Come
il 26 maggio 1999, sotto di un gol al 90°, il Manchester United
riuscì a rimontare e vincere 2-1 in maniera incredibile al supplementare contro il Bayern Monaco, aggiudicandosi l'incontro e la
Champions League. Come i Miami Heat il 18 giugno scorso, sotto di 5 a
22 secondi dal termine con la serie sul 3-2 per San Antonio, sono
riusciti a recuperare lo scarto e a portare la gara all'overtime, per
poi vincerla e conquistare il titolo NBA nella successiva sfida. Così
i Chicago Blackhawks, con un gol da recuperare con 1 minuto e 18
rimasti sul cronometro, hanno dapprima pareggiato il match sul 2-2 e
poi hanno segnato ancora nell'azione successiva, portandosi a casa la
gara, la serie (4-2) e con esse la Stanley Cup 2013.
In
una porta alta poco più di un metro (122 cm) e larga quasi due (183
cm), quasi interamente coperta dal portiere avversario, segnare non è
semplice. Perciò, nonostante il campo sia relativamente piccolo
(60x26 mt) e i tiri scoccati verso la porta avversaria siano molti
nel computo dei 60 minuti di gioco (circa 30 per squadra), non
altrettante sono le segnature a fine partita. Per questo l'hockey è
uno sport di squadra, uno dei pochi in cui un giocatore, per quanto
fenomenale possa essere, non può giocare per sé stesso e
non può vincere una partita da solo. C'è un
motivo quindi se gol e assist valgono pressoché allo stesso modo
nella valutazione di un atleta, in quanto uniti danno vita al suo
score di punti totali. Nessuno può prescindere dall'una o dall'altra
categoria, perché le due vanno sempre sommate e, per definire la
grandezza di un hockeista, si guarda sempre e solo ai suoi punti
totali. Il gioco è quindi tra i più studiati, ragionati e complessi
tra i tanti sport non individuali. Se a questo aggiungiamo la
tensione del momento, quello decisivo per salire sul trono NHL,
capiamo ancor meglio il valore dell'impresa dei Chicago Blackhawks.
Gli
hockeisti della Città del Vento avevano iniziato i playoff con la
testa di serie numero 1 ad Ovest e il miglior record di tutta la
NHL, con 77 punti, che era valso loro il President's Trophy, un
premio abbastanza importante, seppur quest'anno di un minor valore a
causa di una stagione regolare “accorciata” dal lockout a 48
partite al contrario delle 82 pianificate inizialmente. Dopo aver
sconfitto i Minnesota Wild abbastanza agevolmente, nonostante gara 1
in casa si sia chiusa sul 2-1 Chicago solo in overtime, è grazie
soprattutto alla netta vittoria in trasferta per 3-0 di gara 4 che hanno superato il turno. I successivi avversari si presentavano
abbastanza alla portata dei Blackhawks, vista la sconfitta dei numero 2 di Conference, gli Anaheim Ducks, in 7 partite contro i Detroit
Red Wings, che si erano qualificati alla post season con la settima
testa di serie. La serie, però, non fu così scontata, tanto che gli
uomini di Motown si erano portati sul 3-1 abbastanza nettamente, salvo
poi perdere gara 5 allo United Center per 1-4. E' però in gara 6 che
Detroit getta al vento la serie, perdendo tra le mura amiche 3-4 e
ridando a Chicago il fattore campo, sfruttato alla grande dai Falchi
Neri con la vittoria, comunque sofferta, per 2-1 in overtime di gara
7. Più facile la vita nelle finali di Conference contro la testa di
serie #5, i Los Angeles Kings, sconfitti nelle prime due gare in casa
e in gara 4, prima di chiudere la serie alla quinta partita tra le
mura amiche, al secondo supplementare, per 4-3. I favoriti a Ovest
hanno quindi mantenuto le attese, arrivando in finale.
Non
altrettanto si può dire a Est, dove i Boston Bruins, testa di serie
#4, hanno raggiunto le finali. Al primo turno la prova più ardua per
i beniamini del Massachusetts è stata piegare le resistenze
dei Toronto Marple Leafs in gara 7, dopo essere stati avanti 3-1
nella serie e aver poi rischiato seriamente di perdere nella partita
decisiva, sotto 2-4 a 2 minuti dalla fine dei regolamentari. Dopo
questa incredibile vittoria, però, i Bruins si sono sbarazzati
abbastanza agevolmente dei New York Rangers in 5 partite, tutte
abbastanza combattute, ma che hanno visto 4 vittorie di Boston a
fronte di una sola degli uomini della Grande Mela. La vera impresa
però si compie nelle finali di Conference, contro i favoriti e
numeri 1 a Est: i Pittsburgh Penguins. In sole 4 partite, con due
vittorie devastanti in trasferta, fatte di 9 gol realizzati e solo 1
subito, e due successi casalinghi più sofferti, Boston chiude la
serie con uno sweep che a Pittsburgh non si vedeva dal 1979. Sarà
finale contro Chicago.
Con
il fattore campo nelle mani, i Blackhawks hanno faticato non poco in
gara 1 per avere ragione degli avversari, sconfitti dopo ben 3
overtime (è solo la quinta partita nella storia delle Finali NHL a
finire dopo 3 supplementari) per 4-3 con un gol di Andrew Shaw, dopo
che gli uomini di casa allo United Center erano stati sotto per 1-3
nel terzo e ultimo periodo. Ecco però che in gara 2 David Paille
rimette la serie in parità, segnando il gol decisivo nel primo
overtime, dopo che il match si era concluso 1-1, con un netto
predominio iniziale tutto a marca Chicago (19 tiri a 4 nel primo
tempo!) e il recupero decisivo per Boston. Sempre Paille, coadiuvato
dal fenomenale Patrice Bergeron, ha deciso poi anche gara 3, finita
2-0 per gli uomini del TD Garden, dando la possibilità di mantenere il fattore campo e
portandosi a condurre la serie, ora sul 2-1. Dopo che erano
stati segnati solo 12 gol in 3 partite, eccone arrivarne 11 solo in
gara 4, una partita davvero emozionante e senza un attimo di tregua.
Chicago prova a scappare 4 volte, ma non andando mai oltre le 2 reti
di vantaggio e si fa raggiungere da Boston nel terzo periodo, salvo
poi sconfiggere i rivali in overtime con un gol di Brent Seabrook,
che decide la partita sul 6-5 finale. Riacquistato il fattore campo,
i Blackhawks fanno loro abbastanza agevolmente anche gara 5 in casa,
grazie alla doppietta di Patrick Kane, che fissa il risultato sul 3-1
e porta Chicago ad avere 2 match point per raggiungere la tanto
agoniata Stanley Cup. Ci si sposta però a Boston per gara 6.
I
Bruins, sospinti dal pubblico delle grandi occasioni al TD Garden,
dominano il primo quarto, con tante occasioni portate alla porta di
Corey Crawford e il gol del vantaggio di Chris Kelly con un assist
“alla mano”di Tyler Seguin per l'1-0, meritato e spettacolare
allo stesso tempo. Boston continua ad attaccare, spreca 4 penalties a
suo favore, che estromettono un giocatore avversario dal ghiaccio, e,
sul finire dell'ultima di queste defezioni contro i Blackhawks,
subisce incredibilmente il pareggio, nonostante l'uomo in più.
Jonathan Toews infila Tuukka Rask tra le gambe dopo un ingaggio ed è
1-1. La partita sembra ora nelle mani di Chicago, che si riversa in
avanti, ma le parate del portiere avversario sono decisive per
impedire la fuga degli hockeisti in trasferta. Quanto la serie sembra
essere diretta verso Windy City ecco però la rete di Milan
Lucic che punisce il primo errore di Crawford in tutta la partita. Il
portiere dei Blackhawks prima tocca troppo corto il passaggio per il
compagno e favorisce il recupero avversario e poi si fa infilare da
un tiro ravvicinato, ma non irresistibile di Lucic. È il 2-1 Boston
e, nonostante il pressing e gli attacchi di Chicago, tutto sembra
finito quando la partita scivola ed entra negli ultimi due minuti di
gioco.
Ecco
però che accade l'incredibile: nella sua prima azione con il
“portiere volante”, a cercare di creare superiorità numerica
nell'area Bruins, Chicago colpisce. È una grandissima azione quella
degli uomini in bianco, costruita magistralmente e terminata
dall'assist Toews e Duncan Keith per la rete del pareggio di Bryan
Bickell a porta (quasi) sguarnita. Manca solo un minuto e spiccioli
alla fine del terzo quarto, la gara sembra diretta verso l'overtime,
ma i Blackhawks hanno in mente di iniziare subito la loro festa.
L'azione successiva recuperano il disco, che staziona nella zona del
centrocampo quando Johnny Oduya si inventa un tiro incredibile,
deviato dal difensore sul palo e poi ribadito in rete dal tap-in di
Dave Bolland. 2 gol in soli 17 secondi e Chicago è davanti nel
punteggio, che non cambierà più, decretando il 3-2 finale e la
vittoria in 6 match della serie finale da parte dei Blackhawks.
Vincere
la Stanley Cup è il sogno di ogni ragazzino che inizia a giocare a
hockey, è il massimo traguardo nel massimo campionato al mondo.
Vincerla così, però, con due gol in un attimo, decisivi,
nell'ultimo terzo di gioco, è anche meglio, se possibile. Dave
Bolland ha portato con la sua rete Chicago a vincere il suo quinto
titolo e il successo della sua squadra resterà per sempre nella
storia NHL. La coppa vola nella Città del Vento, dunque, e speriamo
di vedere ancora imprese del genere, non solo nell'hockey, ma nello
sport in generale.
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