Best
of the East
Best
Team: Atlanta Hawks
Guidati
da un Kyle Korver da urlo, che sta tenendo un eFG% (statistica che
considera il tiro da tre punti come 1.5 volte il tiro da due punti)
del 64.8%, terzo nella storia NBA dietro Wilt Chamberlain ed Artis
Gilmore ad avere una simile media, gli Hawks hanno ripreso a volare.
Quattro vittorie consecutive, molto sofferte e contro team non certo
trascendentali come Jazz, Bucks, Nuggets e Bobcats, ma utilissime a
ricacciare indietro i fantasmi di essere ripresi proprio sul più
bello e venire esclusi da ciò che fino a metà stagione sembrava il
risultato minimo, i playoff. Atlanta si riavvicina ad un record
accettabile (30-35) e tiene a debita distanza i Knicks (27-40),
portandosi a sole tre vittorie da Charlotte che la precede (33-35).
Paul Millsap (17.9 punti e 8.2 rimbalzi di media) e Jeff Teague (16
punti e 7 assist a partita), uniti alla precisione ritrovata di
Korver da oltre l’arco, garantiscono talento e solidità a una
squadra che vuole continuare a lottare per qualcosa di buono. Anche
ottimo, se possibile.
Best
Player: Al Jefferson
Vi
stavate chiedendo perché i Bobcats in estate abbiano fatto di tutto
per avere Jefferson a roster e, forse, l’abbiano anche strapagato?
Semplice, perché il buon Al li sta portando dritti ai playoff.
Escludendo l’ultima uscita di Charlotte, sconfitta in casa dagli
Hawks, nelle quattro vittorie consecutive precedenti contro Nuggets,
Wizards, Timberwolves e Bucks, il centro ex Jazz ha trascinato i suoi
ad affermazioni sempre più convincenti e di livello grazie a
prestazioni straordinarie, che gli sono valse il premio di miglior
giocatore della Eastern Conference nella scorsa settimana. 24.3 punti
con il 54.7% al tiro, 11.5 rimbalzi, 1.3 rubate e 1.3 stoppate oltre
a un plus/minus di +6.5 di media non è davvero niente male.
Charlotte, però, non deve permettersi di mollare adesso, sul più
bello, mentre la lotta per la post-season sta entrando nel vivo.
Jefferson sta tenendo medie vicine al suo career high (21.3 punti e
10.4 rimbalzi) con un PIE del 16.7%, tra i migliori per un centro
nella Lega. Basta solo un ultimo sforzo, dai Al!
Best
of the West
Best
Team: San Antonio Spurs
E
sono dieci. Gli Spurs non si fermano mai, non mollano mai, sono
sempre lì. Favoriti dal ritorno sul parquet di Kawhi Leonard, che ha
riportato il net rating di San Antonio da livelli miseri (0.1,
quindicesima nella Lega) a livelli usuali per la squadra di Popovich
(11.9, seconda nella Lega), i sempreverde texani hanno ripreso la
loro marcia inarrestabile verso l’ennesimo primo posto in Western
Conference. Il record (50-16) è il migliore di tutta la NBA, così
come lo è quello in trasferta (24-8), così come lo è quello per il
miglior gioco di squadra visto quest’anno. In settimana anche Trail
Blazers, Lakers e Jazz si sono dovuti inchinare allo strapotere degli
Spurs, che hanno vinto le tre sfide con un vantaggio oscillante tra i
13, inflitti a Portland, e i 34 punti, con cui è stata punita la
squadra della City of Angels. Siamo per altro orgogliosi di
sottolineare che il quinto miglior giocatore, almeno statisticamente
parlando, di questo team è il nostro Marco Belinelli. Sarà lui a
prendere l’eredità di Manu Ginobili? Sarebbe un sogno, in una
squadra da sogno.
Best
Player: Blake Griffin
Che
stagione questa per Blake Griffin. L’ala dei Clippers, dopo essersi
regalato la meravigliosa vittoria nel derby di settimana scorsa, cui
è seguito il mostruoso 14/16 (87.5%) al tiro per 37 punti contro i
Suns, has done it again negli ultimi sette giorni. Prima della
sconfitta la scorsa notte contro Denver, che ha interrotto la serie
di vittorie consecutive dei Clips a quota 11, Griffin ha tenuto,
nelle quattro affermazioni precedenti, medie di 27 punti, 9.3
rimbalzi, 4.8 assist e 1.5 rubate a partita, il tutto tirando con il
54.4% dal campo. Se la situazione delle due squadre di Los Angeles
quest’anno si è completamente ribaltata in favore di coloro che
sono sempre stati i più deboli, i migliori ringraziamenti vanno
proprio a Blake, che sta vivendo la sua miglior stagione in NBA (24.3
punti, 9.7 rimbalzi e 3.7 assist). La corsa al primo post si è
leggermente arrestata con Denver (48-21), ma anche finire la regular
season al terzo posto non sarebbe davvero niente male. Serve far bene
anche ai playoff, però.
Best
of the Rest
MONOCIGLIO
IS THE WAY:
Anthony Davis sta avendo una stagione difficilmente commentabile, in
positivo ovviamente. 21.4 punti, 10.4 rimbalzi e 2.9 stoppate di
media a partita, non proprio bruscolini per un ragazzo che ha appena
compiuto 21 anni. Davis si è poi regalato una notte da sogno contro
i Celtics, mettendo a segno il suo career high come punti (40 con
14/22 al tiro e 12/12 ai liberi) e rimbalzi (21, di cui 5 offensivi),
risultando il quarto più giovane di sempre a far registrare un
40+20. Chapeau.
KD(OMINATING):
contro i Bulls, Durant ha superato quota 25 punti per la 32esima
partita consecutiva (meglio di lui solo sua maestà Jordan), oltre
alla 40esima gara da trenta o più punti in questa stagione (il
secondo? James a quota 23). I Thunder stanno avendo un breve periodo
di sbandamento nell’ultimo periodo, ma se si confermano saldamente
al secondo posto di Conference (49-18), dovrebbero erigere una statua
al loro miglior giocatore. Migliore anche della Lega, quest’anno?
Worst
of the East
Worst
Team: Detroit Pistons
Il
fatto che, senza battere squadre che hanno un record superiore al
50%, una squadra non possa permettersi nemmeno di sognare i playoff,
dovrebbe essere una cosa risaputa. I Pistons di quest’anno, però,
non sembrano averla compresa a pieno. Dal 12 febbraio a questa parte,
dopo la breve striscia di tre successi consecutivi che aveva riacceso
le speranze di playoff, Detroit ha vinto solamente tre partite contro
Hawks, Knicks e Kings. Tutti successi che fanno morale e classifica
certo, ma nessuna affermazione di rilievo, come è successo
d’altronde per quasi tutto il resto della stagione. Per il resto 12
sconfitte, di cui le ultime due proprio in settimana contro due
squadre in grande spolvero quest’anno come Pacers e Raptors, ma
senza nemmeno arrivare a lottare davvero per la vittoria, come
dimostrano rispettivamente i 14 e gli 8 punti di ritardo alla sirena.
Con un record del genere (25-41), la post-season può restare un
sogno nel cassetto anche per un roster spettacolare come quello della
squadra di Motown. Non che si andrebbe molto lontano, comunque.
Worst
Player: LeBron James
Tutte
le statistiche usate nelle prossime righe dovranno essere confrontate
solo e soltanto con le statistiche precedenti di LeBron James.
Maneggiatele con cautela. Dopo i 61 punti del career high contro i
Bobcats, il rendimento del Prescelto è calato e, con esso, anche i
risultati per gli Heat. Sole due vittorie a fronte di ben cinque
sconfitte per i due volte campioni in carica, con Spurs, Bulls, Nets
e Nuggets che portano a casa un successo, mentre vengono sconfitti i
Wizards e i Rockets si devono accontentare di una vittoria e una
sconfitta nel periodo in questione. Per LeBron 20.7 punti, anche se
per tre volte sotto la soglia dei 20, inusuale per lui, 5.8 rimbalzi
(< 6.9 di media stagionale), 6.7 assist (meglio dei 6.5 di media),
mai in doppia doppia e con 3.9 palle perse a partita. Il tutto
tirando una sola volta oltre il 50% (nella vittoria sui Wizards per
altro) e con 6/24 da tre punti. Se gli Heat (45-19) vogliono il primo
posto dei Pacers (50-17) devono svegliarsi e in fretta. Guidati dal
loro re.
Worst
of the West
Worst
Team: Phoenix Suns
Spiace
dover ricorrere ancora ai Suns per scegliere la peggior squadra della
Western Conference. Però, ormai, ciò che più interessa è la lotta
per l’ottavo posto e Phoenix sta gradualmente calando verso il nono
posto, che sarebbe una condanna forse troppo definitiva per una
squadra che quest’anno ha stupito tutti e che ha dovuto rinunciare
alla sua punta di diamante, Eric Bledsoe, per quasi tutta la
stagione. Le vittorie contro Celtics e Raptors, in settimana, sono
state accompagnate da altre due sconfitte evitabili e abbastanza
nette contro Cavaliers (-9) e Nets (-13). Se i Mavericks (41-27)
hanno vinto le ultime tre gare giocate e sembrano addirittura poter
insidiare i Blazers per il quinto posto, mentre i Grizzlies (39-27)
sono a quota 7-3 nelle ultime dieci uscite, Phoenix (38-29) viaggia a
corrente alternata nelle ultime partite (5-5) e, soprattutto, in
trasferta (16-16). Sapere che con un record di 0.567 in Eastern
Conference si sarebbe a ridosso dei Raptors, terzi in graduatoria, fa
malissimo al morale. Nulla, però, è ancora perduto.
Worst
Player: Damian Lillard
Se
una squadra non gira per il verso giusto il primo indiziato è,
sempre, il suo miglior giocatore. Vista l’assenza di LaMarcus
Aldridge ormai da una settimana, per il brutto momento che stanno
attraversando i Blazers, è d’obbligo guardare a Lillard. Dopo le
cinque vittorie consecutive a cavallo di febbraio e marzo, Portland
ha subito nuovamente una seria battuta d’arresto, fatta di ben sei
sconfitte a fronte di due vittorie su Hawks e Pelicans. Il record
(43-24) non è più così rassicurante, almeno non per questa Western
Conference, che vede ora Portland al quinto posto, tallonata da
Warriors (42-26) e Mavs (41-27). Lillard, in questo periodo nero, ha
tirato solo una volta oltre il 47%, in una gara fatta però di ben 7
palle perse come quella contro i Rockets, con un pessimo 18/53 da
oltre l’arco e senza mai dare un apporto che si sia rivelato
vincente di assistenze ai compagni (poco più di 5 a partita). I
Blazers devono ritrovare il miglior Lillard se vogliono sperare in
qualcosa di buono nei prossimi playoff.
Worst
of the Rest
SIXERS
SENZA VERGOGNA:
della serie, una ogni tanto potreste anche vincerla. 15 vinte e 52
perse, 10-30 in una Conference “temibile” come la Eastern, 8-27
davanti al proprio pubblico, 7-25 in trasferta, 21 sconfitte
consecutive, record negativo di sempre per la franchigia. Va bene
avere a cuore il tank per assicurarsi uno dei primi posti per
scegliere al prossimo Draft, ma così si rasenta davvero il ridicolo.
E pensare che i Sixers potrebbero ancora andare ai playoff… è uno
scherzo? No, è la Eastern Conference.
BOSTON
AND THE FAR WEST:
i Celtics perdono anche la loro ultima trasferta ad Ovest contro i
Mavericks e chiudono con uno 0-15 on the road contro la Western
Conference per la prima volta nella loro storia. Boston (22-47, con
8-25 in trasferta e 4-26 complessivo contro le squadre che non
militano ad Est) potrebbe essere in piena corsa per i playoff, benché
non sia l’obiettivo stagionale, se giocasse solamente contro le
rivali della Eastern. Sarebbe troppo facile, però.
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