Best
of the Weekend
All-Star Game: Kevin Durant
Se
questa partita l'avesse vinta l'Ovest, per la corsa all'MVP, salvo
qualche insidia dal sempre devastante Blake Griffin (38 punti con
19/23 al tiro, ma più della metà sono schiacciate date dalla difesa
praticamente nulla), non ci sarebbe stata storia. Onore a Kyrie
Irving (31 punti con 14/17 e 14 assist), che ha lanciato la rimonta
vincente dell'Est, ma KD sembra davvero provenire da un altro
pianeta. Se a Griffin ha dato buon gioco il contesto, mentre il play
dei Cavs è stato un po' in ombra durante la partita perché più
concreto che spettacolare, Durant ne ha fatte davvero di ogni. Pur
non tirando benissimo per una partita di All Star Game (14/27 con
6/17 da tre punti), ha segnato 38 punti, quattro solamente sotto il
record di Wilt Chamberlain del 1962, che a lungo è sembrato poter
crollare, raccolto 10 rimbalzi e spartito 6 assist, con una sola
palla persa. E si è anche regalato una giocata da copertina su
assist di Steph Curry direttamente dalla rimessa laterale. In quasi
35 minuti di impiego ha messo per larghi tratti anche una discreta
intensità, giocandonsela come una partita di regular season, e
lasciando il trofeo di miglior giocatore solo a causa della sconfitta
della sua squadra. Durant ha dimostrato ancora una volta di essere,
al momento, il miglior giocatore in questa Lega. O, per lo meno,
quello che ha più fame e voglia di vincere.
All
Stars Saturday Night: Marco Belinelli
Se
le emozioni allo Slam Dunk Contest, come di consueto negli ultimi
anni, sono decisamente mancate, altrettanto non si può dire per il
Three Point Shootout. E il nostro Marco Belinelli ha mostrato al
mondo tutte le sue qualità. Vittorioso nel turno eliminatorio su un
Kevin Love spentosi con l'andare della sua gara, su un Damian Lillard
visibilmente stancato dai molteplici impegni del suo weekend (ha
partecipato a ogni gara di questo All Star Game!) e su un freddo
Steph Curry nel suo carrello finale, l'italiano ha segnato gli ultimi
tre tiri, per altro tutte money ball, per aggiudicarsi la finale con
il punteggio di 19. Tutto ciò che la fortuna gli aveva regalato
nella prima parte, gli viene poi tolto nella seconda. Marco fa ancora
19, sempre con un'ottima prestazione nell'ultimo carrello di money
ball, ma dall'altra parte c'è Bradley Beal, che in eliminatoria ha
fatto 21. Incredibilmente, però, il giocatore dei Wizards arriva
alle ultime cinque palle con un misero 13, con la possibilità
solamente di pareggiare se le mette tutte a segno. Ed è proprio
quello che succede, per la disperazione dei tifosi italiani restati
svegli nella notte di sabato. Ci vorrà un turno supplementare.
Belinelli, però, regala una grande gioia ai suoi connazionali.
Arrivano 4 punti al primo carrello, 5 nel secondo, 3 nel terzo e 6
negli ultimi due, per un totale di 24. Beal fa 18 e il giocatore
degli Spurs può, finalmente, festeggiare. Non c'è molto altro da
aggiungere, se non: grazie Marco!
Rising
Star Challenge: Tim Hardaway Jr vs Dion Waiters
In
una partita di rara bruttezza come quella di venerdì nel Rising Star
Challenge, le migliori emozioni arrivano da una sfida faccia a faccia
tra la guardia dei Knicks e quella dei Cavs. Entrambi cominciano la
loro gara con una schiacciata spettacolare e proseguono mostrando
tutte le loro qualità, tanto in elevazione quanto da oltre l'arco.
Hardaway si scalda da fuori e Waiters gli risponde con un jumper in
faccia. Il primo va in penetrazione per il canestro in appoggio al
tabellone e il secondo gli risponde facendo lo stesso. Waiters spara
una tripla da molto fuori l'arco e Hardaway non si fa pregare,
segnando direttamente da casa sua. Waiters ne mette altri tre e
indovinate Hardaway? Esatto, altra tripla a segno. Passano un paio di
azioni e ancora il figlio d'arte mette una bomba, seguito dal
giocatore di Cleveland in jumper. Un altro paio di botta e risposta
portano Waiters alla soglia dei 31 punti, con 10/14 al tiro e 4/6 da
tre punti, mentre Hardaway sale addirittura a 36 punti, ma con molti
più errori (7/16 da oltre l'arco). Entrambi finiscono come migliori
realizzatori, da una parte e dall'altra, e salvano lo spettacolo di
un match mai davvero combattuto. Chi sia il vincitore, però, è
davvero difficile stabilirlo.
Worst
of the Weekend
All-Star Game: Joe Johnson
Non
tanto e non solamente per questa partita, quanto per l'intero weekend
del giocatore dei Nets. Partecipare al Three Point Shootout e
arrivare al termine del minuto di tempo tirando un solo pallone
nell'ultimo carrello, per altro con un misero punteggio di 11
racimolato nel complessivo, con due palloni segnati nei primi dieci,
pur andando con il freno a mano davvero troppo tirato, significa che,
sicuramente, non è la gara più adatta a te. A Johnson non sembra
importare più di tanto mentre torna a sedersi in panchina e, se
forse non gliene possiamo fare una colpa, almeno possiamo dire che
non è una bella immagine per tutti gli spettatori, considerando
l'impegno assoluto del nostro Belinelli o la gioia di Beal per essere
arrivato in finale, festeggiato anche dal rapper Nelly. Ugualmente,
nella partita delle stelle Johnson non combina niente di buono,
sparacchiando (2/7 con 1/6 da tre punti) per 5 punti, senza altre
statistiche di rilievo e, soprattutto, senza alcuna giocata per
onorare l'impegno. Che dire? In certi casi, forse, sarebbe meglio
restarsene a casa.
All
Star Saturday Night: Slam Dunk Contest
Rivedere
su YouTube le schiacciate paurose ed elettrizzanti del migliore di
sempre nella disciplina, Vince Carter, in uno Slam Dunk Contest come
quello del 2000 fa capire come il livello della gara da allora sia
crollato sotto terra. Il nuovo formato, con una prima parte di
freestyle, seguita da sfide uno contro uno, che porta a vincere il
titolo praticamente con una sola schiacciata, sembra quasi un insulto
alle emozioni che la gara delle schiacciate ha sempre regalato nel
corso degli anni. Damian Lillard riesce a non ricevere nemmeno un
applauso dal pubblico, Terrence Ross e Paul George sembrano aver
mostrato di meglio durante le partite di regular season ed erano
attesi ad una prestazione assai più spettacolare ed Harrison Barnes,
pur con una buona idea come quella di abbinare il videogioco NBA 2K14
alla sua schiacciata, raffredda gli spettatori con qualcosa di più
che ordinario. Ringraziamo almeno Ben McLemore per il salto sopra il
trono su cui siede un sempre fantastico Shaq, con relativa
incoronazione successiva alla prestazione, e, soprattutto, un
grandissimo John Wall. Il giocatore dei Wizards, dapprima si ricorda
del particolare di essere in uno stadio e cerca il consenso e il
supporto del pubblico, poi mette a segno una splendida reverse slam
saltando sopra la mascotte di Washington, con cui poi si lancia in un
ballo di festeggiamento per la meritatissima vittoria. Chapeau,
almeno per lui.
Rising
Star Challenge: Troy Burke & The Contest
Non
è la prima e non è l'unica delusione della gara tra i novizi della
Lega, tra le meno spettacolari non solo del weekend, ma anche degli
ultimi anni all'All Star Game, ma se non altro gli altri, qualcosa di
per lo meno decente, l'hanno dimostrato. In una squadra come questo
Team Webber, che tira con un terribile 12/42 da tre punti, di cui
sette triple messe a segno dal solo Tim Hardaway Jr, il giocatore dei
Jazz si regala un "fantastico" 0/7 da oltre l'arco, che
completa un 3/12 davvero inguardabile a giudicare il fatto che le
difese, in questo match, non sono proprio esistite. In generale, se
nei due anni passati era stato il personaggio istrionico di Shaq
opposto a quello altrettanto su di giri di Charles Barkley nella
scelta delle squadre ad alzare il livello delle emozioni della
partita del venerdì, quest'anno Grant Hill e Chris Webber non sono
stati altrettanto esaltanti. Le migliori giocate sono arrivate dai
fratelli Plumlee e dai due sopra citati nel Best of the Weekend, che
si sono dati battaglia, dando buon gioco ad Andre Drummond (MVP con
30 punti e 25 rimbalzi) per aggiudicarsi il titolo di miglior
giocatore della partita. Non proprio qualcosa di cui andare così
fiero, però.
via Basket Caffe
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