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domenica 20 aprile 2014

PLAYOFF NBA - PREVIEW WESTERN CONFERENCE

La regular season è stata esaltante ed emozionante come poche volte nel passato recente NBA, ma i playoff saranno altrettanto elettrizzanti? La Western Conference ai blocchi di partenza presenta otto possibili regine per una sola corona. Nessuno è perduto e nessuno ha già vinto, non qui, non in queste sfide. Per diventare padroni ad Ovest servono altre dodici vittorie. Che lo spettacolo cominci.

SAN ANTONIO SPURS (1) – DALLAS MAVERICKS (8)


Alla Vigilia

San Antonio ha sbaragliato ancora una volta tutta la concorrenza e si è presa il primo posto nella Western Conference, per altro insieme al miglior record della Lega. Dallas ha perso il settimo posto al suono dell’ultima sirena, ma non è quella franchigia che puoi prendere sotto gamba. Gli Spurs hanno più fame di tutti dopo gara 7 delle scorse Finals, ma Dirk Nowitzki ha solo poche cartucce valide ancora da sparare. Il derby texano sarà una serie per cuori forti.

Match-Up & Uomini Chiave

Certo, non sarà facile per nessuno battere gli Spurs. Una squadra immortale, guidata magistralmente da coach Popovich, con tante individualità di livello che prima di tutto, però, sono al servizio del collettivo. I precedenti stagionali dicono sweep di San Antonio e Dallas senza gioie. Nowitzki non è andato oltre al 50% al tiro né in match-up con Boris Diaw, né in match-up con Tiago Splitter. Kawhi Leonard ha fermato quasi ogni insidia proveniente dal funambolico Monta Ellis, costringendolo a un modesto 9/19, mentre Tony Parker è stato lasciato libero di segnare con troppa facilità da chiunque se lo prendesse a carico. Il francese ha per di più reso Josè Calderon pressoché inefficiente (4/19). San Antonio ha surclassato gli avversari tanto a rimbalzo quanto per numero di assistenze. Il risultato è un +11.5 di plus/minus medio nelle quattro sfide giocate e vinte dagli Spurs. Che squadra.

Pronostico

4-1 SAN ANTONIO

Due grandi squadre, forse i Mavs avrebbero meritato uno scontro più alla portata per potersi giocare qualche chance in più di avanzare al turno successivo. Contro questi Spurs, però, c’è davvero poco da fare.


OKLAHOMA CITY THUNDER (2) – MEMPHIS GRIZZLIES (7)


Alla Vigilia

E’ il terzo anno consecutivo che l’efficienza offensiva e difensiva dei Thunder sono entrambe tra le prime dieci della Lega. OKC sta diventando una macchina da guerra sullo stile Spurs. Tra le loro fila c’è, per altro, il miglior giocatore di questa stagione, Kevin Durant. Dall’altra parte abbiamo una squadra che fatica a segnare con regolarità, ma che, se si tratta di chiudere agli avversari la via del canestro, le sa suonare a tutti. Guidata dal miglior difensore della scorsa stagione, Marc Gasol.

Match-Up & Uomini Chiave

I Grizzlies, dopo aver estromesso i Thunder lo scorso anno dai playoff, hanno sofferto nelle sfide di regular season. Conley, Prince e Randolph hanno tirato con meno del 40% contro Oklahoma City, ma l’unione fa la forza, tanto che, nei minuti giocati insieme, il loro offensive rating dice 116.8 punti ogni 100 possessi. Prince è stata la chiave di volta per fermare, nel limite del possibile, Durant, tenuto almeno ad un 40% al tiro. Quest’ultimo, soprattutto da oltre l’arco, ha sofferto moltissimo la difesa degli Orsi. Chi ha fatto il bello e il cattivo tempo contro la retroguardia di Memphis è Russel Westbrook: 130.4 punti ogni 100 possessi con lui sul parquet. Contro il duo Randolph – Gasol, Steven Adams è stato un fattore a rimbalzo offensivo (13 in 22 minuti), ma Kendrick Perkins è riuscito a fermarli al meglio dall’altro lato del campo. Il bilancio stagionale dice 3-1 per Oklahoma City, ma la serie pare comunque equilibrata in molti suoi fattori.

Pronostico

4-3 OKLAHOMA CITY

Anche per un fenomeno come Durant, la difesa dei Grizzlies al completo sarà un serio problema. Memphis venderà cara la pelle prima di abbandonare, probabilmente, la contesa in favore degli avversari.


LOS ANGELES CLIPPERS (3) – GOLDEN STATE WARRIORS (6)


Alla Vigilia

La sfida del talento spregiudicato tra due delle sorprese di questi ultimi anni. Doc Rivers ha trasformato i Clippers da un’oasi della grande giocata ad un paradiso del buon basket, tanto che il net rating dei suoi dice +7.3. Che cambi anche la loro tendenza negativa in post-season? I Warriors sono stati, stranamente, discontinui e incapaci di racimolare il record che si aspettavano alla vigilia, ma restano tra le avversarie più temibili del lotto. Soprattutto viste le straordinarie prestazioni dello scorso anno ai playoff.

Match-Up & Uomini Chiave

Los Angeles ha il miglior attacco e la settima miglior difesa della Lega. Offensivamente i Clips hanno segnato più punti contro i team dal record positivo rispetto a quelli col record negativo, unici a riuscire nell’impresa. Golden State ha la terza miglior difesa complessiva ed è pronta a battagliare su ogni pallone utile, nonostante Chris Paul abbia nei californiani la sua vittima preferita, avendo segnato 28 punti di media negli scontri diretti. I Warriors hanno in Andre Iguodala la loro cartina di tornasole: il net rating si alza di 13.7 punti con lui sul parquet. Curry è una furia da oltre l’arco contro i Clippers, tanto da tirare con il 58.6% quando li affronta, indifferentemente dal marcatore. David Lee ha qualche difficoltà nel tenere a bada DeAndre Jordan, ma se la cava assai meglio su Blake Griffin, limitato al 38% al tiro nel match-up. Senza Andrew Bogut, infortunatosi di recente, la situazione sotto canestro sarà però molto complessa per i Warriors. In stagione regolare il bilancio è sul 2-2, la sfida è apertissima.

Pronostico

4-2 LOS ANGELES

Fosse stato lo scorso anno il pronostico sarebbe stato l’esatto opposto. Con Doc Rivers in panchina e una squadra in fiducia, i Clippers possono oltrepassare lo scoglio. Non senza difficoltà però.


HOUSTON ROCKETS (4) – PORTLAND TRAIL BLAZERS (5)


Alla Vigilia

Se ai playoff della scorsa stagione ai Rockets è mancato lo spunto vincente, quest’anno possono davvero ambire a qualcosa di grande. Houston non teme alcun avversario, ha battuto tutte e quattro le migliori di questa regular season e ha un attacco da far invidia a chiunque. Portland ha sofferto molto a metà stagione, ma, dopo l’ASG, ha migliorato alla grande la sua difesa. Perdendo le posizioni di testa si è assicurata un difficile scontro nella serie d’apertura, ma se gioca come ad inizio stagione non si pone limiti.

Match-Up & Uomini Chiave

James Harden sta diventando un maestro della penetrazione e del tiro da fuori, tanto che Houston prende il 72.7% delle sue conclusioni da queste aree di tiro. Portland, però, permette agli avversari di prendere solo il 20.9% delle loro conclusioni da oltre l’arco. Harden ha segnato 30.3 punti di media contro i Blazers, ma, anche nel caso venga limitato, ci pensa Dwight Howard, che segna 25.5 punti di media negli scontri diretti. Il quintetto base del team dell’Oregon ha un plus/minus di +36 in 72 minuti di impiego contro i Rockets, mentre ogni altro quintetto abbassa tremendamente il dato a -62 in 125 minuti. Nicolas Batum quest’anno ha corso tantissimo, ben 348 chilometri, più di tutti nella Lega. Patrick Beverley è un gran difensore e ha limitato i danni su Damian Lillard, concedendosi per altro ben 7 rimbalzi offensivi nel match-up. LaMarcus Aldridge non è rimasto a guardare nel frattempo: 26.8 punti e 15.5 rimbalzi di media contro Houston. I precedenti in regular season dicono 3-1 per i Rockets.

Pronostico

4-2 HOUSTON


Portland non sembra ancora pronta per l’ennesimo salto di qualità e Houston ha un team davvero forte e competitivo. Potrebbe scapparci la sorpresa, ma non è pronosticabile.

sabato 19 aprile 2014

PLAYOFF NBA - PREVIEW EASTERN CONFERENCE

Ora non si scherza più, nemmeno nella Eastern Conference. Dopo un anno grottesco, fatto di orrori e sconfitte più che di pregi e vittorie, sono esplosi i dubbi su una possibile rivisitazione di tutto il metodo di funzionamento della NBA. Ora, però non è il momento di perdersi in inutili chiacchiere. E’ il momento di scendere sul parquet e dimostrare a tutti quanto si vale, di poter ambire all’anello. Quattro sfide, otto squadre. Ne rimarrà solo una.

INDIANA PACERS (1) – ATLANTA HAWKS (8)


Alla Vigilia

Tutto parla a favore di Indiana, anche se è sempre meglio non saltare a facili conclusioni. L’attacco dei Pacers ultimamente è in crisi nera (100.2 punti ogni 100 possessi dopo l’ASG), ma la squadra è solida e in difesa sa come chiudersi come una cassaforte (96.7 punti ogni 100 possessi avversari). Gli Hawks, tanto difensivamente quanto offensivamente, sono nella media, anche se il net rating dice -0.7 complessivo. Un dato non proprio incoraggiante. 56-26 Pacers, 38-44 Atlanta. Almeno in teoria, non c’è partita.

Match-Up & Uomini Chiave

Occhio, però, alle teorie. Atlanta, insieme agli Spurs, è l’unica squadra ad aver vinto in doppia cifra di distacco in casa dei leader della Eastern. Non solo, ma è stata la migliore tra le squadre ad Est nei confronti contro i Pacers ed ha inflitto loro ben 10.3 tiri da tre punti a segno di media in quattro scontri. Paul Millsap sarà ingabbiato tra Roy Hibbert e David West, quindi ci sarà poco da fare per lui, anche se il miglior difensore di Indiana non è andato forte nel pitturato dei Falchi finora (4/19). Tutt’altro si può dire per West, ottimo su entrambi i fronti quando incontra Atlanta, ma è Paul George l’uomo giusto per sbloccare la serie e dirigerla verso i binari che tutti si aspettano. Pero Antic è chi può mettergli maggiormente i bastoni tra le ruote, visto il suo stato di forma e i 17 punti di media inflitti nel computo delle sfide in regular season, che tra l’altro si sono chiuse con un bilancio in parità: 2-2.

Pronostico

4-1 INDIANA PACERS

Gli Hawks potranno fare un colpaccio nelle prime due sfide, ma probabilmente si scioglieranno con l’andare della serie. Indiana cercherà di chiudere la pratica agilmente per concentrarsi sul turno successivo.


MIAMI HEAT (2) – CHARLOTTE BOBCATS (7)


Alla Vigilia

Fossi un tifoso dei Bobcats nemmeno ci crederei. Da zimbello della Lega a serie di playoff contro gli Heat non è un salto da poco. Anche se, probabilmente, il sogno non durerà a lungo. LeBron quasi sicuramente non vincerà il titolo di MVP della stagione regolare, ma vuole dimostrare che ormai sono i playoff il suo vero regno. Dall’altra parte Al Jefferson sta facendo sfracelli ultimamente, la squadra è giovane e di talento, ma lo sweep in stagione regolare suona come un presentimento. O una sentenza.

Match-Up & Uomini Chiave

Charlotte si sta dando da fare per chiudere le porte della sua difesa, ma se sarà Michael Kidd-Gildchrist a marcare il Prescelto saranno dolori: 18/30 concesso e 6 falli commessi in meno di mezz’ora di match-up. James è il centro focale di Miami, ma chi ha fatto particolarmente bene contro i Bobcats in stagione sono state le guardie degli Heat e, su tutti, Mario Chalmers. Gli uomini della Carolina hanno, a perno attorno cui far ruotare i loro talentuosi e giovani uomini, Al Jefferson. Il centro ex Jazz ha tirato in stagione regolare con il 68% quando ha fronteggiato Chris Bosh. Occhio, quindi, soprattutto a lui. E’ strano come la peggior franchigia della Lega in termini rimbalzi sia riuscita a raccoglierne qualcuno in più dei Bobcats quando li ha affrontati. Altro motivo per cui i quattro successi stagionali di Miami sono arrivati con una media di 10 punti di scarto, non proprio un divario facile da ricucire.

Pronostico

4-0 MIAMI HEAT

Non ci sarà storia fin dalla prima palla a due. Per dare l’ennesima gioia di quest’anno al proprio pubblico, ai Bobcats, servirà un’impresa. Per andare oltre questa serie… non c’è neanche da pensarlo.


TORONTO RAPTORS (3) – BROOKLYN NETS (6)


Alla Vigilia

I Nets sembra abbiamo voluto evitare i Bulls, lasciando ai Wizards l’onore e l’onere del quinto posto. Ma contro questi Raptors c’è poco da scherzare. Toronto attacca benissimo, garantendo 105.8 punti ogni 100 possessi, e difende benissimo, lasciando 102.4 punti ogni 100 possessi avversari. Brooklyn non riesce a fare altrettanto. In base a questi dati sarebbe tra le squadre di medio-basso livello. Certo però, tutti i giocatori che ha a roster sono abituati a vincere. Anche ai playoff.

Match-Up & Uomini Chiave

Per scacciare ogni timore i canadesi potrebbero affidarsi al talismano Patterson: tra Kings e Raptors, l’ala è a quota +75 nel suo plus/minus stagionale contro i Nets. Ci sarà poi da sperare nel talento di Kyle Lowry, che ha segnato 22 punti di media contro Brooklyn ed ha trovato praterie nel pitturato avversario (8.5 punti a partita in the paint). Gli uomini fondamentali per Brooklyn, se vuole oltrepassare lo scoglio, sono Deron Williams e Paul Pierce. Il primo ha garantito 117 punti ogni 100 possessi nelle sfide contro Toronto quando era sul parquet, dato che crolla di 19 lunghezze quando era seduto in panchina. Il secondo, in regular season, è stato l’unico in grado di tenere a bada Lowry ed il miglior realizzatore della truppa di Jason Kidd contro i canadesi. Le statistiche, tanto quanto i precedenti stagionali (2-2), lasciano la serie aperta a qualsiasi risultato.

Pronostico

4-2 BROOKLYN NETS

I Nets cercheranno di forzare una delle prime due uscite in Canada per assicurarsi il fattore campo. Probabilmente si uscirà da gara 4 sul 2-2. Poi la decideranno i grandi a roster per Brooklyn.


CHICAGO BULLS (4) – WASHINGTON WIZARDS (5)


Alla Vigilia

La stagione di entrambe, a un certo punto, sembrava essere irreparabilmente compromessa a causa dei troppi infortuni che hanno perseguitato le loro migliori componenti. I Bulls si sono chiusi intorno a Noah e hanno trovato in lui l’ancora di salvezza. I Wizards dalla loro hanno Wall e Beal per fare la voce grossa. In teoria la serie più equilibrata, in pratica forse no. L’esperienza di Chicago, al sesto anno consecutivo ai playoff, dovrebbe avere la meglio sulla ritrovata serenità di Washington, tornata in post-season dopo cinque anni di assenza.

Match-Up & Uomini Chiave

La sfida tra Noah e Gortat è di quelle ad alta tensione. E’ stato il centro dei Tori ad avere la peggio in stagione regolare, concedendo stranamente un’alta percentuale al tiro all’avversario ed una modesta difesa. Noah, però, è in forma straordinaria e con lui Chicago (21-9 dopo l’ASG). Dopo aver perso le prime due sfide stagionali contro Washington, la franchigia della Città del Vento ha vinto nettamente la terza due settimane fa. La squadra della capitale si dovrà affidare al talento cristallino di John Wall, che però è stato ottimamente limitato da Kirk Hinrich in regular season. I Bulls sono la miglior squadra della Lega nel difendere sui tiri da oltre l’arco, per questo diventa ancor più fondamentale il lavoro di Gortat e compagni nel pitturato. Chicago segna pochissimo, ma ha un’organizzazione di gioco e una difesa invidiabile. Forse troppo per Washington.

Pronostico

4-2 CHICAGO BULLS

Per quanto i Wizards possano essere galvanizzati dal ritorno ai playoff, i Bulls in questo momento hanno una marcia in più e sono addirittura tra i favoriti per la vittoria di Conference.

giovedì 17 aprile 2014

BATTAGLIA FINO ALL'ULTIMO SECONDO!

È anni ormai che le emozioni maggiori provengono da una delle due Conference: quella occidentale. Con la stagione regolare ormai agli ultimissimi sgoccioli e con giochi già fatti l’ultima emozione è stata la lotta per l’ottava posizione a ovest. I Memphis Grizzlies e i Phoenix Suns infatti si sono giocati fino alla penultima sirena uno scontro diretto per l’accesso ai playoff. Le due franchigie, il cui record a Est sarebbe secondo solo a quello di Indiana e Miami, si sono affrontate la scorsa notte allo US Airways Center di Phoenix e il match ha decretato quale tra le due squadre potrà partecipare alla post-season. Se avesse vinto la squadra di casa si sarebbe portata a 48-33, pareggiando così il record dei Grizzlies. Ma a spuntarla sono stati i ragazzi del Tennessee che così hanno ipotecato i playoff.


È poi vero che, nel caso in cui si fosse arrivati all’ultima giornata con le due squadre appaiate, Phoenix sarebbe stata nettamente favorita: infatti gli Orsi hanno affrontato la sempre scomoda Dallas al FedEx Forum. I texani, che avevano già ipotecato i playoff già da un paio di gare, hanno però perso l'occasione di mantenere il settimo posto, finito proprio nelle mani di chi meno se l'aspettava, e ora avranno l’onore e l’onere di affrontare i pericolosissimi Spurs. È pur vero che i Grizzlies andranno a far visita, senza i favori del campo e del pronostico, ai fortissimi Thunder. Con un record di 62-18, però, è San Antonio di gran lunga la squadra più temibile della Conference e giocare sin da subito il derby texano è un rischio che Nowitzki e compagni dovevano evitare di correre.

Phoenix, da parte sua, ha affrontato e battuto all’ultima giornata Sacramento, in una partita pressochè inutile, dal momento che i viola dell’Arizona hanno perso a domicilio contro Memphis. Probabilmente Rudy Gay (479 partite a Memphis con un totale di 8.562 punti messi a segno) e compagni avrebbero potuto fare uno sgambetto ai Suns nel caso fosse valso qualcosa in più, se non altro in ricordo dell'ex squadra di uno dei loro leader. Ma questa è un'altra storia.


Prima dello scontro diretto pronosticare la vincente tra Phoenix e Memphis sarebbe stato come scommettere su un derby, dove è più facile sbagliare viste le motivazioni che entrambe le squadre avrebbero messo in campo. 

I Grizzlies arrivavano all’appuntamento dopo 3 vittorie consecutive, frutto delle buone prestazioni contro Philadelphia e Lakers e grazie all’ottima e insperata vittoria contro Miami. Conley, Randolph e compagni hanno pagato soprattutto il brutto inizio di stagione, mentre il 2014 è stato abbastanza positivo e in costante risalita. Purtroppo coach Joerger ha dovuto fare i conti con gli infortuni dei suoi uomini simbolo, in particolare Conley e Gasol. Il play è il miglior realizzatore dei Grizzlies, mentre Gasol è ovviamente il perno della difesa, la vera arma in più dei ragazzi del Tennessee. Non è un caso che molte sconfitte siano arrivate nei match in cui Marc era seduto in tribuna.

Phoenix ha invece disputato una stagione sorprendente sotto tutti i punti di vista, con un roster assai ricco di talento e ottimi giocatori, ma piuttosto modesto. Peccato essersi fermati ad un solo passo dalla post-season. Coach Hornacek ha spinto tutti i suoi uomini a dare il meglio, puntando sull’energia di Gerald Green e sui punti di Bledsoe e Dragic, ma non è bastato a sopravanzare Grizzlies e Mavericks nel computo finale.


Il match decisivo ha visto prevalere Memphis per 97-91. Dopo un primo quarto concluso avanti dagli ospiti di 10 punti, i Suns si sono riportati sotto nel giro di due frazioni e così l’ultimo quarto è iniziato sul punteggio di 67-67. La partita si è decisa a 70 secondi dalla fine: dopo aver giocato punto a punto tutta la frazione Mike Conley mette a segno la tripla del 91-93 mentre l’azione successiva Dragic penetra e scarica un pallone che viene intercettato da Zach Randolph che, dopo un lentissimo contropiede, mette a segno altri due punti. Proprio il numero 50 è il top scorer di giornata grazie ai 32 punti messi a referto ma fondamentali sono state anche le prestazioni di Gasol (18 punti), Conley (14) e Mike Miller (21, con 8/11 dal campo, 5/6 da 3), mentre ai Suns non basta mandare in doppia cifra cinque giocatori.

Dando uno sguardo ai playoff è pronosticabile che, tanto per Memphis quanto per Dallas, la prosecuzione della stagione durerà solo alcune partite anche se, come i Grizzlies hanno dimostrato negli ultimi playoff, è sempre possibile sovvertire i pronostici. Dallas sarà certamente amareggiata di essersi fatta sfuggire un settimo posto che sembrava in tasca, ma darà il tutto per tutto anche contro gli Spurs, mentre gli Orsi paiono lanciati nell'ultimo periodo e, perché no, potrebbero mettere in serissima difficoltà Durant e compagni.

martedì 29 ottobre 2013

NBA PREVIEWS - MOST INTERESTING TEAMS

Ballin' anticipa sogni e obiettivi di due team che cercano grandi risultati quest'anno, per migliorare ancora e puntare dritti alle Finals. Ce la faranno? Difficile a dirsi per ora, ma per noi saranno le sorprese ad Est e ad Ovest di questa NBA. Oltre a queste trovate i link alle nostre precedenti preview estive su altre franchigie ricche di talento e tutte da scoprire in vista del tip off di stanotte. Enjoy!


Chicago Bulls

Quando i Bulls, il 6 maggio scorso, vinsero 93-86 all'American Airlines Arena, in casa dei campioni in carica e tutt'ora titolari del titolo di campioni NBA, tutti gridarono al miracolo. Non tanto per la vittoria in sé che, per quanto Miami fosse la più forte compagine della Lega e giocasse in casa, è comunque possibile. Quanto perché a disposizione dello stratega e motivatore Tom Thibodeau mancavano all'appello Derrick Rose, Luol Deng, Richard Hamilton e Kirk Hinrich ovvero il più grande e abile talento della squadra, uno dei suoi migliori tiratori, il veterano di mille battaglie e una delle migliori e più esperte riserve della panchina. Eppure, nonostante gli Heat fossero al completo, i 9 leoni utilizzati dal coach portarono a casa la partita, con 27 punti di Nate Robinson. Fu un fuoco di paglia, perché Miami vinse le successive quattro partite, la serie, la Conference e il titolo, ma quel 6 maggio i Bulls diedero un segnale forte, fortissimo a tutta la Lega. Quando sarebbero rientrati i suoi uomini migliori, allora Chicago avrebbe dato filo da torcere a tutti e sarebbe seriamente tornata tra le grandi per ambire il titolo. Quel giorno sta per arrivare. All'esordio, stanotte contro, sempre loro, gli Heat, ci saranno tutti.

Tutti tranne proprio quel Robinson che era stato eroico nella notte di Miami e Marco Belinelli, grande protagonista della serie vinta precedentemente 4-3 contro i Nets, volati rispettivamente a Denver e San Antonio. Il rientro più atteso tra quelli citati prima è, senza alcun dubbio, quello di Rose. Unico giocatore in grado di "scippare" il titolo di MVP della Lega a LeBron e più giovane ad averlo mai vinto, Derrick è un talento cristallino e, potenzialmente, il playmaker più forte della Lega. Il ragazzo però non scende in campo da quel maledetto 28 aprile 2012 quando, in gara 1 di playoff contro Philadelphia, il legamento crociato anteriore sinistro ha fatto crack, lasciando Chicago senza la sua punta di diamante. Da allora nella Città del Vento è stato un continuo chiedersi quando sarebbe tornato in campo e la risposta è giunta solo al termine di quella famosa serie contro Miami. Rose si è preso un anno "sabbatico", senza giocare neppure un match né in regular season né nei playoff, per allenarsi al massimo, riprendere al meglio dall'infortunio comunque molto grave e tornare sul parquet al 100%, pronto a dominare nuovamente con la sua velocità nei movimenti, la sua agilità nello stretto e il suo primo passo a dir poco fulmineo. La differenza con e senza Derrick Rose è presto detta: nel 2010/11 Chicago ha chiuso la regular season col miglior record di tutta la NBA (62-20) ed è arrivata in finale di Conference perdendo solo dagli Heat; nel 2011/12 il record in prospettiva non è cambiato (50-16 causa lockout), ma appena hanno perso il loro miglior giocatore nella serie d'apertura contro i Sixers, i Bulls sono usciti mestamente in 6 match; nel 2012/13 la squadra ha chiuso con il modesto, ma non di certo ottimo, risultato di 45-37 e il quinto posto a Est e solo un miracolo contro Brooklyn ha permesso a Chicago di arrivare alla semifinale di Conference, con il risultato già stato esplicitato in precedenza. Si può dire con certezza che la squadra dell'Illinois sia da titolo con Rose tornato sul parquet? Difficile dirlo, dipende da molte variabili legate al suo infortunio e al feeling che ritroverà con il campo e con i suoi compagni, soprattutto considerato il suo gioco molto veloce ed esuberante, ma che deve fondarsi su basi fisiche solide. Il suo rientro non è però l'unica variabile positiva in casa Bulls.



Deng durante tutta la sua carriera è stato falcidiato da diversi infortuni che ne hanno compromesso le prestazioni a livello di costanza di rendimento, ma nonostante ciò si è sempre rivelato un'ala piccola di alto livello e con molti punti nelle mani. Benché sia stato spesso valutato assai meno delle sue reali capacità, tanto da essere definito the most underrated player in the League dal giornalista Eric Bressman di Dime Magazine, Luol è sempre stato molto considerato da Thibodeau, che lo considera il collante che tiene insieme la squadra di Chicago e le permette di esprimere il suo miglior basket. Colpito dall'ennesimo infortunio negli scorsi playoff, che gli ha permesso di giocare solo 5 partite su 12 disputate, ora sembra essere recuperato al meglio e pronto per tornare in campo a fianco di Rose e compagni. E se la sua stagione sarà alla stregua delle ultime, visto che Deng diventerà free agent l'estate prossima, in quanto non ha trovato un accordo a livello economico-contrattuale con la società, saranno molte le squadre che metteranno gli occhi su di lui. I Bulls, benché sembra siano interessati a bigger fishes nel vasto prospetto dei free agents che verranno liberati a fine stagione, faticheranno non poco a sostituire un uomo del suo calibro che comunque, nell'organico ricco e di qualità di Chicago di quest'anno, può fare la differenza nella strada verso l'anello.

Due da cui ci si aspetta una gradita conferma nella città del Vento sono senza dubbio Noah e Boozer. Joakim è uno dei rimbalzisti migliori della Lega, non ha una gran mano, ma mette l'anima in ogni partita, ha posizione e forza sotto canestro e non ha paura di fronteggiare nessuno. Carlos, dopo le iniziali difficoltà a seguito del suo trasferimento tre anni fa Utah, è entrato ormai a pieno nei meccanismi di Chicago, unendo un ottimo contributo nel pitturato a un tiro dalla media molto preciso. Senza dubbio come peso specifico e apporto di rimbalzi e stoppate i Bulls non hanno nulla da invidiare a nessuno, grazie alle eccellenti prestazioni di Noah (11.1 rimbalzi e oltre 2 stoppate di media) e Boozer (9.8 rimbalzi a partita oltre a 16.2 punti). Questi sono due pilastri da cui la franchigia non può prescindere se vuole tornare a vincere con continuità e ad essere una degna rivale degli Heat per il titolo di Conference.

Ceduto Belinelli agli Spurs, a succedergli nel ruolo di guardia tiratrice è arrivato Mike Dunleavy dai Bucks. L'ex terza scelta del Draft 2002 sembra aver ormai passato i suoi anni migliori nei Pacers ed essere in lento declino, ma sa sempre essere molto utile alla causa quando è inspirato nel tiro da 3 punti. Tra i giocatori più sottovalutati della Lega, ha tenuto comunque statistiche molto buone nell'ultimo anno a Milwaukee, con 10.5 punti e quasi 4 rimbalzi e 2 assist di media a partita, che ne fanno un'aggiunta assai utile a sopperire la mancanza di energia e vivacità d'azione che garantiva Marco in partita.

L'anno scorso ha piacevolmente stupito Jimmy Butler, scelto con la numero 30 nel Draft del 2011 e cresciuto in maniera esponenziale soprattutto nel finale di stagione (ne avevi messi 21 nella partita citata nel primo paragrafo e non sono pochi), che ora è un cardine fisso negli schemi e nelle rotazioni del coach, tanto da meritarsi ben 40.8 minuti sul campo negli ultimi playoff. Certo molto è dovuto all'infortunio di Deng e all'assenza di ricambi tra i piccoli di Chicago, ma molto anche alle sue qualità indiscutibili e al suo talento che si è dimostrato essere non indifferente. Poco potevano fare e poco hanno fatto invece i Bulls al Draft 2013, aggiudicandosi l'ala piccola Tony Snell da New Mexico con la 20° scelta, un numero non imprescindibile, ma che aveva già visto passare tutti i migliori e l'ala grande Erik Murphy con la 49° scelta da Florida State (dove era stato il 49° giocatore con 1000+ punti con la maglia dei Gators). Per il resto in squadra sono stati confermati Taj Gibson, un giocatore dall'elevazione e dall'agilità paurosa, ma troppo discontinuo e incostante, Kirk Hinrich, sempre utile come play di riserva, che porterà esperienza e qualche prestazione super come suo solito alla causa di Chicago e Nazr Mohammed, che ha impressionato positivamente durante l'assenza di Noah per infortunio per alcuni tratti della stagione passata anche se è giunto ormai alla 15° stagione nella Lega e non può avere troppi minuti nelle gambe. Completano il roster Daequan Cook, Vladimir Radmanovic e Marquis Teague.

Tom Thibodeau è sulla panchina dei Bulls dal 2010 quando, finita la sua carriera vice alle spalle di Doc Rivers, gli è stata per la prima volta in carriera affidata la panchina di una franchigia come head coach. E a Chicago tutti ancora ringraziano che abbia scelto la Città del Vento per iniziare: 157-73 è il suo score finora, ha già vinto il titolo di allenatore dell'anno (2011) ed è diventato il più rapido a vincere 100 partite su una panchina NBA, in soli 130 incontri. Solo gli infortuni eccellenti già descritti lo hanno fermato dall'ambire e lottare per il titolo, ma siamo sicuri che, se quest'anno la fortuna guarderà anche in casa Bulls, potrà dire la sua e in maniera vigorosa, dall'alto dei suoi perfetti schemi difensivi, che ne fanno uno dei top coaches nella Lega.

Chicago ha dunque tutte le carte in regola per stupire e ritornare dove si era fermata ai playoff del 2010/11 e, chissà, anche più in alto, su quei livelli toccati per l'ultima volta quando con la casacca rossa c'era un certo Michael Jordan. Ci sarà da fare i conti con i due volte campioni in carica dei Miami Heat, una sorta di bestia nera per i Bulls negli ultimi anni.

Nessuno però, dopo quel 6 maggio, sembra avere più paura. 

Los Angeles Clippers

La maledizione dei San Diego Clippers, poi trasferitisi nella City of Angels, dura ormai dal lontano 1976, anno in sui usurparono i Buffalo Braves del posto in NBA per la miseria di 6 milioni di dollari con una serie di fortunate coincidenze. Dagli infortuni eccellenti appena vestita la casacca dei Clips, come quelli di Bill Walton e Blake Griffin, ai pessimi scambi pre-Draft che hanno portato lontano da LA gente come Charles Barkley, Arvidas Sabonis e Kyrie Irving, sembra che nessuno possa guarirli dal malocchio.

Eppure nel dicembre 2011 è arrivato il fenomenale Chris Paul a fare compagnia alla prima scelta del 2009, Blake Griffin, rientrato alla grande dall'infortunio alla rotula. Il roster inizialmente sembrò incompleto e mancante, benché i Clippers raggiunsero le semifinali di Conference, dopo il 4-3 ai Grizzlies, dove persero con uno sweep dagli Spurs. La squadra di Los Angeles però l'anno scorso si presentava ai blocchi di partenza pronta a essere la sorpresa della stagione e anche con qualche velleità e sogno per il titolo. Gli innesti di Crawford, Hill, Odom e Barnes, oltre ai già citati Paul e Griffin e all'attesa esplosione di DeAndre Jordan con la mina vagante Bledsoe dovevano garantire un ottimo score in stagione e l'hanno effettivamente prodotto, un 56-26 record per la franchigia, con titolo divisionale annesso, il primo nella storia dei Clippers. Memphis però si prese una bella rivincita estromettendoli subito dalla post season con un perentorio 4-2, dopo il 2-0 LA iniziale.


In tanti hanno puntato il dito contro il coach, Vinny del Negro, incapace di far rendere al massimo un roster davvero ricchissimo di talento, ma ancora troppo immaturo per vincere. Per questo, esonerato il coach di Springfield, si è scelto di puntare su un tecnico ex campione NBA, l'ultimo capace di vincere l'anello con i Celtics, e NBA Coach of the Year nel 2000: Doc Rivers. Doc troverà nell città degli Angeli un playmaker molto simile a Rondo ed altrettanto forte, fonte per irradiare il gioco a tutti i compagni. Come lui stesso ha dichiarato, l'importante sarà trovare una perfetta alchimia tra titolari, riserve e giocatori poco impiegati, perché ogni tassello è fondamentale se si vuole vincere un titolo. Senza dubbio uno dei migliori e più esperti allenatori nella Lega, Rivers sarà sicuramente in grado di amalgamare un gruppo che sembra quest'anno ancora più florido di abilità e talenti, ma con ancora qualche defezione.

L'acquisto dell'estate è stato il rinnovo del contratto di Chris Paul per 107 milioni di dollari nei prossimi 5 anni. Come guardie, il reparto sembra senza dubbio il più completo nella Lega: oltre a Paul, i Clippers possono schierare Crawford e Green, i neo-acquisti Collison e Redick e il rookie Reggie Bullock. Sembra invece che manchi qualche ricambio di livello dietro a Griffin e Jordan, che per altro si sono dimostrati due ottimi giocatori ed atleti straordinari, ma hanno peccato non poco di discontinuità nelle loro prestazioni, per altro solo a tratti a livelli eccellenti. Barnes l'anno scorso ha giocato alla grande, ma i soli innesti di Dudley, Jamison e Amudson come ali forti e di Mullens come centro non è detto che basteranno per giocarsela ad alti livelli.

Sicuramente non mancano i tiratori, con Redick e Dudley su tutti, l'atletismo, con Griffin e Jordan spesso fonte di numerosi highlights da copertina, e un attacco competitivo, viste e considerate le spiccate doti offensive di quasi tutti i componenti del roster. Un punto su cui invece ci sarà molto da lavorare, oltre ai tiri liberi per i lunghi, su cui sicuramente Blake deve migliorare moltissimo e DeAndre dovrebbe almeno avvicinarsi maggiormente alla segnatura, è la difesa. I due appena citati, nei 1,810 minuti giocati insieme la scorsa stagione, hanno concesso 104.2 punti ogni 100 possessi, un dato che renderebbe i Clippers ventesimi nella Lega. Con le defezioni di Turiaf e Odom, con cui la statistica migliorava e molto, ci sarà da non poco su cui riflettere per coach Rivers.

Le possibilità di migliorare ancora per questi Clippers ci sono tutte e ora si attendono risultati importanti anche nella post season perché gli elementi per sperare in una grande stagione non mancano. Se vorranno confermarsi come prima squadra di Los Angeles e arrivare in fondo, però, non bisognerà mai abbassare la guardia e lottare fino alla fine.
Golden State Warriors


Minnesota Timberwolves


Houston Rockets 


martedì 22 ottobre 2013

NBA MARKET: WESTERN CONFERENCE

Promossi

Houston Rockets: regina indiscussa del mercato NBA grazie all'accordo raggiunto con Dwight Howard (quadriennale da 80 milioni di dollari), ora Houston può sognare in grande. Nessuno si pesterà i piedi con il gigante ex Lakers, come succedeva in California con Gasol o come sarebbe successo ai Mavs con Nowitzki, una delle papabili destinazioni prima dell'annuncio, anzi Harden sembra il compagno ideale, che sappia anche in parte rubargli le luci della ribalta e non fargli sentire troppo fiato sul collo. Se Lin tornerà sui livelli della Linsanity newyorkese ci sarà da divertirsi in Texas. Il pronostico li vede tra le pretendenti alle prime posizioni a Ovest e pronti per una post-season da protagonisti.
Golden State Warriors: l'acquisto di Iguodala (quadriennale da 48 milioni di dollari), può far volare una compagine già di livello assoluto come i Warriors. Curry l'anno scorso è stato al limite del reale e i giovani hanno girato tutti al meglio, soprattutto nella post season. Se confermeranno il trend che li vede tra i migliori attaccanti della NBA, Iggy aiuterà a chiudere il lucchetto in difesa e consentirà, se possibile, di correre anche più veloci di quanto fatto finora. Golden State è una delle pretendenti al titolo di Conference, ma, a mio parere, deve iniziare a conquistare un record positivo e a inserirsi nei primi posti a Ovest, giocando al meglio durante il corso della stagione. Il resto è tutto da vedere.



Minnesota Timberwolves: Martin e Brewer sono due acquisti da non sottovalutare e potenzialmente costituiscono un attacco stellare, coprendo le falde del tiro oltre l'arco e di apertura e spaziatura del campo, con Love e Rubio. La difesa preoccupa non poco e la grana infortuni a Minneapolis è sempre in agguato. Tutto dipenderà da come girerà la buona sorte e se i vari pezzi si incastreranno a dovere. Molto buone le scelte al Draft di Muhammad (#14) e Dieng (#21), che aiutano a rendere la panchina dei lupi grigi profonda e di spessore nei ruoli di guardia e centro. Sono da playoff, ma c'è bisogno di un aiuto della fortuna. Nessuna pretesa di titolo, almeno per ora, anche se il talento c'è, eccome.
Los Angeles Clippers: il vero acquisto estivo è il coach, niente meno che Doc Rivers, ultimo in grado di portare i Celtics al titolo NBA. Se sarà lasciato libero di lavorare potrà guidare Chris Paul, altro “acquisto” decisivo con il suo rinnovo (quinquennale da 107 milioni di dollari), e compagni a traguardi ancora inesplorati dai Clipps. Rafforzatissimi dal punto di vista delle guardie, con l'acquisto di Redick, Dudley e Collison, manca forse un po' di peso sotto canestro alle spalle di Jordan e Griffin. Sono tra le possibili sorprese a Ovest e puntano dritti alla post-season anche se, viste le ultime stagioni, aspetto prima di concedermi a inutili trionfalismi. Se non altro ora hanno un tecnico all'altezza dei loro sogni.



Dallas Mavericks: si è vero, si sono fatti tanti nomi altisonanti in casa Mavericks quest'estate e, forse, ci si attendeva arrivasse quel qualcosa in più per riportarli alla soglia dell'elitè. Però acquisti come Calderon con Ellis, per far girare il pallone meglio di quanto visto nell'ultima stagione, e Blair con Dalembert, per dare una mano ai longevi Carter, Nowitzki e Marion sotto canestro, non sono da sottovalutare. A mio parere potranno fare molto meglio dell'anno scorso, anche considerando che il tedesco inizierà a giocare dalla prima e non a metà stagione. Saranno invischiati nella lotta per un posto utile per la post-season e sapranno come darsi da fare per conquistarlo.
Limbo

Denver Nuggets: sicuramente la migliore in questo mercato estivo delle squadre in questa categoria di mezzo, vede partire uno dei suoi uomini franchigia, Iguodala, e il centro da quintetto, Koufos, ma trova degli innesti niente male in Hickson, in entrata dai Trail Blazers, e Robinson, ex Bulls, oltre che parti utili nel meccanismo del neo-coach Brian Shaw in Foye e Arthur. Sicuramente più completi dello scorso anno devono capire quanto peserà l’assenza di Iggy, ma soprattutto in che modo saprà tornare Gallinari dopo il grave infortunio al ginocchio. Nella mischia per una qualificazione alla post-season, senza certezze alcune.

Sacramento Kings: passata la paura di veder cancellata la franchigia, ecco subito un'ottima scelta al Draft, altra numero #1 pronosticata, ma non avveratasi. Ben McLemore (#7) meritava maggior fiducia da chi ha preceduto Sacramento, ma la guardia sarà utilissima ai Kings in coppia con Vasquez, uno dei migliori acquisti estivi a mio parere. Ottimo passatore, con anche 14 punti a partita nelle mani, insieme a Landry e Mbah a Moute rafforza una squadra che è da tempo sotto il 50% di vittorie. Prevedo una stagione con qualche successo in più delle passate e se Cousins decide che è ora di mostrare tutte le sue doti e fare il fenomeno.. ci sarà da divertirsi !



Portland Trail Blazers: peccato per Hickson, che a mio giudizio era un compagno perfetto per Aldridge, ma l'arrivo di Lopez dai Pelicans tappa parzialmente la falda. Mo Williams sarà il cambio dello straordinario Lillard e ben 5 scelte nelle prime 45 al Draft, tra cui spicca McCollum alla #10, fanno ben sperare per la prossima stagione. Se gli infortuni lasceranno un po' perdere i beniamini del Rose Garden potranno ambire a un posto per l'ultimo treno utile ai playoff, altrimenti la vedo dura, contro una concorrenza sempre più agguerrita. Chissà però che la coppia Lillard-Aldridge non abbia altri programmi in serbo.

Phoenix Suns: dopo una stagione disastrosa, l’ultima, ai limiti dell’imbarazzante, ecco che i Suns, non potendo fare un mercato estivo da protagonista, hanno almeno cercato di salvare la faccia e, a mio parere, ci sono riusciti. Gli acquisti di Bledsoe dai Clippers e di Green dai Pacers sono innesti davvero utili, che compensano le partenze di Dudley e Scola per il percorso inverso dai sopra citati. Occhio inoltre al Draft: Alex Len (#6) è un centro formidabile che non dovrebbe far rimpiangere l’argentino sotto canestro, oltre a poter potenzialmente concedere qualche gradita sorpresa ai Suns. Non sono da playoff, ma apprezzo lo sforzo.

Bocciati

Oklahoma City Thunder: i draftati Adams (#12), Roberson (#26) e Abrines (#32), il rinnovo di Fisher e l’acquisto di Gomes non possono soddisfare i palati dei finalisti NBA di due anni fa, che l’anno scorso hanno dovuto prematuramente dare addio ai playoff solo per l’infortunio occorso a Westbrook. Perso Harden ormai da due stagioni, perso Martin quest’anno, doveva arrivare qualche nome più importante per rimpolpare il roster, che ora sembra un po’ scarno per avere pretese da titolo. Si qualificheranno per la post-season, ma, a mio parere, non andranno molto lontano.

Memphis Grizzlies: senza infamia e senza lode. Hanno confermato Allen e Bayless, acquisito Miller e nulla più. Bocciati perché, a mio giudizio, con qualche innesto mirato in più, sarebbero diventati una squadra potenzialmente da titolo. Resta da capire dove hanno sbagliato nello sweep contro gli Spurs che li ha estromessi dai playoff dello scorso anno a una serie dalle Finals, ma il tempo stringe e nel frattempo molte squadre sono salite di livello, lasciando i Grizzlies nella mischia delle buone, ottime squadre a Ovest. Chi ne uscirà vivo? Lo scopriremo a fine regular season.

San Antonio Spurs: idem come sopra. Belinelli e Pendergraph, oltre ai rinnovi di Splitter e Ginobili, basteranno per confermarsi la regione di Conference? Tutto dipenderà da come si innesteranno i nuovi acquisti nelle altre compagini. Fatto sta che, Warriors a parte, le quattro semifinaliste a Ovest dello scorso anno, hanno deciso di restare nel buio in questo mercato estivo. E se a Golden State il quintetto è già da titolo, anche nelle altre franchigie il livello è salito e non di poco. Sicuri della post-season, a meno di disastri mai visti in casa Pop, sarà tutto da vedere ciò che succederà in seguito. Gli Spurs, però, non hanno fatto nulla per rendere più agevole la loro strada.

Los Angeles Lakers: Kaman e Young sono due buoni acquisti, ma se li mettiamo a confronto con le cessioni di Metta World Peace e, soprattutto, Howard il tutto assume tratti meno gloriosi. Hanno già in mente il 2014 e la free agency che infiammerà il prossimo mercato estivo, i Lakers di d'Antoni. Se l'anno scorso il settimo posto a Ovest è stato raggiunto solo nell'ultima gara di stagione regolare, ora, senza Bryant ancora per un po', non voglio immaginare cosa succederà allo Staples. Se fossimo in Serie A calcistica, sarebbero da retrocessione, senza se e senza ma. Fortuna che devono aspettare solo un anno per tornare, come sembra, al vertice.

Utah Jazz: com'è umanamente possibile accollarsi 24 milioni di dollari sul salary cap per avere in squadra Jefferson, Biedrins e Rush? Fortuna che andranno tutti in scadenza tra un anno, se no sarebbe stato davvero il flop del secolo a una stagione dalla più ricca free agency da molto tempo a questa parte. Oltre a questi, Lucas e una scelta controversa alla #9 con Burke, nulla più. Senza Millsap prevedo una stagione fallimentare sotto tutti gli aspetti in casa Jazz. I playoff saranno un miraggio da cercare col binocolo e la prossima stagione ci vorrà una rinascita completa, a meno che non si voglia stare lontani dai posti che contano per molti, molti anni.

Surprising One


New Orleans Pelicans: sorpresa non solo per il nuovo nome e il nuovo logo della franchigia, ma anche per gli acquisti del mercato estivo, a metà tra il sorprendente e l'inspiegabile. Avere nel proprio roster la prima scelta mancata, causa grave infortunio, Nerlens Noel (#6), centro dalle qualità eccellenti, e il terzo miglior assist-man della Lega, Vasquez, che ha avuto nelle mani 9 passaggi vincenti a partita la scorsa regular season, e decidere di scambiarli per Holiday, playmaker mai davvero esploso tra le fila dei 76ers, ed Evans, eterna promessa, mai diventata però una rivelazione, è qualcosa apparentemente senza senso. Gli acquisti di Morrow e Stiensma aumentano la profondità in panca, ma questa squadra è, per ora, incommentabile. Se i nuovi Pelicans abbiano fatto un errore colossale o la genialata dell'anno ce lo dirà solo il campo, where amazing happens.


NBA MARKET: EASTERN CONFERENCE




Per molti anni, dalla fine dell’era Jordan a Chicago, la Western Conference è sempre stata considerata più competitiva della Eastern Conference. Le prime otto-dieci squadre dell’Ovest avevano, e hanno tutt’ora, un record superiore al 50% di vittorie, mentre all’Est spesso e volentieri, solamente le prime sei-sette squadre arrivano ai play-off con un record vincente. Ultimamente però stiamo assistendo ad un’inversione di tendenza, l’Est si sta rafforzando parecchio e, dopo quest’ultima free-agency, appare sempre più pronto per sottrarre all’Ovest lo scettro di conference più vincente.

Analizziamo i movimenti di ciascun team della Eastern conference e proviamo a capire se sono migliorati o peggiorati.  

Atlanta Hawks: dopo anni di mediocrità, in cui non superavano mai il primo turno di playoff, bisognava rifondare pesantemente, invece i Falchi hanno deciso di puntare su un giocatore di sistema come Paul Millsap. Il prodotto di Louisiana Tech è si un solido rimbalzista ed ottimo difensore, ma non un perno intorno a cui costruire un team vincente. In Georgia è arrivato anche Elton Brand, giocatore ormai sul viale del tramonto. Il colpo potrebbe rivelarsi il rientro di Lou Williams, che tanto bene stava facendo prima dell’infortunio al ginocchio. Mike Budenholzer, delfino di Popovich, avrà il compito di portare la mentalità vincente appresa agli Spurs per trarre il massimo da un team senza superstar e condurlo ai playoff.

Boston Celtics: il vero acquisto è il coach: Brad Stevens. Firmato con un contratto di sei anni, l’allenatore prodigio da Butler University è chiamato a risollevare le sorti di una franchigia che, in estate, ha visto andare via giocatori storici come Pierce e Garnett. Il mercato non è stato scoppiettante, nella trade imbastita coi Nets sono arrivati Gerald Wallace, Keith Bogans, Kris Humpries e MarShon Brooks, nomi non proprio esaltanti. I Celtics punteranno moltissimo sul recupero di Rondo e l’esplosione di Green e Bradley. Il gruppo è giovane e promettente, difficilmente “tankeranno” per prendere una scelta alta al draft 2014, più probabile che, partendo da sfavoriti, vengano sottovaluti e facciano molti sgambetti a squadre, sulla carta, più forti. Il 50% di vittorie è alla portata.

Brooklyn Nets: Forse i padroni del mercato NBA 2013. Ma, forse, non hanno spiegato a Prokhorov che non si vince con i soldi. Sicuramente la squadra è da copertina: Williams, Johnson, Pierce, Garnett e Lopez sono un quintetto di All-Star, Terry, Kirilienko, Evans e Blatche una panchina che offre quantità e qualità, ma permangono dubbi sulla guida tecnica. Jason Kidd ha appena terminato la sua carriera da giocatore e viene messo a capo di questo super team senza un minimo di esperienza, una scelta che potrebbe rivelarsi problematica. L’obbiettivo è quello di vincere subito, i playoff arriveranno sicuramente, avanzare in postseason, però, sarà dura se non verrà costruita una chimica di squadra efficiente. E poi, se fino all’anno scorso Garnett e Pierce erano dati come bolliti, perché ora, sono tornati di colpo dei favoriti per l’anello? Molti dubbi e poche certezze sui Nets. 



Charlotte Bobcats: un po’ di luce in fondo al tunnel sembra intravedersi. Al Jefferson, anche se strapagato, è un uomo di esperienza che garantisce punti e rimbalzi sotto canestro e, per una squadra con poco appeal come i Bobcats, è l’elemento giusto. Michael Jordan pare intenzionato a continuare sulla strada tracciata con le scelte di Kemba Walker e Michael Kidd-Gilchrist allo scorso draft e, se i due faranno vedere i miglioramenti attesi, allora si potrà anche sperare in un futuro migliore. Per ora rimangono nella parte più bassa della conference, ma qualche prospettiva di sviluppo c’è e si nota.

Chicago Bulls: il vero colpo è il rientro, atteso allo spasmo da tutti gli abitanti di Windy City, di Derrick Rose, l’unico uomo capace di sottrarre lo scettro di MVP della Lega a King James. Mike Dunleavy sostituisce il “nostro” Marco Belinelli come tiratore da oltre l’arco, mentre il resto del roster non ha subito modifiche. Rose comunque basta per rendere i Bulls competitivi ai piani alti della lega e far paura agli Heat campioni in carica.

Cleveland Cavaliers: tanta fortuna e un ottimo mercato. Pescare ancora con la prima chiamata al draft significa molto, ma forse la scelta è stata un po’ sprecata. Anthony Bennett è un ragazzo di prospettiva, pronto difensivamente e che potenzialmente potrebbe diventare un incubo per le difese avversarie, ma è ancora molto acerbo ed inoltre va ad inserirsi in un reparto già completo con Thompson e Varejao. Sarebbe stato meglio scegliere uno swing man puro, che avrebbe dato maggior qualità sul perimetro. Gli acquisti di Earl Clark, Jarret Jackson e Andrew Bynum sono colpi eccellenti. Se i primi due vanno a rafforzare la panchina, il terzo è una scommessa che, dovesse essere vinta, può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Il fulcro rimane Irving, atteso ad una grandissima stagione da leader di un gruppo giovane e ambizioso che guarda ai playoff per risollevarsi dagli anni bui del dopo James.

Detroit Pistons: finalmente a Motown si respira un’aria diversa. Dumars ha deciso di spendere tanto per riportare i Pistons ai fasti della prima metà degli anni duemila. Josh Smith è il giocatore atletico e versatile che completa uno dei più promettenti reparti lunghi della lega. Monroe e Drummond sono due giovani che possono dominare i tabelloni della lega se crescono bene e, per aiutarli, la dirigenza ha assunto la vecchia gloria Rasheed Wallace nelle vesti di assistente allenatore. Il backcourt, molto carente finora, ha visto l’arrivo in cabina di regia di Brendon Jennigs, play veloce e con tanti punti nelle mani, e del veterano Chauncey Billups, che ritorna nella città che l’ha consacrato campione NBA portando esperienza e leadership. Degno di nota, soprattutto per noi italiani, l’arrivo di Gigi Datome, quarto nostro connazionale nella lega. Se saprà giocarsi bene le sue carte, l’ex Roma potrà ritagliarsi uno spazio importante nelle rotazioni, in un ruolo che non vede una grandissima concorrenza. L’orgoglio di risollevare una città in grande crisi, economica e di risultati sportivi, potrebbe essere la leva che porterà i Pistons ai playoff dopo quattro anni di assenza.

Indiana Pacers: la contender numero uno di Miami nella conference sono ancora i Pacers. Al team, già ottimo, della scorsa stagione si è aggiunto Luis Scola, uno che ha pochi rivali in quanto a fondamentali e tecnica. Il suo acquisto garantirà minuti di buona qualità quando saranno in panchina il confermatissimo West e il sempre più dominante Roy Hibbert. Acquisto potremmo definire anche il ritorno di Danny Granger che, però, si trova in una squadra non più sua, ma di Paul George, il nuovo leader dei giallo-blu. Se saprà adattarsi ad un ruolo di minor importanza senza arrecare danno al team, i ragazzi di Vogel avranno un biglietto prenotato per la finale di conference, se, invece, dovesse provocare grane nello spogliatoio, rischiano di implodere e perdere una grande opportunità.

Miami Heat: the Champions. E, molto probabilmente, lo saranno ancora. Il team di Pat Riley ha registrato solo due movimenti: uno in uscita ed uno in entrata. Si tratta di Mike Miller, tagliato via amnesty per risparmiare qualche milione sul salary cap, e di Greg Oden, che qualora sano, potrebbe rappresentare il tassello mancante che garantirebbe difesa e compattezza sotto le plance. I favori del pronostico sono tutti dalla loro parte, a James e compagni il compito di confermarsi per la terza volta consecutiva.



Milwaukee Bucks: la vita in Wisconsin sarà abbastanza dura la prossima stagione. O.J. Mayo e la sua vena realizzativa non basteranno per raggiungere i playoff. Il roster in sé non è male, ma mancano i grandi nomi per competere con le altre squadre. Potrebbero decidere di “tankare” e ripartire da un buon gruppo l’anno prossimo con l’aggiunta di qualche ottimo rookie.

New York Knicks: come i rivali cittadini dei Nets, anche i Knicks hanno un roster da copertina. I problemi sono sostanzialmente simili all’anno passato. Anthony e Stoudemire possono convivere nello stesso sistema di gioco? Molto difficile. Anthony pretende troppi possessi e troppi tiri, motivo per il quale la chimica di squadra è decisamente carente. La panchina è stata migliorata, Metta World Peace è il difensore perimetrale che mancava e, nella sua città natale, vorrà dimostrate tutto ciò che può ancora dare, Bargnani è il lungo tiratore che può aprire gli spazi sul campo e attirare fuori i lunghi avversari per le penetrazioni di Anthony o per il gioco in post di Stat e Beno Udrih è un discreto play di riserva che darà un buon cambio a Felton. Se Anthony diventasse più altruista e costruisse l’intesa con l’altra superstar del roster i Knicks potrebbero facilmente arrivare a giocarsela con Miami, altrimenti al Madison vivranno un’altra stagione a metà.

Orlando Magic: la strada per riemergere è molto, molto lunga. Vucevic e il talento Oladipo, chiamato alla numero 2 al draft, non bastano per evitare una stagione che si preannuncia nera. Sul mercato non sono stati fatti movimenti significativi che possano far sperare. “Tankeranno” sicuramente, perché ne hanno bisogno e perché è la soluzione migliore per il loro futuro.

Philadelphia 76ers: altra squadra pronta a “tankare” per una scelta alta al draft. Abbandonato il progetto Bynum e spedito Holiday a New Orleans, si punta tutto su Nerlens Noel, disponibile solo da gennaio però, e su Evan Turner, atteso al grande salto già da qualche anno. L’obbiettivo, non dichiarato, è l’estate 2014.

Toronto Raptors: Rudy Gay vuole far sognare i tifosi canadesi, ma i vuoti del roster non sono stati riempiti. DeRozan sarà pronto a spalleggiare il suo capitano con la sua rapidità e la sua vena realizzativa, ma entrambi predicano in mezzo al deserto.

Washington Wizards:  la vera sorpresa ad Est. Sottovalutati da tutti, con gli occhi puntati su compagini più blasonate, John Wall è pronto a ricordare al mondo come e perché è stato Rookie of the Year. Otto Porter è una signora pescata, Beal una guardia che sta facendo intravedere sprazzi di grande talento e il canestro è ben protetto da due solidi difensori come Nenè e Okafor. Passando sotto traccia, si insinueranno nella corsa alla postseason. 



In conclusione, l’’Est appare molto più competitivo rispetto alle stagioni passate. Stilando un’ipotetica classifica potremmo dire che il vertice è occupato da Miami, Indiana, Chicago, New York, e Brooklyn. La lotta per i playoff si svolgerà serrata tra Cleveland, Atlanta, Detroit, Washington e Boston, ognuna con buone probabilità di successo. Destinati invece alla bassa classifica vedremo Charlotte, Philly, Toronto ed Orlando. Solo il campo saprà dirci se i General Manager di questi team avranno agito nella maniera corretta e avranno migliorato il loro roster, quel che è certo è che noi ci godremo il grande basket che solo la NBA è in grado di offrirci.