Per molti anni, dalla fine dell’era
Jordan a Chicago, la Western Conference
è sempre stata considerata più competitiva della Eastern Conference. Le prime
otto-dieci squadre dell’Ovest avevano, e hanno tutt’ora, un record superiore al
50% di vittorie, mentre all’Est spesso e volentieri, solamente le prime
sei-sette squadre arrivano ai play-off con un record vincente. Ultimamente però
stiamo assistendo ad un’inversione di tendenza, l’Est si sta rafforzando
parecchio e, dopo quest’ultima free-agency, appare sempre più pronto per
sottrarre all’Ovest lo scettro di conference più vincente.
Analizziamo i movimenti di ciascun team
della Eastern conference e proviamo a capire se sono migliorati o peggiorati.
Atlanta Hawks: dopo anni di mediocrità,
in cui non superavano mai il primo turno di playoff, bisognava rifondare
pesantemente, invece i Falchi hanno deciso di puntare su un giocatore di
sistema come Paul Millsap. Il prodotto di Louisiana Tech è si un solido
rimbalzista ed ottimo difensore, ma non un perno intorno a cui costruire un
team vincente. In Georgia è arrivato anche Elton
Brand, giocatore ormai sul viale del tramonto. Il colpo potrebbe rivelarsi il
rientro di Lou Williams, che tanto bene stava facendo prima dell’infortunio al
ginocchio. Mike Budenholzer, delfino di Popovich, avrà il compito di portare la
mentalità vincente appresa agli Spurs per trarre il massimo da un team senza
superstar e condurlo ai playoff.
Boston Celtics: il vero acquisto è il
coach: Brad Stevens. Firmato con un contratto di sei anni, l’allenatore
prodigio da Butler University è chiamato a risollevare le sorti di una
franchigia che, in estate, ha visto andare via giocatori storici come Pierce e
Garnett. Il mercato non è stato scoppiettante, nella trade imbastita coi Nets
sono arrivati Gerald Wallace, Keith Bogans, Kris Humpries e MarShon Brooks,
nomi non proprio esaltanti. I Celtics punteranno moltissimo sul recupero di
Rondo e l’esplosione di Green e Bradley. Il gruppo è giovane e promettente,
difficilmente “tankeranno” per
prendere una scelta alta al draft 2014, più probabile che, partendo da
sfavoriti, vengano sottovaluti e facciano molti sgambetti a squadre, sulla
carta, più forti. Il 50% di vittorie è alla portata.
Brooklyn Nets: Forse i padroni del
mercato NBA 2013. Ma, forse, non hanno spiegato a Prokhorov che non si vince
con i soldi. Sicuramente la squadra è da copertina: Williams, Johnson, Pierce,
Garnett e Lopez sono un quintetto di All-Star, Terry, Kirilienko, Evans e
Blatche una panchina che offre quantità e qualità, ma permangono dubbi sulla
guida tecnica. Jason Kidd ha appena terminato la sua carriera da giocatore e
viene messo a capo di questo super team senza un minimo di esperienza, una
scelta che potrebbe rivelarsi problematica. L’obbiettivo è quello di vincere
subito, i playoff arriveranno sicuramente, avanzare in postseason, però, sarà
dura se non verrà costruita una chimica di squadra efficiente. E poi, se fino
all’anno scorso Garnett e Pierce erano dati come bolliti, perché ora, sono
tornati di colpo dei favoriti per l’anello? Molti dubbi e poche certezze sui
Nets.
Charlotte Bobcats: un po’ di luce in
fondo al tunnel sembra intravedersi. Al Jefferson, anche se strapagato, è un
uomo di esperienza che garantisce punti e rimbalzi sotto canestro e, per una
squadra con poco appeal come i Bobcats, è l’elemento giusto. Michael Jordan
pare intenzionato a continuare sulla strada tracciata con le scelte di Kemba
Walker e Michael Kidd-Gilchrist allo scorso draft e, se i due faranno vedere i
miglioramenti attesi, allora si potrà anche sperare in un futuro migliore. Per
ora rimangono nella parte più bassa della conference, ma qualche prospettiva di
sviluppo c’è e si nota.
Chicago Bulls: il vero colpo è il
rientro, atteso allo spasmo da tutti gli abitanti di Windy City, di Derrick
Rose, l’unico uomo capace di sottrarre lo scettro di MVP della Lega a King
James. Mike Dunleavy sostituisce il “nostro” Marco Belinelli come tiratore da
oltre l’arco, mentre il resto del roster non ha subito modifiche. Rose comunque
basta per rendere i Bulls competitivi ai piani alti della lega e far paura agli
Heat campioni in carica.
Cleveland Cavaliers: tanta fortuna e un
ottimo mercato. Pescare ancora con la prima chiamata al draft significa molto,
ma forse la scelta è stata un po’ sprecata. Anthony Bennett è un ragazzo di
prospettiva, pronto difensivamente e che potenzialmente potrebbe diventare un
incubo per le difese avversarie, ma è ancora molto acerbo ed inoltre va ad
inserirsi in un reparto già completo con Thompson e Varejao. Sarebbe stato
meglio scegliere uno swing man puro, che avrebbe dato maggior qualità sul
perimetro. Gli acquisti di Earl Clark, Jarret Jackson e Andrew Bynum sono colpi
eccellenti. Se i primi due vanno a rafforzare la panchina, il terzo è una
scommessa che, dovesse essere vinta, può fare la differenza tra la vittoria e
la sconfitta. Il fulcro rimane Irving, atteso ad una grandissima stagione da
leader di un gruppo giovane e ambizioso che guarda ai playoff per risollevarsi
dagli anni bui del dopo James.
Detroit Pistons: finalmente a Motown si
respira un’aria diversa. Dumars ha deciso di spendere tanto per riportare i
Pistons ai fasti della prima metà degli anni duemila. Josh Smith è il giocatore
atletico e versatile che completa uno dei più promettenti reparti lunghi della
lega. Monroe e Drummond sono due giovani che possono dominare i tabelloni della
lega se crescono bene e, per aiutarli, la dirigenza ha assunto la vecchia
gloria Rasheed Wallace nelle vesti di assistente allenatore. Il backcourt,
molto carente finora, ha visto l’arrivo in cabina di regia di Brendon Jennigs,
play veloce e con tanti punti nelle mani, e del veterano Chauncey Billups, che ritorna
nella città che l’ha consacrato campione NBA portando esperienza e leadership. Degno
di nota, soprattutto per noi italiani, l’arrivo di Gigi Datome, quarto nostro
connazionale nella lega. Se saprà giocarsi bene le sue carte, l’ex Roma potrà
ritagliarsi uno spazio importante nelle rotazioni, in un ruolo che non vede una
grandissima concorrenza. L’orgoglio di risollevare una città in grande crisi,
economica e di risultati sportivi, potrebbe essere la leva che porterà i
Pistons ai playoff dopo quattro anni di assenza.
Indiana Pacers: la contender numero uno
di Miami nella conference sono ancora i Pacers. Al team, già ottimo, della
scorsa stagione si è aggiunto Luis Scola, uno che ha pochi rivali in quanto a
fondamentali e tecnica. Il suo acquisto garantirà minuti di buona qualità quando
saranno in panchina il confermatissimo West e il sempre più dominante Roy
Hibbert. Acquisto potremmo definire anche il ritorno di Danny Granger che,
però, si trova in una squadra non più sua, ma di Paul George, il nuovo leader
dei giallo-blu. Se saprà adattarsi ad un ruolo di minor importanza senza
arrecare danno al team, i ragazzi di Vogel avranno un biglietto prenotato per
la finale di conference, se, invece, dovesse provocare grane nello spogliatoio,
rischiano di implodere e perdere una grande opportunità.
Miami Heat: the Champions. E, molto
probabilmente, lo saranno ancora. Il team di Pat Riley ha registrato solo due
movimenti: uno in uscita ed uno in entrata. Si tratta di Mike Miller, tagliato
via amnesty per risparmiare qualche milione sul salary cap, e di Greg Oden, che
qualora sano, potrebbe rappresentare il tassello mancante che garantirebbe
difesa e compattezza sotto le plance. I favori del pronostico sono tutti dalla
loro parte, a James e compagni il compito di confermarsi per la terza volta
consecutiva.
Milwaukee Bucks: la vita in Wisconsin
sarà abbastanza dura la prossima stagione. O.J. Mayo e la sua vena realizzativa
non basteranno per raggiungere i playoff. Il roster in sé non è male, ma
mancano i grandi nomi per competere con le altre squadre. Potrebbero decidere
di “tankare” e ripartire da un buon
gruppo l’anno prossimo con l’aggiunta di qualche ottimo rookie.
New York Knicks: come i rivali
cittadini dei Nets, anche i Knicks hanno un roster da copertina. I problemi
sono sostanzialmente simili all’anno passato. Anthony e Stoudemire possono
convivere nello stesso sistema di gioco? Molto difficile. Anthony pretende
troppi possessi e troppi tiri, motivo per il quale la chimica di squadra è
decisamente carente. La panchina è stata migliorata, Metta World Peace è il
difensore perimetrale che mancava e, nella sua città natale, vorrà dimostrate
tutto ciò che può ancora dare, Bargnani è il lungo tiratore che può aprire gli
spazi sul campo e attirare fuori i lunghi avversari per le penetrazioni di
Anthony o per il gioco in post di Stat e Beno Udrih è un discreto play di
riserva che darà un buon cambio a Felton. Se Anthony diventasse più altruista e
costruisse l’intesa con l’altra superstar del roster i Knicks potrebbero
facilmente arrivare a giocarsela con Miami, altrimenti al Madison vivranno
un’altra stagione a metà.
Orlando Magic: la strada per riemergere
è molto, molto lunga. Vucevic e il talento Oladipo, chiamato alla numero 2 al
draft, non bastano per evitare una stagione che si preannuncia nera. Sul
mercato non sono stati fatti movimenti significativi che possano far sperare. “Tankeranno” sicuramente, perché ne
hanno bisogno e perché è la soluzione migliore per il loro futuro.
Philadelphia 76ers: altra squadra
pronta a “tankare” per una scelta
alta al draft. Abbandonato il progetto Bynum e spedito Holiday a New Orleans,
si punta tutto su Nerlens Noel, disponibile solo da gennaio però, e su Evan
Turner, atteso al grande salto già da qualche anno. L’obbiettivo, non
dichiarato, è l’estate 2014.
Toronto Raptors: Rudy Gay vuole far
sognare i tifosi canadesi, ma i vuoti del roster non sono stati riempiti.
DeRozan sarà pronto a spalleggiare il suo capitano con la sua rapidità e la sua
vena realizzativa, ma entrambi predicano in mezzo al deserto.
Washington Wizards: la vera sorpresa ad Est. Sottovalutati da
tutti, con gli occhi puntati su compagini più blasonate, John Wall è pronto a
ricordare al mondo come e perché è stato Rookie of the Year. Otto Porter è una
signora pescata, Beal una guardia che sta facendo intravedere sprazzi di grande
talento e il canestro è ben protetto da due solidi difensori come Nenè e
Okafor. Passando sotto traccia, si insinueranno nella corsa alla postseason.
In conclusione, l’’Est appare molto più
competitivo rispetto alle stagioni passate. Stilando un’ipotetica classifica
potremmo dire che il vertice è occupato da Miami, Indiana, Chicago, New York, e
Brooklyn. La lotta per i playoff si svolgerà serrata tra Cleveland, Atlanta,
Detroit, Washington e Boston, ognuna con buone probabilità di successo.
Destinati invece alla bassa classifica vedremo Charlotte, Philly, Toronto ed
Orlando. Solo il campo saprà dirci se i General Manager di questi team avranno
agito nella maniera corretta e avranno migliorato il loro roster, quel che è
certo è che noi ci godremo il grande basket che solo la NBA è in grado di offrirci.
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