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questo giro è toccato a Frates. L’allenatore milanese è stato
infatti esonerato dalla Pallacanestro Varese dopo la pesante
sconfitta subita a Masnago contro Sassari. Scelta curiosa quella di
Vescovi che nel dopopartita aveva confermato il coach per poi
rimuoverlo dall’incarico il giorno successivo. Qualche ben
informato ha dichiarato che non è escluso che a spingere
l’acceleratore per il cambio di guida tecnica sia stato qualcuno
magari non nell’organigramma societario ma che conta parecchio.
Certo è che Frates non paga solo per le due ultime larghissime
sconfitte subite (Avellino e Sassari) ma per una stagione partita
male e in cui la squadra non si è dimostrata mai particolarmente
competitiva (nonostante le recenti buone vittorie esterne a Reggio
Emilia e Venezia).
Supercoppa
Italiana persa ad inizio stagione, eliminazione al primo turno del
Qualifing Round per accedere all’Eurolega, un record di 8/12 in
campionato, la mancata partecipazione alla Coppa Italia e le 2 sole
vittorie nel girone di Eurocup (ma in una in realtà in panchina ci
era andato Bizzozi causa influenza del capo allenatore) sono i
risultati tutt’altro che memorabili che l’allenatore milanese ha
raccolto alla guida della Cimberio. Per “l’architetto” si
tratta del secondo esonero in poco più di un anno, dal momento che
nel dicembre 2012 era stato sollevato dall’incarico di vice
allenatore dall’Olimpia Milano; curioso è anche il suo esonero
dalla Fortitudo Bologna datato 2006, quando il fatto di bestemmiare
durante gli allenamenti gli fece perdere il lavoro. Tornando a
Varese, si dice che il rapporto squadra-coach fosse tutt’altro che
sereno mentre l’amore con i tifosi non è mai sbocciato. Quasi
paradossale è quello che è successo durante la partita galeotta
contro Sassari quando la curva ha incitato Meo Sacchetti esponendo
anche uno striscione che non lasciava molto all’immaginazione:
“Sacchetti hai Varese nel cuore, quando sarai il nostro
allenatore?”. La squadra è stata affidata a Bizzozi, ormai ex
secondo allenatore della Cimberio, a Varese già nella scorsa
stagione, quella degli “Indimenticabili”, quando era il fido
scudiero di coach Vitucci. Bizzozi ha allenato a Mestre,
Montegranaro, Desio, Pesaro, Teramo, Bologna e Venezia, ma non
bisogna dimenticare anche le esperienza nelle selezioni giovanili
della Nazionale e l’esperienza del 2009 alla guida della Nazionale
femminile del Camerun. Allenatore preparato e dalla buona esperienza,
ben voluto dai giocatori e dai tifosi, toccherà a lui risollevare la
stagione di una squadra che, parole del Presidente Vescovi, punta
ancora ai playoff.
Frates
non è l’unico esonero del nostro campionato ma prima di lui hanno
lasciato la panchina Mazzon, Gresta e Bechi.
Andrea
Mazzon è stato il primo esonero della stagione, datato novembre
2013. L’allenatore veneziano ha dovuto lasciare la squadra della
sua città dopo un inizio di campionato da incubo, con solo una
vittoria nelle prime 5 giornate. Verona, Jesi, Imola, Napoli e
Bologna sono state le sue esperienze precedenti all’arrivo
all’Umana nella stagione 2011-2012. La Reyer nei 2 campionati in
cui la guida tecnica è stata affidata a Mazzon ha raggiunto entrambe
le volte i playoff (7° e 8° posto), raccogliendo però solo una
vittoria nella competizione. Probabilmente in laguna si sarà pensato
che il ciclo di Mazzon fosse terminato anche perché i soldi spesi
per la costruzione del roster non sono stati pochi e una squadra con
giocatori di qualità come Donell Taylor e Andre Smith avrebbe avuto
bisogno di una scossa.
Ecco
allora che sulla panchina del Taliercio si è seduto Zare Markovski,
allenatore che definire “di esperienza” è un eufemismo. Carriera
lunghissima divisa tra Macendonia, tanta Svizzera (dove ha vinto
campionati e coppe nazionali) e tantissima Italia. Ad oggi Venezia è
fuori dalla zona playoff ma ha racimolato comunque delle vittorie
importante che l’hanno allontanata dalla lotta per la retrocessione
nella quale si trovava implicata all’arrivo del coach di Skopje.
Certamente Markovski sta cercando di rigenerare determinati giocatori
chiave di un roster non lunghissimo e in particolare Andre Smith ha
offerto delle prestazioni molto convincenti. Da sottolineare
l’attenzione che il coach oro granata pone ai giovani e il coraggio
di puntare su di loro (Nicola Akele, guardia del 1995, su tutti) nel
momento del bisogno senza voler spremere eccessivamente i giocatori
della prima squadra. Non è detto che Venezia arrivi ai playoff ma
sicuramente bisogna dare merito a coach Zare di aver ridato un po’
di serenità ad un ambiente partito con grandi obiettivi e che si è
dovuto ridimensionare in fretta.
Luigi
“Gigio” Gresta allenava Cremona già nella passata stagione ma in
realtà il suo arrivo in Lombardia è avvenuto in quella ancora
precedente quando però era il vice di Caja. E proprio il ruolo del
vice è quello che Gresta ha ricoperto nella maggior parte della
carriera da allenatore, mentre da head coach le esperienze e i
risultati non sono stati strabilianti. La Vanoli non è certo squadra
da prime posizioni e l’obiettivo dichiarato è quello di una
salvezza tranquilla e la squadra in effetti ha alcuni americani di
qualità ma che da soli non possono certo far decollare la squadra
biancoblu. La panchina è stata affidata a Cesare Pancotto, attivo
come allenatore da ormai 32 anni; le squadre che Pancotto ha guidato
hanno avuto alterna fortuna ma bisogna comunque ricordare le 5
promozioni conquistate dalla Serie C fino alla Serie A. È stato
proprio Pancotto a riportare la Mens Sana Siena nel 1993-1994 ma in
generale, statistiche alla mano, nella massima serie il suo lavoro è
stato mediocre. Oggi la Vanoli si trova al terzultimo posto in
classifica, con alle spalle solamente Montegranaro e Pesaro,
rispettivamente a 2 e 4 punti. Dopo un inizio difficile è arrivata
anche per Pancotto la prima vittoria ma sono soprattutto le quattro
partite giocate a gennaio che hanno fatto risalire la china ai falchi
cremonesi. Il rigenerato di turno è Ben Woodside, play americano
naturalizzato georgiano, che sotto la gestione Pancotto ha dimostrato
di meritare la fiducia della società, che già lo aveva messo sul
mercato. La lotta salvezza quest’anno sarà particolarmente dura e
Cremona ci sarà probabilmente dentro fino alle ultime giornate,
starà a Pancotto riuscire, nonostante tutte le difficoltà, a
ripetere l’exploit e a far esprimere il buon gioco espresso a
gennaio, dimostrando che quelle 4 vittorie non sono state solo un
fuoco di paglia.
Anche
a Bologna la stagione è iniziata con un allenatore e terminerà con
un altro. Ad inizio stagione la società aveva deciso di continuare a
puntare su Luca Bechi, subentrato a Finelli nel marzo 2013 e divenuto
artefice della salvezza della Virtus. Bechi è stato a Biella dal
2001 al 2010, prima da vice e poi da capo allenatore; quindi Brindisi
(al posto di Perdichizzi) e gli ucraini del Azovmash Mariupol’
prima dell’arrivo in Emilia. La stagione delle V nere era iniziata
nel migliore dei modi e i bolognesi avevano conquistato la testa
della classifica grazie al bel gioco espresso e ad un Matt Walsh in
forma strepitosa. Poi però è successo qualcosa di difficilmente
definibile: il buon gioco visto fino a quel momento si è inceppato e
il referto rosa è diventato un ricordo sempre più lontano col
passare delle settimane. Solo Walsh si è mantenuto su livelli alti,
anche se con cifre minori rispetto all’inizio di stagione. Quando
l’ingranaggio non gira più, si sa, bisogna cambiarlo e così a
farne le spese è stato (come al solito) l’allenatore. Così Bechi
ha lasciato il posto a Giorgio Valli a fine gennaio, dopo la
sconfitta casalinga contro Cremona. Valli, emiliano di Modena, è per
i tifosi virtussini una vecchia e nota conoscenza vista la lunga
militanza come vice e capo allenatore nelle giovanili e della prima
squadra (1982-2000). Le altre sue esperienze in panchina sono state
buone in Legadue, mentre in Serie A non ha mai lasciato il segno
(Ferrara salvezza e retrocessione, vice a Milano, salvezza a
Montegranaro, esonero ad Avellino). Valli a Bologna ha subito trovato
una vittoria importantissima contro Siena mentre poi ha dovuto subire
la sconfitta di Montegranaro e lo strapotere di Milano. È presto per
fare un bilancio del lavoro di Valli, anche se si può affermare che
se la squadra ad inizio campionato ha dimostrato di essere di qualità
e capace di mettere in difficoltà chiunque, non è impossibile che
ritrovi lo spirito battagliero e mai domo necessario per conquistare
i 2 punti contro avversari anche più blasonati.
Cambiare
allenatore fa bene? In generale credo di sì. Nel momento in cui ci
si rende conto che la squadra non possa fare e dare di più in
determinate condizioni allora è giusto che a cambiare sia chi la
squadra la dirige. Ma non bisogna mai dimenticare che anche la
squadra stessa molte volte ha parecchie responsabilità e
l’allenatore è quello che paga per tutti.
“Gli
allenatori sono come i cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma
soltanto due o tre possono cantare alla Scala di Milano.”
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