Stanotte, alle ore 3 italiane, si
accenderanno i riflettori sull’evento più atteso dell’intera stagione NBA: le
Finals. A contendersi il titolo saranno i Miami Heat, campioni uscenti e
dominatori della regulars season, e i San Antonio Spurs, al loro quarto viaggio
in finale. Le due squadre certamente non si amano e sono molto diverse tra di
loro per carattere e stile di gioco. La strada che le ha portate fin qui,
attraverso i playoff, è invece abbastanza simile. Sweep per entrambe al primo
turno e passaggio agevole al secondo, sconfiggendo rispettivamente Bucks e
Bulls da un lato e Lakers e Warriors dall’altro, la finale di conference ha
riservato più di qualche insidia alla squadra della Florida. Miami ha dovuto
sudare sette partite per poter aver ragione degli Indiana Pacers, in una serie
in cui sono emerse tutte le carenze degli Heat, soprattutto come prestanza
sotto canestro. Gli Spurs invece hanno battuto 4-0 la sorpresa di questa
postseason, i Memphis Grizzlies, dando prova di grande compattezza e lucidità e
dimostrando di essere in grandissima forma. Andando per punti, vorrei darvi la
mia interpretazione di quelle che potrebbero essere le chiavi per la vittoria
di una o dell’altra squadra.
Un dilemma che da sempre anima le
discussioni è se diversi giorni senza partite, in questo momento della
stagione, siano più un bene o male. Io penso che gli esperti e non più
giovanissimi Spurs possano aver beneficiato di dieci giorni di pausa. Hanno
potuto guardare e analizzare le partite dei loro avversari con calma, potendo
provare in allenamento le contromosse adatte; Popovich avrà sicuramente fatto
notare ai suoi uomini i punti deboli di Miami, soprattutto sotto canestro, e
avrà studiato una strategia atta a fermare LeBron James; soprattutto, però, scenderanno
in campo freschi e pronti per quella che sarà una vera battaglia. Gli Heat dal
canto loro, sono sicuramente più affaticati e provati dalla sfida con i Pacers,
ma hanno tanta adrenalina in corpo e non risentiranno eccessivamente del poco
riposo, in quanto più giovani e determinatissimi a completare una stagione,
fino ad ora, eccellente. E’ bene non dimenticare che le partite decisive,
eventuali gara 6 e 7, si giocheranno sotto il caldo sole della Florida, dove i
fan di Miami daranno una grande spinta ai loro beniamini.
Passando ai giocatori e ai ruoli, vedo
gli Spurs decisamente più forti sotto le plance. Miami ha sofferto tantissimo
West e, soprattutto, Hibbert nella finale di conference e il reparto lunghi dei
texani darà altrettanto filo da torcere. Duncan è il faro, sta giocando una
stagione ad altissimi livelli, come dimostra il suo inserimento nel primo
quintetto ideale All-NBA, e tiene quasi una doppia doppia di media. In attacco
produce 17.8 punti a partita e dispensa lezioni di pallacanestro ai suoi
avversari, è un ottimo passatore, quando viene raddoppiato riesce sempre a
trovare un compagno libero sul perimetro, esegue uno dei migliori pick and roll
della lega e ha dei movimenti in post difficilmente marcabili. Anche in difesa,
“The Big Foundamental”, si fa
sentire, come dimostrato dalle 2.7 stoppate di media, dai 9.9 rimbalzi e da
tante piccolezze che non rientrano nelle statistiche, ma che tengono molto
basse le medie dei suoi avversari, tra cui il carisma e la conoscenza del gioco
di cui dispone. Tiago Splitter è un leone in difesa, dove lotta con intensità e
aiuta Duncan a prendere rimbalzi, rifilando talvolta anche qualche stoppata.
Nella chimica di squadra degli Spurs, il centro è un ruolo marginale, costretto
al lavoro sporco, ma il brasiliano, in attacco, è una minaccia costante, perché
la sua verticalità e il suo senso della posizione lo fanno trovare smarcato
sotto canestro e gli permettono di punire i suoi avversari quando questi
marcano altri giocatori. Gli Heat, invece, hanno gravi lacune in tali ruoli.
Non avendo un centro puro, cambiano Bosh e Haslem a seconda delle situazione e
sarà soprattutto dell’ex Raptor l’elemento di cui avranno più bisogno. Haslem
dovrà marcare con la sua tenace difesa e il suo fisico Tim Duncan e cercare di
prendere più rimbalzi possibili. E’ un giocatore molto intelligente e che
commette pochi falli, il che sarà molto utile per non mandare in lunetta il 21
Spurs. Bosh invece dovrà tirare fuori tutta la grinta ed il carattere se vuole
emergere in queste finali. In difesa dovrà aiutare sui raddoppi stando però
attento a non lasciare troppo spazio libero a Splitter, ma sarà soprattutto in
attacco a dover far la differenza. Nei primi due turni ha giocato ad ottimi
livelli, quando poi i suoi marcatori sono saliti di livello si è spento e ora
lo sforzo sarà anche maggiore. Se vorrà essere ricordato come un grande
giocatore sarà costretto, se non a vincere, quantomeno a pareggiare il
confronto con Timmy. Dovrà tenersi lontano dal pitturato, cercando di sfruttare
il suo buon tiro dalla media, ma, se necessario, dovrà battersi anche sotto
canestro senza tirarsi indietro.
Sul perimetro il duello più
interessante è, senza dubbio, quello tra LeBron James e Kawhi Leonard. Parlare
del quattro volte MVP della stagione regolare è quasi inutile, tutti sappiamo
quanto sia forte e quanto sia decisivo, sa segnare da ogni lato del campo, sa
prendere i tiri quando la palla scotta di più, acchiappa rimbalzi, smazza
assist, ruba palloni, difende, stoppa, intimorisce sia in attacco che in difesa.
Contro i Pacers però ha dovuto fare gli straordinari in fase realizzativa,
andando a sopperire alle mancanze dei suoi compagni. La sua voglia di rivincita
contro gli Spurs e la sua fame di vittoria potrebbero risultare più decisive di
qualsiasi numero. Per quanto riguarda invece l’ala piccola dei nero-argento,
grande scoperta di coach Pop, questo sarò il suo grande banco di prova. Dovesse
riuscire nell’impresa, a mio modo di vedere pressoché impossibile, di fermare
James, dovrebbero erigerli un monumento. Molto più probabile però, che darà si
parecchio fastidio al 6 in
maglia Heat, non riuscendo però a fermarlo, ma la sua presenza gioverà a tutti
gli Spurs. E’ comunque il miglior difensore della squadra, difende su 3 ruoli, ruba
palloni con facilità avendo braccia molto lunghe, è anche un ottimo
rimbalzista, commette pochi falli e, a questo, unisce ottime doti di
attaccante, tirando bene sia dentro che oltre l’arco, dove la sua piazza
preferita è l’angolo. Se non arresterà James, ma solo perché è James, state pur
certi che il resto degli Heat lo patirà parecchio.
Il back court prevede confronti
eccellenti. Entrambe le squadre hanno due giocatori che, se sottovalutati,
possono fare estremamente male. Mario Chalmers per Miami e Danny Green per San
Antonio. Il primo, come playmaker, si occupa semplicemente di portare la palla
nella metà campo offensiva, lasciando poi il resto della costruzione a James o
Wade, ma attenzione a non lasciarlo eccessivamente libero, perché è un buon
tiratore da 3 punti ed è capace di venir fuori dal nulla con prestazioni
decisive, come ben sanno i Thunder delle scorse Finals. Il secondo è colui che
sfrutta meglio gli scarichi dei suoi più illustri compagni, bombardando il
canestro di triple. In aggiunta, tira anche con buone percentuali nel
pitturato, non disdegnando le penetrazioni ed è un buon difensore; nella sfida
con Miami il suo compitò principale sarà comunque fare più punti da oltre
l’arco, perché difficilmente riuscirà a battere dal palleggio un giocatore come
Wade.
Wade appunto, sarò il punto chiave per
la vittoria degli Heat. Se gioca come ha giocato la maggior parte di questi
playoff, gli Spurs sarebbero avvantaggiati e non poco. In attacco è stato
praticamente nullo, tenendo medie bassissime e percentuali pietose per uno come
lui, non ha dato il suo contributo in assist e palle rubate e in difesa non si
è fatto sentire. Riuscisse però a trovare la forma giusta, allora non credo
proprio che gli Spurs possano vincere. Lui e James formano il tandem migliore
della NBA, se quest’ultimo verrà raddoppiato o frenato da Leonard, toccherà al
numero 3 prendersi i suoi Heat sulle spalle e portarli a conquistare il terzo
titolo della loro storia. A fare da contraltare a Dwyane ci sarà quello che, ad
oggi, è il migliore giocatore dei texani: Tony Parker. Il franco-belga sta
trascinando i suoi, è il miglior realizzatore nonché miglior assistman degli
speroni e, oltre ai numeri, sa quando alzare il ritmo e chiudere le partite.
Sarà difficilmente marcabile con le sue penetrazioni e i suoi tiri dalla media
e l’intesa a meraviglia con Duncan e Ginobili è qualcosa che non si può
bloccare.
Ultimo punto, la panchina: sulla carta
quella di Miami è più forte, ma sul campo è un altro discorso. Quella dei
nero-argento fino ad ora ha risposto molto bene. Manu Ginobili è l’asso. La sua
fantasia e il suo gioco estroso danno uno sprint maggiore rispetto a quando c’è
in campo Green; il suo minutaggio sarà elevato e sarà sempre in campo nei
momenti decisivi, dove con un recupero, un assist o un tiro importante potrebbe
risolvere più di una situazione, la sua presenza in campo inoltre richiederà
uno sforzo maggiore a Wade in fase difensiva. Matt Bonner è un altro gregario
di lusso, serve in particolar modo ad attirare gli avversari fuori dal
pitturato e colpire da 3 punti così da lasciare più 1 vs 1 a Duncan, favorendolo anche a
rimbalzo. Il resto della panchina però, in questa finale, non credo potrà contribuire
molto. Gary Neal farà prendere fiato a Parker e potrà sfruttare bene il pick and
roll con i lunghi, ma, nei momenti clou, non lo vedremo in campo.
Sostanzialmente lo stesso farà Boris Diaw, essendo un giocatore
multidimensionale, potrà dar fiato a due o tre titolari a rotazione, garantendo
un buon livello tecnico. Gli Heat invece possono contare su 2-3 ricambi di
eccellenza. Ray Allen in primis, ma deve aumentare l’incisività; in questi
playoff è stato un ombra, pur essendosi pienamente inserito negli schemi di
coach Spoelstra. Quando il pallone scotterà e il cronometro si avvicinerà allo
zero, Miami avrà assolutamente bisogno di lui per chiudere la gara. Deve dare
però un contributo maggiore anche nel pieno del match, contribuendo a creare
dei gap col suo micidiale tiro da 3 punti. Chris Andersen è forse, dopo James,
il giocatore più incisivo delle rotazioni degli Heat, quando entra in campo
lui, il livello di intensità si alza, prende rimbalzi, soprattutto offensivi,
stoppa, dà energia; sarà un’ottima soluzione per limitare i lunghi di San
Antonio e strappare qualche pallone sporco a rimbalzo per far rigiocare i suoi.
Il miglior difensore di Miami, Shane Battier, contro i Pacers, è addirittura
uscito dalle rotazione perché avevano bisogno dei lunghi per limitare Hibbert.
Ma in questa serie finale, appiccicarlo a Ginobili, potrebbe aiutare Wade ad
essere più incisivo in attacco. Inoltre, agendo in un quintetto basso, come non
dispiace agli Heat, potrebbe tener lontano Duncan da canestro e agevolare i
suoi rimbalzisti. Da non dimenticare anche due tiratori da 3 come Mike Miller e
Norris Cole che all’evenienza possono tornare utili.
In conclusione, le due squadre partono
sostanzialmente in parità. Se San Antonio è migliore sotto canestro, i tiratori
di Miami sono più efficaci e possono venire messi in ritmo dagli scarichi di
James. L’unico fattore che mi fa protendere verso una vittoria Heat è quella
forza della natura di nome LeBron James. Quel che è certo, è che ci godremo
delle bellissime finals, con due squadre che hanno meritato di essere qui e che
si daranno battaglia per mettersi al dito l’anello di campione NBA.
Nessun commento:
Posta un commento