lunedì 24 giugno 2013

TRIPLE VALUE – UNA FINALE DECISA COI PIEDI DIETRO L'ARCO


Un'entusiasmante gara 7 è stata la degna conclusione di una serie finale da brividi, con Miami e San Antonio a darsi battaglia per il titolo senza un attimo di tregua, in una lotta assolutamente incredibile, sicuramente la migliore e più combattuta degli ultimi anni. Tra i tanti fattori che hanno condizionato e deciso la contesa a favore degli uomini di South Florida, sicuramente il più decisivo e, a tratti, impressionante è stato il tiro da oltre l'arco. Le triple hanno dapprima sorriso alla squadra texana, che si è portata sul 3-2, a una sola vittoria dalla conquista dell'anello, salvo poi rivoltarsi incredibilmente contro di loro nella fantastica rimonta di Miami in gara 6 e nel successo finale di gara 7 all'American Airlines Arena.

In gara 1, a dir la verità, i 23 e 25 tiri tentati (con 7 e 8 mandati a bersaglio per una simile percentuale intorno al 30%) rispettivamente da San Antonio e Miami rivelano come l'idea iniziale non fosse un gioco concentrato sul tiro oltre l'arco, bensì prevedesse molte più penetrazioni a canestro con pochi scarichi sul perimetro. Vince la squadra del Texas e vince con una magia del suo playmaker Tony Parker, che, a pochi spiccioli dal termine, si inventa un canestro al limite dei 24 secondi chiudendo il match sul 92-88. Nonostante un non eccelso feeling da 3, due dei protagonisti delle partite successive già iniziano a farsi sentire con le loro bombe: Danny Green chiude con un buon 4/9 dalla lunga, mentre Ray Allen fa anche meglio con 3/4. He Got Game è un volto e un personaggio noto per il suo tiro tanto rapido quanto efficace e non è una new entry nemmeno nelle Finals NBA, dove detiene (o forse non più..) il record per triple segnate in una serie, a quota 22. Green invece è nuovo a palcoscenici così importanti, ma sembra non patire la pressione sulle spalle e gioca un ottimo basket al suo esordio nelle finali. Il meglio, però, deve ancora venire.

Nemmeno la seconda partita, stravinta dagli Heat con un'ottima prestazione di squadra e 5 uomini in doppia cifra, però, è indicativa per il dato che stiamo analizzando. Si tira anche meno da 3, con soli 19 tentativi per i vittoriosi uomini della Florida e uno in più per gli ospiti sconfitti. Si alzano però le percentuali per entrambe le squadre (10-19 e 10-20) anche grazie a una super prestazione dei due tiratori già citati, alla cui festa si aggiunge Mike Miller. Il giocatore di San Antonio chiude con un mostruoso 5/5, mentre i due uomini di Miami combinano un 6/9 letale. È un segnale di come il tiro da fuori stia diventando decisivo per le sorti della serie, anche se nessuno si sarebbe mai aspettato l'exploit di gara 3.

San Antonio, alla sua prima apparizione tra le mura amiche nella serie e con il fattore campo nelle sue mani con la contesa in parità 1-1, riscrive il libro dei record alla voce “triple segnate” in una singola partita delle Finals. Difficile commentare un 16/32 da 3 che ha tutta l'aria di un bombardamento sulle speranze degli Heat di riacciuffare subito il comando dei giochi. Idoli e protagonisti di serata sono i due che non ti aspetti, o forse non ti saresti aspettato alla vigilia delle finali: ancora una volta Danny Green con un 7/9 da fuori che lo porta ad un fantasmagorico totale di 16/23 nelle prime tre partite, un'impresa assoluta per un giocatore esploso per caso dalle rotazioni di coach Popovich, coadiuvato questa volta da un ancor più sorprendente Gary Neal, fino a 3 anni fa in Italia nella Benetton Treviso, che mette a segno 6 delle 10 bombe tentate, nella sua miglior prestazione in carriera. Kawhi Leonard e Tony Parker aggiungono un buon 3/4 da oltre l'arco e solo i 9 errori degli altri componenti texani con 0 canestri segnati rovinano una media che, altrimenti, sarebbe stata fantascientifica. Dall'altra parte del campo Miami è impotente di fronte alla raffica di canestri Spurs, con un dato, però, che salta all'occhio: Miller, unico a meritare la sufficienza tra i suoi, segna tutte e 5 le soluzioni tentate da 3 punti, per un totale di 15 punti in 22 minuti di gioco. Basterebbe da solo questo match per capire il ruolo fondamentale delle triple tra queste due squadre, ma le Finals non sono ancora finite.



Le due gare successive vedono una vittoria per parte, che porta San Antonio a un passo dal titolo, in vantaggio 3-2, anche se i restanti match si sarebbero giocati all'American Airlines Arena. C'è da dire che nemmeno la quarta e la quinta partita sono molto combattute, così come la seconda e la terza, in quanto a prevalere è una delle due formazioni sempre abbastanza nettamente. In gara 4 gli Spurs perdono di smalto e subiscono una dura sconfitta in casa propiziata dai Big Three, James, Wade e Bosh, che chiudono il match mettendo a referto 85 dei 109 punti segnati da Miami, mentre in gara 5 gli Speroni portano tutto il quintetto iniziale sopra i 15 punti per l'ultima vittoria stagionale all'AT&T Center che profuma di titolo. Dal punto di vista dei tiri da fuori c'è da sottolineare l'impresa titanica di Danny Green, che combina un 9/15 da oltre l'arco nelle due partite e supera Ray Allen (non più, non più..) come numero di triple segnate in una serie delle Finals e aggiornando i suoi dati, già eccellenti, a un 25/38 che sembra quasi irreale. Poco altro da segnalare in due scontri molto fisici, che si sono giocati nel pitturato più che dal perimetro e che hanno visto prevalere le squadre una volta a testa, quasi volessero a tutti i costi rinviare il giudizio definitivo all'ultima partita. C'era però ancora gara 6 da portare a casa per gli Heat per continuare a sperare nel loro terzo titolo.

Sotto di 5 a 22 secondi dal termine, i ragazzi della Florida, sembravano spacciati. La partita era scivolata nella mani di San Antonio grazie a un fenomenale Tim Duncan da 30 punti, un Leonard perfetto sui due lati del campo, in difesa su James e con energia in attacco (9/14 e 22 punti) e un'altra delle magie di Tony Parker, che aveva segnato 5 punti nell'arco di pochi istanti portando i texani a sentire già proprio quel titolo che manca nelle bacheche texane dal 2007. Ecco, però, che il tiro da fuori, l'arma che era stata nel corso di tutta la serie la più sfruttata ed efficace del team di Popovich, torna a fare la differenza, ma questa volta schierato dalla parte degli Heat. Ci prova James a riportare a -2 i suoi, ma non trova il bersaglio, gran rimbalzo di Miller e ancora LeBron da fuori: ciuff ! Fallo tattico su Leonard, due liberi, che possono riportare a 2 i possessi di distanza tra le due formazioni. Kawhi, però, compie forse l'unico vero errore della propria serie finale e fa 1/2. Miami è ancora in vita a -3 a 19 secondi e spiccioli dal termine. Ci vuole un'altra bomba però. Ci riprova il Prescelto, primo ferro, Bosh si lancia e afferra un rimbalzo che vale oro, palla a Ray Allen. He Got Game si porta fuori dal perimetro, con Parker in faccia e 7 secondi rimasti, si alza e spara. Bang! È il pareggio più insperato, voluto, creato da una squadra che non molla mai. Ai supplementari è dominio James, gli Heat piegano le resistenze degli Spurs e la partita si chiude con una beffa che sembra racchiudere in sé tutta la serie. Green, sul 103-100 e qualche attimo ancora da giocare, si alza da 3 per il pareggio che significherebbe secondo overtime. Lui, che prima di quella sera aveva sbagliato solo 13 tiri su 38, ma che in quella gara 6 era fermo a un misero 1/4, vede la sua ultima conclusione stoppata da Bosh. Game over esclama il commentatore NBA, game over sulle loro triple vincenti, game over forse sugli Spurs stessi. È 3-3 e si va a gara 7.

Anche nell'ultima e decisiva partita sono le triple a fare la differenza e, ancora una volta, dalla parte dei Miami Heat e dei loro tiratori. Non Ray Allen, non Mike Miller, ma LeBron James, che fino a qui era stato più determinante come apporto nel pitturato e dentro l'area, e Shane Battier che era rimasto fuori per motivi tecnici in buona parte delle partite di playoff e, soprattutto, in queste Finals. Il Prescelto, con gli occhi del mondo addosso e tutte le responsabilità dell'essere non solo il leader assoluto di una delle due squadre, ma anche il più forte giocatore di basket al mondo, inizialmente fatica a trovare il canestro. È impreciso con il tiro dalla media e non trova spazio in penetrazione. Cosa viene, però, in suo aiuto? Esatto, il tiro da 3, come sempre decisivo in questa serie. LeBron chiude con 5/10 da fuori e sbaglia le ultime 3 bombe tentate, il che rende l'idea di come questo sia stato un fattore per azionare il suo gioco devastante e il suo dominio assoluto in campo, dopo un difficile inizio partita. Fa anche meglio, per quanto riguarda il tiro pesante, Battier, che comincia infilando le prime 5 conclusioni della sua partita, tanto che alla sesta e al tanto agoniato (per i texani) primo errore dal perimetro il conduttore NBA esclama: “He's human!”. Gli Spurs, allontanati dalle bombe degli Heat, non riescono, dopo il terzo quarto, mai a riportarsi a contatto se non a 2 minuti dal termine, neanche a dirlo, con una tripla di Leonard che vale loro il -2 sul 90-88 Miami. Questa volta sono però un errore incredibile di Duncan da sotto, che avrebbe potuto valere la parità, e un jumper dalla media vincente del poi MVP delle Finals James a valere la definitiva vittoria 95-88 per la squadra di casa all'American Airlines Arena.

In una finale tanto avvincente sono stati, a mio parere, proprio i tiri dai 7,25 ad essere il fattore dominante per determinare le vittorie prima dell'una, gli Spurs, e poi dell'altra squadra, gli Heat. I protagonisti sono stati prima i tiratori texani, soprattutto Green e Neal, che si sono poi spenti alla distanza, e poi quelli della Florida, Allen e Battier su tutti, decisivi per la conquista del titolo. A fare il colpaccio, però, dopo l'MVP della stagione regolare, è stato ancora LeBron James, che si è confermato un assoluto fuoriclasse, inarrivabile per chiunque altro. Se ha conquistato per il secondo anno consecutivo ancora il titolo di miglior giocatore delle finali, però, questa volta, è anche grazie alle sue bombe in gara 7. 
God saves downtown shots, for the win!


Nessun commento:

Posta un commento