mercoledì 5 febbraio 2014

TOP & WORST NBA - EPISODE 14 (29/01 - 03/02)

Best of the East

Best Team: Atlanta Hawks


Non un vero e proprio premio per questa settimana, anche, ma soprattutto per l’ottimo lavoro fatto finora dagli Hawks. Negli ultimi sette giorni sono arrivate due vittorie contro Sixers e T-Wolves, che hanno reso il record di Atlanta ancora più appetibile (25-21), consolidando il terzo posto a Est dagli assalti dei Raptors. Lo score in casa finora (16-7) è fantastico, mentre non altrettanto si può dire in trasferta (9-14) e ancora troppo ballerino quello divisionale (6-5) in un raggruppamento in cui solo gli Heat, oltre agli Hawks ovviamente, sono oltre il 50% di vittorie. Il team del rookie head-coach Mike Budenholzer ha cambiato molto in estate, facendo partire l’uomo franchigia Josh Smith per accogliere un ottimo Paul Millsap (17.7 punti e 8.2 rimbalzi di media) e far crescere Jeff Teague (16.2 punti e 7.2 assist a partita) da leader della squadra. Per ora gli Hawks non si stanno lasciando scappare il treno dei playoff, anche in un’ottima posizione, ma il futuro all’orizzonte è ancora incerto.

Best Player: Andre Drummond

In estate sono arrivati Brandon Jennings e Josh Smith a Detroit, due ottimi giocatori, ma il talento più cristallino i Pistons ce l’avevano già in casa. Drummond, insieme a Greg Monroe e J-Smoove, forma il frontcourt più talentuoso e interessante della Lega. Per Andre e la squadra di Motown in settimana sono arrivate due vittorie contro Magic e Sixers che ridanno respiro a un record assolutamente non soddisfacente finora (19-27) e avvicinano all’ottavo posto utile per i playoff, occupato ad oggi dai Bobcats. Drummond (12.8 punti e 12.8 rimbalzi di media finora) contro Orlando si è limitato a un 5/7 al tiro per 13 punti, ma con ben 17 rimbalzi, mentre contro Philadelphia ha sfornato una prestazione maestosa da 22 punti con 10/11 al tiro, 14 rimbalzi, di cui 6 offensivi e 5 stoppate. Il centro, come dimostrano le sue medie eccezionali, sta diventando una macchina da doppie-doppie e fornendo il giusto apporto sotto canestro, anche oltre le aspettative iniziali. Detroit si augura che sia il punto di partenza per un nuovo inizio.

Best of the West

Best Team: Memphis Grizzlies

E chi li ferma più, questi Grizzlies. Il rientro di Marc Gasol ha portato degli effetti che definire benefici è quasi un eufemismo (vedi sotto) e Memphis è arrivata a 6 vittorie consecutive, prendendosi anche l’ottavo posto a Ovest (26-20) ai danni dei Mavericks. Blazers, Kings, T-Wolves e Bucks sono state spazzate via nell’ordine, dopo che la doppia vittoria contro i Rockets aveva aperto questo magic moment, da una difesa che, nella striscia vincente, ha concesso al massimo 90 punti (86.3 di media) e ne ha segnati 96.1 a partita. Sembra funzionare tutto al meglio dopo che il Defensive Player of the Year è tornato a dare man forte ai suoi. Non solo Marc, però. Mike Conley (18 punti e 6.3 assist) è in crescita partita dopo partita, mentre Zach Randolph (17.5 punti e 10.6 rimbalzi) ha alzato notevolmente il suo rendimento dopo un inizio di stagione difficile. I Grizzlies, ora che hanno raggiunto un piazzamento utile per i playoff, dovranno tirare fuori le unghie per conservarlo. Sembrano, però, prontissimi a farlo.

Best Player: Goran Dragic


Il processo di maturazione di quello che è sempre stato conosciuto a Phoenix come lo Steve Nash del futuro sembra completato. Dragic sta giocando una stagione straordinaria (22 punti, 3.5 rimbalzi e 6.1 assist di media) e sta guidando magistralmente i Suns verso una qualificazione ai playoff davvero insperata ad inizio stagione. Sono cinque le vittorie consecutive ora per Phoenix, rispettivamente contro Cavs, Sixers, Bucks, Pacers e Bobcats e Dragic ha segnato 24.4 punti di media tenendo percentuali altissime al tiro, rispettivamente il 61% dal campo e il 58% da tre punti. Il sesto posto nella durissima battaglia a Ovest, con un record ottimo (29-18) è anche merito del play sloveno, ad oggi solo in due occasioni sotto i 10 punti segnati, tirando col 50% dal campo, e con un grande apporto in termini di rimbalzi e assist. Se i Suns vogliono continuare a stupire, non possono prescindere da lui.

Best of the Rest

FATTORE MARC GASOL: i Grizzlies, dal ritorno in campo del più giovane dei fratelli Gasol, sono 7-1, mentre nelle precedenti 23 il tabellino era un misero 10-13. Nelle ultime otto giocate Memphis ha un defensive rating di 93.2, primo assoluto nella Lega, mentre durante la sua assenza l’asticella si alza vertiginosamente fino a 106.4, venticinquesimo risultato complessivo. Serve altro per definire il Defensive Player of the Year in carica? Semplicemente, decisivo.


GODDURANT: abbiamo finito gli aggettivi per definire la stagione di Kevin Durant. La sua striscia di partite sopra i 30 punti è finita venerdì notte con queste medie: 38 punti, con il 54.4% dal campo e il 42% da tre punti, con 6.3 rimbalzi e 5.9 assist. Nel frattempo Oklahoma City (38-11) è sempre più prima forza a Ovest e ha perso la prima partita dopo dieci vittorie consecutive contro i Wizards solo nell’ultima uscita. Durant MVP della stagione finora? E chi se no..

Worst of the East

Worst Team: Cleveland Cavaliers

Cleveland sta sprofondando sempre più in basso, sempre più nell’abisso. Solo 16 le vittorie racimolate finora a fronte di ben 31 sconfitte, di cui le ultime quattro arrivate consecutivamente. Suns, Pelicans, Knicks e Rockets hanno passeggiato agevolmente sulle ceneri di una squadra che segna troppo poco (89.25 punti nella striscia negativa) e subisce un’enormità rispetto a quanto produce (105.5 nello stesso periodo) per un net rating totale finora di -6.5, quart’ultimo nella Lega davanti solo a Bucks, Sixers e Jazz nella statistica. La sconfitta con un passivo di 31 punti di giovedì notte al Madison Square Garden, contro una squadra che è 11-16 al momento davanti al proprio pubblico, è l’espressione di come qualcosa non stia funzionando in casa Cavs e l’aggiunta di Luol Deng non basti a ovviare al problema. Anche Mike Brown è sul tavolo degli imputati, accusato di aver reso un possibile sogno il peggiore degli incubi.

Worst Player: Deron Williams

Mancano pochi alla fine di quella che sembra avere tutta l’aria di una rivincita, con i Nets che battono i Raptors, loro unici giustizieri nelle prime dieci partite giocate nel 2014. Sopra 103-102 e con la rimessa in mano, però, D-Will pensa bene di servire Patrick Patterson, che lancia il contropiede, prima di segnare lui stesso il canestro della vittoria in jumper. Se Brooklyn ha ripreso a perdere (tre sconfitte di fila, aperte da questo KO e continuate nettamente contro Oklahoma City e di misura contro Indiana) è anche e soprattutto colpa dell’ex play dei Jazz. Williams ha giocato una pessima partita contro i Thunder (3/12 al tiro per 13 punti), ma in questa stagione ha sempre vissuto più bassi che alti finora. I Nets continuano ad avere un record più che traballante (20-25) e fuori dalle posizioni che competono a chi ha speso quasi 190 milioni di dollari per mettere insieme una squadra da titolo. Il titolo, però, è ancora lontanissimo.

Worst of the West

Worst Team: Sacramento Kings


Per far peggio dei Jazz e dei peggiori Lakers da un bel pezzo a questa parte, ci vuole una marcia in più. O forse in meno. Rockets, Pacers, Nuggets, gli stessi Jazz, Grizzlies, Mavericks e Spurs hanno banchettato allegramente avendo la meglio di Sacramento, in striscia nera da 7 partite senza vittorie. L’innesto di Rudy Gay, che sembrava aver ridato slancio e smalto ai Kings si è rivelato fine a sé stesso e il record di 15-32, ad oggi, è il peggiore dell’intera Western Conference. DeMarcus Cousins è uno dei talenti più cristallini ed incredibili della NBA (22.6 punti e 11.6 rimbalzi) e, nonostante la disgraziata situazione della sua squadra, ha fatto molto clamore la sua esclusione dalla partita dell’All Star Game. Oltre a lui e Gay, c’è Isaiah Thomas (20 punti e 6.3 assist), ma, sotto questi tre, il vuoto assoluto. Il basket è uno sport di squadra, purtroppo per Sacramento.

Worst Player: Kevin Martin

Se Martin aveva iniziato alla grandissima la stagione alla corte di Rick Adelman, altrettanto non si può dire delle ultime prestazioni dell’ex Thunder. In particolare, nelle ultime tre uscite della scorsa settimana, una vittoriosa contro i Pelicans e due sconfitte contro Grizzlies e Hawks, la mano da oltre l’arco si è raffreddata parecchio (2/11) e, in generale, le prestazioni al tiro sono state tutt’altro che esaltanti (19/49 complessivamente). Se il plus/minus contro New Orleans (+1) e contro Memphis (-1) si pareggiano, c’è poi quel -16 contro Atlanta a pesare sul ruolino degli ultimi sette giorni di quello che, fino a un paio di stagioni fa, era tra i più prolifici attaccanti della NBA. Minnesota (23-24) continua a viaggiare a corrente alternata e non sa bene cosa fare della sua stagione, scelta che a Ovest non è mai consentito prendere con troppa leziosità. Addio sogno playoff?

Worst of the Rest

HOME (BITTER)SWEET HOME: se l’anno scorso i Nuggets tra le mura amiche andavano a nozze (38-3, miglior prestazione in casa della loro storia), quest’anno non si può dire altrettanto per Denver (12-11) e questo dato, ovviamente, si riflette su una posizione di classifica non invidiabile (undicesimo posto a Ovest) e su un futuro ancora incerto dopo gli alti e bassi vissuti finora. Uno degli idoli del Pepsi Center, con i suoi magici trick shots, era il nostro Danilo Gallinari. Speriamo torni presto a incantare Denver e tutti noi.



WINNING STREAKS? NO WAY: a Est le strisce vincenti sembrano non essere il pane quotidiano, nemmeno più per i team al vertice. Indiana nelle ultime 10 è 7-3, miglior score di Conference, mentre Heat, Hawks, Raptors, Wizards, Bulls e Nets sono tutte a quota 6-4, dato che scende a 5-5 per Bobcats e Pistons, 4-6 per i Knicks e così via fino al disastroso 1-9 dei Bucks, fanalino di coda della Eastern. Certo, sicuramente molte più vittorie che a inizio stagione. Ma che fatica.

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