lunedì 17 marzo 2014

MILANO, NON PUOI DAVVERO FALLIRE!

Per chi non l’avesse ancora capito o aveva qualche dubbio (ma credo siano davvero in pochi) Milano è la prima candidata per la vittoria dello Scudetto. Una notizia scontata certo ma che col passare delle settimane diventa sempre più concreta dal momento che ad oggi l’Olimpia è la squadra che si trova in solitaria al comando della classifica di Serie A. Certo, saranno i playoff a decretare la vincitrice del trofeo ma non sembra esserci squadra che possa tenere il passo delle Scarpette Rosse che si trovano in un periodo di forma smagliante. Dovrà essere bravo coach Banchi a non disperdere le energie dei suoi giocatori e a fare in modo che la condizione fisica e psicologica ottima in cui si trova la squadra permanga fino alla fine dei playoff. I punti di vista da cui partire per analizzare il momento di Milano sono molti, vediamoli con ordine.


Il Roster

Scorrendo i nomi dei giocatori a disposizione di coach Banchi ci accorgiamo come ben 11 potrebbero essere i titolari di ogni altra squadra del nostro campionato. Keith Langford è senza dubbio la punta di diamante dell’Olimpia che continua a investire molto e ad affidarsi al ragazzo di Forth Worth, un talento purissimo che, se la serata è quella buona (e ne sono capitate parecchie soprattutto nell’ultimo periodo), è capace di decidere da solo le sorti della partita. Avendolo ammirato più di una volta da avversario posso con cognizione di causa dire che è uno di quei pochi giocatori che riesce a creare negli avversari e nei loro tifosi un senso di impotenza dal momento che i suoi tiri, da ogni posizione e con un grado di difficoltà anche elevato, finiscono in gran parte inesorabilmente in fondo alla retina. L’altro diamante in canotta rossa è Daniel Hackett, di cui molto si è già parlato. Il suo arrivo a Milano ha spostato gli equilibri di tutto il campionato, consegnando definitivamente all’Olimpia la palma di squadra favorita e facendo retrocedere di un passo tutte le aspiranti avversarie al titolo. Anche David Moss sta giocando una buona stagione e in particolare le sue doti difensive lo rendono un giocatore raro da trovare e soprattutto difficile da affrontare. Senza voler tessere le lodi di ogni giocatore dell’EA7 ci limiteremo a dire che la panchina è particolarmente lunga e che anche chi non è abitualmente nello starting five riesce comunque a dare il suo contributo entrando dalla panchina. Atleti come Kangur e gli italiani Gentile e Melli sono tutt’altro che dei rimpiazzi, sono anzi dei giocatori con delle qualità e delle caratteristiche fisiche e tecniche che li rendono temibili tanto in area quanto sul perimetro. Atleti di tutto rispetto che per lo stipendio ricevuto non potrebbero trovare tutti insieme collocazione in un’altra squadra della nostra massima serie.


L’Europa

Non varrebbe la pena spendere così tanti soldi per costruire una realtà che può vincere lo Scudetto se dietro non ci fosse il discorso legato all’Eurolega. L’Olimpia è tra le squadre italiane una di quelle che partecipa di diritto alla massima competizione europea grazie alla licenza A (l’altra è Siena); dopo anni in cui è stata la Montepaschi la squadra su cui l’Italia puntava maggiormente per fare bella figura ora il testimone è passato ai meneghini. Dopo aver superato il girone di qualificazione con più di un brivido, nelle Top 16 che si stanno ancora disputando l’Olimpia si sta comportando egregiamente e vede avvicinarsi sempre di più l’obiettivo secondo posto nel girone. Quello per cui  Langford e compagni combattono è arrivare alle Final Four che quest’anno si disputeranno al Mediolanum Forum di Milano dal 16 al 18 maggio. Arrivare in fondo alla massima competizione europea sarebbe un grande traguardo per l’Olimpia che, nella sua storia, ha vinto per tre volte la competizione (1966, 1987, 1988), seconda in Italia solo a Varese che l’ha vinta per 5 edizioni. Dire che Milano sia la favorita anche per l’Eurolega è un azzardo bello e buono ma le vittorie ottenute in particolare contro Olympiacos e Panathinaikos fanno ben sperare i tifosi milanesi che tornerebbero volentieri ad esultare per un trofeo che manca in bacheca da troppi anni.

Il Coach

La scorsa stagione è stata quella della consacrazione di Luca Banchi, 49enne allenatore grossetano al primo anno alla guida dell’EA7. L’annata appena trascorsa a Siena, la prima da capo allenatore dopo aver ricoperto per 6 anni il ruolo del vice, è riuscito a vincere subito il campionato e la Coppa Italia grazie sì ad uno squadrone, ma da soli i giocatori non bastano e l’esempio di Scariolo a Milano è quello che forse chiarifica questo concetto più di tutti gli altri. Le sue vittorie immediate e la grande considerazione in cui è tenuto in ambito federale (è assistente di Pianigiani in Nazionale dal 2009) hanno fatto sì che il Presidente Proli e il GM Portaluppi puntassero su di lui per provare a vincere in Italia. La squadra, come già detto, non ha potenzialmente rivali in Italia e anche in Europa riesce a farsi rispettare ma l’impronta di Banchi è ben visibile nel gioco sviluppato dall’Olimpia e la grinta che dimostra in panchina sembra spesso essere trasmessa a chi sta in campo. Se Banchi riportasse Milano sul gradino più alto del podio dopo 18 anni di astinenza, scriverebbe il suo nome negli annali della società ma quello che conta di più è che potrebbe aprire un ciclo che, come detto già da molti addetti ai lavori, farebbe di Milano la “nuova Siena”.


In Conclusione

Milano deve vincere. Ormai non ci sono più alibi, ammesso che ce ne fossero nelle ultime due stagioni. Tutto fa presupporre che il tricolore la prossima stagione sarà cucito sul fondo rosso delle divise griffate Armani. Nessuna squadra, in particolare nei playoff, quando si gioca al meglio delle 7 partite, può contrastare Milano che ha delle potenzialità tecniche, fisiche e individuali che sono riscontrabili solo in poche altre squadre nel panorama europeo. Personalmente sarei sorpreso se l’EA7 non vincesse lo Scudetto dal momento che l’essere eliminata al primo turno di Coppa Italia (su partita secca comunque) credo abbia fatto riflettere i giocatori su cosa voglia dire che “è quando il gioco si fa duro che i duri iniziano a giocare”.

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