Rubio,
Martin, Brewer, Love e Pekovic con alle spalle le mine vaganti Barea,
Budinger e Cunningham oltre che i giovani di grande prospettiva
Shved, Williams e i rookie Muhammad e Deng, costituiscono un
quintetto e un roster niente male per una squadra tanto travagliata e
in difficoltà come i Timberwolves delle ultime stagioni. Soprattutto
i titolari sembrano poter formare un team di alto livello e la
profondità alle loro spalle garantisce quantità e qualità alla
causa. Riusciranno i lupi grigi di Minneapolis a farsi temere da
tutta la NBA?
La
stagione scorsa era partita con ottimi auspici al Target Center, con
gli innesti di Kirilenko e l’incognita di lusso Roy a completare
una squadra che aveva le sue punte di diamante nell’abilità sui
due lati del campo di Kevin Love e nel talento cristallino di Ricky
Rubio. Entrambi però erano da recuperare al meglio della forma
fisica, dopo gli infortuni che li avevano fermati in un’annata
eccezionale per il primo, sempre o quasi in doppia doppia, con medie
di 26 punti e 13 rimbalzi abbondanti a partita, e un esordio
incredibile nella Lega per il secondo, in cui aveva stupito tutti con
mesi di giocate straordinarie.
Purtroppo
però quasi tutte le speranze sono state disattese dai tanti, troppi
problemi fisici maturati dai giocatori di Minnesota. Se si pensa che
di tutto il roster a disposizione, il solo Luke Ridnour ha giocato in
tutte e 82 le partite di regular season, si ha un dato esplicativo
della sciagura che ha colpito il team di Rick Adelman.
Love
è rientrato all’improvviso già a novembre con 34 punti e 14
rimbalzi, salvo poi fratturarsi nuovamente la mano destra solo 2 mesi
e 18 partite dopo, dando adito al dubbio che avrebbe dovuto aspettare
di più ai box. La rottura, che necessitava un’operazione
chirurgica per essere sistemata, ha messo quindi fine alla sua
stagione. Kirilenko, a causa di numerosi problemi alla schiena e alla
gamba destra, non ha espresso il suo straordinario valore in ogni
termine statistico, mentre la scommessa Roy è stata persa
completamente, in quanto l’ex dei Trail Blazers ha giocato solo 5
partite con medie irrisorie per un fenomeno come lui, fermato ancora
una volta dalle sue ginocchia di cristallo. Rubio è stato invece
recuperato al meglio, in quanto ha giocato quasi ogni match, dal suo
ritorno in campo a dicembre, con numeri e giocate degne del suo anno
d’esordio, ma ha potuto fare ben poco di fronte alle varie
defezioni che, a turno, hanno messo fuori gioco i suoi compagni di
squadra.
Ceduto
il russo da free agent ai Nets e abbandonato il progetto Roy,
Minnesota si è rafforzata non poco nell’estate in corso di
svolgimento, riportando i sogni e le aspettative a livelli altissimi
per la stagione che si accinge a cominciare. Cercando di puntare su
giocatori affidabili e dal sicuro rendimento la squadra di
Minneapolis si è assicurata Kevin Martin dagli Oklahoma City Thunder
e Corey Brewer dai Denver Nuggets. Ciò su cui la nuova dirigenza,
guidata da Flip Saunders, ha provato a puntare maggiormente è il
tiro da 3 punti, disastroso nella già disagiata stagione passata. I
Timberwolves hanno tirato con un misero 30.5% da dietro l’arco e
hanno chiuso ampiamente all’ultimo posto questa classifica tra
tutte le squadre della Lega. Ecco che quindi, se dovesse rientrare al
meglio Love, il trio formato da lui, Rubio e Pekovic avrebbe al
fianco giocatori molto abili ad aprire il campo come Martin, tiratore
assai efficace ed efficiente dal mezzo angolo, e Brewer, per cui vale
lo stesso discorso dall’angolo, soprattutto nella zona sinistra del
campo.
L’attacco
dei lupi grigi fa potenzialmente paura: Rubio può donare assistenze
tanto meravigliose quanto funamboliche ai compagni, oltre a essere il
secondo giocatore per rubate a partita dell’anno passato, e servire
senza difficoltà i compagni dietro l’arco così come nel
pitturato; Martin è stato uno dei marcatori più costanti degli
ultimi anni e, sebbene in calo di segnature e minutaggio, può
garantire tanti punti alla squadra; Brewer è un attaccante atletico
e dalle lunghe leve e apporta sempre un ottimo contributo in termini
di fatturato; Love è un fuoriclasse assoluto, tra i primi 10
giocatori nella Lega se ritorna quello di un paio di stagioni fa, ha
nelle mani più di 20 punti a partita e sa segnare da ogni posizione
del campo, oltre che essere il recordman di doppie doppie consecutive
(53) con un perfetto fiuto a rimbalzo; infine Pekovic è un centro
solido e completo, che assicura punti e rimbalzi alla causa.
La
difesa non è allo stesso modo una certezza, però. Martin non
eccelle nella specialità, così come Rubio, e ci sarà bisogno di
corsa, gambe e intelligenza per sopperire alle probabili difficoltà
sull’altro lato del campo. Brewer, insieme alla variabile Budinger
e ai rookie Muhammad e Dieng sono chiamati a questo tipo di lavoro,
per non rendere evidenti i problemi difensivi di Minnesota.
Ma
chi sono le prime due scelte del Draft 2013 dei Timberwolves? Con la
numero 14 è arrivato Shabazz Muhammad, guardia tiratrice da UCLA,
che, prima della stagione in California, era considerato uno dei
migliori prospetti di tutti gli Stati Uniti. I suoi problemi di testa
e il dubbio sulle compagnie frequentate non possono nascondere un
talento cristallino, un fisico e un tiro già di qualità
apprezzabile. Vede e sente il canestro, sa portare tanti punti alla
causa e ha anche potenzialità difensive non indifferenti, oltre ad
essere un ottimo rimbalzi per il ruolo. Se saprà tenere i suoi
comportamenti non irreprensibili a freno e lavorerà sugli scarichi
di Rubio e sulla fase di non possesso potrà assicurarsi un posto
nelle rotazioni di Adelman. Con la numero 21, ottenuta tramite i
Jazz, invece Minnesota ha acquisito Gorgui Dieng da Louisville,
giocatore dalle caratteristiche fisiche incredibili, oltre che di
un’intelligenza cestistica assai sviluppata. Il talento non è dei
migliori e non è ancora esploso, ma, con i problemi che dovrebbe
soffrire la squadra del Target Center in difesa, è una manna dal
cielo e un’ottima scelta da mettere alle spalle di Pekovic in
rotazione.
Detto
del roster, il coach Rick Adelman è di certo un uomo dalla
straordinaria esperienza, ottavo allenatore di sempre a raggiungere
le 1.000 vittorie in NBA, proprio nella scorsa stagione, con la
vittoria del 6 aprile di Minnesota contro i Pistons. Oltre venti
stagioni da head coach in varie franchigie della Lega sono certamente
abbastanza per conoscere e saper allenare una squadra che punta
dritto ai playoff e a traguardi non più raggiunti nelle ultime,
povere annate.
I
Timberwolves hanno quindi le armi giuste per lottare su tutti i
parquet e, a meno di un’altra catastrofe nel campo degli infortuni,
sono tra le pretendenti a un posto nella post-season nella complicata
battaglia ad Ovest. Puntare al titolo sembra ancora un’utopia, ma
sicuramente sognare un risultato migliore e un po’ più fortunato
del recente passato è lecito a Minneapolis, per tornare a sentire
l’ululato dei lupi grigi in tutta la sua forza e prepotenza.
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