La notte del draft appena svoltosi è
stata teatro di molte sorprese come non se ne vedevano da tempo. Prima di tutte,
il mega scambio che ha spedito i pilastri dei Celtics, Pierce e Garnett, a
Brooklyn e, successivamente, la sorpresa di Anthony Bennett con la prima scelta
assoluta che ha stravolto l’ordine delle chiamate a venire. Ma, a mio modesto
avviso, c’è stato un altro evento che è passato decisamente in secondo piano e
che invece può avere interessanti ripercussioni sulla prossima stagione. Mi
riferisco alla trade che ha portato, a Philadelphia, Nerlens Noel e una prima
scelta al draft 2014 e, a New Orleans, Jrue Holiday e la chiamata numero 42 di
questo draft, Pierre Jackson.
Solitamente, una volta eseguito uno
scambio, la prima cosa a cui si pensa è, potenzialmente, chi ci ha guadagnato e
chi ci ha perso, ma è su questo punto che tal affare si complica, diventando
difficile da decifrare. Partiamo da Philly: quale può essere il motivo che ti porta,
in maniera a dir poco sorprendente, a cedere il tuo miglior giocatore, all-star
di soli 23 anni? La risposta più probabile è ottenere in cambio un atleta capace
di modificare in meglio gli equilibri tecnico-tattici. Ma è Noel questo
giocatore? La risposta, per me, è no.
Il prodotto di Kentucky è sicuramente
un buon prospetto, era considerato infatti da molti analisti una probabile
prima scelta, ha atletismo, esplosività, una buona etica lavorativa e un fiuto
notevole per la stoppata (4.4 di media coi Wildcats), ma ha un ginocchio rotto che
non gli permetterà di giocare fino a dicembre-gennaio, non ha movimenti
affidabili sotto canestro, deve migliorare nell’1 vs 1 difensivo e, non ultimo,
ha giocato appena 24 partite al college e nemmeno di gran livello. L’NBA è
un'altra cosa rispetto alla NCAA e il ragazzo, pur avendo il talento dalla sua,
ne dovrà fare di strada per emergere.
Con il suo acquisto pare ovvio che non
confermeranno Andrew Bynum, centro che non ha giocato nemmeno un minuto durante
l’anno, prendendo la bellezza di 17 milioni di dollari, ed è ricordato più per
le pettinature, a dir poco orrende, che per altro. Noel prenderà il suo posto,
ma prima di poterlo vedere all’opera dovremo aspettare un bel po’, l’infortunio
è grave ed i tempi di recupero sono generalmente lunghi. Non c’è solo da
disperarsi però nella città dell’amore fraterno, bisogna di fatto tener contro
di due aspetti positivi da non sottovalutare: primo, i Sixers, avranno
moltissimo spazio salariale da sfruttare per firmare qualche free-agent
importante; secondo, hanno ottenuto una prima scelta al prossimo draft che si
va delineando come uno dei più ricchi e talentuosi degli ultimi anni.
Passando ai Pelicans la situazione si
complica maggiormente. Se c’è un ruolo dove erano coperti è proprio quello dei
piccoli: Eric Gordon è un attaccante da 17 punti a partita, dotato di un buon
repertorio di movimenti, e Greivis Vasquez è un solido play, decisamente
migliorato dal suo primo anno nella lega, che ha dimostrato di costituire un
buon tandem con Anthony Davis. L’arrivo di Holiday sconvolge questo equilibrio;
prima di tutto è difficile che rimangano tutti e tre, l’indiziato numero 1 a partire è l’ex Clippers,
che, tra l’altro, avrà a libro paga per la prossima stagione 14 milioni di
dollari, ed in secondo luogo si viene a creare un problema tattico. New Orleans
potrebbe anche decidere di giocare con i due play, Vasquez è più passatore e
costruttore di gioco e utilizza molto bene i blocchi, mentre Holiday è più
realizzatore, con un jumper migliore ed è un difensore più tenace e solido, ma manca
un solido tiratore da tre punti che possa far male dal perimetro. Il vero vuoto
da colmare per i Pelicans è il ruolo di ala piccola. Certo, Davis, Holiday,
Vasquez e Ryan Anderson formano una buona base di partenza, però l’impressione
è che i playoff siano ancora parecchio lontani dalla Louisiana.
Tirando le somme, mi sento di dire che
ne esce leggermente favorita Philadelphia. I Sixers hanno preso atto del
fallimento del progetto Bynum e dunque preferiscono smantellare tutto, mandando
via Holiday e risparmiando 11 milioni sul salary cap, e fare un stagione di
transizione, che permetterà anche a Noel di non affrettare i tempi di recupero,
per puntare poi fortemente sull’estate 2014, dove con una scelta alta e molto
spazio salariale possono creare una squadra molto interessante, sfruttando un
draft e un free-agency di eccelso valore. New Orleans di contro acquista si un
giocatore da 17.7 punti a partita, che può dare uno sprint in più a questa
franchigia e aiutare la crescita di Anthony Davis, ma, allo stesso tempo,
rischia di bloccare la sviluppo di Vasquez, relegandolo al ruolo di back-up.
Inoltre, se non acquistano dei giocatori in grado di colmare i buchi la mia
impressione è che resteranno dalle parti della Lottery ancora per molto tempo
e, avendo ceduto la loro prima scelta al prossimo draft, rischiano di aver
commesso un gravissimo errore, il quale potrebbe avere forti ripercussioni
sugli anni a venire per il team.
Solo il campo saprà darci le risposte,
ma se siete tifosi di una di queste due squadre, vi consiglio di sperare che i
vostri rispettivi general manager abbiano le idee chiare per il futuro, perché
l’anno prossimo si prospetta davvero grigia.
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