Cincinnati, domenica 8 dicembre, week
14 della NFL. Si sta giocando una partita di regular season con importanti
implicazioni per i playoff. Sono in campo gli special team di Indianapolis
Colts e Cincinnati Bengals. La palla viene calciata in aria da Mike Nugent,
kicker dei Bengals, compie tutta la sua parabola, fino a cadere nella mani di
un ragazzo del Kenya che, appena quattro mesi prima, non sapeva nemmeno come
indossare il paraspalle: Daniel Adongo.
Daniel ha compiuto una delle
trasformazioni più emozionanti che il football americano abbia mai visto.
Grazie ad un’impressionante etica lavorativa, un’enorme forza di volontà ed un
fisico che sembra sia stato scolpito nel marmo, è passato, in soli quattro
mesi, dall’essere una stella del rugby professionistico ad un linebacker NFL. Nessuno
avrebbe pensato che potesse mettere piede in campo in questa stagione, eppure
Adongo, lavorando costantemente per reprimere i suoi istinti da rugbista, è
riuscito in un’impresa davvero storica.
Il ventiquattrenne keniota ha visto
premiati i suoi sforzi in allenamento proprio in un match importante come Colts
– Bengals, nel quale ha giocato una dozzina di snap negli special team, in
situazioni di kickoff, kickoff return e punt return. Ha mostrato buoni blocchi,
una notevole forza fisica e una grande reattività quando ha recuperato il
calcio sopracitato che gli stava scivolando tra le braccia.
Il general manager Ryan Grigson ha
sempre creduto nelle potenzialità di Daniel e non si è mai spaventato di fronte
al fatto che non avesse mai giocato a football. Quando, a luglio inoltrato, è
arrivato al training camp dei Colts per il primo allenamento, direttamente
dalle visite mediche, i coach non sapevano cosa fare con un ragazzo che faceva
fatica a catturare la palla, che non conosceva nemmeno uno schema e tantomeno
sapeva lanciare l’ovale. I giocatori lo guardavano con curiosità, avevano
sentito parlare della sua forza bestiale, quasi distruttiva, ma sorridevano nel
vederlo vestito con una maglietta coloratissima, arancione e gialla. I coach,
per verificare le sue capacità, decisero di fargli provare i test basici, di
tipo fisico. Sul salto in lungo da fermo ha fatto registrare 3.35 metri, una misura
che sarebbe valsa la top 10 nel Combine 2013. Il secondo test a cui fu
sottoposto fu il “3 cone drill”, uno slalom tra i coni per testare i cambi di
direzione e la velocità dei piedi. Coach Chuck Pagano, osservando la potenza di
Adongo, disse stupefatto a Grigson che i Colts potevano ritenersi fortunati ad
averlo firmato, perché chiunque l’avesse visto avrebbe voluto accaparrarsi
un’atleta di tal genere.
E ora dopo un lungo lavoro, iniziato
nella practice squad dei Colts, Adongo è finalmente sceso in campo. I suoi
compagni affermano che è sempre uno dei primi ad arrivare al campo di
allenamento e sempre uno degli ultimi a lasciarlo, ha passato tutti i giovedì
(suo giorno libero) al campo a guardare filmati delle partite e i suoi compagni
provare gli schemi, il venerdì sera rimaneva fino a tardi coi coach della
difesa per imparare il gioco il più velocemente possibile. Ha lavorato molto in
palestra e ha aumentato la sua massa muscolare di 14 kg. Il suo tablet è pieno
di highlights di altri giocatori da emulare, l’obbiettivo è quello di rendere
Adongo un temibile pass rusher, veloce e mostruosamente forte.
E’ rispettato dai suoi compagni e
riceve tutto l’aiuto di cui necessita, è un ragazzo onesto e disponibile per
tutta la squadra. Bisogna pensare che oltre a non conoscere le regole ad inizio
anno, scendere in campo a dicembre significa giocare con temperature basse, ma
anche contro gli elementi Daniel ha dato prova di essere un ragazzo preparato.
Prima della partita contro i Bengals si è allenato tutta settimana con una
maglia a maniche corte sotto i paraspalle, anche se una tempesta di neve si
stava abbattendo su Indianapolis. Il suo obbiettivo era quello di acclimatare
il suo corpo alle temperature più basse mai provate.
Prima del match un suo compagno, Da’Rick
Rogers, lo ha caricato dicendogli di mettere in campo la stessa intensità che
metteva in allenamento, di giocare duro, giocare veloce e che nessuno avrebbe
potuto fermarlo. Adongo arrivato allo stadio, ha trovato posto nello
spogliatoio, si è seduto in disparte ascoltando la musica, pensando e ripensando
a milioni di cose.
La partita è stata fruttuosa, sarebbe
stato bello se fosse sceso in campo come outside linebacker, per provare a
sackare Dalton, ma ha dato comunque il suo importante contributo negli special
team. Sulla sideline ha parlato spesso coi veterani, ammettendo come il gioco
andasse molto più veloce che in allenamento. Finita la partita si è tolto casco
e paraspalle e si è rimesso i suoi vestiti colorati. Sulla strada di casa
sembrava tra le nuvole, aveva recuperato un calcio, schiantato a terra due
avversari coi blocchi ed era entrato nel libro delle statistiche NFL.
Quello che doveva essere solo un sogno,
si è materializzato. Siamo solo agli inizi, ma Daniel Adongo potrebbe diventare
davvero un giocatore devastante, semplicemente: unstoppable.
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