Nello sport, si sa, le finali sono storie
a sé, la squadra favorita non sempre riesce a prevalere ma qui siamo al limite
dell'irreale. I New York Giants hanno segnato un'impresa, nel Super Bowl XLII,
togliendo dall'albo d'oro i più quotati e più forti New England Patriots, che
rimarrà per sempre impressa nella mente degli amanti NFL e nella storia dello
sport in generale.
I Patriots versione 2007 verranno per
sempre ricordati come quelli della stagione (quasi) perfetta, capaci di vincere,
per la prima volta di sempre nel football a stelle e strisce, tutte e 16 le
partite di regular season (da quando gli incontri di regular season sono 16,
perché i Dolphins nel 1972 ne vinsero 14/14 aggiudicandosi poi anche il Super
Bowl), compresa quella contro i Giants per 38-35. Nella post season, mentre
Jacksonville aveva portato seri pericoli alle ambizioni di New England, fermata
solo dal quarterback Tom Brady, al limite della perfezione con i suoi 26
passaggi riusciti su 28 tentati (percentuale del 92,9%, record per uno singolo
match con almeno 20 tentativi) e 3 passaggi da touchdown; San Diego, nonostante
3 intercetti di Brady, non si era spinta oltre 4 field goals in attacco,
sbattendo i propri desideri di gloria contro la difesa avversaria. I loro
ultimi avversari, la testa di serie numero 5 dopo la stagione regolare in NFC,
i Giants di Eli Manning, dovevano essere solo un ultimo step per la truppa
guidata da Tom Brady verso la stagione più straordinaria di sempre per una
squadra NFL, fatta di 19 vittorie e 0 KO (per i Dolphins nel 1972 fu 16-0), e
un dominio assoluto mai visto su un campo diviso in yards.
I newyorkesi iniziavano i playoff dopo una
stagione non proprio esaltante, chiusa con una qualificazione al wild card
match che non lasciava molto spazio a sogni di trionfo. Dopo la vittoria su
Tampa Bay, quarta forza NFC, ecco però l'impresa contro i numeri 1 di
conference, i Dallas Cowboys, favoriti e che avevano battuto i Giants ben due
volte in stagione regolare. Con l'intercetto di Tony Romo, a 9 secondi dal
termine, McQuarters, defensive back dei Giants, ha chiuso definitivamente una
partita per certi versi storica, considerato il fatto che è stata la prima
esclusione di una #1 NFC nel divisional round da quando i playoff furono istituiti
in questa maniera nel 1990. Ecco però che di fronte a New York si poneva, nella
finale di conference, la formazione guidata da Aaron Rodgers, i Green Bay
Packers, forza numero 2 dopo la regular season. Segnando una vittoria dopo 17
anni esatti da quella in finale NFC contro i 49ers, i Giants vinsero contro i
più quotati avversari, grazie soprattutto a un Eli Manning devastante, con il
suo terzo match in fila senza intercetti e 254 yards guadagnate a
fine partita. E, ancora una volta come 17 anni prima, gli uomini della grande
Mela portarono a casa l'incontro con un field goal decisivo, segnato in
overtime da Lawrence Tynes. Era la decima vittoria consecutiva in trasferta per
i Giants e li portava dritti al Super Bowl, pronti per un'altra impresa, che però
questa volta sarebbe stata titanica, contro i perfetti, fino ad allora,
Patriots.
All'University of Phoenix Stadium, il 3
febbraio 2008, i tifosi di New England erano accorsi in massa, pronti per
festeggiare una nuova vittoria, la numero 19 della stagione che avrebbe spedito
i loro beniamini nella leggenda NFL di tutti i tempi, come la squadra perfetta.
I supporters Giants non mancavano di tifare e sognare quella che sarebbe stata
la terza impresa consecutiva, dopo aver eliminato le prime due forze di conference,
ma la strada, questa volta, sembrava davvero segnata. I Patriots erano favoriti
di ben 12 punti e in regular season avevano già battuto gli avversari che si
ritrovavano ora di fronte. Il campo sembrava dunque un banchetto imbandito per
la trionfale ascesa di Tom Brady e compagni sull’Olimpo ma qualcosa, in quella
notte di febbraio, andò storto e segnò la più incredibile upset victory nella
storia di questo sport.
Già dalla prima azione i Giganti
dimostrarono di voler fare sul serio e portarono avanti la più lunga azione
nella storia del Super Bowl, ben 9 minuti e 59 secondi, con 4 terzi down
convertiti (anch'esso record per una finale), per 16 azioni, che però si
infransero sulla difesa avversaria sulla soglia delle 14 yards, dando modo di
trasformare solo un field goal con Lawrence Tynes, per il 3-0 iniziale. Unico
Super Bowl nella storia con un solo possesso per entrambe le squadre nel primo
quarto di gioco, primo Super Bowl da una decina d'anni a vedere le finaliste a
segno nella loro prima corsa verso la linea di touchdown. I Patriots, per nulla
intimoriti dall'iniziale vantaggio avversario, portarono infatti Laurence
Maroney in end zone ad inizio del secondo quarto, per mettere la testa avanti
7-3 e sentire il traguardo più vicino. La partita però, appena accesasi, restò
al palo per tutto il resto del secondo e l'intero terzo quarto, merito di
difese sugli scudi e attacchi non propriamente perfetti di entrambe le
formazioni. Il quarto periodo, però, è da leggenda e, da solo, vale il prezzo
del biglietto per ogni tifoso giunto in Arizona.
Con 11 minuti e spiccioli sul cronometro,
Manning chiuse un meraviglioso drive da 7 azioni e 80 yards, lanciando David
Tyree in end zone, per il sorpasso newyorkese sul 10-7, che mise non poche
pressioni sulle spalle di Brady e dei suoi ricevitori, poiché vedevano la
partita da non perdere assolutamente sfuggirgli di mano. Lo spettacolo, però,
era appena iniziato. Il fenomenale quarterback di New England, da vero
campione, portò i suoi, con un'azione di oltre 5 minuti, fatta di una serie di
lanci perfetti, sulle 6
yards dei Giants; per poi chiudere, dopo due incompleti,
al terzo down con la ricezione di Randy Moss per il sorpasso 14-10 a 2 minuti e 42 secondi dal
termine. La strada sembrava spianata verso il trionfo definitivo, New York
aveva potenzialmente un solo drive per portare uno dei suoi receivers a segnare
un touchdown e ribaltare le sorti dell'incontro con pochissimo tempo per
ragionare e costruire azioni decisive. Inoltre nessuna squadra era mai
riuscita, nella storia del Super Bowl, dopo aver iniziato il quarto e ultimo
periodo in vantaggio ed essere stata superata in seguito, a capovolgere una
terza volta la situazione e tornare in vantaggio. A questo aggiungete che gli
avversari non hanno ancora subito una sconfitta e mettete i Giganti sulle loro 44 yards, con un terzo e 5
da completare e un solo minuto e 15 sul cronometro. La stagione perfetta dei
Patriots sfumata all'ultima gara, i sogni di gloria dei suoi tifosi ridotti in
polvere, i piccoli Giants che trionfano con un'azione decisiva, quasi irreale,
Eli Manning che supera nel rush finale Tom Brady per diventare MVP della più
incredibile disfatta mai avvenuta in NFL. Sembra un film, ma non lo è.
La più grande giocata della storia del Super Bowl è
opera di due uomini: uno, Manning, troppo spesso sottovalutato e considerato un
quaterback di poco valore che non avrebbe mai potuto dominare contro avversari
più forti, come Tom Brady; l’altro, David Tyree, è un uomo che gioca nello
special team, quindi vive e gioca nell'ombra, come dimostrano le sole 4
ricezioni messe a segno in tutto il corso della stagione. I miracoli, però, non
conoscono convenzioni, poiché sono in grado di rendere eroi persone più o meno
normali. Manning si libera prima di uno dei migliori difensori della lega,
Richard Seymour, poi resiste alla presa di altri due uomini dei Pats, con il
primo che lo trascina a terra prendendolo dalle spalle, mentre il secondo
arriva a strattonargli la maglietta. Il quarterback dei Giants, però, si libera
egregiamente e lancia un grandioso passaggio da 32 yards per Tyree, che
compie una giocata leggendaria. Il receiver inizialmente afferra la palla in
aria con una sola mano, contrastato da Rodney Harrison che lo sta buttando a
terra, ma, ancora in volo, schiaccia la palla contro il suo elmetto, per poi
assicurarla con entrambe le mani quando sta per cadere a terra, riuscendo a
mantenerne il possesso. I tifosi della Grande Mela in delirio, New England
sbalordita e incredula per ciò che ha visto, dà addio ai suoi sogni di gloria a
35 secondi dal termine. La presa da touchdown di Plaxico Burress sigla il 17-14
per i Giants e inizia la festa più insperata e spettacolare della storia del
Super Bowl.
I ragazzi di Tom Coughlin, allenatore e
artefice di un miracolo sportivo senza precedenti, corrono tutti ad abbracciare
e a osannare il loro MVP, quell'Eli Manning troppo a lungo criticato e messo
nell'ombra dal fratello Peyton, giudicato molto più talentuoso di lui. Con quel
lancio, però, Eli ha dimostrato tutto il suo valore e si sarebbe ripetuto 5
anni più tardi per dimostrare a tutto il mondo il suo potenziale in un'altra
finale che, per nessun tifoso dei New York Giants, sarà facile da dimenticare.
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