Finalmente
anche Sassari può festeggiare. La Coppa Italia 2014 infatti vede
trionfare la squadra sarda che così può mettere il primo trofeo
nella sua bacheca bacheca che, fino a questo momento, era
praticamente spoglia e in cui facevano capolino solamente 3 coppe
disciplina vinte tra Legadue e Serie A. La Dinamo, fondata nel 1960,
ha dunque dovuto aspettare 54 anni prima di conquistare un titolo
nazionale e, speriamo, possa essere solo il primo trofeo di una lunga
serie.
La
Beko Final Eight 2014 non vedeva certo Sassari tra le favorite, dal
momento che si presentava al sesto posto in griglia, ma sin dalla
prima partita contro Milano si è candidata per il titolo. Infatti
nello scontro diretto contro i padroni di casa la Dinamo si è
imposta per 80 – 82, trascinata dai 24 punti di Drake Diener e
facendo esplodere la rabbia degli ultras milanesi che hanno
dichiarato prima lo sciopero del tifo e poi hanno bloccato gli
allenamenti della squadra la settimana successiva. A questo punto lo
scoglio più grande sembra superato anche se Sassari quest’anno è
incappata in sconfitte che alla vigilia nessuno avrebbe pronosticato
e allora la partita contro Reggio Emilia non è da prendere
sottogamba, anche perché la Grissin Bon ha battuto niente meno che
Cantù. Il match si risolve a favore del Banco 86 – 92 e la parte
del leone tocca farla a Travis Diener, che ne infila 26, nonostante
la coppia reggiana White – Kaukenas ne combini insieme 51. A questo
punto sognare non costa davvero nulla, nonostante in finale ci si
trovi davanti ai vincitori delle ultime 5 edizioni. Certo, la Mens
Sana non è più lo squadrone delle precedenti stagioni e in più
dalla cessione di Hackett ha perso molto del potenziale su cui la
squadra si fondava, ma coach Crespi è settimane che lavora per
trovare i nuovi equilibri e le convincenti vittorie su Roma e
Brindisi ne fanno un cliente scomodo per tutti. La partita è giocata
su ritmi molto elevati e vede Sassari portarsi subito in vantaggio e
dare lo strappo decisivo già a metà gara (28 – 45). Il secondo
tempo vede Siena riavvicinarsi più di una volta ma non riuscire mai
a colmare il gap con il Banco che così, al quarantesimo, può alzare
le braccia al cielo. Caleb Green e, naturalmente, i cugini Diener
sono gli aghi delle bilancia della partita ma la vittoria, e non è
retorica, è di squadra.
È
sicuramente la vittoria di Meo Sacchetti, sulla panchina sarda dal
2009, anno in cui è subentrato a Demis Cavina e ha portato la Dinamo
alla promozione in Serie A. Coach Sacchetti in tutti questi anni ha
dimostrato di essere un allenatore particolarmente preparato; la sua
squadra infatti è sempre migliorata centrando i play-off sin dalla
prima stagione nella massima serie. La colpa più grande imputata
all’allenatore di Altamura è quella di far arrivare la squadra
troppo stanca alla fine della regular season e così
si giustificano le sconfitte abbastanza nette ai play-off, per ultima
quella della scorsa stagione contro Cantù. Starà a Sacchetti
smentire questo trend negativo, per di più con la Coppa Italia in
tasca.
È
poi la vittoria dei cuginetti Diener, in Sardegna ormai da anni, che
per la Dinamo non si sono mai tirati indietro. Travis, un po’
sottotono quest’anno, ha dimostrato in questa competizione di
essere un play di livello che non a caso per 4 stagioni ha giocato in
NBA, mentre Drake, convinto dal cugino a giocare a Sassari dopo che
il suo arrivo a Varese veniva dato già come scontato, ha sbagliato
in questi due anni e mezzo pochissime partite ed è uno tra i
giocatori del campionato che può cambiare il corso della partita,
probabilmente il più talentuoso e quello con la mano più calda. I
ragazzi di Fond du Lac hanno fatto le fortune del Banco in queste
stagioni e sicuramente il loro affiatamento è risultato decisivo
anche perché il loro contributo realizzativo risulta essere sempre
particolarmente elevato. In realtà è Drake quello che fino a questo
momento ha dimostrato di avere le carte migliori anche se a livello
di College e di basket professionistico non ha avuto grandi
possibilità di sfondare visto il morbo di Crohn che lo ha tenuto
fermo dopo il quadriennio a De Paul e il successivo arrivo in Italia
in Legadue, a Castelletto Ticino. Chissà quale sarà il futuro dei
due cugini, se a Sassari considereranno concluso il loro lavoro o se
vorranno rimanere in Sardegna per cercare di conquistare altri
titoli.
È
la vittoria di Giacomo Devecchi e di Manuel Vanuzzo, alla Dinamo
dalla stagione 2006-2007, ragazzi che che hanno coronato le loro
fatiche con questa vittoria. Una menzione particolare va all’ala
veneziana, capitano dal 2007 di questa squadra che, a quasi 39 anni,
corona una carriera che lo ha visto spesso ricominciare dalla Legadue
ma che lo ha visto anche protagonista con la maglia della Nazionale.
È
la vittoria di Omar Thomas e Caleb Green, le due ali americane
arrivate quest’anno alla corte di Sacchetti. Entrambi nati nell’85,
sono potenzialmente due forze della natura viste le loro
caratteristiche fisiche che li rendono i padroni dell’area sia
palla in mano che in fase di rimbalzo.
È
la vittoria di Amedeo Tessitori e di Massimo Chessa, due ragazzi che
di solito non trovano molto spazio sul parquet ma che quando sono
chiamati in causa si sono sempre fatti trovare pronti. In particolare
è il caso di Tessitori, ala pisana di 208 centimetri che a 18 anni
ha dimostrato di avere una certa personalità in campo senza farsi
prendere dal panico davanti a giocatori più esperti. Tessitori è un
ragazzo di grande prospettiva che ha già indossato la maglia delle
rappresentative nazionali giovanili e che ha ben figurato insieme al
giovanissimo play Federico Mussini di Reggio Emilia, classe ’96 e
con tanta tanta tanta energia e voglia di emergere.
È
la vittoria di Marques Green, che dopo una stagione difficile come
quella passata ha ritrovato minuti, gioco e punti in una squadra che
ha saputo dargli la fiducia di cui necessitava e che sembrava aver
perso a Milano. Se Travis Diener non è in giornata (ed è successo)
ci pensa il piccolo Marques a dare qualità all’attacco biancoblu e
le sue partenze nel quintetto titolare dimostrano che il suo impegno
in palestra sta dando buoni frutti.
È
la vittoria di Brian Sacchetti, additato spesso come un “figlio di
papà” ma che dimostra di meritare i minuti che il papà-coach gli
concede. Si è messo in luce durante la finale soprattutto in fase
difensiva ed effettivamente la sua esperienza nelle nazionali
giovanili indica che Brian è un giocatore di qualità. E se
Sacchetti senior ha deciso di puntare su di lui nonostante tutti i
problemi che possono crearsi in uno spogliatoio per una situazione
particolare come questa vuol dire veramente che Brian è tutt’altro
che un raccomandato.
È
la vittoria di Drew Gordon, ala-centro ritornato a stagione in corso
dopo le poche partite disputate l’anno scorso. Nonostante la
condizione non fosse quella migliore Drew ha fatto capire quale sia
la sua caratura. Un lungo completo, uno di quelli che nel pitturato
fanno la differenza. E se la sua strapotenza fisica sarà ben
sfruttata nel modo migliore dai suoi compagni di squadra…
È
la vittoria del presidente Stefano Sardara, sempre pronto a difendere
la squadra e a metterci la faccia quando le cose (molto raramente)
non vanno bene, pronto a richiamare i giocatori dopo qualche
sconfitta di troppo. Un uomo di sport che ha investito molto in
questa società e a cui bisogna fare i complimenti insieme a tutto il
resto dell’organigramma societario che ha sempre creduto nel
progetto Dinamo.
È
infine la vittoria dei tifosi. Perché, come capita per molte
società, il pubblico è davvero un fattore determinante. I tifosi
meritano questa vittoria tanto quanto i giocatori visto il sostegno
che non è mai venuto a mancare e, credo, l’atmosfera che intorno
al Palaserradimigni si è creata sia di quelle che fanno bene allo
sport.
Il
fatto che Sassari abbia vinto la Coppa Italia può fare bene al
movimento cestistico italiano, che ha visto dopo parecchio tempo
Siena perdere un titolo e Milano, favorita alla vigilia, non
afferrarlo (e crediamo che a fine stagione giocherà i play-off col
coltello tra i denti). E dunque brava Sassari, te la sei meritata
questa coppa, per la tua storia non solo un titolo ma il primo trofeo
che già richiede compagnia perché di spazio da riempire la bacheca
ne ha ancora molto.
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