Best
of the East
Best
Team: Orlando Magic
Che
settimana questa per i Magic. Già fuori da qualsiasi discorso per i
playoff (terz’ultimi a Est con il terribile score di 16-37),
Orlando si regala sette giorni come ai vecchi tempi, come era stato
fino a un paio di stagioni fa. Se gennaio era cominciato con 9
sconfitte di fila ed era finito in maniera tragica (3-14), ecco che
febbraio, dopo le due sconfitte contro Celtics e Pacers, regala un
trittico di vittorie da urlo. Prima il netto +14 inflitto ai Pistons,
poi la schiacciata tanto meravigliosa quanto efficace di Tobias
Harris allo scadere che permette la vittoria sui fortissimi Thunder
di questo inizio 2014 ed infine Victor Oladipo segna 12 dei suoi 23
punti nell’ultimo quarto contro i Pacers, mettendoli alla corda per
il 93-92 finale per i padroni di casa. Fanno cinque successi
consecutivi all’Amway Center, fanno due magiche affermazioni contro
le prime due franchigie dell’intera Lega, tanto a Est quanto a
Ovest. Fanno soprattutto morale e gioia per i tifosi, anche in una
stagione come questa.
Best
Player: Jared Sullinger
Dopo
le pessime prestazioni da qualche settimana fa in avanti, ecco che
Sullinger è tornato a far bene, pur in una squadra in completa
ricostruzione come i Celtics. Boston ha vinto tre delle ultime
quattro partite, lasciando la vittoria solo agli scatenati Mavs nella
penultima uscita, e, nella striscia vincente, il centro ha messo a
segno 23.7 punti di media (10 in più rispetto alla sua media
complessiva finora) e raccolto 12.7 rimbalzi, oltre a permettersi 5
assist e 4 stoppate nella gara contro i Sixers. Insomma, una
settimana da incorniciare per Sullinger e Boston (19-34) ha
racimolato qualche successo, utile giusto a rendere meno pesante un
record che è di gran lunga peggiore rispetto a quello di ogni altra
stagione dell’ultimo decennio. Ricostruzione è da sempre sinonimo
di difficoltà, fatica e tanto tanto lavoro. Se però alla base si
può mettere un Sullinger così, tutto potrà essere più facile.
Best
of the West
Best
Team: Houston Rockets
I
Rockets hanno acceso i motori. E questa volta per davvero. Sale a
cinque la striscia di vittorie consecutive a cavallo tra gennaio e
febbraio, con successi di prestigio come quelli su Spurs e Mavericks,
affermazioni per tenere a bada le pretese della vera sorpresa di
quest’anno, i Suns, e facili successi su compagini nettamente
inferiori come Cavs e Bucks. Houston non sta più sbagliando un colpo
e il record non può che giovarne (34-17) così come la posizione in
graduatoria, che li vede al momento quinti, con tre gare di vantaggio
sulle inseguitrici e alla caccia di San Antonio, il cui rendimento è
leggermente calato ultimamente. Se il fattore H-H continua a
funzionare alla grande, con James Harden sempre più all-around
player (23.7 punti, 5.3 assist, 4.7 rimbalzi e 1.3 rubate a partita)
e Dwight Howard tornato un fattore sotto canestro e difensivamente
(18.8 punti, 12.4 rimbalzi e 1.76 stoppate), è Chandler Parsons (17
punti e 5.5 rimbalzi a partita) la conferma che spinge questi Rockets
sempre più in alto. Chissà fino a dove.
Best
Player: Dirk Nowitzki
Wunder
Dirk è tornato. E non ha nessuna intenzione di mollare il treno per
i playoff. Le cinque vittorie consecutive di Dallas, arrivate contro
Kings, Cavs, Grizzlies, Jazz e Celtics hanno ben impressa la firma
del tedesco. 24.6 punti con il 57% complessivo al tiro e quasi il 54%
da tre punti, oltre a 5.4 rimbalzi. Nel frattempo Nowitzki si è
confermato nell’elite dei migliori giocatori di tutti i tempi,
salendo a quota 26.145 punti segnati e raggiungendo il tredicesimo
posto, a meno di 600 punti dalla Top 10 assoluta di sempre. I
Mavericks sono tornati nelle magnifiche otto a Ovest (31-21),
prendendosi anche una vittoria di margine sull’ottavo posto utile,
occupato ora dai Warriors. Quanto è pesata l’assenza di Wunder
Dirk la scorsa stagione a Dallas se lo ricordano bene tutti, con la
squadra texana a rincorrere fino alla fine i playoff, che alla fine
non arrivarono. Quest’anno, con Nowitzki tornato nel pieno della
forma e delle forze, ci sono anche loro.
Best
of the Rest
LA
RIPRESA DELLA EASTERN CONFERENCE:
quasi ci siamo. Finalmente la Eastern Conference esce dal tunnel e
torna ad essere per lo meno teatro di battaglia e non solo di
disgrazia. Per la prima volta da inizio stagione ci sono sei team
appaiati o oltre la soglia del 50% di vittorie e i Nets (23-26)
possono aspirare a raggiungere presto il traguardo. Resta incredibile
come i Bobcats possano ad oggi essere in post-season con un record di
22-29. Non si può avere tutto e subito, però.
DRAGIC
AGAIN ON TOP:
dopo le bellissime prestazioni della scorsa settimana, la guardia
slovena si è ripetuta ancora negli ultimi sette giorni, con tre
performance da incorniciare. 24 punti con 9/15 al tiro e 7 rimbalzi
contro i Bulls, 23 con 6 rimbalzi e 7 assist contro i Rockets ed
infine 34 con 10/13 dal campo e 6/7 da tre punti, a cui aggiungere 10
assist, nella vittoria sui Warriors. Dragic è sempre più una
realtà, fantastica, di questa Lega.
Worst
of the East
Worst
Team: Atlanta Hawks
Il
bel periodo di Atlanta ha visto la sua fine durante questa settimana
davvero nera per gli Hawks. Tre sconfitte di fila contro Pacers,
Grizzlies e Pelicans. Se nelle prime due partite il vero problema è
stato l’attacco (solo 80.5 punti segnati), contro New Orleans è
stata la difesa (105 punti subiti) a dover soccombere di fronte agli
attacchi Anthony Davis e compagni. Ora il record è a rischio caduta
a picco sotto il 50% (25-24) e Atlanta potrebbe veder sfumare tutti
gli sforzi per mantenere un posto di rilievo in Eastern Conference,
visto che Wizards, Bulls e Nets sembrano poter arrivare di gran
carriera verso il quarto posto ad oggi occupato dagli Hawks, già
scavalcati dai Raptors di recente. Assolutamente da migliorare il
record divisionale (6-5, con solo Miami e Washington di davvero
temibile), ma soprattutto in trasferta (9-15), per fermare
l’emorragia di sconfitte. Falco avvisato, mezzo salvato.
Worst
Player: Michael Carter-Williams
Quella
che era stata la sorpresa più grande di inizio anno e, forse ancor
oggi, il miglior giocatore tra i rookie usciti dallo scorso Draft, è
in un momento di calo evidente. Mai oltre il 50% al tiro nelle ultime
dieci uscite, solo una volta oltre il 40% nello stesso periodo, nelle
ultime quattro partite, in cui i Sixers hanno raccolto altrettante
sconfitte, MCW ha preso 63 conclusioni, mettendone a segno 20, con
4/16 da oltre l’arco. I rimbalzi (4.5 di media) e gli assist (5.5 a
partita) in queste ultime uscite sono stati soddisfacenti, ma
accompagnati da ben 5.5 palle perse di media. Philadelphia (15-37) ha
perso le ultime sei partite e già da tempo ha abbandonato ogni
velleità di playoff, come prevedibile, nonostante l’ottimo inizio
di stagione. Carter-Williams (che sarà impegnato nel Rising Stars
Challenge e nello Skills Challenge nell’All-Star Game il prossimo
weekend), però, qualcosa da perdere ce l’ha e si chiama titolo di
Rookie of The Year. Occhio a non farsi scappare anche quello.
Worst
of the West
Worst
Team: Minnesota Timberwolves
Addio
playoff? Se non è certamente un dato aritmetico, sembra davvero
difficile che Minnesota possa tornare in corsa per uno degli otto
posti utili per i playoff. Sei gare di distanza dai Warriors, un
pessimo record contro le avversarie dirette di Conference (12-20) e
in trasferta (10-17) faranno probabilmente restare questi T-Wolves
come la promessa incompiuta di questa stagione. Nemmeno il ritorno ai
massimi livelli di un Kevin Love ancora acerbo in alcuni aspetti del
suo gioco, primo tra tutti l’intensità difensiva, e una stagione
in cui gli infortuni sono stati ben più clementi rispetto alle
annate precedenti, hanno permesso agli uomini di Minneapolis di
essere tra le elette per la post-season, almeno finora. In settimana
Thunder, Pelicans e Trail Blazers hanno fatto planare il record sotto
la soglia del 50% (24-27) e, forse, segnato inevitabilmente il
destino dei Lupi per quest’anno. Anche se l’aritmetica ancora non
li condanna e la matematica, si sa, non è un’opinione.
Worst
Player: Klay Thompson
I
Warriors, dopo la striscia di 10 vittorie consecutive a cavallo del
nuovo anno, che aveva aperto spiragli di vertice a Ovest, hanno perso
il loro slancio nelle ultime quindici gare (7-8) e sono tornati ad un
record (31-21) che, in questa Western Conference, non garantisce
tranquillità a cavallo tra il settimo e l’ottavo posto utile per i
playoff. Colpa anche del periodo di flessione di Thompson. Se la
guardia è andata tre volte oltre il 50% al tiro, per ben sei partite
è stato invece sotto il 30%, andando solo per tre match oltre quei
20 punti che ad inizio stagione per lui sembravano poter essere la
quotidianità. Anche in termini di rimbalzi e assistenze le
statistiche latitano, ma da un attaccante del suo livello,
soprattutto da oltre l’arco (38.6% nelle ultime 15, mentre
ampiamente sopra il 40% nel complessivo e in carriera). Golden State
è una squadra davvero di talento ed esplosiva e i playoff sembrano
ormai un traguardo minimo per un roster di questo livello. Per il
titolo, però, serve ancora un passo in più e i Warriors dovranno
farlo in fretta.
Worst
of the Rest
BIG
TEAMS DIFFICULTIES:
quelle che fino ad oggi sono state le squadre leader, tanto a Est
(Pacers, Heat e Hawks), quanto a Ovest (Thunder, Spurs e
Trail-Blazers) stanno avendo un calo, per certi versi fisiologico,
per altri abbastanza preoccupante. Se OKC (8-2) e Miami (7-3)
mantengono comunque un ottimo record nelle ultime dieci partite
giocate, Indiana (6-4) è in calo dopo l’inizio straordinario di
stagione e Hawks, Spurs e Blazers (5-5 per tutte e tre) viaggiano
ultimamente sempre più a corrente alternata. La spunterà una di
loro alla fine o sarà un’outsider a venir fuori nei playoff?
EAST
DON’T LIKE BEING ON THE ROAD:
se si escludono Pacers (15-9), Heat (15-10) e Raptors (14-14), ovvero
chi comanda ad Est ad oggi, solo i Wizards (12-12) raggiungono il 50%
di vittorie in trasferta. Le altre compagini, complessivamente,
raccolgono 86 vittorie fuori da casa a fronte di ben 191 sconfitte.
Considerando che Indiana e Miami sono ormai quasi sicure del fattore
campo nel primo turno di playoff e Toronto sembra ben indirizzata a
un posto tra le prime quattro, come pensano di fare le altre on the
road in post-season?
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