Dicono che i miracoli avvengono una
volta sola. Dicono che, solitamente, se una squadra vince in maniera
incredibile, questo non si ripeterà più e quella formazione tornerà
nell'ombra e, se mai, ricapiterà ancora nella medesima situazione,
con la medesima possibilità di vincere, contro i medesimi avversari,
si farà giustizia sportiva e i valori in campo si mostreranno per
ciò che sono veramente. Ecco, parlatene con i New York Giants e con
Eli Manning. Soprattutto, però, provate a chiedere a Tom Brady e ai
New England Patriots che cosa ne pensano di questo e degli uomini
della Grande Mela. Vi raccomando cautela, non vorrei vi usassero come
pallone nei loro prossimi allenamenti.
Sfumata 5 anni prima, la stagione
(quasi) perfetta di New England, restava un ricordo e un sogno perso
all'ultima corsa, all'ultimo assalto, negli ultimi 60 minuti di
gioco. I Patriots non si erano però persi d'animo e avevano
collezionato una serie di qualificazioni alle partite che contano,
anche se non erano mai arrivati a giocarsi il Super Bowl dopo la
famosa notte di Phoenix. Ecco però che, nella regular season 2011,
con un record di 16-3 sembravano essere tornati ai vertici e, di
certo, lo erano in AFC, che avevano terminato quell'anno al posto #1,
per la prima volta sempre dal 2007. La prima gara di post season
portò a diversi record di franchigia per i Pats: 5 passaggi da
touchdown di Brady prima dell'intervallo (6 a fine gara), 509 yards
totali guadagnate, 45 punti e 35 di margine dai Broncos,
letteralmente demoliti dagli avversari. Contro i Ravens, però, non
ebbero allo stesso modo vita facile, tanto che la gara restò in
bilico fino all'ultimo, con Sterling Moore, safety di NE che forzò,
con la sua difesa impeccabile Baltimore ad un field goal da 32 yards
per andare all’overtime. Billy Cundliff, però, lo sbagliò, e con
lo score finale di 23-20 i Patriots si riguadagnarono la partita
decisiva per il titolo. Nonostante le difficoltà contro la numero 2
di conference, la squadra sembrava essere tornata ai fasti di 5 anni
prima, dimostrando una certa superiorità sulle avversarie
incontrate. Era tempo di un nuovo titolo, che mancava dal 2003.
Dall'altra parte, però, non potevano mancare i New York Giants,
pronti, nuovamente, a rovinare la festa a Brady e compagni.
Esattamente
come 5 anni prima, la stagione regolare dei Giganti non fu
eccezionale, né esaltante. Qualificatisi alla posizione numero #4 in
NFC, si erano guadagnati il wild card match, questa volta giocato tra
le mura amiche, contro i Falcons di Matt Ryan. Nonostante l'iniziale
vantaggio di due punti di Atlanta, i newyorkesi schiacciarono le
pretese degli avversari quasi doppiando le loro yards guadagnate e
limitando a sole 4 le conversioni di terzo e quarto down su 17
tentate. La fiducia acquisita non bastava, però, in quanto ora
bisognava andare a Green Bay a sfidare la prima forza della stagione
NFC e le premesse erano tutte a sfavore dei Giants. Per il secondo
anno consecutivo e per la quarta volta negli ultimi 5 anni, con una
moda cominciata proprio dalla squadra vincitrice del Super Bowl XLII
nel 2007, però la prima forza di conference viene eliminata nel
divisional round. I Packers finiscono al tappeto di fronte a uno
straripante Manning da 330 yards (record personale in postseason) e 3
lanci da touchdown e, per il sesto anno di fila, i vincitori del
titolo della stagione precedente escono alla prima di playoff. Gli
ultimi avversari dei Giganti sulla strada verso la finale sono i
49ers e qui la storia sembra ripetersi, quasi a far presagire un
altro miracolo sportivo. Il punteggio non differisce molto da quello
dell'NFC Championship Game di 5 anni prima, 20-17 (fu 23-20 contro i
Packers), ma la gara si decide sempre in overtime e sempre grazie ad
un field goal decisivo di Lawrence Tynes. Con queste premesse i
Giants corrono in finale, pronti ad affrontare nuovamente i Patriots
per estirparli
di
un altro titolo e portare Eli Manning e i suoi compagni dritti nella
storia della NFL.
Al Lucas Oil Stadium di
Indianapolis, i 12 punti di margine del 2007 prima si erano ridotti a
2.5, ma gli uomini del New England restavano favoriti sugli avversari
e, spinti da una grandissima voglia di rivincita, erano pronti a
dimostrare che i miracoli, come si dice solitamente, accadono una
volta sola. I newyorkesi però, esattamente come nella finale
precedente, non si sentivano il capro espiatorio della furia di Brady
e compagni e con una fiducia certamente maggiore che nel 2007 si
apprestavano a fare doppietta.
Terzo
team dopo i Rams del 1979 e i Cardinals del 2008 a raggiungere la
finale nonostante sole 9 vittorie in regular season, i Giganti si
portarono sul 9-0 già nel primo periodo, dopo un errore di Tom Brady
che, mentre stava lanciando, aveva superato la metà campo senza
ricevitori nonostante fosse nella sua end zone, ed un touchdown da 78
yards in 9 azioni chiuso dal passaggio di Manning per Victor Cruz. Fu
allora però che Brady sfoderò un saggio della sua classe, con 8
completi consecutivi, guidando i suoi, dopo un field goal di
Gostkowski dalle 29 yards, fino al touchdown del vantaggio,
completato da Woodhead per il 10-9 Patriots all'intervallo lungo.
Con
un altro drive degno della sua fama, il quarterback di New England
portò Aaron Hernandez a festeggiare in end zone per il 17-9 che
sembrava incanalare la sfida sui binari dei Patriots che, con un
vantaggio superiore al singolo touchdown e una rinfrancata vena
realizzativa, si potevano permettere più di un desiderio di
stringere le mani sul Lombardy Trophy. New York rispose subito però
con un field goal di Tynes dalle 20 yards che riportò i suoi a
contatto. Dopo un paio di azioni da nulla di fatto, con 4.06 sul
cronometro dalla fine del match, la prima delle due azioni cruciali
per il risultato finale fu
un clamoroso incompleto
di Wes Welker sulle 44 yards dei Giants. Un lancio perfetto di Brady
per il suo ricevitore, scattato precisamente e pronto a convertirlo
in un primo down che avrebbe praticamente chiuso i conti.
Incredibilmente però Welker, ricadendo a terra, si lasciò sfuggire
il pallone e i Patriots chiusero quindi un drive decisivo senza punti
a referto. Il miracolo però, con 3.46 rimasti e partendo dalle
proprie 12 yards, sempre sul punteggio di 12-17 per gli avversari,
doveva ancora compiersi. Eli Manning era pronto per essere nuovamente
l'uomo della Provvidenza newyorkese.
Un lancio incredibile del
quarterback, marcato stretto dai difensori avversari e
pericolosamente vicino alla propria end zone, portò Mario Manningham
alla ricezione più importante della sua carriera, una meravigliosa
presa sul bordo sinistro del campo a contatto con la linea dell'out.
38 yards di guadagno, Giants balzati inverosimilmente a metà campo,
con un'azione degna dell'”helmet catch” di 5 anni prima, e pronti
a portarsi verso la end zone avversaria e verso un'altra vittoria di
dimensioni epiche. Dopo un paio di prese ancora del receiver eroe di
giornata, il running back Amhad Bradshaw, con 1.03 sul cronometro,
chiudeva un drive eccezionale e storico con una stranissima corsa
verso la end zone, quasi a voler guadagnare qualche secondo
fermandosi sulla linea finale e guardando gli avversari increduli e
distrutti da una nuova rimonta completata dai Giganti nei loro
confronti a pochi attimi dal termine. Con 57 secondi rimasti, NY
fallì l'opportunità della conversione da 2 punti e la palla passò
a Brady per un disperato tentativo di andare dall'altra parte del
campo. Il cronometro si azzera sull'ultimo lancio utile del
quaterback di New England verso la end zone, dove Aaron Hernandez non
riesce nella presa, ben braccato dai difensori dei Giants. É finita,
è finita. E ancora una volta i Patriots si devono inchinare e
lasciare il Lombardi Trophy a New York.
Eli Manning, dunque, aveva lanciato
ancora una volta la sua squadra verso il titolo e si era guadagnato
il secondo titolo di MVP del Super Bowl che, per la seconda volta,
finiva nelle mani dei Giants, ancora una volta miracolati dopo un
inizio di stagione difficile e dei playoff assolutamente incredibili.
Manning, l'uomo degli ultimi minuti, l'uomo dei lanci impossibili,
l'uomo della Provvidenza, era ancora una volta sul tetto dell'olimpo
e guardava tutti dall'alto al basso.
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