Applausi. Tanti, calorosi applausi per
il nostro Blue Team, per i nostri ragazzi che, fino alla fine, hanno provato a
realizzare il sogno di un intero movimento. Sabato sera, in un Vigorelli
gremito di appassionati, tra cui molti, moltissimi giovani, è andata in scena
la finale degli Europei di Football Americano: Italia vs Danimarca. Già dal
pomeriggio, dopo un avvincente match tra Repubblica Ceca e Gran Bretagna
(vittoria dei britannici per 23
a 14) l’atmosfera inizia a farsi elettrica, la tensione
e l’emozione sono palpabili. Si ha la percezione di poter scrivere la storia,
di poter compiere una grande impresa. L’avversario non è certamente dei più
semplici, anzi, è la favorita dalla vigilia, ma il pronostico è di parità, un
onesto 50% a testa.
L’ingresso in campo delle squadre è uno
dei momenti più emozionanti. Il boato del pubblico esplode quando gli azzurri
corrono, nella fila tracciata dalle cheerleader, per raggiungere il centro del
campo e la bandiera tricolore, i danesi però rispondono con un ingresso in
campo da veri vichinghi, che mette paura.
L’Italia è carica, non si fa intimorire
e lo dimostra immediatamente, fermando il primo drive della Danimarca e
ripartendo dalle proprie 42
yard. Un bellissimo lancio da 38 yard del quarterback
Tommaso Monardi per il wide receiver “Rocky” Ciasulli ci porta subito in
vantaggio, con il calcio addizionale di Di Tunisi siamo 7-0. Il pubblico ci
crede ancora di più, ma i ragazzi della Danimarca rispondono presenti. Il
quarterback Kasper Jensen inizia a mostrare il suo repertorio di finte con una
giocata a sorpresa che ci punisce duramente. Ricevuto lo snap, esegue un
passaggio in orizzontale per il suo running back, Soren Frederiksen, che, a sua
volta, sorprendendo la difesa, lancia per 44 yard verso Aske
Klixbull. Sugli spalti, mentre i meno esperti si stanno ancora chiedendo se
l’azione sia regolare (regolarissima e molto bella), la Danimarca si porta in
parità con una corsa centrale di 2
yard di Bjorn
Christensen e con il calcio di Peter Fromberg. L’Italia deve reagire, ma troppa
fretta porta a sbagliare. Monardi lancia un intercetto che riporta i nordici a
poche yard dalla end zone, dove non sprecano l’opportunità di chiudere la prima
frazione di gara in vantaggio 14-7, segnando nuovamente con una corsa centrale,
di cui è autore il quarterback Jansen, che esegue benissimo la “fake play”,
mandando la difesa italiana sul running back, potendo dunque correre
liberamente per un facile touchdown.
Quando la Danimarca è costretta a ripartire vicina alla sua
end zone, la nostra difesa si esalta e diventa insuperabile, concedendo
all’attacco di poter ripartire dalle 35 offensive. Monardi non spreca e lancia
benissimo Mark Simone, che con una gran giocata chiude in touchdown il drive. Di
Tunisi però sbaglia il calcio e dunque ci fermiamo ad un punto di distacco, 14 a 13. L’azione successiva è
un duro colpo per noi italiani: il nostro cornerback sbaglia la copertura e
permette a Frederiksen di involarsi per 46 yard, dritto in touchdown. E’ 21 a 13 per la Danimarca. Monardi
nell’azione successiva lancia il secondo intercetto che, per nostra fortuna,
non frutta nulla di significativo per i danesi. Dopo un nostro drive
improduttivo, la nostra difesa commette uno sbaglio che complica non poco la
situazione. Teniamo benissimo per i primi tre down, concedendo la miseria di 6 yard, ma sul quarto down,
quando ormai sembra fatta, il coaching staff bianco-rosso prende la decisone di
lanciare e Klixbull, apertosi bene per lo screen pass che coglie impreparata la
secondaria, riceve il touchdown che vale il 28 a 13. Mancano poco meno di
quattro minuti alla fine del tempo e accade un episodio convulso. Monardi
lancia, ma il pallone viene deviato e cade nella mani di Timmi Rysgaard, su cui
però si avventa Mark Simone che causa un fumble, recuperato prontamente da
Michele Marchini. Il possesso è ancora nostro e non ci facciamo sfuggire l’occasione
di accorciare le distanze. Dopo due primi down guadagnati dall’ancora ottimo
Marchini, Monardi lancia il touchdown per Gabriele Arioli. L’Italia prova
dunque un two point conversion, ma il lancio, sempre per Arioli, risulta
incompleto perché il ricevitore, al momento del contatto col terreno, non aveva
il pieno controllo dell’ovale. Andiamo negli spogliatoi sotto 28 a 19.
Il secondo tempo riprende con l’Italia che si rende
più pericolosa sulle corse, in particolar modo con Dario Mingozzi. Dopo un
touchdown, apparentemente regolare, che non viene convalidato dagli arbitri,
scatenando le accese proteste del pubblico, è ancora la coppia Monardi-Arioli a
riaccendere le speranze dei 4.000 del Vigorelli. Un bel lancio di 12 yard e il successivo
calcio ci riportano a soli due punti di svantaggio, siamo 28 a 26 con tutto il terzo
quarto da giocare. La nostra difesa costringe i danesi al punt e regala
all’attacco la possibilità di sopravanzare gli avversari. Monardi però,
decidendo per uno scramble, viene placcato sulle proprie 30 e perde
sciaguratamente la palla. Il fumble del nostro quarterback permette ai nordici
di realizzare una facile corsa centrale per il 35 a 26. Successivamente è
ancora la difesa ad esaltarci, la safety Federico Forlai intercetta per la
prima volta Jensen, ma il nostro attacco spreca l’opportunità di avvicinarsi
significativamente ai danesi, optando per un field goal che vale il 35 a 29. E’ il momento chiave
del match, l’Italia se vuole vincere deve dare tutto ora, a 10 minuti dalla
fine, ma la Danimarca
si dimostra fredda e cinica.
Prima Jonas Hansen chiude un bellissimo drive che
porta un guadagno considerevole di yard, poi lo stesso Hansen realizza il 42 a 29, in un’azione in cui la
nostra difesa non da mai l’impressione di poter bloccare l’attacco dei danesi,
guidato da un Jensen sugli scudi. Il colpo del k.o. per l’Italia è l’ennesimo
intercetto di Monardi, che viene ritornato da Rysgaard per 52 yard in touchdown. Siamo
sotto di 20 punti, 49 a
29. La partita è ormai conclusa, il tempo viene lasciato scorrere dalle due
fiere avversarie fino alla conclusione. Il Blue Team si arrende alla Danimarca
per 49 a
29.
Peccato per il risultato finale, ma quello che
preme sottolineare di questa partita non sono i numeri, le statistiche o gli
errori della nostra nazionale, ma il cuore che i nostri ragazzi hanno messo in
campo e le emozioni che sono stati in grado di regalare al pubblico accorso
numeroso, non solo in occasione della finale, ma anche nelle giornate
precedenti. Ho accennato all’inizio alla moltitudine di giovani presenti.
Questo è il dato da sottolineare, questo sport è amato dai ragazzi e anche da
tante ragazze, presenti in numero consistente sugli spalti. Molto probabilmente
pochi ancora sanno come funziona nel dettaglio il gioco, ma ciò che lascia il
segno nel cuore e negli occhi è la grande spettacolarità e la grande intensità
che il football americano sa regalare agli appassionati e ai neofiti. E’ stata
una grandissima emozione vedere tutto il pubblico esultare per i touchdown del
Blue Team, ma ancora più emozionante è stato come la gente si sia appassionata,
personalmente mi è venuta la pelle d’oca quando le squadre sono entrate in
campo. La speranza che serbiamo nei nostri cuori è che la bella settimana
vissuta a Milano possa essere un trampolino di lancio per far emergere questo
sport in Italia. I tanti giovani, i quali, molto probabilmente, hanno iniziato
a seguire questo sport grazie alla NFL ( io compreso) hanno tutta l’intenzione
di continuare a dar seguito ad un movimento che si è dimostrato molto attivo e
che, grazie ad un’ottima organizzazione, ha saputo offrire uno spettacolo
meraviglioso.
Grazie Blue Team!
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