causa di un attacco spento e davvero mal condotto da Case Keenum (18/34 per 168 yard con 2 INT e una safety subita) e di una difesa che non tiene Andrew Luck (19/32 per 180 yard con 2 TD pass e 1 INT), ma soprattutto un rinato Trent Richardson (19 portate per 64 yard oltre a 4 ricezioni per 38 yard e 1 touchdown), alla sua miglior prestazione in maglia Colts. Il mattatore della difesa è invece Robert Mathis, che sale a quota 16.5 sack in stagione, record di franchigia, e abbatte Keenum nella sua end zone, provocando la safety che fissa il punteggio sul 25-3 finale. Colts alla nona vittoria stagionale. Colin Kaepernick sembra tornato sui livelli dello scorso anno (19/29 per 203 yard e 2 TD pass oltre a 4 portate per 42 yard) e San Francisco supera nettamente i Buccaneers. Kaep giova non poco del ritorno di Michael Crabtree, terzo a ricevere un suo passaggio da touchdown in questa stagione dopo Anquan Boldin e Vernon Davis. Quest'ultimo riceve, battendo una safety sullo scatto, uno dei pochi tight-end in grado di farlo, un passaggio del suo QB da oltre 50 yard e sigla i punti del 17-0 iniziale. Mike Glennon con la collaborazione di Vincent Jackson e Timothy Wright trova le segnature che accorciano le distanze a cavallo dell'intervallo. La partita si chiude però quando Eric Page prova una trick play sul ritorno di un punt. La giocata finisce malissimo e Kendall Hunter si lancia in end zone palla alla mano. Sono i punti decisivi per il 33-14 finale. Niners alla decima vittoria stagionale, Tampa Bay alla decima sconfitta. Avere un ottimo kicker può essere decisivo non solo per una partita, ma per un'intera stagione. Chiedere per credere ai Ravens. Justin Tucker decide nuovamente un match dei suoi, mettendo a segno 6 field goal su 6 tentati. Tutti i punti di Baltimore arrivano direttamente dal piede del loro kicker, compresi i tre decisivi che fissano il punteggio sul 18-16 finale. Il calcio decisivo arriva da 61 yard a pochi secondi dal termine ed entra per un soffio, sotto lo sguardo incredulo del pubblico di Detroit. I Lions recriminano sulle molte penalties subite e su un attacco per niente fluido con un Matthew Stafford (18/34 per 235 yard con 1 TD pass e 3 INT) impreciso e un Calvin Johnson stranamente in difficoltà nel ricevere palloni importanti. I Corvi vincono così l'ottava partita in stagione, la quarta consecutiva, mentre Detroit perde il settimo match complessivo.


I Cardinals continuano a sperare nella post-season con la vittoria contro i Titans, mentre passo indietro per Bengals e Eagles contro Steelers e Vikings. Arizona tenta la fuga nei primi quarti di gioco con i touchdown di Rashard Mendenhall (21 portate per 69 yard e 2 TD) e Jake Ballard, tanto che si ritrova avanti 34-17 quando Antoine Cason intercetta Ryan Fitzpatrick e corre indisturbato in end zone. È ancora una volta il quarterback di Tennessee l'ago della bilancia per la sua squadra. Con sei minuti rimasti e sotto di 17 lunghezze guida l'attacco dapprima al touchdown di Michael Preston e poi ad un field goal di Rob Bironas. Sul kick-off successivo i Titans tentano l'onside kick per recuperare il pallone ed avere il tempo di cercare la parità. Bironas se lo gioca alla grande e la palla resta alla squadra di casa. Fitzpatrick, che complessivamente gioca un'ottima partita (36/58 per 402 yard con 4 TD pass e 2 INT), trova nel drive finale nuovamente un passaggio in end zone per Preston, che pareggia il match con dieci secondi rimasti sul cronometro. La mirabolante rimonta viene però resa vana nei supplementari sempre dal quarterback dei Titans, che si fa intercettare ancora una volta da Cason quando è ormai a ridosso del raggio da field goal. Nell'azione successiva Carson Palmer e i suoi avanzano fino a che poi Jay Feely non è in grado di chiudere il match da 41 yard. Finisce 37-34 per i Cardinals, alla nona vittoria stagionale. Nona sconfitta per Tennessee. Basta un primo quarto eccezionale a Pittsburgh per mettere in cascina la sesta vittoria stagionale contro i padroni di Division, i Bengals. Kevin Huber non riesce nel punt sulla propria linea di end zone e agli Steelers, nel possesso successivo, basta affidare il pallone a Le'Veon Bell per il facile touchdown che sbocca il match. Antonio Brown è scatenato e dapprima riceve il passaggio di un preciso Ben Roethlisberger (20/25 per 191 yard con 1 TD pass e 1 INT), poi ritorna un punt per 67 yard per il 21-0 del periodo iniziale. Ci pensano tre field goal di Shaun Suisham a mantenere a debita distanza Cincinnati, prima che nell'ultimo periodo Tyler Eifert e Marvin Jones ricevono i passaggi di Andy Dalton che potrebbero riaprire il match. Finisce però 30-20 per Pittsburgh, che condanna i Bengals alla quinta sconfitta stagionale. Che partita degli attacchi di Philadelphia e Minnesota! Nick Foles sorprende ancora una volta tutti dopo l'intercetto (30/48 per 428 yard con 3 TD pass e 1 INT), aiutato da un DeSean Jacskson in forma strepitosa (10 ricezioni per 195 yard e 1 touchdown), ma non basta ad aver ragione di Matt Cassell (26/35 per 382 yard con 2 TD pass e 1 INT oltre a 3 portate per 19 yard e 1 touchdown), Greg Jennings (11 ricezioni per 163 yard e 1 touchdown) e Matt Asiata (solo 51 yard in 30 attacchi per il sostituto di Adrian Peterson, ma ben 3 touchdown). Avanti 27-9, i Vikings buttano al vento il vantaggio e si fanno recuperare dalla segnatura di Jacskson e dalla splendida one-handed catch di Zach Ertz. Ci pensano due touchdown di Asiata e uno di Cordarelle Patterson nell'ultimo periodo a ripristinare il vantaggio dei Vichingi, non più recuperato da Philly. 48-30 il finale e quarta vittoria stagionale, sesta sconfitta per gli Eagles.

Vincono infine Bears, Bills e Falcons su Browns, Jaguars e Redskins. Jay Cutler inizia nel peggiore dei modi la partita del suo rientro in campo dopo l'infortunio. Dopo i due intercetti subiti da Tashuan Gipson, che riporta il secondo in end zone, però il suo match cambia faccia e si chiuderà ottimamente (22/31 per 265 yard con 3 TD pass). Zack Bowman ricambia i favori e ferma due palloni di Jason Campbell, riportandone anch'egli uno in touchdown. Edwin Baker nel drive successivo firma la parità a quota 17, prima che Martellus Bennet compia un fumble, recuperato da T.J. Ward e riportato nuovamente in end zone per il vantaggio Cleveland. La partita è vibrante e nell'ultimo periodo cade nelle mani dei Bears. Alshon Jeffery compie l'ennesima, straordinaria presa della sua stagione e riporta la sfida in parità, Earl Bennet riceve il terzo passaggio da TD della giornata di Cutler e avvia la fuga, completata poi dalla corsa di 40 yard di Michael Bush fino alla nuova segnatura di Chicago. Il solito touchdown di Josh Gordon, quest'oggi fermato a "sole" 67 yard di guadagno, non basta. Finisce 38-31 per gli Orsi, all'ottava vittoria stagionale. Decima sconfitta per i Browns. Bella partita tra Buffalo e Jacksonville, anche grazie al buon lavoro dei due quarterback (38 passaggi completati su 60 tra EJ Manuel e Chad Henne con 4 passaggi da TD equamente divisi e 3 INT, di cui due per il QB dei Jags), ma soprattutto dei runningback delle due formazioni (30 portate per 147 yard tra Fred Jackson e CJ Spiller per i Bills, 25 portate per 109 yard per Jordan Todman nei Jaguars). Manuel aggiunge alle statistiche precedenti, anche un ottimo touchdown su corsa, che spacca la partita in favore dei Bills. Lo svantaggio di 20-10 all'intervallo viene recuperato da Jacksonville sul 20-20, ma ci pensa Frank Summers a chiudere la sfida sul 27-20. Quinta vittoria per Buffalo, decima sconfitta per i padroni di casa. Sette turnover per Washington nella sfida contro Atlanta. Tre sono di Kirk Cousins (2 INT e un fumble), sostituto fino alla fine della stagione di Robert Griffin, che si accomoda in panchina. Gli altri quattro sono equamente divisi tra Alfred Morris e Santana Moss, che perdono due fumble ciascuno. Da queste sette palle perse nascono 20 dei 27 punti finali dei Falcons. Nonostante questo, una buona prestazione di Cousins nel resto del match (29/45 per 381 yard con 3 TD pass), porta i Redskins ad essere sotto di 7, ma col pallone a disposizione in red zone, a meno di un minuto dal termine. Moss trova il touchdown e il tabellone dice 27-26 per i padroni di casa. Incredibilmente la squadra della capitale sceglie la trasformazione da due punti e non il PAT che significherebbe overtime. Scelta affrettata, perché un Pierre Garcon fino ad allora impeccabile (7 ricezioni per 129 yard e 1 touchdown) si fa anticipare dal rookie Desmond Trufant e la partita finisce con la quarta vittoria stagionale per i Falcons. Undicesima sconfitta per i Redskins.


Broncos e Chiefs sono ora a parito merito nella loro Division (ad oggi andrebbe in semifinale Denver per le vittorie negli scontri diretti) e già qualificate ai playoff, resta da capire chi dovrà passare per il Wild Card Game. I Patriots si devono guardare alle spalle dal recupero di Colts e Bengals se non voglio perdere la seconda posizione in AFC. Dolphins, Ravens e Chargers si giocano l'ultimo posto utile.
I Seahawks sono già sicuri dei playoff e quasi ormai anche della semifinale diretta. Saints e Panthers sono a pari merito della NFC South e solo lo scontro diretto per ora premia New Orleans, in attesa della "rivincita" della prossima settimana. Eagles e Bears per ora guidano le loro Division, ma occhio a Cowboys e Lions. Ultimo posto utile per ora nelle mani dei Niners. Solo due settimane al termine, da godere fino all'ultimo!

mercoledì 18 dicembre 2013

TOP & WORST NBA - EPISODE 7 (09/12 - 15/12)

Best of the East

Best Team: Toronto Raptors


La scelta è ardua in una Conference in cui il record complessivo delle sue squadre è 151-191, nonostante la presenza del team col miglior record della Lega (Pacers 20-3). Meritano però una citazione, almeno questa settimana, i Raptors, che hanno vinto contro Lakers, Sixers e Bulls, fermandosi solo al cospetto della corazzata Spurs. La vittoria a Los Angeles, nella sera del ritorno del Black Mamba sul parquet, è stata propiziata da un super Amir Johnson (32 punti e 10 rimbalzi con 14/17 al tiro) oltre alla buona prestazione di Kyle Lowry e DeMar DeRozan. Quest'ultimo si è ripetuto anche contro Philadelphia (27 punti, 6 assist e 5 rimbalzi). Quella contro i Bulls è stata invece una bellissima vittoria di squadra, infliggendo un passivo di -22 a Chicago. In settimana inoltre Toronto ha tradato Rudy Gay a Sacramento, acquisendo Greivis Vasquez, John Salmons e Patrick Patterson ed è salita a 9-13, issandosi fino al settimo posto ad Est.

Best Player: Kyrie Irving

I Cavs avevano bisogno di rialzarsi ed in fretta, per non perdere un treno più che accessibile verso i playoff. Ci ha pensato il loro giocatore più rappresentativo a dare una sveglia alla squadra. In settimana sono arrivati due trentelli, contro Knicks e Magic, che hanno permesso a Cleveland di racimolare due vittorie fondamentali, dopo quella coi Clippers, per tornare a sperare. La sconfitta contro gli Heat è pronosticabile, non sono queste le partite che i Cavs devono pensare di vincere. I 37 punti contro New York, conditi da 11 assistenze e un +20 di plus/minus, rappresentano una delle migliori prestazioni stagionali di Irving. Ripetutasi per altro nella successiva sfida di Orlando, in cui i punti sono stati 31 e hanno aiutato, con quelli di Dion Waiters, il parziale di 36-24 dell'ultimo quarto, decisivo per la vittoria. Ora Cleveland è a 9-14, di certo non un record ottimo, ma a una sola vittoria dall'ottavo posto che significa playoff.

Best of the West

Best Team: Phoenix Suns

Phoenix aveva conosciuto un periodo in grande spolvero nelle primissime fasi di regular season, poi si era gradualmente spenta e sembrava eclissarsi fuori dalle posizioni che contano. Ecco che, però, le cinque vittorie in fila contro Rockets, Raptors, Lakers, Kings e Warriors hanno riportato i Suns a 14-9, record che ad Ovest vale il sesto posto assoluto. In grande spolvero su tutti sono Eric Bledsoe (19.5 punti e 6.4 assist di media), che ha dimostrato di essere un grandissimo giocatore se gli viene dato il giusto spazio e Goran Dragic (19.1 punti e 6.1 assist di media), da sempre dichiarato come il sostituto di Steve Nash, che non sta deludendo le attese. Anche i sorprendenti fratelli Morris e un Miles Plumlee sempre più presenza e potenza sotto canestro sono parti decisive di un ingranaggio che sta girando alla perfezione.

Top Player: Stephen Curry


Ormai non ci sono più dubbi: Steph Curry è uno dei migliori giocatori della Lega. Resta da capire dove vogliono e possono arrivare i suoi Warriors. Il ragazzo in settimana ha messo 43 punti e distribuito 9 assist contro i Bobcats, 33 punti e 10 assistenze contro i Mavericks, 20 punti e 9 assist contro i Rockets ed infine 30 punti e 7 assist contro i Suns. Eppure i risultati di squadra non sono stati di certo esaltanti, contando che l'unica vittoria negli ultimi sette giorni è arrivata contro Dallas. Nonostante i 24 punti, 4 rimbalzi e quasi 9 assist a partita di Curry, con un notevolissimo 15.2 di PIE, Golden State non sta ingranando come si pensava ed è ferma a quota 13-12, lontana dal 14-10 che vale proprio ai texani sopra citati l'ottavo posto utile per i playoff. La stagione è ancora lunga, ma bisogna iniziare a mettere fieno in cascina se non si vuole arrivare alla fine nel pantano di chi cerca un posto nella post-season. E Curry è il punto di partenza.

Best of the Rest

1. Doc Docet: è tornato, dopo 10 anni sulla panchina dei C's, per la prima volta al TD Garden da avversario. E ne è uscito con una vittoria. Doc Rivers ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei migliori allenatori della Lega e di poter fare la differenza. I Clippers hanno ancora molti problemi, amnesie evitabili, ma il record di 16-9 vale loro il quarto posto a Ovest e il primo nella loro Division, nettamente davanti ai cugini Lakers. Per ora, va bene così.


2. Portland on Fire: i Trail-Blazers stanno mettendo in piedi qualcosa di francamente impronosticabile anche dal miglior indovino. Primi per punti segnati, quinti a rimbalzo, sesti per assistenze, 21 partite vinte e solamente quattro sconfitte, primo record a Ovest e secondo totale dietro i Pacers. 21, su 37, sono anche le triple segnate in settimana ai Sixers, record di franchigia al Rose Garden. Basta per metterli tra le papabili sorprese dell'anno?


Worst of the East

Worst Team: Chicago Bulls

Si sapeva che l'assenza di Derrick Rose sarebbe pesata e non poco sull'economia della stagione dei Bulls. Di qui a farli crollare a nove vinte e tredici perse, a una sconfitta dall'essere fuori dai playoff al momento in Eastern Conference, ne passa, però. In settimana sono arrivate tre tragiche sconfitte contro Bucks, Knicks e Raptors, a fronte di una sola vittoria nella "rivincita" contro Milwaukee. Nelle tre perse la cosa che spaventa davvero è che, al cospetto di retroguardie tra le peggiori nella Lega, Chicago abbia segnato la miseria di 76 punti di media. La squadra al momento si trova al 28° posto complessivo nella Lega per punti segnati, davanti solo a Bobcats e Bucks e dietro anche ai Jazz ultimi ad Ovest. Il solo Luol Deng si avvicina ai 20 a partita, mentre tutti gli altri sono ben sotto la quota. Chi si aspettava una stagione formidabile dei Tori ha visto le sue speranze spegnersi, anche quest'anno, sul fragile fisico di Rose.

Worst Player: Evan Turner

I Sixers, dopo l'ottimo inizio, sono crollati al penultimo posto ad Est. Colpa anche e soprattutto della striscia aperta di sei sconfitte consecutive che ha tremendamente peggiorato il record di squadra (7-18). Evan Turner è ancora il top scorer (19.7 punti), ma non ha di certo vissuto una settimana facile. Agli ottimi 25 punti contro i Clippers, ne sono seguiti solo 37, nonostante i 41 tiri tentati, nelle successive tre sfide contro T-Wolves, Raptors e Trail-Blazers. In particolare contro Portland lo score è stato dei peggiori (3 punti con 1/7 al tiro) e, da uno che dovrebbe essere la prima scelta offensiva, vista anche l'assenza di Michael Carter-Williams per infortunio, ci si aspetta ben altro. Se l'inizio di stagione era stato davvero promettente e le statistiche restano comunque le migliori in carriera, Turner deve continuare a dimostrare le sue qualità per essere un punto di partenza nelle stagioni future dei Sixers.

Worst of the West

Worst Team: Los Angeles Lakers


Nella settimana del ritorno di Kobe dopo il gravissimo infortunio al tendine d'Achille, i Lakers hanno poco altro di cui festeggiare. Le sconfitte contro Raptors, Suns e Thunder hanno fatto scendere la squadra di Los Angeles sotto la soglia del 50% di vittorie, score solo parzialmente migliorato dal successo sui Bobcats ed ora a quota 11-12, che li relega al quart'ultimo posto ad Ovest, lontani da una posizione per la post-season. Se il Black Mamba è ancora ingiudicabile, visto che sta ancora smaltendo i postumi della lunga assenza dai parquet, c'è da sottolineare come il solo Pau Gasol stia avendo una buona stagione (14.4 punti e 9.3 rimbalzi di media), mentre tutti gli altri siano in flessione. Le assenze di Chris Kaman e Steve Nash stanno pesando più del dovuto ma, in generale, questa squadra non sembra attrezzata per lottare con le migliori. Sempre che Bryant non decida il contrario..

Worst Player: Patrick Beverley

Da un playmaker ci si aspetta, nel caso in squadra abbia giocatori come James Harden, Dwight Howard e Chandler Parsons, che "rubano" la maggior parte dei tiri utili, soprattutto una cosa: gli assist. E Beverley, che sta trovando sempre più posto in campo data l'assenza di Jeremy Lin, si trova proprio in questa situazione. Risultato? La miseria di due assistenze a partita. Che il ragazzo sia uno dei migliori difensori nella Lega, non solo nel suo ruolo, va a parziale difesa delle sue scarne statistiche, ma resta comunque il fatto che, in oltre mezz'ora di impiego e con tante individualità di valore, un playmaker dovrebbe essere in grado di donare passaggi utili in quantità. In settimana, le pensanti sconfitte con Blazers e Kings, sono un segnale che a Houston manca ancora qualcosa per fare il salto di qualità definitivo.

Worst of the Rest

1. Washington Injuries: i Wizards sembravano poter finalmente avere un'ottima stagione nelle zone tranquille per la post-season, ma sono subentrati gli infortuni a rendere tutto più difficile. Tre dei giocatori più rappresentativi hanno finora avuto problemi fisici: Bradley Beal ha giocato solo 13 partite, Trevor Ariza 17, Nenè 16. Il solo John Wall non basta, come dimostrano le quattro sconfitte di fila e il record ora ridotto a 9-13, fuori dal discorso playoff.



2. Grizzlies sempre peggio: altre tre sconfitte contro Thunder, Pelicans e T-Wolves spingono Memphis sempre più in basso. 10-13 è lo score finora di una delle squadre ritenute più solide e forti della Lega, nettamente fuori dalla lotta per la post-season ad Ovest. Gli infortuni e la sfortuna stanno facendo la loro parte in questa possibile disfatta dei Grizzlies, ma non tira avanti solo piangendo sul latte versato. Serve ripartire.