Per
chi non l’avesse ancora capito o aveva qualche dubbio (ma credo
siano davvero in pochi) Milano è la prima candidata per la vittoria
dello Scudetto. Una notizia scontata certo ma che col passare delle
settimane diventa sempre più concreta dal momento che ad oggi
l’Olimpia è la squadra che si trova in solitaria al comando della
classifica di Serie A. Certo, saranno i playoff a decretare la
vincitrice del trofeo ma non sembra esserci squadra che possa tenere
il passo delle Scarpette Rosse che si trovano in un periodo di forma
smagliante. Dovrà essere bravo coach Banchi a non disperdere le
energie dei suoi giocatori e a fare in modo che la condizione fisica
e psicologica ottima in cui si trova la squadra permanga fino alla
fine dei playoff. I punti di vista da cui partire per analizzare il
momento di Milano sono molti, vediamoli con ordine.
Il Roster
Scorrendo
i nomi dei giocatori a disposizione di coach Banchi ci accorgiamo
come ben 11 potrebbero essere i titolari di ogni altra squadra del
nostro campionato. Keith Langford è senza dubbio la punta di
diamante dell’Olimpia che continua a investire molto e ad affidarsi
al ragazzo di Forth Worth, un talento purissimo che, se la serata è
quella buona (e ne sono capitate parecchie soprattutto nell’ultimo
periodo), è capace di decidere da solo le sorti della partita.
Avendolo ammirato più di una volta da avversario posso con
cognizione di causa dire che è uno di quei pochi giocatori che
riesce a creare negli avversari e nei loro tifosi un senso di
impotenza dal momento che i suoi tiri, da ogni posizione e con un
grado di difficoltà anche elevato, finiscono in gran parte
inesorabilmente in fondo alla retina. L’altro diamante in canotta
rossa è Daniel Hackett, di cui molto si è già parlato. Il suo
arrivo a Milano ha spostato gli equilibri di tutto il campionato,
consegnando definitivamente all’Olimpia la palma di squadra
favorita e facendo retrocedere di un passo tutte le aspiranti
avversarie al titolo. Anche David Moss sta giocando una buona
stagione e in particolare le sue doti difensive lo rendono un
giocatore raro da trovare e soprattutto difficile da affrontare.
Senza voler tessere le lodi di ogni giocatore dell’EA7 ci
limiteremo a dire che la panchina è particolarmente lunga e che
anche chi non è abitualmente nello starting five riesce
comunque a dare il suo contributo entrando dalla panchina. Atleti
come Kangur e gli italiani Gentile e Melli sono tutt’altro che dei
rimpiazzi, sono anzi dei giocatori con delle qualità e delle
caratteristiche fisiche e tecniche che li rendono temibili tanto in
area quanto sul perimetro. Atleti di tutto rispetto che per lo
stipendio ricevuto non potrebbero trovare tutti insieme collocazione
in un’altra squadra della nostra massima serie.
L’Europa
Non
varrebbe la pena spendere così tanti soldi per costruire una realtà
che può vincere lo Scudetto se dietro non ci fosse il discorso
legato all’Eurolega. L’Olimpia è tra le squadre italiane una di
quelle che partecipa di diritto alla massima competizione europea
grazie alla licenza A (l’altra è Siena); dopo anni in cui è stata
la Montepaschi la squadra su cui l’Italia puntava maggiormente per
fare bella figura ora il testimone è passato ai meneghini. Dopo aver
superato il girone di qualificazione con più di un brivido, nelle
Top 16 che si stanno ancora disputando l’Olimpia si sta comportando
egregiamente e vede avvicinarsi sempre di più l’obiettivo secondo
posto nel girone. Quello per cui Langford e compagni
combattono è arrivare alle Final Four che
quest’anno si disputeranno al Mediolanum Forum di Milano dal 16 al
18 maggio. Arrivare in fondo alla massima competizione europea
sarebbe un grande traguardo per l’Olimpia che, nella sua storia, ha
vinto per tre volte la competizione (1966, 1987, 1988), seconda in
Italia solo a Varese che l’ha vinta per 5 edizioni. Dire che Milano
sia la favorita anche per l’Eurolega è un azzardo bello e buono ma
le vittorie ottenute in particolare contro Olympiacos e Panathinaikos
fanno ben sperare i tifosi milanesi che tornerebbero volentieri ad
esultare per un trofeo che manca in bacheca da troppi anni.
Il Coach
La
scorsa stagione è stata quella della consacrazione di Luca Banchi,
49enne allenatore grossetano al primo anno alla guida dell’EA7.
L’annata appena trascorsa a Siena, la prima da capo allenatore dopo
aver ricoperto per 6 anni il ruolo del vice, è riuscito a vincere
subito il campionato e la Coppa Italia grazie sì ad uno squadrone,
ma da soli i giocatori non bastano e l’esempio di Scariolo a Milano
è quello che forse chiarifica questo concetto più di tutti gli
altri. Le sue vittorie immediate e la grande considerazione in cui è
tenuto in ambito federale (è assistente di Pianigiani in Nazionale
dal 2009) hanno fatto sì che il Presidente Proli e il GM Portaluppi
puntassero su di lui per provare a vincere in Italia. La squadra,
come già detto, non ha potenzialmente rivali in Italia e anche in
Europa riesce a farsi rispettare ma l’impronta di Banchi è ben
visibile nel gioco sviluppato dall’Olimpia e la grinta che dimostra
in panchina sembra spesso essere trasmessa a chi sta in campo. Se
Banchi riportasse Milano sul gradino più alto del podio dopo 18 anni
di astinenza, scriverebbe il suo nome negli annali della società ma
quello che conta di più è che potrebbe aprire un ciclo che, come
detto già da molti addetti ai lavori, farebbe di Milano la “nuova
Siena”.
In Conclusione
Milano
deve vincere. Ormai non ci sono più alibi, ammesso che ce ne fossero
nelle ultime due stagioni. Tutto fa presupporre che il tricolore la
prossima stagione sarà cucito sul fondo rosso delle divise griffate
Armani. Nessuna squadra, in particolare nei playoff,
quando si gioca al meglio delle 7 partite, può contrastare Milano
che ha delle potenzialità tecniche, fisiche e individuali che sono
riscontrabili solo in poche altre squadre nel panorama europeo.
Personalmente sarei sorpreso se l’EA7 non vincesse lo Scudetto dal
momento che l’essere eliminata al primo turno di Coppa Italia (su
partita secca comunque) credo abbia fatto riflettere i giocatori su
cosa voglia dire che “è quando il gioco si fa duro che i duri
iniziano a giocare”.
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