Best
of the East
Best
Team: Brooklyn Nets
L’aria
di primavera sta dando i suoi frutti, facendo rinascere questi Nets
dal loro letargo invernale. Dieci vittorie e tre sconfitte, questo il
tabellino di un mese di marzo eccellente per il team che ha casa al
Barclays Center. Dopo la sconfitta contro i Wizards, ecco che Suns,
Bobcats, Celtics e Mavericks si sono dovute inchinare alla corte di
Jason Kidd, prima del KO inaspettato in overtime contro i Pelicans.
Se Boston non è temibile quest’anno, le altre tre squadre sono in
piena lotta per un posto nei playoff, eppure hanno dovuto soccombere
ad un team che, ad oggi, il posto nella post-season ce l’ha (quasi)
assicurato a quota 37-32, ma che sta procedendo a grandi passi verso
le zone altissime della Eastern Conference. Quel terzo posto che solo
qualche mese era pura utopia oggi è, a tutti gli effetti,
l’obiettivo di Brooklyn per questo finale di stagione. Se dopo 13
gare dall’inizio della stagione il progetto dei Nets sembrava un
disastro completo, a 13 gare dalla fine sta prendendo sempre più una
forma concreta. Attenzione a chi se li troverà di fronte..
Best
Player: Amar’e Stoudemire
Forse
sarebbe giusto citare Carmelo Anthony per render gloria al periodo
positivo di questi Knicks, alla ricerca disperata dell’ottavo posto
utile per i playoff. Chi è stato decisivo, con Melo certo, ma
alzando di netto il proprio rendimento proprio in questo finale di
stagione, è stato Stoudemire. La striscia di sette vittorie
consecutive si è interrotta nell’ultima uscita contro i Cavs, in
una gara in cui comunque Amar’e ha chiuso con il 60% al tiro (6/10)
e con un +3 di plus/minus. Nelle precedenti sette sfide contro
T-Wolves, Jazz, Cavs, Sixers, Bucks, Pacers e nuovamente Sixers, le
sue medie stagionali (11.3 punti e 4.7 rimbalzi), si sono
considerevolmente alzate fino a raggiungere i 15.7 punti con 5.9
rimbalzi e un eccellente plus/minus medio di +11.3 in oltre 25 minuti
di impiego. La squadra con Stoudemire in campo sta girando alla
grande ed è salita al record di 29-41, a tre partite di distanza
dagli Hawks, al momento ultima squadra ammessa alla post-season. In
una stagione tanto tragica, raggiungere i playoff sarebbe, almeno,
una grande boccata d’ossigeno.
Best
of the West
Best
Team: Phoenix Suns
Dopo
due settimane nei worst team, ecco le quattro vittorie consecutive
che tutti i tifosi dei Suns stavano aspettando per continuare a
sperare nel sogno playoff. Magic, Pistons, Timberwolves e Hawks si
arrendono a Phoenix e, se per Orlando quest’anno ormai è quasi
un’abitudine (52 sconfitte finora), Detroit e Minnesota danno
probabilmente l’addio definitivo a quel desiderio che invece il
team dell’Arizona deve essere bravo e attento a cullare fino in
fondo. Insieme a un sempre eccelso Goran Dragic, sono Gerald Green e
Markieff Morris i protagonisti della rivalsa della formazione di Jeff
Hornacek, che sta facendo un lavoro sublime con un roster non ancora
eccezionale. I Grizzlies sono settimi a quota 42-28, mentre i Suns
hanno agganciato i Mavericks a quota 42-29. Da qui alla fine Phoenix
dovrà affrontare numerose insidie, tra cui molti dei migliori team
di questa Western Conference, ma dopo questi sette giorni è tornata
in auge per una piazza nella post-season. Basterà crederci fino in
fondo?
Best
Player: Kevin Durant
MVP,
MVP, MVP! Che sia stato il miglior giocatore della settimana appena
passata in Western Conference non fa nemmeno più notizia. Lo fa,
però, il suo tabellino, prima della serata di “riposo” contro i
Nuggets da “soli” 27+8+4: nelle tre gare prima dell’ultima
uscita, tutte vinte dai Thunder contro Bulls, Cavs e Raptors, sono
arrivati 40.3 punti col 51.4% al tiro, 11.7 rimbalzi e e 6 assist.
Ogni partita è stata chiusa con almeno 35 punti, 10 rimbalzi e 5
assist, oltre che con il 54.2% di media da tre punti. Se a questo si
aggiungono le medie stagionali di 32.1 punti, 7.7 rimbalzi, 5.6
assist e un 21% di PIE (più del doppio della media degli altri
giocatori NBA), oltre ai 51 punti contro Toronto, con per altro la
bomba della vittoria allo scadere del primo tempo supplementare, il
tutto assume un contorno quasi inumano. Oklahoma City ha già
raggiunto le 50 vittorie stagionali (52-18) e sembra doversi
arrendere solo agli scatenati Spurs di questo finale di annata per
quel che riguarda il primo posto ad Ovest. KD, invece, non lo può
fermare proprio nessuno!
Best
of the Rest
SPURS!
AGAIN!:
rischieranno davvero di diventare noiosi, se vanno avanti di questo
passo. Jazz, Lakers, Kings, Warriors e Sixers sono le ultime cinque
di tredici quattordici consecutive capitate tra le mani di San
Antonio a cavallo tra febbraio e marzo. 27-8 tra le mura amiche,
speculare al 27-8 quando si gioca lontano dall’AT&T Center.
Totale: 54-16 e primo posto quasi in cassaforte, con due partite di
vantaggio sui Thunder. Arrivederci e grazie, firmato Spurs.
WILD,
WILD WEST:
586 vittorie, 469 sconfitte. Tre squadre oltre la soglia delle 50
vittorie, nove oltre quella delle 40. Due squadre con meno di 20
sconfitte, nove con meno di 30. Sei squadre con un record negativo,
ma nessuna di esse è sotto lo 0.300. Una serratissima lotta per
tutte le posizioni utili per i playoff, nessuno ancora sicuro di
essere ammesso alla post-season se non gli Spurs, nessuno sa però
dove finirà la sua stagione. Signori, la Western Conference.
Worst
of the East
Worst
Team: Atlanta Hawks
Non
è il momento giusto per iniziare una striscia negativa, ma questo
gli Hawks sembrano non averlo capito da un po’. Dopo le cinque
vittorie consecutive, che avevano dato respiro ad Atlanta, piantonata
dai Knicks alle spalle, ecco arrivare altre tre sconfitte in fila.
Pelicans, Raptors e Suns hanno passeggiato sui Falchi, che si
ritrovano ora in una situazione davvero precaria. Il record (31-38)
assicura ancora l’ottava piazza, ma New York, rivitalizzata
dall’arrivo del Maestro Zen, incombe (29-41), a meno di tre partite
di distanza. Nonostante il miglior tiratore da tre punti in questa
stagione, Kyle Korver, che ha quasi il 50% al tiro da oltre l’arco,
e nonostante Paul Millsap e Jeff Teague non stiano di certo
sfigurando, l’assenza di Al Horford sembra pesare come un macigno,
soprattutto a livello psicologico. Manca un leader a questi Hawks.
Servirà trovarlo il più presto possibile, se non si vuole perdere
anche l’ultimo treno.
Worst
Player: Paul George
Il
Most Improved Player of the Year della scorsa stagione, che ad inizio
anno aveva stupito tutti per efficienza e continuità di prestazioni,
arrivando ad essere considerato tra i migliori giocatori della Lega,
si sta prendendo un periodo di pausa. Nelle ultime cinque partite,
due vittorie e tre sconfitte per i suoi Pacers, ha tirato con una
terrificante media del 26.3%, prendendo 76 conclusioni e mettendone a
segno la miseria di 21. Se non fosse stato per un 32/35 ai liberi
complessivo la sua media sarebbe stata di molto inferiore ai 16
punti, già per altro molto più bassa rispetto ai 21.8 a partita
messi a segno nel computo dell’intera stagione. Se contro i Sixers
la vittoria è arrivata perché Philly ha deciso di non vincere più,
mentre contro i Bulls George ha aggiunto almeno 12 rimbalzi e 10
assist al 3/13 al tiro, con 1/5 da tre punti, nella seconda gara
contro Chicago e contro Knicks e Grizzlies sono arrivate prestazioni
scadenti abbinate a una sconfitta. La situazione di Indiana in testa
alla Eastern non è più così salda. Quando si sveglierà George?
Worst
of the West
Worst
Team: Portland Trail-Blazers
I
Blazers stanno giocando col fuoco e lo stanno facendo nel posto
sbagliato, al momento sbagliato. Nel mese di marzo sono arrivate sei
vittorie a fronte di otto sconfitte, sette nelle ultime dieci, e
questo non ha fatto che peggiorare quello che sembrava solamente un
periodo di flessione dopo l’All Star Game. Dopo i successi su Bucks
e Wizards sono arrivati i KO contro Bobcats e Heat. Non preoccupano
le sconfitte in sé, ma il modo in cui sono state rimediate.
Charlotte ha passeggiato su Portland, infliggendole un pesantissimo
+30, mentre Miami, in un periodo assai critico, era in
quell’occasione più battibile che nella maggior parte delle altre
circostanze. I Blazers soffrono la lontananza da casa (19-17) ed ora,
a quota 45-26, devono cominciare a guardarsi alle spalle. I Warriors
sono sesti ad una sola gara di distanza e sarebbe il minore dei mali.
Occhio però che le tre squadre alle prese con la bagarre per la
post-season sono solo tre partite più in basso. Se Portland
continuerà di questo passo, il Rose Garden rischia di non vedere i
playoff.
Worst
Player: Dirk Nowitzki
Nella
vincente e straordinaria Western Conference è sempre difficile
scegliere un giocatore che abbia sfigurato. Se Nowitzki non sta certo
vivendo una stagione negativa e nemmeno ha giocato male durante il
corso della settimana, nella lotta per i playoff che comprende i suoi
Mavs, i Suns e i Grizzlies, senza lasciare al sicuro nemmeno Warriors
e Blazers che le precedono, il tedesco non è sembrato quel giocatore
fantastico e decisivo che garantisce sempre a Dallas delle ottime
prestazioni. Nelle due, pesanti sconfitte contro T-Wolves e Nets, che
hanno rimesso i texani nel pieno della lotta, anzi li hanno fatti
scivolare al nono posto momentaneo, a pari merito però come score
complessivo con Phoenix all’ottavo, Wunder Dirk ha tirato con un
pessimo 13/39 e un ancor peggiore 0/10 da oltre l’arco. I 10 punti
contro Brooklyn rappresentano uno dei minimi stagionali per Nowitzki,
abituato a ben altri tipi di performance. In Western Conference ogni
partita, ogni dettaglio conta se si vuole andare ai playoff.
Worst
of the Rest
PACERS
& HEAT STRUGGLING:
che succede in vetta alla Eastern Conference? Periodo di riposo in
vista dei playoff o si può parlare di crisi?. Entrambe sono 5-5
nelle ultime dieci partite giocate, Miami in marzo è a quota 7-7,
mentre Indiana addirittura 7-8 ed entrambe hanno deteriorato il loro
record in trasferta (19-16 Indiana, 20-15 Miami). Questo non è di
certo un bel segnale in vista delle partite e delle serie che
contano. Wake them up when March ends..
MEAN,
MEAN EAST:
468 vittorie, 585 sconfitte. Una squadra oltre la soglia delle 50
vittorie, una oltre quella delle 40. Nessuna squadra con meno di 20
sconfitte, due con meno di 30. Nove squadre con un record negativo,
con tre di esse sotto lo 0.270. Una lotta a chi ne perde di meno sia
per quanto riguarda la testa della Conference sia per l’ottavo
posto utile per i playoff sia per ogni altra posizione disponibile
che valga almeno l’accesso alla post-season. Signori.. lasciamo
perdere!
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