sabato 25 maggio 2013

L'ANGOLO DEL FOLKRORE - DRAMMA BIANCOROSSO AL FORUM : SIENA VINCE A MILANO E CHIUDE LA SERIE



Quando, a 9 minuti dalla fine delle ostilità, JR Bremer segna la tripla che riporta a 10 le lunghezze di distanza tra Milano e Siena, gli 8000 tifosi del Forum si alzano tutti in piedi per caricare la squadra. Ci credono tutti, ci credo anche io, anche se, mentre il playmaker avversario porta avanti la palla oltre la metà campo, il mio vicino di poltroncina smorza un po' il mio entusiasmo: “che resti circoscritto tra noi, ma questo Hackett è davvero forte!”. I due motivi clou di questa frase sono subito spiegati. Daniel, con un'azione incredibile, subisce fallo, segna il canestro da sotto e chiude virtualmente il match, con un 2+1 micidiale mentre il pubblico lo fischia in maniera assordante e impreca, come durante tutto il resto della sua permanenza sul parquet, riscaldamento pre-gara compreso. Hackett, stasera, non è forte, è mostruoso. Ai 25 punti aggiunge 6 assist, una mano glaciale ai liberi e altrettanto calda quando si tratta di penetrare a canestro, un coraggio da vendere e un atteggiamento da assoluto leader che gli valgono un 28 di valutazione. Milano esce dalla partita, subisce un altro parziale negativo e viene umiliata dalla Montepaschi, molto più di quanto dica il punteggio, che comunque mette 10 punti tra le due squadre, ma non esprime la differenza abissale vista nella sera del tracollo definitivo del progetto Scariolo.

Gli unici 3 uomini a finire in doppia cifra tra le file meneghine sono, paradossalmente, tra i peggiori in campo. Bremer (17 punti), detto del canestro della speranza, non aggiunge un solido contributo in difesa, anzi si fa perforare in lungo e in largo da Hackett e Brown, inoltre spreca troppi palloni in attacco, non sapendo bene come costruire un'azione pericolosa, salvo quando gli spazi si allargano a partita ormai chiusa. Langford (18) sembra essersi parzialmente ripresosi dal brutto infortunio, ma non è abbastanza per colui che dovrebbe essere la punta di diamante e la scelta numero 1 in attacco, che, però, troppo spesso cerca l'azione personale e viene fermato dai solidi difensori avversari. Hairston (10) segna due canestri importanti ma si ferma lì, non riuscendo a far spiccare il volo alla sua squadra diversamente da come era accaduto nel resto della serie. I due greci, Bourousis (9) e Fotsis (5), iniziano col botto ma, dopo un primo tempo d'intensità, si spengono alla distanza, senza minuti nelle gambe o punti nelle mani decisivi per le sorti del match. Mentre a Mensah Bonsu (4) sono mancati i 4 tiri liberi sbagliati decisivi nel finale, a Green (2) sono mancati i punti in attacco, nonostante una buona difesa nei minuti giocati che gli hanno permesso di essere l'unico milanese con un plus-minus positivo a fine gara. A deludere su tutti i fronti, invece, sono stati gli italiani: Melli (6), dopo un buon inizio con energia sotto il tabellone, si è completamente assentato dal gioco nella ripresa, mentre Gentile (9, con un terrificante -17 di plus-minus), prima scelta su cui puntare dopo l'infortunio di Langford, ha iniziato senza vedere il canestro e ha chiuso anche peggio, salvato solo da un paio di azioni degne del suo valore. Insomma, l'Olimpia non ha convinto su nessun fronte e la disfatta tra le sue file è stata, purtroppo, completa e assoluta.
E dire che Siena ci aveva provato in tutti i modi a far restare i biancorossi in partita, oberandosi di falli durante tutta la partita, mandando in lunetta svariate volte i giocatori di Milano che hanno però chiuso con un pessimo 23/34 ai tiri liberi, non riuscendo a esprimersi in attacco senza l'aiuto del loro leader Hackett. Fortuna che è rimasto in campo 38 minuti, perché i sostituti Christmas e Rasic hanno fatto davvero una brutta figura, chiudendo con 0 punti e 0 azioni degne di nota. Bobby Brown (17 punti) non è tornato sui livelli del quarantello stampato a Istanbul qualche mese fa (41 punti, record in Eurolega) ma è migliorato dal resto della serie, assicurando un ottimo contributo sia in attacco che in difesa. Carrareto (3) e Kangur (5) sono stati fermati dai falli e da una vena non proprio spiccata al tiro ma non hanno sfigurato nel computo del match. Chi l'ha fatta da padrone, invece, detto del folletto Hackett, sono stati David Moss (14), i cui punti potrebbero valere il triplo per i momenti decisivi in cui sono stati segnati e la cui energia, rabbia, intensità agonistica sono stati encomiabili durante tutta la partita, e Viktor Sanikidze (17), la cui velocità di gioco, elevazione sopra il ferro e ottima mano oltre l'arco hanno garantito a Siena una prestazione fantastica su entrambi i fronti di gioco. La Montepaschi, per quanto non abbia demolito gli avversari, come gli è spesso successo in questi ultimi anni, ha dimostrato ancora una volta di essere una squadra completa ed efficace, in grado di spazzare via quella Milano che sperava di estromettere i sei volte campioni d'Italia in carica dalla corsa al titolo.
Questo ultimo dato, per chi non sia interessato di basket italiano, potrebbe trarre in inganno e smontare la mia tesi di una disfatta drammatica di Milano. Non fatevi però forviare dal fatto che Siena abbia vinto gli ultimi 6 scudetti, tutti per altro dominati in lungo e in largo contro qualsiasi avversario. Quest'estate è finito il ciclo di coach Pianigiani, che è volato in Turchia per allenare il Fenerbache, portandosi con sé uno dei simboli senesi, il playmaker Bo McCalebb. Con il ritiro di Stonerook, vero capitan coraggio e paladino della squadra toscana in tutti i suoi successi, e l’ ammodernamento della squadra in quasi tutti i suoi effettivi, il neo coach Luca Banchi, dalla lunga gavetta proprio alle spalle dell'allenatore azzurro, si è trovato inizialmente spaesato e poco convinto sulle scelte da compiere. A metà stagione, però, tutti i problemi sembravano risolti, anche grazie alla vittoria nella Coppa Italia, salvo poi crollare in un catastrofico finale di regular season, fatto di sole sconfitte per oltre un mese, sia in Italia, dove la Mens Sana ha chiuso incredibilmente solo quinta, sia in Europa, dove, dopo 5 vittorie nelle prime 5 gare, la Montepaschi ha inanellato una serie incredibile di gare perse, uscendo mestamente alle Top 16. Con il 2-0 subito nelle prime due di playoff a Milano, l'annata toscana sembrava potersi rivelare fallimentare sotto tutti gli aspetti.
Milano, da parte sua, non poteva dirsi entusiasta della sua stagione. Dopo aver afferrato con le unghie l'ultimo posto utile per giocarsi la Coppa Italia, ne era uscita sconfitta al primo turno con una pessima prestazione contro Varese. In Europa aveva fatto anche peggio, contando che, con risultati rocamboleschi e al limite del ridicolo, viste soprattutto le rimonte subite negli ultimi minuti, contro le altre compagini del suo gruppo, era rimasta fuori dalle Top 16. In campionato, dopo un inizio difficile in cui era scivolata anche fuori dalla zona playoff, i biancorossi erano risaliti fino al quarto posto con un ottimo finale. Ecco dunque la sfida con Siena, il vantaggio acquisito in casa e i molti, moltissimi soldi spesi da Giorgio Armani sia all'inizio che a stagione in corso, sembravano iniziare a dare i loro frutti. Dopo due brutte prestazioni in trasferta, però, la situazione era tornata in parità. In gara 5 Milano aveva ancora una volta convinto, tanto che, nonostante la sconfitta maturata negli ultimi minuti, grazie ancora ad un immenso Hackett, gara 7 sembrava da condurre in porto in scioltezza, sospinta dai tifosi verso un grande traguardo. Nel momento decisivo, però, come spesso successo negli ultimi anni, l'EA7 non ha saputo mostrare il suo vero valore e si è inchinata alla Montepaschi, uscendo umiliata dalla lotta scudetto.
Ecco ora spiegati i motivi di un tracollo sotto tutti gli aspetti, del dramma sportivo vissuto al Forum mercoledì scorso. Scariolo si è dimesso e speriamo il futuro sia migliore per tutti quei tifosi che sostengono sempre la squadra e soprattutto per quelli che, come non ho potuto esimermi dal fare anche io, a pochi minuti dal termine, all'uscita dal campo del playmaker avversario, hanno applaudito a gran voce la fine di un mostruoso incubo, orchestrato dal mostruoso, per ben altre ragioni, Daniel Hackett.

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