giovedì 27 giugno 2013

LOST IN CRETACEOUS?





Mi ricordo che quando andavo alle elementari mia mamma mi comprò una maglietta che mi piacque immediatamente. Il motivo era semplicissimo: sul fronte c’era l’immagine di un dinosauro e, a quell’età, erano la mia grandissima passione. Solamente più tardi avrei scoperto che quel rettile rosso era il simbolo di una squadra NBA: i Toronto Raptors. Ora quella maglietta non ce l’ho più, finita chissà dove nel mondo, ma il ricordo che mi lega a quel mio primo, inconsapevole, assaggio di NBA resiste ancora e, perciò, seguo tuttora con discreto interesse quello che avviene oltre i Grandi Laghi, nell’unica franchigia canadese della lega.

Lontanissimi i tempi in cui Vince Carter infiammava il palazzetto con le sue incredibili schiacciate e faceva appassionare al basket anche chi non lo seguiva, oggi i Raptors vagano nei bassifondi della lega dal 2008, con qualche luce e molte ombre. L’ultima stagione ha fatto intravedere un piccolo spiraglio di luminosità dall’arrivo, nel mese di gennaio, di Rudy Gay; tuttavia nemmeno questa mossa di mercato li ha salvati da un record negativo e dall’ultimo posto nella Atlantic Division.

Eppure il quintetto base che ha concluso la stagione 2012/2013 non si presenta male e le basi per poter costruire un buon avvenire ci sono. Gay è la punta di diamante di questa squadra, un giocatore da 19.5 punti di media a partita, versatile e veloce, abile su entrambe le metà campo, predilige l’attacco in contropiede che, ancor più che a Memphis, potrà sfruttare in maniera ottima potendo contare su compagni giovani e rapidi. Il suo compito principale sarà di portare l’esperienza nello spogliatoio ed essere d’esempio per i molti giovani che compongono il team. Ad affiancarlo sul perimetro ci sono DeMar DeRozan, un ragazzo passato dall’essere solo un abile schiacciatore ad una buonissima macchina da punti, soprattutto dalla media, e il playmaker Kyle Lowry, un giocatore d’esperienza dotato di un discreto ball-handing. Il reparto lunghi conta sul possente Amir Johnson, utilizzabile sia da ala forte che da centro, e sul talento lituano Jonas Valanciunas, che già alla sua prima stagione NBA ha fatto intravedere ottime cose, meritandosi anche l’inserimento nel secondo All-Rookie Team. Il vero problema di questo team è però la panchina, troppo scarsa dal punto di vista qualitativo e produttivo per poter dare un ricambio adeguato ai titolari. Le uniche buone soluzioni sono la guardia Terrence Ross e l’ala Linas Kleiza. E’ giusto anche ricordare due giocatori che avevano iniziato la stagione come titolari: il nostro Andrea Bargnani, falcidiato dagli infortuni e principale bersaglio delle ire della tifoseria per le ultime brutte stagioni, e Mickael Pietrus, buon difensore fermato anch’egli da problemi fisici.

Cosa dunque possono fare i Raptors per provare a riemergere dall’apparente oblio nel quale sono caduti?

Al momento il mercato dei free agents è ancora fermo e, prima di potersi muovere su questo campo durante la off-season, bisogna aspettare i primi di luglio, quando i team avranno deciso chi confermare e chi invece lasciar partire. Quello che di certo non manca ai canadesi sono giocatori da scambiare, Bargnani su tutti, e proprio su questo possono puntare per rinnovare il roster. Il nuovo, brillante general manager Masai Ujiri dovrà lavorare sulle necessità più urgenti: chiarezza sugli esterni, rinnovare il reparto lunghi, rendendolo finalmente solido, e rafforzare la panchina.

Andiamo con ordine. Il gioco principale dei Raptors si baserà sulla velocità e sul contropiede, Gay e DeRozan sono perfetti per questo sistema, ma serve anche costruire un’alternativa alla transizione e per attuarla c’è bisogno di un play duttile, capace non solo di lanciare i suoi in velocità, ma anche che sia abile a sfruttare gli scarichi derivanti dalle penetrazioni e ad eseguire il pick and roll coi lunghi. Uno come Mo Williams potrebbe essere l’ideale e Lawry sarebbe il giusto cambio se la società decidesse di esercitare la “team option” su di lui. Il ruolo di ala piccola è sovra coperto, dovranno scegliere chi tenere tra Kleiza e Landry Fields: il primo è più esperto e può sfruttare maggiormente i mismatch con avversari più piccoli di lui, mentre il secondo è un ottimo tiratore da 3 punti. E’ probabile che rimanga Fields, il quale, pur non avendo giocato una buona annata, è più giovane e, dovesse ripetere le prestazioni del suo periodo newyorkese, potrebbe rivelarsi un’ottima soluzione oltre l’arco, Kleiza di contro può far gola a molte squadre. Non sembra aver bisogno di aggiustamenti il ruolo di shooting guard, ma il giovane Terrence Ross, vista anche la giovane età del resto del team e le caratteristiche molti simili del suo pari ruolo DeRozan, potrebbe venir usato come pedina di scambio per arrivare ad un lungo o ad un playmaker e, al suo posto, si punterebbe ad acquisire un giocatore di esperienza che possa guidare la second unit in maniera più efficiente; soluzioni di questo genere potrebbero essere Stephen Jackson o Richard Hamilton, due veterani in grado di portare leadership nello spogliatoio e un bagaglio tecnico notevole.

Passando al frontcourt, dato per certo che decidano di puntare su Valanciunas, dovrebbero trovare un’ala forte con un buon tiro dalla media e che sotto il suo canestro sappia dare una mano al lituano nel prendere rimbalzi. David West, dovesse lasciare Indiana, sarebbe il colpo ideale, quello per cui spendere la maggior parte dei soldi, gli 11 milioni di ingaggio che verrebbero risparmiati cedendo Bargnani potrebbero essere utilizzati per lui e far fare un buon salto di qualità alla squadra. Il mercato delle ali forti è abbastanza ricco e qualora non dovessero arrivare a West potrebbero decidere di puntare sull’esperienza di Antwan Jamison o sulla fisicità di J.J. Hickson. L’ultimo acquisto potrebbe essere un centro esperto che faccia da chioccia a Valanciunas e che abbia un ingaggio modesto: Joel Pryzbilla o Chris Kaman. Il resto della squadra può essere completato confermando gli uomini già in organico.

A questo punto i Raptors si troverebbero ad avere un roster più che discreto, potendo contare sia su giocatori giovani che su altri più esperti, e troverebbero delle soluzioni offensive maggiori, avendo degli uomini in grado di sapersi muovere bene sul campo. Il contro è che molto verrebbe cambiato e dunque ci vorrà del tempo prima che tutti si inseriscano negli schemi e che la squadra inizi a girare nella maniera giusta, ma questo sarà il compito principale di coach Dwane Casey. E’ quasi sicuro che dovessero anche solo arrivare West, Williams e Kaman magari, la squadra sarebbe pronta per raggiungere i playoff ad Est e, forse, superare anche il primo turno.

La strada per risalire la montagna è lunga ed impervia, ma se i Raptors sapranno muoversi bene, potranno nuovamente graffiare e lasciare il loro segno nella lega e chissà che qualche nuova maglietta non arrivi dalle nostre parti, quando i dinosauro torneranno a ruggire in NBA.





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