Best
of the East
Best
Team: Atlanta Hawks
Non
un vero e proprio premio per questa settimana, anche, ma soprattutto
per l’ottimo lavoro fatto finora dagli Hawks. Negli ultimi sette
giorni sono arrivate due vittorie contro Sixers e T-Wolves, che hanno
reso il record di Atlanta ancora più appetibile (25-21),
consolidando il terzo posto a Est dagli assalti dei Raptors. Lo score
in casa finora (16-7) è fantastico, mentre non altrettanto si può
dire in trasferta (9-14) e ancora troppo ballerino quello divisionale
(6-5) in un raggruppamento in cui solo gli Heat, oltre agli Hawks
ovviamente, sono oltre il 50% di vittorie. Il team del rookie
head-coach Mike Budenholzer ha cambiato molto in estate, facendo
partire l’uomo franchigia Josh Smith per accogliere un ottimo Paul
Millsap (17.7 punti e 8.2 rimbalzi di media) e far crescere Jeff
Teague (16.2 punti e 7.2 assist a partita) da leader della squadra.
Per ora gli Hawks non si stanno lasciando scappare il treno dei
playoff, anche in un’ottima posizione, ma il futuro all’orizzonte
è ancora incerto.
Best
Player: Andre Drummond
In
estate sono arrivati Brandon Jennings e Josh Smith a Detroit, due
ottimi giocatori, ma il talento più cristallino i Pistons ce
l’avevano già in casa. Drummond, insieme a Greg Monroe e J-Smoove,
forma il frontcourt più talentuoso e interessante della Lega. Per
Andre e la squadra di Motown in settimana sono arrivate due vittorie
contro Magic e Sixers che ridanno respiro a un record assolutamente
non soddisfacente finora (19-27) e avvicinano all’ottavo posto
utile per i playoff, occupato ad oggi dai Bobcats. Drummond (12.8
punti e 12.8 rimbalzi di media finora) contro Orlando si è limitato
a un 5/7 al tiro per 13 punti, ma con ben 17 rimbalzi, mentre contro
Philadelphia ha sfornato una prestazione maestosa da 22 punti con
10/11 al tiro, 14 rimbalzi, di cui 6 offensivi e 5 stoppate. Il
centro, come dimostrano le sue medie eccezionali, sta diventando una
macchina da doppie-doppie e fornendo il giusto apporto sotto
canestro, anche oltre le aspettative iniziali. Detroit si augura che
sia il punto di partenza per un nuovo inizio.
Best
of the West
Best
Team: Memphis Grizzlies
E
chi li ferma più, questi Grizzlies. Il rientro di Marc Gasol ha
portato degli effetti che definire benefici è quasi un eufemismo
(vedi sotto) e Memphis è arrivata a 6 vittorie consecutive,
prendendosi anche l’ottavo posto a Ovest (26-20) ai danni dei
Mavericks. Blazers, Kings, T-Wolves e Bucks sono state spazzate via
nell’ordine, dopo che la doppia vittoria contro i Rockets aveva
aperto questo magic moment, da una difesa che, nella striscia
vincente, ha concesso al massimo 90 punti (86.3 di media) e ne ha
segnati 96.1 a partita. Sembra funzionare tutto al meglio dopo che il
Defensive Player of the Year è tornato a dare man forte ai suoi. Non
solo Marc, però. Mike Conley (18 punti e 6.3 assist) è in crescita
partita dopo partita, mentre Zach Randolph (17.5 punti e 10.6
rimbalzi) ha alzato notevolmente il suo rendimento dopo un inizio di
stagione difficile. I Grizzlies, ora che hanno raggiunto un
piazzamento utile per i playoff, dovranno tirare fuori le unghie per
conservarlo. Sembrano, però, prontissimi a farlo.
Best
Player: Goran Dragic
Il
processo di maturazione di quello che è sempre stato conosciuto a
Phoenix come lo Steve Nash del futuro sembra completato. Dragic sta
giocando una stagione straordinaria (22 punti, 3.5 rimbalzi e 6.1
assist di media) e sta guidando magistralmente i Suns verso una
qualificazione ai playoff davvero insperata ad inizio stagione. Sono
cinque le vittorie consecutive ora per Phoenix, rispettivamente
contro Cavs, Sixers, Bucks, Pacers e Bobcats e Dragic ha segnato 24.4
punti di media tenendo percentuali altissime al tiro, rispettivamente
il 61% dal campo e il 58% da tre punti. Il sesto posto nella
durissima battaglia a Ovest, con un record ottimo (29-18) è anche
merito del play sloveno, ad oggi solo in due occasioni sotto i 10
punti segnati, tirando col 50% dal campo, e con un grande apporto in
termini di rimbalzi e assist. Se i Suns vogliono continuare a
stupire, non possono prescindere da lui.
Best
of the Rest
FATTORE
MARC GASOL: i Grizzlies, dal ritorno in campo del più giovane
dei fratelli Gasol, sono 7-1, mentre nelle precedenti 23 il tabellino
era un misero 10-13. Nelle ultime otto giocate Memphis ha un
defensive rating di 93.2, primo assoluto nella Lega, mentre durante
la sua assenza l’asticella si alza vertiginosamente fino a 106.4,
venticinquesimo risultato complessivo. Serve altro per definire il
Defensive Player of the Year in carica? Semplicemente, decisivo.
GODDURANT:
abbiamo finito gli aggettivi per definire la stagione di Kevin
Durant. La sua striscia di partite sopra i 30 punti è finita venerdì
notte con queste medie: 38 punti, con il 54.4% dal campo e il 42% da
tre punti, con 6.3 rimbalzi e 5.9 assist. Nel frattempo Oklahoma City
(38-11) è sempre più prima forza a Ovest e ha perso la prima
partita dopo dieci vittorie consecutive contro i Wizards solo
nell’ultima uscita. Durant MVP della stagione finora? E chi se no..
Worst
of the East
Worst
Team: Cleveland Cavaliers
Cleveland
sta sprofondando sempre più in basso, sempre più nell’abisso.
Solo 16 le vittorie racimolate finora a fronte di ben 31 sconfitte,
di cui le ultime quattro arrivate consecutivamente. Suns, Pelicans,
Knicks e Rockets hanno passeggiato agevolmente sulle ceneri di una
squadra che segna troppo poco (89.25 punti nella striscia negativa) e
subisce un’enormità rispetto a quanto produce (105.5 nello stesso
periodo) per un net rating totale finora di -6.5, quart’ultimo
nella Lega davanti solo a Bucks, Sixers e Jazz nella statistica. La
sconfitta con un passivo di 31 punti di giovedì notte al Madison
Square Garden, contro una squadra che è 11-16 al momento davanti al
proprio pubblico, è l’espressione di come qualcosa non stia
funzionando in casa Cavs e l’aggiunta di Luol Deng non basti a
ovviare al problema. Anche Mike Brown è sul tavolo degli imputati,
accusato di aver reso un possibile sogno il peggiore degli incubi.
Worst
Player: Deron Williams
Mancano
pochi alla fine di quella che sembra avere tutta l’aria di una
rivincita, con i Nets che battono i Raptors, loro unici giustizieri
nelle prime dieci partite giocate nel 2014. Sopra 103-102 e con la
rimessa in mano, però, D-Will pensa bene di servire Patrick
Patterson, che lancia il contropiede, prima di segnare lui stesso il
canestro della vittoria in jumper. Se Brooklyn ha ripreso a perdere
(tre sconfitte di fila, aperte da questo KO e continuate nettamente
contro Oklahoma City e di misura contro Indiana) è anche e
soprattutto colpa dell’ex play dei Jazz. Williams ha giocato una
pessima partita contro i Thunder (3/12 al tiro per 13 punti), ma in
questa stagione ha sempre vissuto più bassi che alti finora. I Nets
continuano ad avere un record più che traballante (20-25) e fuori
dalle posizioni che competono a chi ha speso quasi 190 milioni di
dollari per mettere insieme una squadra da titolo. Il titolo, però,
è ancora lontanissimo.
Worst
of the West
Worst
Team: Sacramento Kings
Per
far peggio dei Jazz e dei peggiori Lakers da un bel pezzo a questa
parte, ci vuole una marcia in più. O forse in meno. Rockets, Pacers,
Nuggets, gli stessi Jazz, Grizzlies, Mavericks e Spurs hanno
banchettato allegramente avendo la meglio di Sacramento, in striscia
nera da 7 partite senza vittorie. L’innesto di Rudy Gay, che
sembrava aver ridato slancio e smalto ai Kings si è rivelato fine a
sé stesso e il record di 15-32, ad oggi, è il peggiore dell’intera
Western Conference. DeMarcus Cousins è uno dei talenti più
cristallini ed incredibili della NBA (22.6 punti e 11.6 rimbalzi) e,
nonostante la disgraziata situazione della sua squadra, ha fatto
molto clamore la sua esclusione dalla partita dell’All Star Game.
Oltre a lui e Gay, c’è Isaiah Thomas (20 punti e 6.3 assist), ma,
sotto questi tre, il vuoto assoluto. Il basket è uno sport di
squadra, purtroppo per Sacramento.
Worst
Player: Kevin Martin
Se
Martin aveva iniziato alla grandissima la stagione alla corte di Rick
Adelman, altrettanto non si può dire delle ultime prestazioni
dell’ex Thunder. In particolare, nelle ultime tre uscite della
scorsa settimana, una vittoriosa contro i Pelicans e due sconfitte
contro Grizzlies e Hawks, la mano da oltre l’arco si è raffreddata
parecchio (2/11) e, in generale, le prestazioni al tiro sono state
tutt’altro che esaltanti (19/49 complessivamente). Se il plus/minus
contro New Orleans (+1) e contro Memphis (-1) si pareggiano, c’è
poi quel -16 contro Atlanta a pesare sul ruolino degli ultimi sette
giorni di quello che, fino a un paio di stagioni fa, era tra i più
prolifici attaccanti della NBA. Minnesota (23-24) continua a
viaggiare a corrente alternata e non sa bene cosa fare della sua
stagione, scelta che a Ovest non è mai consentito prendere con
troppa leziosità. Addio sogno playoff?
Worst
of the Rest
HOME
(BITTER)SWEET HOME: se l’anno scorso i Nuggets tra le mura
amiche andavano a nozze (38-3, miglior prestazione in casa della loro
storia), quest’anno non si può dire altrettanto per Denver (12-11)
e questo dato, ovviamente, si riflette su una posizione di classifica
non invidiabile (undicesimo posto a Ovest) e su un futuro ancora
incerto dopo gli alti e bassi vissuti finora. Uno degli idoli del
Pepsi Center, con i suoi magici trick shots, era il nostro Danilo
Gallinari. Speriamo torni presto a incantare Denver e tutti noi.
WINNING
STREAKS? NO WAY: a Est le strisce vincenti sembrano non essere il
pane quotidiano, nemmeno più per i team al vertice. Indiana nelle
ultime 10 è 7-3, miglior score di Conference, mentre Heat, Hawks,
Raptors, Wizards, Bulls e Nets sono tutte a quota 6-4, dato che
scende a 5-5 per Bobcats e Pistons, 4-6 per i Knicks e così via fino
al disastroso 1-9 dei Bucks, fanalino di coda della Eastern. Certo,
sicuramente molte più vittorie che a inizio stagione. Ma che fatica.
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