Esopo
racconta in un’antica e famosa favola che la formica durante
l’inverno lavorava, mentre la cicala pensava a cantare; arrivato
l’inverno la formica aveva di che nutrirsi viste le scorte che
aveva accumulato durante i mesi di lavoro, al contrario della cicala
che aveva badato solo a divertirsi. La formica di questo periodo
porta il nome di Giorgio Tesi Group Pistoia, squadra di basket
toscana che, passo dopo passo, sta mettendo da parte le provviste
necessarie per sopravvivere in Serie A e per non morire di fame in
eventuali momenti di carestia da vittorie.
La
squadra del presidente Maltinti è la neopromossa di
stagione e i frutti che sta raccogliendo di settimana in settimana
sono di quelli sempre più gustosi. Dopo un avvio stentato che ha
portato in dote 4 sconfitte in altrettante gare, i biancorossi hanno
iniziato a mostrare un buon gioco e a portare a casa il referto rosa
con sempre maggior costanza.
Tra
i protagonisti dell’ottimo momento di Pistoia c’è
sicuramente coach Paolo Moretti, 44enne
aretino con un passato da giocatore nel massimo campionato, presente
anche nel giro della Nazionale. L’apice della sua carriera in
panchina l’aveva raggiunto nella stagione 2005-2006 quando fu
ingaggiato da Livorno per guidare la squadra in Serie A ma, dopo una
stagione non esaltante, decide di ripartire dal basso, a Brindisi,
B1. In Puglia rimane il tempo di una stagione poi, dal 2008, si lega
a Pistoia, compagine di Legadue, con cui il matrimonio continua
felicemente. Moretti si sta dimostrando un ottimo allenatore, non
solo per lo spirito di gruppo che è riuscito a installare tra i suoi
ragazzi ma per il bel gioco che la squadra dimostra di conoscere. Da
notare come la Giorgio Tesi Group è la squadra che subisce meno
canestri nei tiri da 2, elemento non indifferente dal momento che,
come recita un vecchio adagio, il miglior attacco è la difesa.
Eccetto
che a Porto San Giorgio le vittorie sono arrivate tutte tra le mura
amiche del PalaCarrara, impianto piccolo (nemmeno 4000 spettatori)
con il pubblico molto vicino al campo che fa letteralmente sentire ai
proprio beniamini il proprio appoggio. Cremona, Pesaro, Varese,
Venezia e Bologna sono le squadre che hanno dovuto pagare dazio al
cospetto dei Moretti Boys, bravi nel far valere la spinta ricevuta
dai tifosi di casa (non è un caso che alcuni allenatori
nell’intervista pre-partita abbiano parlato proprio del clima che
si respira all’interno del palazzetto toscano).
Spulciando
i nomi del roster si noterà la scelta fatta dalla società per una
squadra corta, ma d’altronde l’obiettivo è la salvezza,
costruita con la formula 5 + 5 (cinque italiani e cinque USA). Per
quanto riguarda i nostri compatrioti il nome che spicca è quello
di Giacomo Galanda, uno degli eroi del basket tricolore
degli ultimi 20 anni, ormai non più un giovane ma che a Pistoia ha
deciso di dedicarsi ormai da 3 stagioni a questa parte. I minuti in
campo sono circa 15, il fisico e la velocità non sono quelli di una
volta, ma il Gek ha conservato una mano che da 3 sa ancora regalare
emozioni. Un discorso simile vale per Guido Meini, quasi
18 anni passati nelle serie minori, in particolare in Legadue,
eccetto una stagione a Venezia, 3 anni fa. Il play di Pescia non
mette in cascina delle cifre che rimarranno negli annali ma è utile
per far rifiatare il pari ruolo titolare. Riccardo Cortese,
classe ’86, è tornato a giocare nella massima serie dopo qualche
anno di assenza; le cifre sono praticamente uguali a quelle della sua
stagione ad Avellino ma il maggior utilizzo fa sì che i punti messi
a referto siano aumentati. Al centro Davide Bozzetto e
alla guardia/ala Francesco Evotti tocca invece
seguire i compagni dalla panchina.
Capitolo
americani: i giocatori a stelle e strisce non solo vanno scelti ma
vanno anche indovinati. Puntare sui giocatori sbagliati è rischioso
anche perché gli americani costano di più degli italiani e,
inevitabilmente, tocca a loro innalzare il livello e la competitività
della squadra. Ed Daniel è alla sua prima
esperienza da professionista dopo il quadriennio a Murray State;
faccia simpatica, una mole di capelli difficilmente superabile, l’ala
di Birmingham (Alabama) è un buon rimbalzista e sicuramente fa
dell’atletismo una delle sue armi migliori. Brad
Wanamaker è il play titolare della Giorgio Tesi Group.
Quando nelle prime giornate di campionato la vittoria non arrivava il
principale bersaglio delle critiche è stato il ragazzo di
Filadelfia, reo di non saper “far girare la squadra”. In effetti
Wanamaker, in Italia già attivo a Teramo e Forlì ma per brevissimo
tempo in entrambe le occasioni, non è un play puro ma, nonostante
tutto, col passare delle settimane è riuscito a prendere per mano i
suoi compagni e a trascinarli con 15 punti di media a partita. Deron
Washington arriva in Toscana via Netanya (Israele), squadra
nella quale l’anno scorso si è messo in mostra con buone
percentuali in tutte le voci statistiche. Il suo tallone d’Achille
sono i liberi, ma sia da 2 che da 3 quest’anno viaggia intorno al
45%. Il suo atletismo, la sua velocità, la sua precisione sono tutte
armi che Pistoia ha imparato a conoscere e che tenta di innescare
ogni qual volta la squadra si trova in difficoltà. Il ruolo di
guardia è ricoperto da Kyle Gibson, losangelino alla
prima esperienza fuori dagli USA. Quest’anno tira peggio rispetto
alle precedenti stagioni ma nei finali di partita può essere un’arma
non indifferente vista la sua quasi infallibilità dalla lunetta. Il
ruolo del leone sotto canestro tocca a JaJuan Johnson, giovane
ala/centro di 208 cm. Fisico asciutto adatto anche al gioco
spettacolare, il numero 25 è alla prima esperienza europea dopo aver
calcato i parquet dei campionati NCAA, NBA e D-LEAGUE. Proprio
l’esperienza nel campionato di basket più importante del mondo fa
capire l’effettiva caratura del ragazzo di Indianapolis, scelta
numero 27 del draft del 2011. È il giocatore probabilmente più in
forma tra i suoi e, nonostante sia inesistente dai 6,75 e ai liberi
sia tutt’altro che un cecchino, la sua presenza sotto i tabelloni
risulta essere fondamentale in entrambi le fasi di gioco. Ragazzo che
sa anche prendersi delle responsabilità, rimane negli occhi l’ultima
magia, il game winner contro Bologna che ha
condannato le V Nere a tornare in Emilia a mani vuote.
L’obiettivo
che a inizio stagione la società si era prefissato era quello della
salvezza; per il gioco espresso e le vittorie ottenute ormai molti lo
considerano effettivamente raggiunto, anche se ancora non siamo
arrivati nemmeno a metà stagione. A meno di clamorosi scivoloni la
Giorgio Tesi Group non tornerà nel Purgatorio della Legadue ma, per
essere realisti non bisogna nemmeno fare proclami che hanno per
oggetto i playoff e
le Final
Eight.
Intanto però a Pistoia i tifosi mostrano un sorriso smagliante,
pronti a divertirsi e a sperare che i biancorossi continuino a
regalare loro le gioie che da qualche mese a questa parte hanno
caratterizzato i pomeriggi del PalaCarrara.
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