mercoledì 19 giugno 2013

PURPLE JESUS






La NFL di oggi è una lega dominata dai passaggi, ed è innegabile. Per arrivare fino in fondo, per festeggiare a febbraio alzando il Lombardi Trophy, si ha bisogno di un ottimo quarterback e di buoni receivers. Lo dimostrano i Ravens di quest’anno, i Giants dell’anno prima e i Packers di quello prima ancora. Qualora una squadra sia intenzionata ad aprire un nuovo ciclo, probabilmente sceglierebbe subito un quarterback in grado di farvi vincere un gran numero di partite, ma, durante questa stagione, un uomo ha dimostrato di come non sia per forza colui che riceve lo snap il giocatore più indispensabile nella formazione di attacco. Stiamo parlando del running back dei Minnesota Vikings, MVP in carica: Adrian Peterson.

Dal 2007, anno del suo ingresso nella lega, l’ora ventottenne nativo di Palestine, in Texas, si è subito affermato come uno dei talenti più cristallini nel suo ruolo. Vince infatti sia il premio di Rookie of the Year sia quello di MVP del Pro Bowl, la partita-esibizione dei migliori giocatori della lega, ed inoltre scrive molti nuovi record di franchigia sia assoluti sia concernenti ai rookie. Le stagioni successive lo vedono sempre più attestarsi nell’elite della Lega. La stragrande maggioranza degli analisti lo considera il miglior running back della NFL, alla pari di leggende del passato come Jim Brown o Erick Dickerson; nel 2010 si classifica al terzo posto, dietro solo a Tom Brady e Payton Manning, nell’annuale classifica dei 100 migliori giocatori della lega, nel 2011 firma il contrattone di sette anni dal valore di 96 milioni di dollari coi Vikings, ma, l’anno dei record e della definitiva consacrazione doveva ancora arrivare. All’inizio della stagione 2012, la sua presenza in campo è fortemente in dubbio a causa della rottura del legamento crociato anteriore e del mediale collaterale occorsa il 26 dicembre 2011. A sorpresa però, Peterson, non solo è titolare dal week-end 1, ma è pure più forte di prima; il che è incredibile se pensiamo alla gravità dell’infortunio e a come il ginocchio sia sotto stress continuo per un giocatore del suo ruolo. Sforna una prestazione mostruosa dietro l’altra, superando varie volte le 100 yard corse, con un picco di 212 contro i Rams, ma è nella partita decisiva, quella che può consentire l’accesso ai playoff , che dà il meglio di sé, sfoderando tutto il suo repertorio.

L’ultima gara di stagione regolare è contro i quotati, nonché già sicuri dei playoff, Green Bay Packers. I Vikings necessitano disperatamente di una vittoria e Adrian risponde presente. La prima corsa notevole avviene con 6.56 minuti rimanenti da giocare nel primo quarto e porta ad un guadagno di 22 yard; nei due drive successivi, si procura rispettivamente 5 e 7 yard con due corse centrali, di cui la seconda si trasforma in un touchdown che segna 10-0 sul tabellone per i Vikings. Nel secondo quarto sono ancora lui e il kicker, Blair Walsh, a tenere a freno la rimonta dei Packers; una sua bellissima corsa di 18 yard è decisiva per il successivo touchdown di Jarius Wright su passaggio di Christian Ponder. All’inizio della ripresa, la classe del quarterback giallo-verde, Aaron Rodgers, riporta a contatto le due squadre, ma, a metà del quarto, Peterson sferra un uno-due degno di un pugile. Prima penetra la difesa con una corsa da 28 yard che si chiude a 7 yard dalla end zone, poi conclude il lavoro con una ricezione da 2 yard valevole per il 27-17 purple-gold. La partita però, è ben lungi dal terminare e quando il cronometro si avvicina allo zero, Adrian decide la sfida. I Packers serrano le linee, sapendo che il numero 28 di Minnesota sarà la prima opzione offensiva nell’ultimo drive; Ponder infatti, smette di lanciare affidandosi completamente al suo running back. E quando il cronometro segna 24 secondi rimanenti, Peterson scatta verso la sideline e corre 26 yard di importanza capitale per permette a Blair Walsh di chiudere la partita con un field goal all’utimo secondo che vale la qualificazione alla postseason.



 

Lo score finale recita 199 yard corse e 2 touchdown, Adrian diventa così il settimo giocatore della storia a superare le 2000 yard corse in una singola stagione e chiude al secondo posto di sempre con 2097, appena a 9 yard dal record assoluto di Erick Dickerson. E non solo, alla produzione in corse aggiunge anche 13 touchdown e la media strabiliante di 6 yard guadagnate a portata. Ai playoff però, pur dimostrando ancora il suo valore, correndo 99 yard, nel re-match contro i Packers, i suoi Vikings non riescono a superare il turno, complici l’assenza per infortunio di Ponder, la mancanza di opzioni adeguate sul gioco dei passaggi e una difesa poco compatta e con evidenti lacune. Il suo anno straordinario però non viene intaccato da questa eliminazione e anzi, alla fine, viene suggellato dalla meritata elezione ad “Offensive Player of the Year” e MVP della lega.

Ma, numeri e premi a parte, cosa rende così speciale Adrian Peterson?
Risposta facile, ma allo stesso tempo veritiera: un talento immenso. Alcuni running back infatti riescono prepotentemente a penetrare le difese avversarie, altri riescono ad accelerare dopo aver superato i loro marcatori, altri sono molto agili e sguscianti e altri ancora utilizzano benissimo i blocchi. Un buon running back può ritenersi fortunato se sa utilizzare bene una di queste abilità, Peterson invece, è semplicemente capace di fare tutto questo ed è in grado di farlo molto meglio degli altri. Approfondiamo un po’.

Il gioco dei Vikings si basa molto sulle sue corse, perciò, tante loro formazioni offensive prevedono più bloccanti del normale in grado di aprire dei varchi a Peterson. Varchi che effettivamente lui sfrutta bene, avendo un’ottima visione di gioco che gli permette di trovare la strada migliore, soprattutto quando va verso la linea di out. A questo aggiunge una notevole forza fisica, contro di lui i normali tackle di braccio sono inefficaci perché la spinta che esercita con la parte inferiore del corpo è superiore a quella che i difensori esercitano solo con le braccia. Inoltre ha un raro senso dell’equilibrio che gli permette di essere nella posizione migliore al momento del contatto con l’avversario, il quale non riesce a sfruttare l’energia cinetica del suo corpo andando a sbattere contro quello di Peterson che invece è ben piantato e stabile. Visione di gioco ottimale ed equilibrio perfetto gli permettono di oltrepassare le difese più coriacee. La maggior parte dei running back decide di correre spesso verso la sideline; quando invece decidono di andare nel mezzo lo fanno in maniera diversa da Adrian. Infatti essi corrono bassi, rannicchiandosi, cercando quasi di passare sotto alla montagna di corpi formata dagli uomini di linea, Peterson invece corre dritto, senza paura, sfruttando il suo poderoso primo passo riesce a superare la prima linea difensiva e correre verso la end zone. Una volta in campo aperto adopera tutta una serie di cut e spin move per liberarsi dei difensori e quando viene marcato dai defensivie back, agili e veloci, sa come utilizzare il braccio che non tiene la palla, tenendoli a distanza e non di rado mandandoli anche a terra. La costante è sempre l’equilibrio e la sua capacità di piantare il piede perno a terra per rendere più stabile possibile la sua posizione e in questo è senza dubbio il migliore della NFL. La caratteristica però che lo rende il migliore è il cambio di passo. Tutto ciò che abbiamo detto, unito a questo lo rendono devastante. Riesce a modificare l’andatura in una maniera efficacissima; ricevuta la palla dal quarterback punta dritto verso la sua zona, esegue dei cut e quindi riparte rapido, rallenta per uno spin e poi riparte veloce e dopo aver superato il difensore accelera in maniera impressionate e corre verso il touchdown. La capacità di eseguire i cambi di ritmo gli permettono di superare in velocità i difensori più grossi e di evitare i più veloci rallentando e per poi accelerare nuovamente. Queste sono le abilità che madre natura gli ha donato nel suo smisurato talento.

Se rimane in salute, Peterson è semplicemente inarrestabile. E ora che i Vikings hanno rafforzato la squadra, Purple Jesus è pronto a predicare il suo verbo a tutta la lega e portare ancora più in alto il suo nome e le sue gesta. 




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