Mi ricordo che quando andavo alle
elementari mia mamma mi comprò una maglietta che mi piacque immediatamente. Il
motivo era semplicissimo: sul fronte c’era l’immagine di un dinosauro e, a
quell’età, erano la mia grandissima passione. Solamente più tardi avrei
scoperto che quel rettile rosso era il simbolo di una squadra NBA: i Toronto
Raptors. Ora quella maglietta non ce l’ho più, finita chissà dove nel mondo, ma
il ricordo che mi lega a quel mio primo, inconsapevole, assaggio di NBA resiste
ancora e, perciò, seguo tuttora con discreto interesse quello che avviene oltre
i Grandi Laghi, nell’unica franchigia canadese della lega.
Lontanissimi i tempi in cui Vince
Carter infiammava il palazzetto con le sue incredibili schiacciate e faceva
appassionare al basket anche chi non lo seguiva, oggi i Raptors vagano nei
bassifondi della lega dal 2008, con qualche luce e molte ombre. L’ultima
stagione ha fatto intravedere un piccolo spiraglio di luminosità dall’arrivo,
nel mese di gennaio, di Rudy Gay; tuttavia nemmeno questa mossa di mercato li
ha salvati da un record negativo e dall’ultimo posto nella Atlantic Division.
Eppure il quintetto base che ha
concluso la stagione 2012/2013 non si presenta male e le basi per poter
costruire un buon avvenire ci sono. Gay è la punta di diamante di questa
squadra, un giocatore da 19.5 punti di media a partita, versatile e veloce,
abile su entrambe le metà campo, predilige l’attacco in contropiede che, ancor
più che a Memphis, potrà sfruttare in maniera ottima potendo contare su
compagni giovani e rapidi. Il suo compito principale sarà di portare
l’esperienza nello spogliatoio ed essere d’esempio per i molti giovani che
compongono il team. Ad affiancarlo sul perimetro ci sono DeMar DeRozan, un
ragazzo passato dall’essere solo un abile schiacciatore ad una buonissima
macchina da punti, soprattutto dalla media, e il playmaker Kyle Lowry, un
giocatore d’esperienza dotato di un discreto ball-handing. Il reparto lunghi
conta sul possente Amir Johnson, utilizzabile sia da ala forte che da centro, e
sul talento lituano Jonas Valanciunas, che già alla sua prima stagione NBA ha
fatto intravedere ottime cose, meritandosi anche l’inserimento nel secondo
All-Rookie Team. Il vero problema di questo team è però la panchina, troppo
scarsa dal punto di vista qualitativo e produttivo per poter dare un ricambio
adeguato ai titolari. Le uniche buone soluzioni sono la guardia Terrence Ross e
l’ala Linas Kleiza. E’ giusto anche ricordare due giocatori che avevano
iniziato la stagione come titolari: il nostro Andrea Bargnani, falcidiato dagli
infortuni e principale bersaglio delle ire della tifoseria per le ultime brutte
stagioni, e Mickael Pietrus, buon difensore fermato anch’egli da problemi
fisici.
Cosa dunque possono fare i Raptors per
provare a riemergere dall’apparente oblio nel quale sono caduti?
Al momento il mercato dei free agents è
ancora fermo e, prima di potersi muovere su questo campo durante la off-season,
bisogna aspettare i primi di luglio, quando i team avranno deciso chi
confermare e chi invece lasciar partire. Quello che di certo non manca ai
canadesi sono giocatori da scambiare, Bargnani su tutti, e proprio su questo
possono puntare per rinnovare il roster. Il nuovo, brillante general manager
Masai Ujiri dovrà lavorare sulle necessità più urgenti: chiarezza sugli esterni,
rinnovare il reparto lunghi, rendendolo finalmente solido, e rafforzare la
panchina.
Andiamo con ordine. Il gioco principale
dei Raptors si baserà sulla velocità e sul contropiede, Gay e DeRozan sono
perfetti per questo sistema, ma serve anche costruire un’alternativa alla
transizione e per attuarla c’è bisogno di un play duttile, capace non solo di
lanciare i suoi in velocità, ma anche che sia abile a sfruttare gli scarichi
derivanti dalle penetrazioni e ad eseguire il pick and roll coi lunghi. Uno
come Mo Williams potrebbe essere l’ideale e Lawry sarebbe il giusto cambio se
la società decidesse di esercitare la “team option” su di lui. Il ruolo di ala
piccola è sovra coperto, dovranno scegliere chi tenere tra Kleiza e Landry
Fields: il primo è più esperto e può sfruttare maggiormente i mismatch con
avversari più piccoli di lui, mentre il secondo è un ottimo tiratore da 3 punti.
E’ probabile che rimanga Fields, il quale, pur non avendo giocato una buona
annata, è più giovane e, dovesse ripetere le prestazioni del suo periodo
newyorkese, potrebbe rivelarsi un’ottima soluzione oltre l’arco, Kleiza di
contro può far gola a molte squadre. Non sembra aver bisogno di aggiustamenti
il ruolo di shooting guard, ma il giovane Terrence Ross, vista anche la giovane
età del resto del team e le caratteristiche molti simili del suo pari ruolo
DeRozan, potrebbe venir usato come pedina di scambio per arrivare ad un lungo o
ad un playmaker e, al suo posto, si punterebbe ad acquisire un giocatore di
esperienza che possa guidare la second unit in maniera più efficiente;
soluzioni di questo genere potrebbero essere Stephen Jackson o Richard
Hamilton, due veterani in grado di portare leadership nello spogliatoio e un
bagaglio tecnico notevole.
Passando al frontcourt, dato per certo
che decidano di puntare su Valanciunas, dovrebbero trovare un’ala forte con un
buon tiro dalla media e che sotto il suo canestro sappia dare una mano al
lituano nel prendere rimbalzi. David West, dovesse lasciare Indiana, sarebbe il
colpo ideale, quello per cui spendere la maggior parte dei soldi, gli 11
milioni di ingaggio che verrebbero risparmiati cedendo Bargnani potrebbero
essere utilizzati per lui e far fare un buon salto di qualità alla squadra. Il
mercato delle ali forti è abbastanza ricco e qualora non dovessero arrivare a
West potrebbero decidere di puntare sull’esperienza di Antwan Jamison o sulla
fisicità di J.J. Hickson. L’ultimo acquisto potrebbe essere un centro esperto
che faccia da chioccia a Valanciunas e che abbia un ingaggio modesto: Joel Pryzbilla o Chris Kaman. Il resto della squadra può essere completato confermando gli
uomini già in organico.
A questo punto i Raptors si
troverebbero ad avere un roster più che discreto, potendo contare sia su
giocatori giovani che su altri più esperti, e troverebbero delle soluzioni
offensive maggiori, avendo degli uomini in grado di sapersi muovere bene sul
campo. Il contro è che molto verrebbe cambiato e dunque ci vorrà del tempo
prima che tutti si inseriscano negli schemi e che la squadra inizi a girare
nella maniera giusta, ma questo sarà il compito principale di coach Dwane
Casey. E’ quasi sicuro che dovessero anche solo arrivare West, Williams e Kaman
magari, la squadra sarebbe pronta per raggiungere i playoff ad Est e, forse,
superare anche il primo turno.
La strada per risalire la montagna è
lunga ed impervia, ma se i Raptors sapranno muoversi bene, potranno nuovamente
graffiare e lasciare il loro segno nella lega e chissà che qualche nuova
maglietta non arrivi dalle nostre parti, quando i dinosauro torneranno a
ruggire in NBA.
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