Best
of the East
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Team: Brooklyn Nets
Quest’anno
i Nets non avevano molta scelta. Era (ed è) necessario vincere per
evitare il tracollo. E, finalmente, sembra che abbiano iniziato a
farlo continuità. I tre successi in fila contro Nuggets, Bucks e
Bulls hanno riportato Brooklyn al 50% di vittorie (29-29), al sesto
posto di Conference e a due sole vittorie dal quinto occupato dai
Wizards. Espugnare il Pepsi Center non ha più il sapore di violare
un fortino, ma il +23 inflitto a Denver fa sempre morale, così come
battere di 16 una delle squadre tra le più in forma al momento come
Chicago, che per altro precede la squadra del Barclays Center in
graduatoria. Se la stagione fosse cominciata il 1° gennaio 2014, i
Nets sarebbero tra le prime con un record di 19 vittorie e 8
sconfitte. Nessuno, al momento, sta avendo una stagione
statisticamente rilevante in casa Brooklyn, tutte le sue punte di
diamante sono sotto i loro standard in carriera, ma i risultati
dicono che il loro gioco di squadra, almeno ultimamente, sta
funzionando. Riusciranno a continuare così?
Best
Player: LeBron James
Spiace
dover ripetere la scelta della scorsa settimana, ma non si può fare
altrimenti. LeBron sta giocando il suo miglior basket stagionale e
questa notte ha scritto il suo career high con 61 punti. Nelle ultime
cinque partite è stato sempre sopra il 65% al tiro, sempre oltre i
30 punti se si esclude la passeggiata degli Heat sui Magic. Con i
successi contro Knicks, Orlando e Bobcats gli Heat sono arrivati a
otto vittorie di fila, portandosi a sole due partite di differenza da
Indiana (43-14) in testa alla Eastern Conference, continuando a
coltivare il sogno di mantenere il fattore campo per tutta la durata
dei playoff. Ah già, dicevamo del career high. Contro Charlotte,
LeBron ha scritto 61, massimo di sempre per un giocatore in maglia
Heat, con 22/33 al tiro e 8/10 da tre punti, oltre a 7 rimbalzi e 5
assist per guidare i suoi oltre un grandissimo Al Jefferson. A fine
partita ha dichiarato che è stato “come tirare una pallina da golf
dentro un oceano”. Chiamatelo Face Mask Superhero.
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of the West
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Team: Los Angeles Clippers
La
corsa ai primi posti ad Ovest sta diventando sempre più agguerrita e
propone già ora cinque squadre sopra la soglia delle 40 vittorie. E
i Clippers ci sono, eccome. Quattro vittorie di fila, tra cui un paio
contro due delle cinque squadre sopra citate, ovvero Thunder e
Rockets, oltre a due affermazioni consecutive sui Pelicans, ha
portato Los Angeles ancora più in alto (41-20) e al quarto posto
nella Western Conference, in coabitazione con Houston e a una
sconfitta di distanza dai Blazers che li precedono. Iniziare un mese
fondamentale come marzo con una vittoria di 32 punti su New Orleans
non può che aiutare il morale di una squadra che poggia
principalmente sulla straordinaria stagione di Blake Griffin (24.2
punti e 9.8 rimbalzi di media), sulla vena estrosa di Chris Paul
(18.9 punti e 11.1 assist) e sull’apporto eccezionale di Jamal
Crawford in uscita dalla panchina (19 punti). Run Clips, run!
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Player: Marco Belinelli
Citiamo
Marco, con orgoglio nazionalista, per citare un team. Gli Spurs
(43-16) sembrano davvero immortali e coach Popovich è un Re Mida che
trasforma tutto ciò che ha tra le mani in oro. Belinelli sta vivendo
la sua miglior stagione nella Lega e non è un caso che sia successo
a San Antonio. L’italiano a febbraio ha viaggiato a ottime cifre
(15.1 punti di media con il 51.8% al tiro), alzando il suo career
season high a 11.6 punti a partita, senza dimenticare la splendida
prestazione all’All Star Game, con la vittoria nel three point
shoutout avvenuta nel mentre. Gli ultimi tre successi contro Pistons,
Bobcats e Mavericks hanno rafforzato il secondo posto di San Antonio
nella Western Conference e avvicinato i Thunder in testa al
raggruppamento, benché, contro Dallas, Belinelli non abbia brillato
scendendo sotto la soglia dei 10 punti per la prima volta dopo dieci
partite, anche a causa di un minutaggio piuttosto risicato rispetto
alle precedenti uscite. Speriamo che Marco continui a stupire e gli
Spurs continuino a volare.
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of the Rest
CORSA
ALL’ORO: oro che in questo caso significa ottavo posto utile
per i playoff. Siamo in Western Conference e Warriors (36-24), Suns
(35-24), Mavericks (36-25) e Grizzlies (34-25) occupano al momento
dalla sesta alla nona piazza complessiva. Anche i T-Wolves (30-29)
stanno lottando, quanto meno, per terminare al meglio la loro
stagione. Le emozioni di certo non stanno mancando ad Ovest e la
lotta per raggiungere la post-season è quanto mai agguerrita. Lo
stesso non si può dire a Est…
ALL-AROUND
NOAH: quinta tripla-doppia in carriera (13 punti, 12 rimbalzi e
14 assistenze), seconda nelle ultime nove gare, primo centro con
almeno 14 assist dal 1986 e terzo di sempre in maglia Bulls nella
statistica, alle spalle niente meno che di Michael Jordan e Scottie
Pippen. Noah (12 punti, 11.4 rimbalzi e 4.7 assist di media) sta
guidando Chicago al quarto posto provvisorio ad Est (33-27), ben
oltre le previsioni dopo il nuovo infortunio occorso a Derrick Rose.
Worst
of the East
Worst
Team: Atlanta Hawks
Atlanta,
abbiamo un problema. Dato che Houston sta vivendo un’ottima annata
in NBA, il cambio di destinazione è sembrato obbligato. Gli Hawks,
il 4 febbraio, erano a quota 25 vittorie e 21 sconfitte, al terzo
posto ad Est e lanciati verso i playoff. Oggi sono undici sconfitte
più in basso e hanno racimolato la miseria di una vittoria nell’arco
di un mese, inabissandosi all’ottavo posto utile per la
post-season, col fiato di Detroit, che sta cercando affannosamente di
raggiungerli, sul collo. Fortuna che ad Est tutto è possibile ed
anche con un record di 0.448 si raggiungono dei traguardi, altrimenti
Atlanta avrebbe già salutato tutti i suoi sogni di gloria. Dopo
l’affermazione su New York, ecco altre tre debacle contro Bulls,
Celtics e Suns, a confermare il periodo nero della squadra di
Budenholzer. Se non si migliora il trend negativo, soprattutto in
trasferta (9-21), addio playoff.
Worst
Player: J.R. Smith
Sette
partite, 37/100 al tiro, 12/38 da tre punti, 7/12 ai liberi, sette
sconfitte. Non è proprio ciò che ci si aspetterebbe da uno che
l’anno scorso ha vinto il titolo di Sixth Man of the Year. I
Knicks, quest’anno, con gli innesti di Bargnani, ora infortunato, e
Metta World Peace, già tagliato, dovevano spiccare il volo grazie al
talento di Anthony, che alterna prestazioni da urlo a serate da
tragedia greca, al peso sotto canestro di Chandler, che ha passato
parte della stagione fermo ai box, al ritorno di Stoudamire, mai ai
livelli passati di rendimento, e al sesto uomo dell’anno, proprio
lui, J.R. Smith. Se la prima riga di questo paragrafo non vi fosse
bastata, vi basti sapere che i Knicks sono a quota 21 vittorie e 40
sconfitte (12-20 in casa, 9-20 in trasferta per non farsi mancare
nulla), delle ultime 10 partite ne hanno vinta una sola e i playoff
sono a quasi 7 partite di distanza. Troppo presto per chiamarlo
fallimento? Non proprio.
Worst
of the West
Worst
Team: Golden State Warriors
Dovevano
essere la sorpresa assoluta di quest’anno, per molti anche tra le
favorite al titolo. Ad oggi, invece, sono solamente a una partita e
mezzo dall’essere fuori dagli otto posti utili per i playoff. Con
la fine della striscia di 10 vittorie consecutive a cavallo del nuovo
anno, è arrivato un periodo di vertiginosi alti e bassi in casa
Golden State (12-11), confermato dalle due sconfitte settimanali
contro Bulls e Raptors, a fronte della sola vittoria contro i
derelitti Knicks. Il record è calato (36-24), rimettendo in corsa
altre squadre per il sesto posto che sembrava già in tasca per i
Warriors, che cercavano ambizioni anche molto più in alto. Buono lo
score in casa (18-10), troppo a corrente alternata in trasferta
(18-14), la squadra californiana potrebbe essere tra le grandi
delusioni di quest’anno se non trova una continuità di risultati
in questi e ultimi e decisivi mesi di gare. Che peccato sarebbe,
però.
Worst
Player: Monta Ellis
Ellis
in questa stagione ha tenuto statistiche più basse rispetto ai suoi
massimi stagionali in carriera (19 punti < 25.5; 3.4 rimbalzi <
5; 5.8 assist < 6), ma è perfettamente in linea con le medie
complessive tenute da quando è in NBA e sta giocando un ottimo
basket alla corte di Dallas. I 180 tiri presi nell’ultimo mese di
gioco, con solamente 74 per altro messi a segno, frutto soprattutto
di un pessimo 11/36 da oltre l’arco, sembrano però un marchio di
fabbrica dell’Ellis vecchio stampo e non della solida guardia vista
nella prima parte di questa stagione. Marzo è iniziato con un buon
7/15 per 17 punti con 8 assist contro gli Spurs, che è valso però a
poco nella sconfitta dei Mavs, la seconda consecutiva. Considerata la
situazione di Dallas, già analizzata precedentemente, nel groviglio
di squadre in corsa per la post-season vincere non è importante, ma
fondamentale e servirà il miglior Ellis. E a lui servirà ritrovare
una marcia in più.
Worst
of the Rest
CORSA
AL FONDO: …dove sembra che tra Bobcats (27-33 e striscia di tre
sconfitte in fila), Hawks (26-32, vedi sopra), Pistons (24-36, 3-7
nelle ultime dieci), Cavs (24-37, forse però il team più in
risalita) e Knicks (21-40, vedi sopra) nessuno voglia guadagnarsi con
merito gli ultimi due posti utili per andare ai playoff e cercare di
migliorare una stagione finora pessima. Giusto per far notare, ancora
una volta, la differenza tra le due Conference.
TANK
IS THE WAY: Nuggets (6 sconfitte di fila) e Pelicans (8) si
stanno facendo ingolosire dalle ultime posizioni ad Ovest, occupate a
pari merito da Jazz, Lakers e Kings (tutte a quota 21-39) per trovare
una buona posizione nella scelta al Draft. Ad Est sono già cinque le
squadre sopra le 40 sconfitte, ma la regina assoluta del tank è
senza dubbio Philadelphia, che ha raggiunto il non invidiabile record
di 14 KO consecutivi, la maggior parte dei quali con distacchi a dir
poco inverosimili.
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