La
NFL di
oggi è una lega dominata dai passaggi, ed è innegabile. Per arrivare fino in
fondo, per festeggiare a febbraio alzando il Lombardi Trophy, si ha bisogno di
un ottimo quarterback e di buoni receivers. Lo dimostrano i Ravens di quest’anno,
i Giants dell’anno prima e i Packers di quello prima ancora. Qualora una
squadra sia intenzionata ad aprire un nuovo ciclo, probabilmente sceglierebbe
subito un quarterback in grado di farvi vincere un gran numero di partite, ma,
durante questa stagione, un uomo ha dimostrato di come non sia per forza colui
che riceve lo snap il giocatore più indispensabile nella formazione di attacco.
Stiamo parlando del running back dei Minnesota Vikings, MVP in carica: Adrian
Peterson.
Dal 2007, anno del suo ingresso nella
lega, l’ora ventottenne nativo di Palestine, in Texas, si è subito affermato
come uno dei talenti più cristallini nel suo ruolo. Vince infatti sia il premio
di Rookie of the Year sia quello di MVP del Pro Bowl, la partita-esibizione dei
migliori giocatori della lega, ed inoltre scrive molti nuovi record di
franchigia sia assoluti sia concernenti ai rookie. Le stagioni successive lo
vedono sempre più attestarsi nell’elite della Lega. La stragrande maggioranza
degli analisti lo considera il miglior running back della NFL, alla pari di
leggende del passato come Jim Brown o Erick Dickerson; nel 2010 si classifica
al terzo posto, dietro solo a Tom Brady e Payton Manning, nell’annuale
classifica dei 100 migliori giocatori della lega, nel 2011 firma il contrattone
di sette anni dal valore di 96 milioni di dollari coi Vikings, ma, l’anno dei
record e della definitiva consacrazione doveva ancora arrivare. All’inizio
della stagione 2012, la sua presenza in campo è fortemente in dubbio a causa
della rottura del legamento crociato anteriore e del mediale collaterale occorsa
il 26 dicembre 2011. A
sorpresa però, Peterson, non solo è titolare dal week-end 1, ma è pure più
forte di prima; il che è incredibile se pensiamo alla gravità dell’infortunio e
a come il ginocchio sia sotto stress continuo per un giocatore del suo ruolo.
Sforna una prestazione mostruosa dietro l’altra, superando varie volte le 100 yard corse, con un
picco di 212 contro i Rams, ma è nella partita decisiva, quella che può
consentire l’accesso ai playoff , che dà il meglio di sé, sfoderando tutto il
suo repertorio.
L’ultima gara di stagione regolare è
contro i quotati, nonché già sicuri dei playoff, Green Bay Packers. I Vikings
necessitano disperatamente di una vittoria e Adrian risponde presente. La prima
corsa notevole avviene con 6.56 minuti rimanenti da giocare nel primo quarto e
porta ad un guadagno di 22
yard; nei due drive successivi, si procura
rispettivamente 5 e 7 yard
con due corse centrali, di cui la seconda si trasforma in un touchdown che
segna 10-0 sul tabellone per i Vikings. Nel secondo quarto sono ancora lui e il
kicker, Blair Walsh, a tenere a freno la rimonta dei Packers; una sua bellissima
corsa di 18 yard è decisiva per il successivo touchdown di Jarius Wright su
passaggio di Christian Ponder. All’inizio
della ripresa, la classe del quarterback giallo-verde, Aaron Rodgers, riporta a
contatto le due squadre, ma, a metà del quarto, Peterson sferra un uno-due
degno di un pugile. Prima penetra la difesa con una corsa da 28 yard che si chiude a 7 yard dalla end zone, poi
conclude il lavoro con una ricezione da 2 yard valevole per il 27-17 purple-gold. La
partita però, è ben lungi dal terminare e quando il cronometro si avvicina allo
zero, Adrian decide la sfida. I Packers serrano le linee, sapendo che il numero
28 di Minnesota sarà la prima opzione offensiva nell’ultimo drive; Ponder
infatti, smette di lanciare affidandosi completamente al suo running back. E
quando il cronometro segna 24 secondi rimanenti, Peterson scatta verso la
sideline e corre 26 yard
di importanza capitale per permette a Blair Walsh di chiudere la partita con un
field goal all’utimo secondo che vale la qualificazione alla postseason.
Lo score finale recita 199 yard corse e 2
touchdown, Adrian diventa così il settimo giocatore della storia a superare le 2000 yard corse in una
singola stagione e chiude al secondo posto di sempre con 2097, appena a 9 yard dal record assoluto
di Erick Dickerson. E non solo, alla produzione in corse aggiunge anche 13
touchdown e la media strabiliante di 6 yard guadagnate a portata. Ai playoff però,
pur dimostrando ancora il suo valore, correndo 99 yard, nel re-match
contro i Packers, i suoi Vikings non riescono a superare il turno, complici
l’assenza per infortunio di Ponder, la mancanza di opzioni adeguate sul gioco
dei passaggi e una difesa poco compatta e con evidenti lacune. Il suo anno
straordinario però non viene intaccato da questa eliminazione e anzi, alla
fine, viene suggellato dalla meritata elezione ad “Offensive Player of the
Year” e MVP della lega.
Ma, numeri e premi a parte, cosa rende
così speciale Adrian Peterson?
Risposta facile, ma allo stesso tempo veritiera: un
talento immenso. Alcuni running back infatti riescono
prepotentemente a penetrare le difese avversarie, altri riescono ad accelerare
dopo aver superato i loro marcatori, altri sono molto agili e sguscianti e
altri ancora utilizzano benissimo i blocchi. Un buon running back può ritenersi
fortunato se sa utilizzare bene una di queste abilità, Peterson invece, è
semplicemente capace di fare tutto questo ed è in grado di farlo molto meglio
degli altri. Approfondiamo un po’.
Il gioco dei Vikings si basa molto sulle sue corse,
perciò, tante loro formazioni offensive prevedono più bloccanti del normale in
grado di aprire dei varchi a Peterson. Varchi che effettivamente lui sfrutta
bene, avendo un’ottima visione di gioco che gli permette di trovare la strada
migliore, soprattutto quando va verso la linea di out. A questo aggiunge una
notevole forza fisica, contro di lui i normali tackle di braccio sono inefficaci
perché la spinta che esercita con la parte inferiore del corpo è superiore a
quella che i difensori esercitano solo con le braccia. Inoltre ha un raro senso
dell’equilibrio che gli permette di essere nella posizione migliore al momento
del contatto con l’avversario, il quale non riesce a sfruttare l’energia
cinetica del suo corpo andando a sbattere contro quello di Peterson che invece
è ben piantato e stabile. Visione di gioco ottimale ed equilibrio perfetto gli
permettono di oltrepassare le difese più coriacee. La maggior parte dei running
back decide di correre spesso verso la sideline; quando invece decidono di
andare nel mezzo lo fanno in maniera diversa da Adrian. Infatti essi corrono
bassi, rannicchiandosi, cercando quasi di passare sotto alla montagna di corpi
formata dagli uomini di linea, Peterson invece corre dritto, senza paura, sfruttando
il suo poderoso primo passo riesce a superare la prima linea difensiva e
correre verso la end zone. Una volta in campo aperto adopera tutta una serie di
cut e spin move per liberarsi dei difensori e quando viene marcato dai
defensivie back, agili e veloci, sa come utilizzare il braccio che non tiene la
palla, tenendoli a distanza e non di rado mandandoli anche a terra. La costante
è sempre l’equilibrio e la sua capacità di piantare il piede perno a terra per
rendere più stabile possibile la sua posizione e in questo è senza dubbio il
migliore della NFL. La caratteristica però che lo rende il migliore è il cambio
di passo. Tutto ciò che abbiamo detto, unito a questo lo rendono devastante.
Riesce a modificare l’andatura in una maniera efficacissima; ricevuta la palla
dal quarterback punta dritto verso la sua zona, esegue dei cut e quindi riparte
rapido, rallenta per uno spin e poi riparte veloce e dopo aver superato il
difensore accelera in maniera impressionate e corre verso il touchdown. La
capacità di eseguire i cambi di ritmo gli permettono di superare in velocità i
difensori più grossi e di evitare i più veloci rallentando e per poi accelerare
nuovamente. Queste sono le abilità che madre natura gli ha donato nel suo
smisurato talento.
Se rimane in salute, Peterson è semplicemente
inarrestabile. E ora che i Vikings hanno rafforzato la squadra, Purple Jesus è
pronto a predicare il suo verbo a tutta la lega e portare ancora più in alto il
suo nome e le sue gesta.
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