Best of the East
Best Team: Brooklyn Nets
I
Nets stanno cominciando a correre e a correre forte. Su 11 partite
giocate nel 2014,Brooklyn ne
ha vinte 10, perdendo solo contro i Raptors a Toronto. In settimana
ecco la netta affermazione contro i Knicks nel derby, poi la
convincente vittoria contro i Magic, quindi il risicato successo
contro i Mavericks ed infine la non esaltante, ma comunque importante
vittoria sui Celtics. Sono sette le vittorie consecutive in casa
festeggiate contro Dallas al Barclays Center, ringraziando
soprattutto la serata di grazia di un Mirza Teletovic sempre
più uomo chiave delle rotazioni di Jason Kidd.
La rivoluzione estiva sta iniziando a rendere come avrebbe dovuto
dall’inizio e, nonostante l’infortunio a Brook Lopez,
la squadra si è issata a un 20-22 che vale, ad oggi, il settimo
posto ad Est. Fatta eccezione per le prime due posizioni, saldamente
nelle mani di Pacers e Heat, la terza piazza sempre ampiamente alla
portata. Basta continuare a correre.
Best Player: Chris Bosh
L’assenza
per infortunio di Dwayne Wade è servita a dimostrare che
Chris Bosh è
sempre più la seconda pedina più importante del trio delle
meraviglie guidato da LeBron James.
24 punti e e 6.2 rimbalzi di media nelle ultime sette uscite di
Miami, con il 63.3% al tiro e 17 delle ultime 18 conclusioni a segno
tra Lakers e Spurs (striscia ancora aperta). In settimana gli Heat
hanno ritrovato un ottimo ritmo con tre vittorie consecutive contro
Celtics, LA e San Antonio e, in particolare quella contro i texani, è
sembrata una prova di forza davvero convincente da parte dei due
volte campioni in carica. Bosh nell’occasione ha giocato solo 26
minuti, ma, con un 9/10 fenomenale e un’intensità di gioco
decisiva, ha di fatto spaccato la partita a favore della sua squadra.
Che i Big
Three in
casa Heat non possano fare a meno di lui (vedi impatto sulla serie di
finale coi Thunder di due anni fa o il rimbalzo decisivo per la
tripla del pareggio di Ray Allen nella famosa gara 6 delle scorse
Finals) si sapeva già. Bosh, però, continua a sorprendere tutti.
Best of the West
Best Team: Oklahoma City Thunder
Niente
da fare, la miglior squadra a Ovest, con o senza Russell Westbrook,
sono i Thunder. Sette vittorie di fila, di cui ben cinque negli
ultimi sette giorni. Tutti successi di prestigio, fatto salvo per le
passeggiate su Kings, Sixers e Celtics, contro avversarie
direttissime, quali Blazers e Spurs, e outsider sempre
pericolosissime, come Rockets e Warriors. Oklahoma City, che deve
fare a meno del suo secondo miglior giocatore dalla notte di Natale,
non ha perso slancio e si conferma prima forza (35-10) della Western
Conference,
di pochissimo seconda assoluta dietro Indiana. Merito anche e
soprattutto di un Kevin Durant incommentabile,
fenomenale (31.1 punti, 7.9 rimbalzi e 5.2 assist di media) e a un
Reggie Jackson (13.4
punti e 4 assist a partita) sempre più una realtà nel ruolo di
Westbrook. La squadra, e il suo leader in primis, sembra molto più
pronta e matura per sopperire l’assenza della guardia. E, quando
rientrerà, ci sarà davvero da divertirsi.
Best Player: Stephen Curry
Dalla
clamorosa esclusione dello scorso anno al posto diretto nello
starting five quest’anno. L’All
Star Game ridarà
(e non poteva essere altrimenti), con gli interessi, ciò che ha
tolto nella scorsa stagione a uno delle migliori guardie dell’intera
Lega. Steph Curry (24.1
punti e 9.3 assist di media) sta giocando un basket eccezionale e,
nonostante possa ancora migliorare come percentuali al tiro, è il
fattore decisivo per le sorti dei suoi Warriors. Suoi, prima di ogni
altro. Nelle tre uscite settimanali contro Pacers, T-Wolves e
Blazers, non proprio bruscolini, 31.7 punti, con il 53% al tiro, e
10.7 assist. Peccato solo che, tranne per il successo contro
Portland, siano arrivate due sconfitte nelle restanti gare. Golden
State (27-18 e sesto posto a Ovest) viaggia ancora a corrente troppo
alternata per essere tra le eccellenze di Conference, ma con questo
Curry davvero nulla può far paura.
Best of the Rest
OH
MY MELO!:
incredibile Anthony contro
i Bobcats: record di franchigia (superati i 60 di Bernard King del
1984), record di sempre al Madison Squadre Garden (primato strappato
a Kobe Bryant, 61 nel 2009) e miglior prestazione stagionale, oltre
ovviamente al suo career high. 23/35
al tiro per 62 punti, con 13 rimbalzi (primo
dal 2005 a fare un 55+10 dopo LeBron) e 0 palle perse (miglior score
senza turnover da quando sono state introdotte). Unica nota
“negativa” gli 0 assist (c’è tutto Melo, attaccante maestoso,
non altrettanto come passatore). In ogni caso, chapeau.
INCREDIBILE
ROSS:
nel mese dei career-high, merita sicuramente menzione l’impresa di
Terrence Ross. 51
punti, massimo di sempre per un giocatore in maglia Raptors, a pari
merito con sua maestà Vince Carter,
con 16/29 al tiro e 10/17 da tre punti. Primo giocatore nella storia
della NBA a segnare 50 punti avendone segnati meno di 10 a partita di
media, è il quarto giocatore nelle ultime cinque annate ad aver
messo a segno un cinquantello senza festeggiare, insieme ad esso, la
vittoria. Bravo, bravissimo comunque.
Worst of the East
Worst Team: Detroit Pistons
Passino
le sconfitte contro Clippers e Mavericks, ad oggi qualificate ai
playoff nel tremendo Ovest, ma perdere due gare in fila contro Bucks
e Pelicans è davvero una grande impresa. In negativo, ovviamente. E
dire che questi Pistons non sono proprio una brutta squadra.
AndreDrummond e
Greg Monroe stanno
continuando a fare grandi cose sotto canestro, Brandon Jennings è,
come al solito, impreciso come percentuali al tiro, ma un ottimo
assist-man, JoshSmith non
sta giocando benissimo, ma comunque esprime sempre un buon basket.
Cosa manca a Detroit quindi?
Prima di tutto la difesa.
Il defensive rating è a quota 105.5, davanti solo a sei squadre già
fuori dalla contesa per la post-season e ai Knicks in crisi nera di
questo inizio anno, dietro, per dirne una, anche a disastrati team
come Milwaukee. Servirebbe poi un uomo decisivo, che possa tenere in
mano la palla che vale una partita. Troppe prime donne e nessun vero
motivatore, forse.
Worst Player: Jeff Green
Boston ha
vinto due partite delle ultime 16 giocate, non proprio uno score
invidiabile. Certo, l’intenzione della squadra di
Brad Stevens quest’anno
è tankare e
avere un’ottima scelta al Draft.
A quota 15-31 e con un record in picchiata l’obiettivo sembra più
che raggiungibile. Ciò non significa, però, che Jeff Green sia
autorizzato a giocare sempre peggio e rovinare un ottimo avvio di
stagione, oltre che un processo di crescita che sembrava costante ed
efficace. Nel periodo negativo dei Celtics, escludendo la gara coi
Wizards, l’ala ha messo a segno 79 canestri su 166 tentativi,
sparacchiando soprattutto da oltre l’arco (17/66). L’unica volta
che è andato oltre i 25 punti (39 con 14/26 al tiro e 8/16 da tre
punti proprio contro Washington), stranamente, è arrivata una
vittoria. Green è il futuro degli uomini in verde. E non è solo un
gioco di parole!
Worst of the West
Worst Team: Los Angeles Lakers
Da
oggi lo possiamo dire con certezza: i Lakers sono
fuori dalla lotta per i playoff.
I nostalgici faticano a vedere la squadra di Los Angeles relegata nei
bassi fondi a Ovest, ma la dura realtà è che, con le quattro
sconfitte maturate su cinque gare giocate in settimana, non ci sarà
possibilità di vederli nemmeno in lotta per la post-season. Dopo la
vittoria contro i Raptors, ecco che Bulls, Heat, Magic e Knicks hanno
battuto quello che è decisamente il peggior team visto in casa
Lakers da davvero moltissimi anni. Pau Gasol (16.8
punti e 10.1 rimbalzi) sembra l’unica stella rimasta a roster,
vista l’assenza di Kobe Bryant,
e il solo Nick Young (17
punti), insieme con Kendall Marshall (10.5
punti e 9.3 assist), sembra dare un po’ di aiuto allo spagnolo. Il
resto è davvero poca cosa, tanto che non si può davvero parlare
di tanking,
quanto piuttosto di scarsa qualità a roster. Serve guardare al
futuro, sperando che arrivi in fretta.
Worst Player: Damian Lillard
Non
una grande settimana quella di Lillard,
che quest’anno si è confermato la miglior scelta del Draft di
due anni fa e tra le migliori guardie nel panorama NBA. 13.8 punti di
media con 58 tiri presi e 21 messi a segno, di cui la miseria di 3
sui ben 20 tentati da oltre l’arco. 4 gli assist a partita,
accompagnati da 2 palle perse. Non proprio uno score eccellente per
un giocatore del suo valore. E il rendimento dei Blazers ne
ha risentito. Due vittorie e due sconfitte non è un ruolino di
marcia così criticabile, ma se si pensa che Portland era a quota
31-10 prima della scorsa settimana, il tutto assume l’aspetto di
una flessione per gli uomini di casa al Rose Garden. Per altro le
sconfitte sono arrivate abbastanza nettamente contro Thunder e
Rockets, due tra le avversarie dirette ad Ovest e i Blazers sono ora
situati al terzo posto di Conference. Servirà il miglior Lillard per
tornare al vertice.
Worst of the Rest
BAD
HOPES:
a Est sono tante le squadre che hanno deluso fino a questo punto
della stagione. I Knicks (17-27)
guidano la fila delle momentanee escluse eccellenti dai playoff,
insieme con Cavs (16-28),
attesi ad un anno di rinascita nell’utopica speranza di ritrovare
LeBron il prossimo anno tra le proprie fila, e Pistons (17-27),
dotati di un team di assoluto livello e talento, ma troppo poco
efficaci finora. Fatto sta che i tanto derisi Bobcats (19-27),
ad oggi, rubano a tutte loro un posto per i playoff.
GRIZZLIES
FINALLY OVER ROCKETS: Memphis,
prima del doppio scontro in settimana contro Houston,
era a quota 0-10 contro le avversarie dirette della Southwest
Division. Ecco che, però, Memphis finalmente si è svegliata e ha
messo due punti esclamativi nell’eterna lotta contro i Rockets. Due
vittorie di fila, record positivo (22-20) e sempre più speranze di
raggiungere i Mavericks all’ottavo posto di Conference. Houston,
invece, rallenta la sua marcia ed è avvisata. I Grizzlies non sono
più quelli di inizio anno.
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