Chi
l’avrebbe mai detto. Dopo 9 giornate di regular season in
testa al nostro campionato troviamo la sorprendente Brindisi. Certo,
una buona squadra sulla carta ma pronosticare i pugliesi in testa
dopo due mesi era più che un azzardo. Vediamo allora di analizzare
le caratteristiche di questa bella sorpresa a partire dal primo
condottiero: il coach. Piero Bucchi è un allenatore
di esperienza che da 19 stagioni siede sulle panchine dei vari
palazzetti d’Italia; Rimini, Treviso, Roma, Napoli e Milano sono
state le tappe precedenti al viaggio in terra brindisina. A Milano
aveva raccolto 2 finali scudetto consecutive mentre durante il suo
terzo anno una serie di sconfitte gli sono costate il posto a favore
di Dan Peterson. Decide di ripartire da Brindisi, Legadue, nel maggio
2011 e riporta subito la squadra in Serie A per poi, la scorsa
stagione, ottenere una storica salvezza con anche la partecipazione
alla Coppa Italia. La Milano dell’ultima stagione targata Bucchi
era davvero poca cosa, soprattutto se messa in confronto con la
Brindisi che quest’anno abbiamo il piacere di ammirare.
Il
presidente Marino e il DS Nicolai hanno costruito una squadra dalle
grandi potenzialità, fatta di bocche da fuoco che si mettono in
mostra di domenica in domenica con anche delle percentuali da mal di
testa per gli avversari. Sfogliando i nomi del roster ad inizio anno
si rimaneva abbastanza confusi visti i trascorsi dei molti stranieri
che sembravano più delle scommesse che dei veri leader, ruolo che,
in effetti, poteva essere ritagliato per Massimo Bulleri.
Dopo la stagione a Venezia il Bullo ha deciso di
ricominciare in una piazza dal progetto interessante, senza comunque
la garanzia di partire in quintetto o di poter giocare molti minuti.
Eccetto i giovani Leggio e Morciano gli
altri italiani sono Zerini e Formenti,
entrambi confermati ed entrambi eroi della promozione in Serie A di 2
stagioni fa. Il primo è un’ala che può giocare all’occasione
anche da centro visti i 205 cm per i 110 kg. Classe ’88 il
fiorentino non ha grandi cifre ma il suo apporto in campo spesso si è
fatto sentire più con le stoppate che con i rimbalzi. Matteo
Formenti invece ha fatto la gavetta nelle serie minori a Casale, per
poi fare un paio d’anni a Cremona in Serie A prima di accettare
l’offerta di Brindisi per la Legadue. Guardia, l’anno scorso non
ha inciso più di tanto e quest’anno la solfa non è cambiata poi
così tanto visti i nemmeno 10 minuti di media sul parquet. Il
capitolo italiani è chiuso e rimane dunque un po’ di sconforto
pensando alla più bella sorpresa del campionato che però non vede
in prima linea i nostri portacolori. Si potrebbe parlare di molte
cose a proposito dei troppi stranieri presenti nel nostro campionato,
stranieri che oscurano gli italiani, in particolare i più giovani,
ma non è questa la sede per discuterne. Bisogna comunque prendere
atto che molte società, se non tutte, nel loro quintetto hanno 1, al
massimo 2 italiani, mentre gli altri sono chiamati ad entrare dalla
panchina. Questo è il nostro basket oggi, il bivio davanti cui ci si
trova è sempre lo stesso: alzare il livello della squadra comprando
gli americani e lasciando gli italiani a fare i gregari o costruire
una squadra più azzurra rischiando di non arrivare agli obiettivi
prefissati ad inizio anno? A voi la risposta.
Tornando
a parlare della Enel è giusto ora lanciarsi alla scoperta dei
numerosi coloured ma una parentesi obbligatoria va
riservata all’ala 28enne Miroslav Todic. Il
bulgaro ha calcato soprattutto i campi di Germania, Grecia e Cipro,
ma un’esperienza importante è stata la stagione italiana a Forlì,
in Legadue, dove si è messo in mostra con 15,7 punti di media. Dopo
un anno in Ucraina ha deciso di tornare nel nostro Paese dove questa
stagione non sta sfigurando (pur non riuscendo a ripetere le
percentuali con cui lo avevamo lasciato) e anzi in certe partite è
stato uno dei punti di riferimento offensivi per la sua squadra. È
ora di parlare dei veri bomber della squadra, dei protagonisti
principali della bella favola pugliese, di coloro che stanno
crivellando i canestri di tutta Italia. Il primo è Alade
Aminu, pivot titolare della squadra. Arriva dalla Turchia, più
precisamente dal Karsiyaka Izmir (dove ha partecipato anche
all’Eurochallenge), dopo aver passato un paio di stagioni a Chalon.
È nato ad Atlanta ed è un prodotto di Georgia Tech, ma grazie al
passaporto nigeriano è tesserabile sfruttando l’accordo di
Cotonou. È tutt’altro che un centro immobile e anche tatticamente
non è certo tra i più indisciplinati. Le cifre parlano di 9.3 punti
di media in meno di 22 minuti ma, e questo vale per molti altri
giocatori e non solo della Enel, molto del suo potenziale è messo in
mostra nel lavoro oscuro che fa nell’area colorata contro i pivot
spesso più bassi e meno atletici di lui. Michael Snaer è
un classe ’90 uscito quest’anno da Florida State dopo 4 stagioni
di NCAA. Guardia/Ala, il numero 21 si presenta con cifre interessanti
soprattutto dall’arco dei 6,75 da dove ha quasi sempre viaggiato
ben oltre il 35%. Quest’anno è salito per quanto riguarda i
canestri da dentro l’area ma è calato da 3 e tra tutti gli
americani di nascita è quello che si è meno messo in mostra fino a
questo momento. Folarin Campbell, nato in Maryland e con
passaporto nigeriano, è una guardia da 27 minuti e 10.6 punti
quest’anno. Uscito da George Mason arriva a Rieti per un anno, poi
un paio di stagioni in Germania e quindi ritorna nel nostro Paese, in
Legadue, a Casale e S. Antimo. Un paio di campionati in Lettonia e
poi, da buon figliol prodigo, ancora nel Belpaese per la stagione
corrente. Giocatore con una discreta esperienza, ha cifre
interessanti sia da 2 che dalla lunga; entrando dalla panchina riesce
a dare una scossa alla sua squadra senza far rimpiangere i suoi
compagni. Da notare come possa essere un’arma quasi infallibile nei
finali di partita punto a punto vista la quasi infallibilità ai
liberi. Ron Lewis è l’altra guardia brindisina.
Il ragazzo di Chicago si presenta nella città adriatica dopo aver
girato mezza Europa cambiando squadra ogni anno e collezionando
sempre una media punti che dire alta è un eufemismo. Arriva dal
Portogallo portando in dote un bagaglio da 18 punti con oltre il 60%
da 2; quest’anno la media si è abbassata e infatti il suo massimo
stagionale parla di 16 punti. Il nostro campionato risulta essere
indubbiamente più duro rispetto a quelli in cui ha militato ma il
talento non gli manca e l’esperienza nemmeno. Se si accenderà la
Enel non avrà il benché minimo problema a far brillare la sua luce
durante il resto del campionato.
È
una delle due note più positive e determinanti della squadra, ala da
203 cm per 100 kg proveniente dalla Guinea: Delroy James.
Partito un po’ sottotono nelle prime partite di campionato con
l’andare della stagione ha conosciuto sempre meglio la Serie A e,
ad oggi, è forse il pericolo numero uno per le difese avversarie.
Dopo il quadriennio in crescendo a Rhode Island vola in Israele,
rampa di lancio europea per molti giocatori. La stagione è buona e
Delroy decide di tornare in America, in D-League, a Tulsa. A scovarlo
sono i dirigenti di Ferentino che lo portano in Ciociaria per la
stagione 2012-‘13 e qui colleziona 31 presenze con 17 punti di
media. Ala alta e fisica, è un’arma importantissima a rimbalzo e
spalle a canestro ma anche da fuori ha dimostrati di avere una buona
mano. James è giocatore potenzialmente devastante visti i mezzi
fisici e atletici. Bucchi lo utilizza con un minutaggio alto e ciò
significa che è uno dei perni della squadra e non potrebbe essere
altrimenti per un ragazzo che sta mettendo in difficoltà tutti i
pari ruolo. Ma l’uomo in più di questa prima parte del campionato
è stato senza dubbio Jerome Dyson. Play (soprattutto)-
guardia di Rockvilledi 26 anni, è in Europa solo da 2 stagioni.
L’NCAA a Connecticut e la D-League a Tulsa gli valgono la chiamata
NBA da parte di New Orleans in cui disputa 9 partite con 20 minuti di
media e 7,4 punti. Holon è la tappa che sceglie nell’estate del
2012 e all’Hapoel (squadra che all’Italia sta dando sempre più
americani) fa la parte del leone mettendo a referto più di 20 punti
di media in campionato e poco meno in Eurochallenge, risultando alla
fine dell’anno il top scorer del campionato
israeliano della scorsa stagione. Dyson è un giocatore
che sa colpire da vicino sia in penetrazione che dalla media, senza
dimenticare il fatto che un tiro su 3 dall’arco riesce sempre ad
insaccarlo. I 16,6 punti di media unita al 17,8 di valutazione sono
numeri che non lasciano spazio ad altri commenti. Play completo e
anche di una certa altezza è arrivato da sconosciuto ma è riuscito
subito a far innamorare i tifosi pugliesi che non possono che sperare
che il suo stato di grazia continui il più a lungo possibile. È
senza dubbio il giocatore che rappresenta meglio questa squadra che
sa correre, giocare sui ritmi alti, essere precisa quando serve e
mettere peso sotto canestro se necessario. Non si può sapere per
quanto Bucchi e la sua banda riusciranno a mantenere la vetta ma,
ricordando ciò che si è visto l’anno scorso con Varese, oggi non
sarebbe azzardato pensare ad una Brindisi in forma per tutto il
campionato senza cali di concentrazione cercando poi di andare il più
avanti possibile ai play-off. Alla società, ai ragazzi e ai tifosi
non resta che sognare, nello sport tutto è possibile e, se il gruppo
creatosi non subirà scossoni e il gioco mostrato fino a questo
momento continuerà ad invadere i palazzetti, a quel punto sarà
difficile per le avversarie spegnere la luce all’Enel.
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