20
dicembre 1966, Los Angeles. A Seattle è stato assegnato il franchise NBA e
l'imprenditore Sam Schulman con Eugene Klein e altri soci di minoranza
prepararono il progetto per iniziare la stagione successiva e portare alla
città la sua prima squadra professionistica. Chiamarono il team SuperSonics in
onore di un'idea della Boeing per un suo aereo, che sarebbe poi stato
cancellato.
2
luglio 2008, Oklahoma City. Dopo aver ottenuto diversi rifiuti dallo Stato di
Washington per migliorare la
Key Arena, casa dei Sonics, la squadra si sposta nella
suddetta città previo pagamento di 45 milioni di dollari. La storia del team di
Seattle si divide da quelli che diventano ora gli Oklahoma City Thunder, in
attesa di ottenere di nuovo il franchise e poter continuare da dove aveva
iniziato.
I
SuperSonics iniziarono a giocare nella stagione 1967 nella NBA (da quell'anno
divisa dalla ABA fino al 1976), esordendo con una sconfitta per 116-144 e
terminando la stagione con un record di 23-59 che sarebbe, però, migliorato ben
presto. La mossa chiave fu lo scambio dell'All Star Walt Hazzard, cardine della
squadra, con Lenny Wilkens, proveniente dagli Hawks. Nonostante il suo gioco
egregio sui due lati del campo con 22 punti, 8 rimbalzi e 6 assist di media e
nonostante il miglioramento esponenziale di Bob Rule per 24 punti e 11 rimbalzi
a partita, il record non cambiò di molto e Wilkens venne eletto al ruolo di
allenatore-giocatore di Seattle.
Nonostante
l'infortunio che mise fuori gioco Rule, grazie a Wilkens, MVP dell'All Star
Game 1971, e al nuovo acquisto Spencer Haywood, miglior rookie e miglior
giocatore della ABA, i Sonics riuscirono a conquistare il loro primo record
positivo, 47-35, nella stagione 1972-73. L'anno successivo sfiorarono quindi i
playoff, fermati solo dagli infortuni, salvo poi tornare nell'anonimato a
seguito della trade che portò Wilkens a Cleveland.
Nel
1975, però, con il leggendario Bill Russell in panchina e guidati da uno
straripante Haywood, i Sonics conquistarono i loro primi playoff e vinsero
anche al primo turno contro i Pistons, salvo poi perdere in 6 gare contro i
Warriors. Dopo un'altra apparizione ai playoff, guidati da Fred Brown e Tommy
Burleson, Wilkens riprese il suo posto alla guida del team e chiuse la stagione
con il record di 47-35. Raggiunti i playoff, dopo un inizio di stagione
disastroso, Seattle vinse contro i Lakers 2-1, contro i Trail Blazers 4-2 e
contro i Nuggets ancora per 4-2, guadagnandosi l'accesso alle Finals, dove si
trovò di fronte i Washington Bullets. Nonostante il vantaggio iniziale di 3-2,
che portò i Sonics vicinissimi al primo anello della loro storia, i Bullets
vinsero nettamente le ultime due partite e la squadra di Wilkens perse la serie
e il titolo.
La rosa
rimase però quasi completamente intatta e i Sonics conclusero la stagione
1978-79 al primo posto ad Ovest con il record di 52-30. Ai playoff vinsero poi
4-1 contro i Lakers e 4-3 contro i Suns in una serie molto combattuta. Le
Finals li aspettavano per il secondo anno consecutivo, ancora una volta contro
i Bullets. Dopo la sconfitta iniziale, Seattle dominò la serie, vincendo
quattro partite consecutive e aggiudicandosi il primo e, tuttora, unico titolo
della sua storia. Il roster comprendeva l'MVP delle finali Dennis Johnson, Gus
Williams, Jack Sikma, John Jonhson e Lonnie Shelton in quintetto, oltre alle
fondamentali riserve Fred Brown e Paul Silas. L'allenatore Lenny Wilkens era
riuscito nell'impresa di diventare ancor più importante come coach che come
giocatore nell'allora ancora breve storia dei SuperSonics.
Dopo
che la stagione successiva si chiuse con molti traguardi individuali, tra cui
quello di Brown miglior tiratore da 3 della NBA, ma con una sconfitta in finale
di Conference 1-4 contro i Lakers, le stagioni successive furono di cambiamento
per il team e i Sonics ottennero ben pochi successi. Nel 1983 Schulman cedette
la squadra a Barry Ackerley, un anno prima del ritiro di Fred Brown che, grazie
alle sue 13 stagioni sempre ad altissimo livello nei primissimi anni della
franchigia, vide il suo numero ritirato. Wilkens lasciò nell'84 e l'anno
successivo l'ultimo dei reduci del titolo, Sikma, abbandonò la squadra,
lasciandola in un lungo periodo di mediocrità, non foss'altro per
un'incredibile marcia verso la finale di Conference nel 1987, in cui furono demoliti
dai Lakers con uno sweep.
Con
la scelta di Shawn Kemp nel 1989 e della guardia Gary Payton nel 1990, ma
soprattutto con l'arrivo in panchina di George Karl nel 1992 i Sonics tornarono
in quota, perdendo in 7 soffertissime gare la finale di Conference del 1993. L'anno successivo
ottennero il miglior record in tutta la
NBA, 63-19, ma furono incredibilmente eliminati al primo
turno dai Nuggets, primi di sempre ad essere estromessi da numeri uno di
Conference contro l'ottava classificata. L'anno dopo una nuova eliminazione ai
playoff precedeva il ritorno alla Key Arena, che fu rinominata così proprio a
partire da quella stagione, dopo un anno di ristrutturazioni.
Il
1995-96 fu l'anno in cui Seattle ebbe probabilmente il miglior team della sua
storia: Kemp e Payton, più Detlef Schrempf, il centro Sam Perkins e le guardie
Hersey Hawkins e Nate McMillan. Dopo aver chiuso la regular season con un
record di 64-18, i Sonics batterono i Kings 3-1, i Rockets 4-0 e in finale di
Conference Utah (che avrebbe dominato le stagioni successive ad Ovest) per 4-3.
Le Finals erano state raggiunte per le terza volta, ma la partenza non fu delle
migliori contro i Bulls, tanto che Seattle perse le prime 3 partite contro
Jordan e compagni. Dopo due vittorie incoraggianti alla Key Arena, i Sonics
capitolarono in gara 6 e il mito di Michael potè continuare. Quando Karl nel
1998 lasciò la squadra, il suo sostituto Paul Westphal non seppe continuare il
suo egregio lavoro.
Dopo
diversi anni in ombra e la trade di Payton, ecco che solo nel 2004-05 i
SuperSonics tornarono alla ribalta, guidati da Ray Allen e Rashard Lewis. Il
settimo titolo di Division, con il record di 52-30, portò per l'ultima volta la
squadra di Seattle ai playoff. La corsa al titolo, cominciata con il deciso successo
4-1 contro i Kings, si interruppe però subito dopo, 2-4 contro i futuri
campioni NBA, i San Antonio Spurs. L'ultimo sussulto, prima dello spostamento a
Oklahoma City, si ebbe nel 2007 con la seconda scelta del Draft, Kevin Durant.
Il fenomeno dall'University of Texas vinse il premio di Rookie of the Year, il
che salvò parzialmente una stagione comunque disastrosa, la peggiore della
storia di Seattle.
Nel
2008, dopo diverse peripezie e una mancanza di fondi per sistemare la casa dei
Sonics, la città perse il suo franchise, dando vita alla nuova formazione dei
Thunder. La voglia di sport e di basket NBA di Seattle, però, non si è mai
fermata. Nel 2009, alcuni registi della
zona, che si facevano chiamare "Seattle SuperSonics Historical
Preservation Society", produssero un documentario critico dal titolo
"Sonicsgate - Requiem For A Team", che affronta in dettaglio
la nascita e la morte del team. Il lungometraggio focalizza l'attenzione in
particolare sugli aspetti scandalosi dello spostamento della squadra da
Seattle, e vinse il Webby award del 2010 come 'Miglior lungometraggio sullo sport.
Il
17 settembre 2012 il consiglio comunale di Seattle stanzia dei nuovi fondi ed è
disposto a fare il suo ritorno alla ribalta NBA, a patto che ci sia una squadra
disposta a cambiare città. I Sacramento Kings vennero indiziati e l'offerta,
intorno ai 500 milioni di dollari, avrebbe dovuto riportare i Sonics in campo
già dalla stagione che sta per iniziare. Il 15 maggio 2013, però, la NBA ha votato contro la
proposta di spostare i Kings e i suoi proprietari hanno subito promesso di dare
una nuova arena ai loro beniamini. Seattle dovrà aspettare ancora qualche anno
per tornare a vedere il grande basket tra le sue strade. La sua storia, però,
nel frattempo continuerà a vivere negli occhi dei suoi tifosi e degli
appassionati NBA.
See
you soon SuperSonics!
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