La sfida tra Eli e Peyton Manning non è una semplice rivalità tra fratelli. È mischiare il genio e la sregolatezza dell’uno alla solidità e intelligenza dell’altro, è opporre un quarterback dal talento immenso, con una mano superba, a volte ancora acerba e imprecisa, ma sempre pronta a stupire a un quarterback ai limiti della perfezione per prestazioni e continuità di risultati, ma ancora immaturo, pur nella sua infinita esperienza, nel gestire i momenti decisivi che valgono una stagione. Questa è la sfida tra Eli e Peyton Manning, attualmente i più grandi fratelli dello sport made in USA.
Peyton è semplicemente l’uomo dei
record. Una lista completa dei primati raggiunti dal prodotto di
Tennessee occuperebbe da sola qualche pagina, se poi ad essi
aggiungessimo quelli di franchigia per gli Indianapolis Colts
potremmo davvero scriverne un libro. Basti quindi sapere che è stato
4 volte MVP della stagione regolare, ha concluso 12 stagioni con
almeno 4.000 yards su passaggio, di cui 6 consecutive, è stato
eletto giocatore del decennio 2000/09 e nella prima partita di questa
regular season, quella contro i Ravens che ha aperto la stagione NFL,
ha eguagliato il record di 7 passaggi da touchdown in una sola
partita.
Eppure il fratello maggiore, pur con
due squadre, prima i Colts e poi, lo scorso anno, i Broncos,
oggettivamente di altissimo livello e sempre tra le favorite per il
titolo finale, ha conquistato il solo Super Bowl XLI con titolo di
MVP della partita. Sarebbe stato lecito aspettarsi molto di più da
un giocatore con queste potenzialità e la sconfitta nel SB XLIV
contro i Saints, propiziata proprio dall’intercetto su un suo
passaggio nel quarto periodo, è solo una delle grandi delusioni
patite da Peyton nella post season. Chiedere per credere ai tifosi di
Denver che si aspettavano una trionfale corsa al titolo dopo una
stagione regolare fantastica e che invece hanno visto perdere i
propri beniamini in casa contro i Ravens in semifinale di Conference,
con due intercetti per il loro quarterback nella sua peggior
prestazione con la casacca dei Broncos.
Eli
invece è stato il quarterback con il maggior numero di intercetti
dal 2004 (anno del suo esordio in NFL) a oggi, ben 151. Oltre a
numerosi primati di franchigia con i New York Giants, sono ben pochi
i record degni di nota del fratello minore nella Lega. Uno, però, è
indicativo di quanto sia un giocatore decisivo per le sorti di un
match, come di una stagione. Il prodotto di Mississippi è infatti il
primatista di passaggi da touchdown nel quarto periodo in una singola
stagione. Pur non avendo molte medagliette alla sua divisa, Eli
ha guidato una squadra non certo fenomenale come i Giants dell’ultimo
decennio a ben due titoli, nei Super Bowl XLII e XLVI, contro i
favoritissimi della vigilia, in entrambi i casi i New England
Patriots. Non solo, perché di questi match è stato MVP
indiscusso e ha dominato la scena nel finale di gara, ribaltando due
incontri che sembravano segnati negli ultimi minuti di gioco. “The
helmet catch”,
che decide l’atto finale del 2007 a favore dei Giants, è forse la
giocata più bella e incredibile dell’intera storia del football,
così come eccezionale è quel passaggio per Manningham nel drive
decisivo per l’assegnazione del Super Bowl del 2012, che lo
consacra ancora una volta a uomo della provvidenza newyorkese e lo
porta nell’olimpo dei grandissimi di tutti i tempi.
Domenica 15 settembre 2013, ecco di
nuovo di fronte Peyton e Eli, forse per l’ultima volta. È il terzo
atto del Manning Bowl, ovvero una partita che li vede opposti uno
contro l’altro, e i primi due incontri sono stati entrambi a favore
del maggiore dei fratelli, ancora in maglia Colts nelle occasioni.
Ecco le statistiche dei due precedenti:
Sept. 10, 2006: Colts
26, Giants 21
Giants Stadium, East Rutherford, N.J.
Giants Stadium, East Rutherford, N.J.
QB
|
Comp/Att
|
Yards
|
TD
|
INT
|
Peyton
Manning
|
25/41
|
276
|
1
|
1
|
Eli
Manning
|
20/34
|
247
|
2
|
1
|
Sept. 19, 2010: Colts,
38, Giants 14
Lucas Oil Stadium, Indianapolis
Lucas Oil Stadium, Indianapolis
QB
|
Comp/Att
|
Yards
|
TD
|
INT
|
Peyton
Manning
|
20/26
|
255
|
3
|
0
|
Eli
Manning
|
13/24
|
161
|
2
|
1
|
Le statistiche e i risultati sono
tutte a favore di Peyton, ma, come abbiamo già notato, questi da
soli non bastano né a definire la grandezza di un giocatore né a
portare a casa il Vince Lombardi Trophy. Quel che è certo, però, è
che gli occhi di tutta l’America, il 15 settembre, sono sul Metlife
Stadium, New York.
La partita comincia subito forte con
Denver in attacco e Peyton che sulle 42 di New York trova Caldwell
con un lancio perfetto per 36 yards di guadagno, che muove la catena
in red zone. Sul primo e goal però Jenkins forza il fumble e Mundy
recupera il pallone quando ormai sembrava che i Broncos potessero
mettere a referto la segnatura. Sul drive successivo Eli dimostra di
non essere da meno del fratello e lancia nel drive successivo per 51
yards a Victor Cruz, arrivando sulle 29 di Denver. Il gioco di corse
sembra funzionare, ma è solo un’impressione. Sulle 19 Wilson e
Jacobs non riescono a completare il down e New York si accontenta del
field goal del 3-0.
Poi la partita si spegne
improvvisamente e 4 punt chiudono il periodo su questo
risultato. Denver ritrova però in fretta la sua efficacia
incredibile in attacco e con Welker si porta sulle 20 dei Giants.
Chiude il drive Moreno, che si libera splendidamente in corsa sul
lato destro del campo fino al touchdown del 7-3. Il reparto arretrato
dei Giganti però difende alla grande nei drive successivi,
specialmente su Welker, costretto a diversi incompleti consecutivi,
inusuali per un receiver del suo livello. New York mette a segno
due field goal con l’infallibile Brown anche se, in particolar modo
nella prima di queste due azioni, avrebbe dovuto essere più incisiva
in attacco. Manning infatti libera splendidamente Randle che corre
verso la end zone, ma quando manca ormai solo 1 yard alla segnatura
Lenon forza il fumble e Denver recupera il pallone, ma la giocata non
è valida a causa di un contatto illegale di Ihenacho che regala il
nuovo primo down ai Giants, non capitalizzato poi da Cruz e
Myers. Peyton si sveglia solo parzialmente in chiusura di tempo
e porta i suoi fino alle 24 di New York, con Prater che segna il
field goal del 10-9 Denver. L’intercetto subito da Eli in end zone
a pochi secondi dalla fine del primo tempo non può essere
considerato un fattore e, nella prima mezz’ora di gioco, la sfida
tra i fratelli si chiude in sostanziale parità.
Nel terzo quarto ecco che la partita
si infiamma. Dopo un punt forzato dal sack di Trevathan su Eli, ecco
che Peyton ritrova tutta la sua fluidità in attacco e trova due
volte Decker e una volta DeMaryus Thomas, prima della segnatura di
Welker in end zone per il 17-9 Broncos. Il più giovane dei
fratelli si affida però a Cruz e Nicks nel drive successivo per
portare il suo attacco a ridosso della linea di touchdown.
Incredibile è come la difesa di Denver, una delle più affidabili
della Lega, subisca ben 4 flags contro solamente in questo drive e
consenta a New York di avere tantissime opportunità di chiudere con
i 7 punti nelle mani, cosa che avviene con la corsa da 1 yard di
Brandon Jacobs, che riduce il ritardo dei suoi a una sola
lunghezza. Ecco che l’attacco della squadra del Colorado
risponde subito e, dopo un fumble provocato da Amukamara su Thomas,
recuperato subito però da Moreno, lo stesso running-back chiude
l’azione con 25 yards su corsa e uno sviluppo del tutto similare a
quello del suo primo touchdown nel secondo periodo di gioco. Denver,
anche grazie alla connection tra Peyton e Decker, perfetta al Metlife
Stadium, chiude il terzo quarto avanti 24-16, ma la partita sembra
ancora apertissima.
Ecco che però 2 episodi spezzano le
gambe alle aspettative newyorkesi: un lancio di Manning sulle sue 36
yards per Randle viene toccato da Carter, prima col braccio, poi con
la caviglia e finisce incredibilmente nelle mani di Harris che
recupera il pallone e, nell’azione successiva, Peyton chiuderà il
drive con un passaggio da touchdown per Julius Thomas che, nonostante
il rischio di fumble proprio a ridosso della end zone, fissa il
punteggio sul 31-16. New York chiude il drive successivo con un
nulla di fatto e sul punt di Weatherford la difesa dei Giants, unita
all’abilità di corsa e alle finte fenomenali di Holliday e ai
blocchi perfetti dello special team dei Broncos, crolla nettamente e
il numero 11 di Denver può correre indisturbato in end zone per i
punti del 38-16. Eli si innervosisce e prova due giocate pressochè
inutili su Cruz in corsa verso la end zone, marcato da una tripla
copertura, e finisce per farsi intercettare ancora una volta. Dopo
il punt di Denver arriva il primo touchdown su passaggio per il più
giovane dei fratelli, che serve ottimamente Scott per la corsa da 23
yards che porta i suoi a un più onesto punteggio di 23-38. C’è
ancora spazio per un field goal di Prater dalle 47 yards e per un
altro intercetto, sull’ultimo lancio di serata, di Eli per chiudere
il match 41-23 a favore dei Broncos.
Se analizziamo la partita di Peyton
e Eli a fine match, non c’è paragone tra le statistiche dei due e
anche il risultato esprime nettamente la differenza di valori vista
in campo:
QB
|
Comp/Att
|
Yards
|
TD
|
INT
|
Peyton
Manning
|
30/43
|
307
|
2
|
0
|
Eli
Manning
|
28/49
|
362
|
1
|
4
|
Ecco però quali erano i dati a 3
minuti dalla fine del terzo periodo:
QB
|
Comp/Att
|
Yards
|
TD
|
INT
|
Peyton
Manning
|
23/34
|
234
|
1
|
0
|
Eli
Manning
|
16/27
|
230
|
0
|
1
|
Si vede chiaramente come i due
episodi del quarto periodo abbiano deciso in maniera fondamentale ed
inequivocabile il match, sia allargando notevolmente il divario in
termini di punteggio sia costringendo Eli a forzare giocate di sicuro
insuccesso.
Sicuramente il 32enne da Mississippi
dovrà moderare lanci pericolosi su compagni marcati e cercare di
evitare tutte queste palle perse, ma è lecito da parte sua
aspettarsi una dose maggiore di fortuna nelle prossime uscite
stagionali. Finora ai Broncos sta andando tutto benissimo e Peyton
sta giocando in maniera egregia, al limite della perfezione
agonistica.La terza sfida del Manning Bowl la vince ancora lui, ma lo
attendiamo altrettanto sicuro e decisivo sui palcoscenici che contano
per poter dire con certezza che è stato lui il più grande in
famiglia. Se non vincerà nemmeno nell’ultimo paio d’anni di
carriera, con un team fenomenale come questi Broncos, sarà invece
Eli a guardarlo dall’alto al basso magari addirittura con un altro
Vince Lombardi Trophy in bacheca.
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