venerdì 20 settembre 2013

THE MANNING BOWL : ACT III


La sfida tra Eli e Peyton Manning non è una semplice rivalità tra fratelli. È mischiare il genio e la sregolatezza dell’uno alla solidità e intelligenza dell’altro, è opporre un quarterback dal talento immenso, con una mano superba, a volte ancora acerba e imprecisa, ma sempre pronta a stupire a un quarterback ai limiti della perfezione per prestazioni e continuità di risultati, ma ancora immaturo, pur nella sua infinita esperienza, nel gestire i momenti decisivi che valgono una stagione. Questa è la sfida tra Eli e Peyton Manning, attualmente i più grandi fratelli dello sport made in USA.

Peyton è semplicemente l’uomo dei record. Una lista completa dei primati raggiunti dal prodotto di Tennessee occuperebbe da sola qualche pagina, se poi ad essi aggiungessimo quelli di franchigia per gli Indianapolis Colts potremmo davvero scriverne un libro. Basti quindi sapere che è stato 4 volte MVP della stagione regolare, ha concluso 12 stagioni con almeno 4.000 yards su passaggio, di cui 6 consecutive, è stato eletto giocatore del decennio 2000/09 e nella prima partita di questa regular season, quella contro i Ravens che ha aperto la stagione NFL, ha eguagliato il record di 7 passaggi da touchdown in una sola partita.

Eppure il fratello maggiore, pur con due squadre, prima i Colts e poi, lo scorso anno, i Broncos, oggettivamente di altissimo livello e sempre tra le favorite per il titolo finale, ha conquistato il solo Super Bowl XLI con titolo di MVP della partita. Sarebbe stato lecito aspettarsi molto di più da un giocatore con queste potenzialità e la sconfitta nel SB XLIV contro i Saints, propiziata proprio dall’intercetto su un suo passaggio nel quarto periodo, è solo una delle grandi delusioni patite da Peyton nella post season. Chiedere per credere ai tifosi di Denver che si aspettavano una trionfale corsa al titolo dopo una stagione regolare fantastica e che invece hanno visto perdere i propri beniamini in casa contro i Ravens in semifinale di Conference, con due intercetti per il loro quarterback nella sua peggior prestazione con la casacca dei Broncos.

Eli invece è stato il quarterback con il maggior numero di intercetti dal 2004 (anno del suo esordio in NFL) a oggi, ben 151. Oltre a numerosi primati di franchigia con i New York Giants, sono ben pochi i record degni di nota del fratello minore nella Lega. Uno, però, è indicativo di quanto sia un giocatore decisivo per le sorti di un match, come di una stagione. Il prodotto di Mississippi è infatti il primatista di passaggi da touchdown nel quarto periodo in una singola stagione. Pur non avendo molte medagliette alla sua divisa, Eli ha guidato una squadra non certo fenomenale come i Giants dell’ultimo decennio a ben due titoli, nei Super Bowl XLII e XLVI, contro i favoritissimi della vigilia, in entrambi i casi i New England Patriots. Non solo, perché di questi match è stato MVP indiscusso e ha dominato la scena nel finale di gara, ribaltando due incontri che sembravano segnati negli ultimi minuti di gioco. “The helmet catch”, che decide l’atto finale del 2007 a favore dei Giants, è forse la giocata più bella e incredibile dell’intera storia del football, così come eccezionale è quel passaggio per Manningham nel drive decisivo per l’assegnazione del Super Bowl del 2012, che lo consacra ancora una volta a uomo della provvidenza newyorkese e lo porta nell’olimpo dei grandissimi di tutti i tempi.

Domenica 15 settembre 2013, ecco di nuovo di fronte Peyton e Eli, forse per l’ultima volta. È il terzo atto del Manning Bowl, ovvero una partita che li vede opposti uno contro l’altro, e i primi due incontri sono stati entrambi a favore del maggiore dei fratelli, ancora in maglia Colts nelle occasioni. Ecco le statistiche dei due precedenti:

Sept. 10, 2006: Colts 26, Giants 21
Giants Stadium, East Rutherford, N.J.

QB
Comp/Att
Yards
TD
INT
Peyton Manning
25/41
276
1
1
Eli Manning
20/34
247
2
1


Sept. 19, 2010: Colts, 38, Giants 14
Lucas Oil Stadium, Indianapolis

QB
Comp/Att
Yards
TD
INT
Peyton Manning
20/26
255
3
0
Eli Manning
13/24
161
2
1

Le statistiche e i risultati sono tutte a favore di Peyton, ma, come abbiamo già notato, questi da soli non bastano né a definire la grandezza di un giocatore né a portare a casa il Vince Lombardi Trophy. Quel che è certo, però, è che gli occhi di tutta l’America, il 15 settembre, sono sul Metlife Stadium, New York.

La partita comincia subito forte con Denver in attacco e Peyton che sulle 42 di New York trova Caldwell con un lancio perfetto per 36 yards di guadagno, che muove la catena in red zone. Sul primo e goal però Jenkins forza il fumble e Mundy recupera il pallone quando ormai sembrava che i Broncos potessero mettere a referto la segnatura. Sul drive successivo Eli dimostra di non essere da meno del fratello e lancia nel drive successivo per 51 yards a Victor Cruz, arrivando sulle 29 di Denver. Il gioco di corse sembra funzionare, ma è solo un’impressione. Sulle 19 Wilson e Jacobs non riescono a completare il down e New York si accontenta del field goal del 3-0. 

Poi la partita si spegne improvvisamente e 4 punt chiudono il periodo su questo risultato. Denver ritrova però in fretta la sua efficacia incredibile in attacco e con Welker si porta sulle 20 dei Giants. Chiude il drive Moreno, che si libera splendidamente in corsa sul lato destro del campo fino al touchdown del 7-3. Il reparto arretrato dei Giganti però difende alla grande nei drive successivi, specialmente su Welker, costretto a diversi incompleti consecutivi, inusuali per un receiver del suo livello. New York mette a segno due field goal con l’infallibile Brown anche se, in particolar modo nella prima di queste due azioni, avrebbe dovuto essere più incisiva in attacco. Manning infatti libera splendidamente Randle che corre verso la end zone, ma quando manca ormai solo 1 yard alla segnatura Lenon forza il fumble e Denver recupera il pallone, ma la giocata non è valida a causa di un contatto illegale di Ihenacho che regala il nuovo primo down ai Giants, non capitalizzato poi da Cruz e Myers. Peyton si sveglia solo parzialmente in chiusura di tempo e porta i suoi fino alle 24 di New York, con Prater che segna il field goal del 10-9 Denver. L’intercetto subito da Eli in end zone a pochi secondi dalla fine del primo tempo non può essere considerato un fattore e, nella prima mezz’ora di gioco, la sfida tra i fratelli si chiude in sostanziale parità.

Nel terzo quarto ecco che la partita si infiamma. Dopo un punt forzato dal sack di Trevathan su Eli, ecco che Peyton ritrova tutta la sua fluidità in attacco e trova due volte Decker e una volta DeMaryus Thomas, prima della segnatura di Welker in end zone per il 17-9 Broncos. Il più giovane dei fratelli si affida però a Cruz e Nicks nel drive successivo per portare il suo attacco a ridosso della linea di touchdown. Incredibile è come la difesa di Denver, una delle più affidabili della Lega, subisca ben 4 flags contro solamente in questo drive e consenta a New York di avere tantissime opportunità di chiudere con i 7 punti nelle mani, cosa che avviene con la corsa da 1 yard di Brandon Jacobs, che riduce il ritardo dei suoi a una sola lunghezza. Ecco che l’attacco della squadra del Colorado risponde subito e, dopo un fumble provocato da Amukamara su Thomas, recuperato subito però da Moreno, lo stesso running-back chiude l’azione con 25 yards su corsa e uno sviluppo del tutto similare a quello del suo primo touchdown nel secondo periodo di gioco. Denver, anche grazie alla connection tra Peyton e Decker, perfetta al Metlife Stadium, chiude il terzo quarto avanti 24-16, ma la partita sembra ancora apertissima.

Ecco che però 2 episodi spezzano le gambe alle aspettative newyorkesi: un lancio di Manning sulle sue 36 yards per Randle viene toccato da Carter, prima col braccio, poi con la caviglia e finisce incredibilmente nelle mani di Harris che recupera il pallone e, nell’azione successiva, Peyton chiuderà il drive con un passaggio da touchdown per Julius Thomas che, nonostante il rischio di fumble proprio a ridosso della end zone, fissa il punteggio sul 31-16. New York chiude il drive successivo con un nulla di fatto e sul punt di Weatherford la difesa dei Giants, unita all’abilità di corsa e alle finte fenomenali di Holliday e ai blocchi perfetti dello special team dei Broncos, crolla nettamente e il numero 11 di Denver può correre indisturbato in end zone per i punti del 38-16. Eli si innervosisce e prova due giocate pressochè inutili su Cruz in corsa verso la end zone, marcato da una tripla copertura, e finisce per farsi intercettare ancora una volta. Dopo il punt di Denver arriva il primo touchdown su passaggio per il più giovane dei fratelli, che serve ottimamente Scott per la corsa da 23 yards che porta i suoi a un più onesto punteggio di 23-38. C’è ancora spazio per un field goal di Prater dalle 47 yards e per un altro intercetto, sull’ultimo lancio di serata, di Eli per chiudere il match 41-23 a favore dei Broncos. 

Se analizziamo la partita di Peyton e Eli a fine match, non c’è paragone tra le statistiche dei due e anche il risultato esprime nettamente la differenza di valori vista in campo:

QB
Comp/Att
Yards
TD
INT
Peyton Manning
30/43
307
2
0
Eli Manning
28/49
362
1
4

Ecco però quali erano i dati a 3 minuti dalla fine del terzo periodo:

QB
Comp/Att
Yards
TD
INT
Peyton Manning
23/34
234
1
0
Eli Manning
16/27
230
0
1

Si vede chiaramente come i due episodi del quarto periodo abbiano deciso in maniera fondamentale ed inequivocabile il match, sia allargando notevolmente il divario in termini di punteggio sia costringendo Eli a forzare giocate di sicuro insuccesso.


Sicuramente il 32enne da Mississippi dovrà moderare lanci pericolosi su compagni marcati e cercare di evitare tutte queste palle perse, ma è lecito da parte sua aspettarsi una dose maggiore di fortuna nelle prossime uscite stagionali. Finora ai Broncos sta andando tutto benissimo e Peyton sta giocando in maniera egregia, al limite della perfezione agonistica.La terza sfida del Manning Bowl la vince ancora lui, ma lo attendiamo altrettanto sicuro e decisivo sui palcoscenici che contano per poter dire con certezza che è stato lui il più grande in famiglia. Se non vincerà nemmeno nell’ultimo paio d’anni di carriera, con un team fenomenale come questi Broncos, sarà invece Eli a guardarlo dall’alto al basso magari addirittura con un altro Vince Lombardi Trophy in bacheca.

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